Gay & Bisex
Outdoor estivo
di sloppy62
25.11.2024 |
304 |
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"Vidi, solo allora, in lontananza un ciclista, che percorreva la mia stessa strada, ma in senso inverso..."
Una cosa che mi ha da sempre affascinato è il sex outdoor e lo trovo molto intrigante, anche se rischioso.Intrigante perché si può perdere ogni ritegno e pudore, facendo sesso all’aperto: dipende sempre con chi lo fai.
Rischioso, per vari motivi: perché si incontrano perfetti sconosciuti, perché si può essere scoperti, perché è comunque contro la legge (sono sempre atti osceni in pubblico).
Questo “cocktail” rende l' outdoor sex, molto accattivante, per molti.
Ricordo che tempo fa lo feci, ma da eterosessuale.
Eravamo in collina, io e la ragazza che avevo allora e, vista l’ora tarda all’imbrunire e, che nessuno era nelle vicinanze, iniziammo a “stuzzicarci”, per poi finire travolti entrambi dalla voglia e scopare come conigli a terra sull’erba e tra le piante.
Avevamo comunque il timore di essere visti da qualcuno, per cui In fretta mi abbassai solo di poco i blue jeans e lei, stendendosi sull’erba, si tirò su la gonna e si abbassò le mutandine, sino alle caviglie, lasciandole appese solo su una.
Lei allargò le cosce ed io mi stesi sopra di lei.
Lo facemmo quasi vestiti.
Guidai con la mano destra il cazzo contro la sua fica già fradicia e strofinai la cappella sulle sue grandi labbra, entrando nella sua natura, come nel burro e cominciai a chiavarla con impeto: fu un amplesso breve, alla missionaria, ma intenso.
Venni dentro di lei in silenzio e le misi una mano sulla bocca per impedirle di urlare il suo orgasmo. Appagati entrambi, l’aiutai a rialzarsi e ci ricomponemmo, riprendendo la camminata verso valle.
Ne ho un buon ricordo.
Ma oggi, visto che i miei “gusti” sono cambiati, voglio raccontare della mia prima volta "outdoor", pure recente, con un uomo.
Avevo sentito delle voci su un boschetto facilmente raggiungibile in auto, distante una decina di chilometri circa, dalla città, dove si facevano abitualmente incontri con gay e bisex.
Incuriosito, decisi di andarci.
Approfittando di un bel pomeriggio caldo e assolato, salii in auto, diretto verso quel luogo che era frequentato anche da sportivi.
Ero in maglietta, pantaloncini e scarpe da ginnastica e, parcheggiata l’auto in una vicina radura, mi recai alla volta del bosco, alla ricerca del posto, dove si faceva sesso all’aperto.
Cominciai a camminare lungo un sentiero erboso e saranno state le 15.00 circa.
Mi ronzavano intorno alcuni moscerini, iniziai a sudare, ma per un po' non incrociai nessuno.
Giunsi in un punto dove la vegetazione era più folta e l’ombra dava un po' di ristoro.
Una lieve brezza rendeva anche più sopportabile il caldo.
Mi addentrai all’interno del bosco e mi guardai intorno, cercando di scorgere qualcuno.
Ad un tratto vidi uno sportivo che correva verso di me.
Man mano che si avvicinava, riuscii ad “inquadrarlo” meglio.
Era un po’ più basso di me, ben piazzato, spalle larghe, muscoloso ma non troppo, cosce e polpacci robusti, capelli castano scuri di lunghezza media, carnagione olivastra, ben rasato.
Arrivato a pochi metri gli vidi la maglietta fradicia di sudore, che in certi punti era trasparente tanto, da far intravedere parte del torace.
Ansimava sia per la corsa, che per il caldo.
Io camminavo velocemente ed incrociandoci, mi salutò ed io contraccambiai.
Ognuno proseguì per la sua direzione.
Guardai l’orologio e vidi che ero in cammino già da una trentina di minuti.
La stradina che stavo percorrendo era ombreggiata, ma giunto ad un certo punto, mi trovai in campo aperto, sotto il sole cocente; poco più in là riprendeva una fitta vegetazione di alberi e mi diressi a passo svelto, in cerca di ombra.
Vidi, solo allora, in lontananza un ciclista, che percorreva la mia stessa strada, ma in senso inverso.
Era sopra una mountain bike e indossava un caschetto.
Man mano che si avvicinava, vedevo che arrancava sotto il sole, bello abbronzato e con un paio di occhiali da sole, ultimo modello.
Mi spostai per dargli spazio e mi ringraziò con un gesto della mano.
Proseguendo la camminata raggiunsi quella parte del bosco ombreggiata, che prima vedevo solo da lontano.
Erano ormai le 16.00 e la tanto favoleggiata zona di incontri pareva proprio deserta, tanto che fui quasi sul punto di tornare indietro, ma decisi di camminare ancora una mezzoretta, anche perché la camminata in mezzo ai boschi, a parte il caldo ed insetti vari, era piacevole ed anche un toccasana per la salute.
Poi udii un rumore di sterpi rotti e mi accorsi che all’interno, non sulla stradina, ma poco distante da me, sulla sinistra, c’era qualcuno fermo e in piedi.
Guardai meglio e capii che non era solo, ma che c’era qualcun altro che non si vedeva.
Maliziosamente pensai che lì stavano facendo maialate e mi allontanai dalla stradina in direzione dei cespugli, per vedere meglio cosa stava succedendo ed ebbi conferma dei miei pensieri.
Erano due uomini, entrambi in bermuda e maglietta, con un cappellino in testa: uno era in ginocchio, di fronte all’altro.
Li vedevo solo lateralmente ed erano parzialmente coperti dalla vegetazione e cercando di non fare rumore, provai ad avvicinarmi per vedere meglio e mi chinai in avanti .
Quello in piedi era abbastanza alto, direi sulla quarantina, corporatura robusta.
L’altro, in ginocchio, direi oltre i cinquanta, gli stava succhiando beatamente il cazzo.
Il quarantenne doveva essere abbastanza dotato, perché si vedeva il cinquantenne che ogni tanto staccava la bocca dal cazzo eretto, che sembrava bello lungo.
La scena era eccitante e pensai che, allora era vero quel che avevo sentito dire su quel posto e sulla possibilità di fare incontri.
Mentre stavo osservando i due porcelli, sentii dei rumori alle mie spalle.
Un altro tizio, curioso come me, si era materializzato dal nulla e si era avvicinato, vedendo il mio sedere, dal sentiero, poiché ero chinato in avanti ed, evidentemente, intuì che stavo osservando qualcosa .
Si avvicinò a me e mi disse sottovoce: “Cosa c'è di bello da vedere?”.
Trasalii, ma rimasi muto e lui mi si accostò.
Ciò che vedemmo, entrambi, fu molto eccitante.
L’uomo in ginocchio ogni tanto smetteva di ciucciare e leccava l’uccello a quello in piedi, il quale mostrava di gradire molto la cosa, perché ogni tanto sollevava il collo e il mento verso l’alto e poi riprendeva a fissarlo, tenendogli una mano sopra la testa.
Non so se i due avevano capito che li stavamo guardando, ma a giudicare dai loro atteggiamenti, anche se, se ne fossero accorti, non sembrava che gliene importasse molto.
Ad un tratto mi sentii appoggiare una mano sul culo.
Mi girai di scatto verso l’uomo, che mi guardò con un sorrisetto.
Avra’ avuto anche lui più di cinquanta anni, in pantaloncini e camiciola, con un paio di occhiali da sole.
Sempre osservandomi, non levò la mano dal mio sedere, anzi iniziò a rotearci lentamente il palmo della mano sopra ed a saggiare con i polpastrelli la rotondità e la consistenza della mia chiappa destra.
Visto che non avevo alcuna reazione, fece altrettanto con la chiappa sinistra.
Io rimasi sempre immobile ed in silenzio.
Non potevo nascondere a me stesso che ero molto eccitato per la cosa e lo sconosciuto, pensando che la cosa mi era gradita, proseguì ad esplorare per bene i miei glutei a mano piena.
Vedendo che le sue “avances”, non erano state da me ostacolate in nessuna maniera, mi sussurrò: “Dai, spostiamoci da qui che conosco un posto tranquillo qui vicino…!”
Lo guardai e annuii.
Cazzo ero lì per quello…!
Mi rialzai dalla posizione in cui mi trovavo e lo seguii, ancora incredulo di aver "beccato" uno che voleva fare maialate con me.
Cercammo di non fare rumore, per non disturbare gli altri due.
Tornammo sul sentiero e camminammo una cinquantina di metri in silenzio, fino ad arrivare dove si trovavano sparsi e ammassati alcuni grossi tronchi d’albero e intorno c’era erba e qualche cespuglio.
Mentre camminavo pensavo a cosa sarebbe successo.
L’uomo mi fece cenno di abbandonare il sentiero e mi portò in una zona coperta dalle piante e la cui vista era impedita dai alcuni grossi tronchi caduti e ammassati.
“Qui non ci vede nessuno e nessuno ci disturberà!” mi disse sicuro di sé.
Io rimasi in trepida attesa delle sue mosse.
L’uomo doveva essere molto esperto della zona e dell'outdoor sex, perché si mise davanti a me, ad un metro di distanza, calandosi i pantaloncini fino alle caviglie, e se li sfilò dalle scarpe.
Mi colpì perché non aveva gli slip e il mio sguardo cadde sui suoi attributi, di tutto rispetto.
Si sbottonò la camicia.
Era peloso sul torace, sul pube ed anche sulle cosce.
Mi voltai indietro per un secondo, preoccupato che ci fosse qualcuno e poi mi avvicinai a lui.
"Tranquillo, non viene nessuno qui, se non per fare sesso!...
Allora mossi la mano destra verso il suo membro moscio e lo presi in mano.
“Per me è la prima volta che lo faccio all’aperto in un bosco…” gli dissi a voce bassa.
“Tranquillo, vedrai che sarà bello!...”.
Strinsi il suo uccello in mano: era caldo ed anche se, ancora molle, già si vedeva che non era piccolo.
Tirai un po’ indietro il prepuzio, scoprendo lentamente il glande.
Passai sopra il suo frenulo il polpastrello dell’indice della mano sinistra, e lo sentii reagire, per il tocco.
Due o tre gocce di sbrodina gli colarono dal glande, quel tanto che servì per ungergli il frenulo e far gemere con un sospiro, lo sconosciuto.
Stava in silenzio il porco e si gustava Il mio lavoretto di mano e di dita, che gli stava facendo indurire lentamente l’uccello.
Cominciai a fargli una sega molto lenta, scoprendogli totalmente la cappella.
Aveva la cappella pulita, ma comunque con un piacevole odore di cazzo, che mi inebriò le narici.
Stando sempre in piedi lo masturbai e pensai che quella sarebbe stata l’unica cosa che avrei fatto.
Ma l’uomo aveva altre idee per me.
“Inginocchiati!” mi disse eccitato.
Subito lo feci e avvicinai il viso al suo cazzo, senza smettere di masturbarlo.
Lui rimase in piedi ad osservarmi.
Avvicinai il naso alla sua cappella perché volevo annusarla ben bene, mentre continuavo a scappellargli l’uccello, lentamente e ritmicamente.
Lo vedevo bagnarsi, di tanto in tanto.
Dopo qualche minuto così, il cazzo raggiunse il suo apice: duro, dritto e con la cappella violacea che contrastava con il colore chiaro della pelle dell’asta.
“Prendimelo in bocca!” mi sussurrò.
Forse non stavo aspettando altro.
Travolto dalla situazione, dal caldo, dal suo cazzo, presi in bocca la cappella dello sconosciuto e richiusi le labbra, sopra.
Succhiai, assaporando qualche goccia dal gusto salato, nel mio palato.
Lentamente avanzai con la bocca, sino a metà del fusto.
Mi stavo rendendo conto che stavo succhiando il cazzo ad un perfetto sconosciuto e trovai che il fatto era per me assolutamente eccitante ed elettrizzante.
L’uomo sospirò di piacere ed io scesi, ancora di più, con la bocca sul suo cazzo, fino a che sentii la punta del glande, contro l’ugola.
Lui mi appoggiò le mani sopra la testa e la mosse, ondeggiando in avanti i fianchi, facendo oscillare la sua nerchia dentro la mia gola.
Poi lasciò la testa ed io sollevai la bocca dalla sua nerchia bagnata, durissima e dritta.
Poi gli leccai i coglioni, non tanto grandi, ma pelosi e caldi, roteando la lingua e bagnandoglieli di saliva, mentre nel contempo gli menavo lentamente la nerchia.
Rigirai la punta della lingua sulle sue palle, “disegnando” dei circoli e la spinsi fin sotto al suo perineo.
Poi risalii con la lingua, leccando il fusto per tutta la sua lunghezza, poco più di una spanna almeno, interrompendo la lenta sega, fino al frenulo che vellicai delicatamente, per mandarlo fuori di testa.
Ero troppo infoiato e lo volevo nel culo, ma non volli farglielo capire ed accennai ad aumentare il ritmo della succhiata.
Ma come se il tipo mi avesse letto nel pensiero, poco dopo mi fermò: “ Se continui così sborro, adesso te lo ficco nel culo!”
Fortunatamente mi ero portato da casa, alcuni preservativi, che mi ero infilato nel taschino dei pantaloncini.
Ne tirai fuori uno, dalla bustina e me lo misi in bocca, quindi, aiutandomi con le labbra e la mano, glielo srotolai sopra la cappella, scendendo lungo l’asta, mentre nello stesso tempo, mi abbassai sino alle caviglie i pantaloncini, insieme a gli slip.
Mentre continuavo a spompinarlo con il preservativo infilato, mi infilai nell’ano due dita della mano sinistra.
Ero talmente eccitato che non ebbi nemmeno bisogno di bagnarmele e le ficcai dentro, rigirandole e allargandole e muovendole “a forbice”.
Quando mi sentii bello aperto e pronto per la monta, smisi di lavorarglielo di bocca.
Gli avevo bagnato di saliva il preservativo e calzato sopra il cazzo.
Mi misi oscenamente alla pecorina davanti a lui, porgendogli le chiappe e il mio buco slargato, tenendomi le chiappe allargate con le mani, dicendogli sottovoce: ”Inculami…!”.
Lui non se lo fece ripetere due volte.
Lo sentii avventarsi contro di me e appoggiare la punta del suo cazzo con impeto, tra le mie chiappe e contro il mio buco famelico.
Lui spinse ed il suo uccello sprofondò in un secondo, dentro di me, nel retto.
Nonostante avesse il preservativo, lo sentii tutto.
Mi inculò con gusto e mi tenne le mani sui fianchi.
Io mi tenni sempre le chiappe spalancate per gustare il suo uccello duro.
Poi aumentò il ritmo e si appoggiò su di me, puntando le mani a terra, sostenendosi con le braccia.
Avvertii il suo peso e le mie ginocchia che sfregavano sulla nuda terra, cominciavano a bruciare, ma tenni duro, perché la monta era troppo goduriosa ed i colpi di reni che mi squassavano il retto, facevano arrivare la sua cappella, fino a toccare la prostata, massaggiandomela e facendomi godere da pazzi.
Inarcai la schiena godendo di quel massaggio interno e lo sconosciuto aumentò il ritmo della ingroppata.
Nel silenzio del bosco si sentivano i colpi del suo corpo, contro le mie chiappe.
Dopo qualche minuto così, tolse il cazzo dal mio culo.
Mi girai e, sempre in ginocchio, mi voltai verso di lui, togliendogli il preservativo.
Gli presi il cazzo in mano, stringendolo alla base.
Voglioso, appoggiai prima le labbra sopra il suo glande e ci giocai, usandole per stiracchiare il prepuzio.
Poi, a bocca spalancata, ingoiai tutto il suo uccello.
A parte il sapore del preservativo, andai con la testa su e giù, succhiando con forza.
La mia bocca era piena del suo cazzo ed iniziai a menarglielo con una mano per farlo eiaculare, masturbandolo con le mie labbra, pure ben attaccate alla sua nerchia.
Arrivai con le labbra sino alla punta del glande e ridiscesi sull’asta, fin dove riuscivo, senza mai perdere contatto con il suo membro carnoso, dritto e duro.
Lo sentii respirare più velocemente ed allora, immaginando che in breve mi avrebbe schizzato addosso, aumentai l’intensità della poppata.
Non avrebbe resistito ancora per molto e lo capii dal suo respiro che si faceva sempre più grosso e accelerato.
Un istante prima che venisse, allontanai dalla mia bocca il suo cazzo.
Chiusi gli occhi, quando, gemendo per l’orgasmo, l’uomo mi scaricò una bordata di sborra in piena faccia.
Mi era arrivata calda e grumosa, fin sulla fronte, colando sulle guance, finendo in parte dentro le narici e perfino sopra un occhio.
Mi passai la mano sul viso per pulirmi dalla sborra che colava, in qualche modo, volevo evitare che lo sperma mi colasse nell'occhio.
Lo sconosciuto mi osservò scappellandosi il cazzo, da cui cadeva ancora qualche goccia.
Scrollò il cazzo, lasciando cadere le ultime gocce di sborra, che uscivano dal glande, sulla mia testa.
Poi senza dire una parola, sia lui che io ci siamo rivestiti.
Avevo le ginocchia segnate e doloranti, ma l'avrei rifatto altre dieci volte....
Un saluto ed ognuno per sé.
Io tornai sul sentierino e mi allontanai, mentre lui rimase lì ad accendersi un a sigaretta.
Forse avrei potuto scambiare due chiacchere, dargli il mio numero di cellulare, dargli appuntamento per un’altra sporcellata, lì nei boschi, ma non feci nulla di tutto ciò.
Ritornando verso l’auto, percorsi la stradina fino ad arrivare nel punto dove avevo visto quei due, tra i cespugli.
Non c’era più nessuno.
Ero accaldato e mi sentivo ancora l’odore di sperma dello sconosciuto sulla faccia e nel naso.
Ero soddisfatto di aver provato qualcosa che era andato ben al di là delle mie aspettative.
Non avrei mai immaginato di trovare qualcuno, nè tantomeno che avrei fatto, quello ho fatto.
Nel frattempo mi accorsi che incontravo più persone di quando ero arrivato e capii che gli “incontri” sarebbero stati più facili, a pomeriggio inoltrato.
Incontrando altre persone sperai solo che non si vedessero le tracce di sperma sul mio viso e che mi fosse ripulito in modo decente.
In effetti qualcuno mi osservava, ma più per le ginocchia, che per il resto.
Raggiunta l’auto, mi diedi una sciacquata con dell’acqua che avevo in una bottiglietta.
Bevvi anche e mi sciacquai la bocca.
L’esperienza mi era piaciuta moltissimo e mi chiedevo se, tornando magari più avanti in quella zona, avrei ritrovato lo stesso individuo.
Così ripartii verso casa.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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