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Gay & Bisex

Un amico giocherellone


di sloppy62
31.07.2024    |    5.570    |    7 8.4
"Feci tutto quello che mi ordinò e feci la stessa cosa anche per il piede sinistro e poi mi fece rimettere alla pecorina, ma questa volta per terra..."
Mau iniziò dicendomi. "Allora, cosa facciamo?"
"io non farò nulla sarò totalmente passivo".
Sembrava che non avesse aspettato altro.
Lui era un attivo, conosciuto in una chat e avevamo deciso di incontrarci in un motel.
Entrati, mi sbottonò la camicia e me la fece togliere, Poi mi abbassò la lampo dei jeans e me li fece calare. Lui era davanti a me in piedi in T shirt nera.
"Mi scappa da pisciare!" e mentre lo disse, buttò sul pavimento alcuni teli bagno.
"Ma te la farò bere e ti piscerò addosso qui, non in bagno...!
Finito di stenderli, anche uno sul letto, salì in piedi sul bordo dello stesso ed io mi inginocchiai. Il suo uccello sopra la mia testa, quasi duro. I miei occhi puntati sulla sua cappella. Ad un tratto lo zampillo di piscio chiaro e caldo, mi investì il viso.
" Apri la bocca e bevi!"
Obbedii e per qualche secondo bevvi la sua piscia, che non era aspra. Poi si prese il cazzo in mano e diresse il getto di pioggia dorata contro la mia faccia, sul corpo e sulla testa.
"Chinati e abbassa la testa, voglio pisciarti così, addosso… !". Abbassai la testa e sentii lo scroscio del suo piscio, come fosse una doccia. Sentii scorrere rivoli sulla mia schiena e fino a che ne ebbe, continuò a lavarmi, così, la testa.
"Alzati e puliscimi il cazzo ora!".
Glielo presi in bocca e non potei fare a meno di leccare e succhiare quel grosso membro, che stava diventando sempre più duro nella mia bocca. Quando lo sentii riempirmi la bocca, mi spinse la testa verso il basso.
" Allarga bene la bocca e prendilo tutto sino in fondo!".
Avendo le mani appoggiate a terra non potei fare altro, che permettere, a quel grosso uccello di carne che si allargava di circonferenza verso i suoi coglioni, di sprofondare nella mia gola. Per un po’ lo sopportai, ma poi tossendo e sbavando, alzai la testa, sfuggendo alla sua presa, ma giusto per riprendere fiato.
Poi io stesso spalancai di nuovo la bocca e lo presi di nuovo tutto in gola. Mi tenne la testa ferma, muovendo il bacino avanti e indietro: mi stava scopando la gola a fondo.
Chiusi gli occhi e cercai di resistere con la bocca piena del suo grosso membro.
"Leccami le palle!".
Eseguii immediatamente.
Sollevai la bocca dal suo uccello e leccai i suoi gonfi coglioni pelosi, da cui colava la mia saliva. Ero in ginocchio mentre lui era in piedi e gli leccai le palle a lingua larga, come se stessi leccando un gustoso cono di gelato.
"Stenditi sul letto e lascia fuori la testa!".
Mi misi supino nella posizione che aveva detto.
Immaginai cosa voleva fare: ficcarmi il cazzo in gola e muoversi dentro la mia bocca, come se stesse scopando, facendomi sentire tutto il suo peso.
Aprii la bocca.
Si mise in posizione opposta alla mia tipo "sessantanove" e lasciò che io stessi prendessi il suo poderoso uccello in bocca.
Appena entrato in bocca, lo sentii scendere nella gola. Cercai di respirare e di resistere senza avere conati di vomito. Si mosse con il bacino, spingendo con lievi affondi, ma sempre più profondamente.
Mentre ero in quella posizione con l’uccello che spingeva lungo il mio esofago, mi resi conto che ero totalmente in sua balìa, incapace di reagire, tanto che addirittura, dopo che mi ebbe dato tregua qualche minuto, fui io stesso con la mano, a prendere il suo largo tronco di carne ed a dirigerlo nella mia bocca.
All’ennesimo colpo di tosse e sbavata di saliva, tolse il suo uccello dalla mia bocca.
"Alzati e metti in ginocchio, qui davanti allo specchio!".
Ero praticamente in trance. Obbedii e mi ritrovai di nuovo il suo uccello in bocca. Lo succhiai, lo leccai, e lo baciai con le labbra, leccandogli il prepuzio.
"Guardati allo specchio... Sei proprio un pompinaro, si vede che ti piace proprio, il cazzo…!".
"Alzati…! Fammi giocare un po’ con il tuo buco, porcellino!"
Era dietro di me, in piedi e mi cinse con le braccia, toccandomi il torace ed i capezzoli. Avvertii distintamente la durezza del suo cazzo tra le mie chiappe.
Sperai che entrasse, perché ci sapeva proprio fare e sentii che il mio buco voleva essere riempito da lui.
"Ci gioco solo un po’ e ci infilo dentro la cappella!". Ero senza parole.
Sentii la punta del suo cazzo, sfregarsi leggermente contro il mio sfintere, spingere ed entrare lentamente.
Riacquistai un minimo di lucidità e gli dissi di mettersi un preservativo.
Allora si sfilò. Prese un preservativo, aprì la bustina con i denti lo tirò fuori e se lo srotolò sopra il fusto, coprendo tutto il cazzo sino ai coglioni. Poi prese un po’ di lubrificante e sempre stando in piedi, appoggiò il cazzo inguainato nella gomma e mi penetrò con un colpo secco.
Sospirai con gli occhi chiusi. Mi lavorò i capezzoli, mentre mi dava sapienti colpi di reni, facendomi gustare tutto il suo uccello nel retto.
Sempre davanti allo specchio in piedi, poi mi disse: "Mettiti a pecorina sul letto e alza le chiappe!". Lo feci e di nuovo mi sentiti riempire dal suo palo di carne. Adesso i suoi colpi di reni erano più decisi e potenti, ma li alternava ad altri più lenti profondi.
Avevo perso ogni ritegno.
"Ti si sta allargando il buco…si vede che ti piace proprio prenderlo nel culo...!".
Il massaggio del retto proseguì ed ogni tanto mi arrivava qualche pacca sulle chiappe.
Poi sfilandosi dal mio culo e dopo aver tolto il preservativo, mi fece inginocchiare nuovamente.
"Dai succhialo, forza, fallo diventare durissimo, come prima!
Spalancai la bocca per prenderlo in gola, ma lui mi bloccò e mi sussurrò: "Piano... prima lecca la cappella e succhialo!"
Tirai fuori la lingua e iniziai a leccarlo.
"Senti come è bagnato? Leccami i coglioni ora!"
Smisi di dedicarmi alla cappella e feci quel che mi aveva detto.
Durante il leccaggio delle palle mi venne spontaneo prendere con la mano destra il suo fusto e mi accorsi che mi piaceva sentire scorrere sul palmo della mia mano il suo uccello turgido e venoso.
"Guardami! Perché non mi guardi?"
Alzai lo sguardo verso di lui, mentre gli stavo ancora slappando le palle.
A quel punto mi ordinò di aprire la bocca. Poi lasciò colare della saliva dalla sua bocca, sulla mia faccia.
La saliva mi bagnò il naso e le labbra.
"Apri la bocca e ingoia".
Eseguii. Ero totalmente succube di lui, ormai che avrei fatto qualunque cosa mi avesse chiesto. Deglutii la sua saliva e bevvi ancora quella che mi offrì nuovamente. Si sputò sull’uccello e poi mi ci spinse la testa sopra.
A bocca spalancata presi l’uccello sino in gola e lo sentii scorrere dentro fino ad arrivare all’epiglottide. Si muoveva ritmicamente avanti e indietro e mi teneva la testa, muovendola incontro.
Quando non ne potei più allentò la presa. L’uccello era pieno di saliva che scendeva dal suo cazzo, ma non era tanto duro.
"Adesso andiamo in bagno, perché devo ancora pisciare...!
Mi alzai e lo seguii in bagno. Entrai nella ampia vasca e mi inginocchiai ai suoi piedi.
"Non prenderlo in bocca se no me lo fai diventare duro e non piscio più...! Così stetti a qualche centimetro dalla sua cappella.
Il fiotto partì, prima leggero, poi sempre più forte.
"Bevi tutto... porco! E stai giù con la testa che ti piscio addosso…!".
Per qualche secondo sentii crosciare la sua piscia sul collo e in testa. Si era creato una specie di laghetto di urina, dove i suoi piedi sguazzavano dentro.
"Rialzati e andiamo di là!".
Senza lavarmi e così sporco, lo raggiunsi nella camera da letto.
"Hai mai leccato i piedi?" Gli dissi di sì ed allora si stese sul letto.
Io sempre in ginocchio cominciai leccargli i piedi bagnati del suo piscio, leccai avidamente il suo piede destro sino alla caviglia e poi la pianta del piede.
"Infila la lingua tra le dita e succhiamele. Lecca i miei piedi bagnati di piscia!".
Feci tutto quello che mi ordinò e feci la stessa cosa anche per il piede sinistro e poi mi fece rimettere alla pecorina, ma questa volta per terra.
Si infilò un altro preservativo, si pose dietro di me e nuovamente mi sfondò, senza tanti complimenti.
Le ginocchia appoggiavano sul pavimento e le palme delle mani pure.
Lui mi montò con gusto.
Sentii il suo uccello e me lo godetti. Il mio buco era diventato avido del suo tronco di carne turgida.
Feci mente locale per un attimo.
Ero messo a pecorina, nudo, bagnato e puzzolente di piscio, mentre il mio amico mi stava montando, nella camera di un motel.
Una umiliazione che non mi dispiaceva, anzi!
Dopo qualche minuto di monta, si sfilò dal mio sfintere.
Si sedette sul letto ed io mi misi inginocchio. Si sfilò il goldone e vidi il suo uccello che colava.
"Dai leccalo e fallo diventare duro!". Era comunque già duro ed aveva un buon sapore. Lo leccai dalle palle sino alla cappella e gli baciai l’asta, accarezzandogli i coglioni.
"Bene! Ora sdraiati sul letto a pancia in sù...!".
Mi alzai e mi stesi supino, lui mi venne davanti, si rimise un preservativo e mi afferrò energicamente per le cosce, alzandole e allargandole, poi senza bisogno di usare le mani, per guidare il suo grosso e duro cazzo, lo sentii infilzarmi l'ano.
Mi chiavò come se fossi una femmina, A cosce larghe, mentre mi stantuffava il suo cazzone dentro il retto, avvicinò il viso al mio, aprì la bocca e tirò fuori la lingua, leccandomi le labbra. Istintivamente gliela leccai e lui appoggiò le labbra sopra le mie, limonandomi, e inculandomi con molta passione.
Mi slinguava e nel contempo lo sentivo spingersi ritmicamente a fondo nel mio buco che, a furia di prenderlo, così continuamente e per lungo tempo, si era proprio spalancato come fosse una caverna.
Restò così a trombarmi "alla missionaria" per qualche tempo, non so se, secondi o minuti, perchè persi totalmente la cognizione del tempo.
Poi si sollevò e sentii il cazzo che usciva dal mio retto.
Si mise in piedi, si strappò via il preservativo e lo lanciò per terra.
Mi fece inginocchiare ancora a succhiarglielo.
Ormai ero un automa e gli obbedivo senza neanche battere ciglio. Mi aveva sottomesso e dominato totalmente.
Mentre lo stavo spompinando, guardandolo negli occhi, mi disse : "Perché non mi tocchi il corpo?".
Già. Quella era una cosa che non facevo mai. Succhio, mi faccio inculare e pisciare addosso. lecco piedi, palle e culo, ma quello effettivamente non l’avevo mai fatto.
Allora mi alzai e gli appoggiai le mani sulle spalle, sulla schiena, sul torace. Palpai il suo corpo ed i suoi muscoli. I pettorali, i bicipiti e lo sentii sudato. Che strana sensazione! Le mie mani scivolavano su di lui, il mio corpo si strinse al suo. Poi mi inginocchiai di nuovo. Gli afferrai le cosce muscolose, pure sudate, mentre nel contempo gli presi in bocca il cazzo, leccandolo e succhiandolo piano. Mi gustai il contatto fisico e il suo uccello diventò di marmo, nella mia bocca.
Quando fu di nuovo turgido e dritto, si stese a letto. Mi fece cenno di salire sopra di lui. Alzò le braccia, mi afferrò la testa e me la spinse contro le sue ascelle pelose.
"Senti l’odore e leccami il pelo!".
Altra cosa nuova per me.
Mi allungai su di lui e avvicinai il naso alla sua ascella destra.
Sentii odore di sudore. Buono. Da maschio. Annusai profondamente e mi riempii le narici. Strusciai il naso lungo tutta l’ascella, godendo dell’odore che ne promanava.
Feromoni allo stato puro. Poi leccai i suoi peli, con la lingua larga, sempre lentamente e sempre annusando il suo afrore di maschio-alfa.
Poi passai all’altra ascella. Questa volta restai con le narici maggiormente attaccate e annusai ancora più profondamente . Mi resi conto che ero diventato un animale che si eccita pure con l’odore delle ascelle maschili sudate. Leccai ad occhi chiusi i peli, odorandoli. Poi gli baciai le spalle, il petto, le mammelle, i capezzoli e glieli mordicchiai lievemente, dopo averglieli leccati e succhiati .
"Mmmmmhhhhh! Girati adesso che ti inculo, steso sul letto!".
Mi misi prono a cosce larghe. Sentii che armeggiava dietro di me ed immaginai che si stava infilando un altro preservativo. Non feci tempo a dire beh e mi trovai di nuovo inculato di brutto.
Il cazzo trovò la strada da solo e il mio buco ormai era il traforo del Monte Bianco. Non so da quanto tempo avevamo iniziato a "giocare", ma Mau era bello carico e voglioso. Invece io e il mio buco eravamo totalmente dipendenti della nerchia dura, che sbatteva dentro il mio retto.
Mi cingeva il collo con un braccio e contemporaneamente dava forti colpi di reni, alternandoli con altri più leggeri.
Mau comandava ed io dovevo solo stare zitto e ringraziare delle attenzioni che mi stava dedicando.
Sentii i colpi del suo cazzo dentro di me e godetti, godetti veramente, ma senza sborrare, solo con la testa e non capii più nulla.
Non so per quanto tempo lui sia andato avanti, ma il bello doveva ancora venire…
Poi si sollevò da me e se ne andò io rimasi lì a pancia in giù e con le gambe aperte, incapace di muovere un muscolo.
"Mi scappa ancora da pisciare, vieni!"
Mi rialzai un po' indolenzito e lo raggiunsi in bagno. Rientrai nella vasca. Lui era lì davanti a me in piedi ed io in ginocchio sempre ad aspettare con la bocca aperta il suo caldo piscio, che puntuale mi arrivò addosso sulla faccia e sulla bocca e che bevvi avidamente. Mi lavò il torace, la faccia, i capelli.
Poi mi fece alzare così come ero e mi fece mettere alla pecorina sull'asse del water.
"Ho voglia di incularti qui! Si menò il cazzo con la mano e si rimise ancora un goldone. Gli voltai le spalle e appoggiai le mani sul water, porgendogli le chiappe, per la nuova infilzata.
Staccai le mani e mi allargai le chiappe per accoglierlo tutto fino ai coglioni, poi una volta pieno della sua favolosa carne , le riappoggiai. Mi feci montare così e il mio buco era così aperto che Mau non ebbe nemmeno bisogno di spingere per entrarci: lo appoggiò solamente. Poi io indietreggiai con le chiappe e lo presi tutto.
L'idea di incularmi così, gli piacque molto.
La monta fu lunga, potente e continua.
Chiusi gli occhi e me la gustai dall’inizio alla fine.
"Ti piacere se ti inculassero così in un cesso di una stazione, di un autogrill o di un cinema, eh!?"
Non risposi, ma mentre mi disse così , pensai che mi sarebbe davvero piaciuta, nel reale, una situazione così sconcia… Poi mi schiaffeggiò le chiappe mentre mi sbatteva il suo incredibile tronco di carne nel culo, facendomi godere da pazzi.
D'improvviso lo sentii aumentare il ritmo. Le sue mani ghermirono con forza le mie chiappe e sentii che mi prendeva i fianchi sbattendoseli contro il suo pube.
Poi ululando con versi di godimento, sborrò prepotentemente e si fermò, sempre in piedi qualche istante.
Io sempre alla pecorina lo osservai mentre, uscito dal mio sfintere, il suo cazzo si ammosciò lentamente, facilitando lo sfilamento del preservativo, il cui serbatoio era pieno della sua sburra, appena fatta.
Mi diede una pacca sulla chiappa, sorridendo e mi disse: "Adesso possiamo farci una doccia entrambi....!".

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