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Il bullo porco


di sloppy62
31.07.2024    |    1.322    |    2 9.7
"Sudava per il caldo, ma si godeva il mio buchetto..."
Il bullo

Il bullismo non è un problema dei nostri giorni, ma da sempre. Oggi forse è diventato eccessivo. Era un fenomeno sommerso ed ora invece e’ affiorato.
E’ l’applicazione della legge di Darwin: il soggetto debole soccombe, quello forte vince; ma in realtà il vero soggetto forte è quello che si adegua ai cambiamenti e reagisce di conseguenza...
Il bullismo può “giocare” un ruolo essenziale e condizionare l’esistenza di molte persone in vari settori: a scuola, un tempo, quando era obbligatorio il servizio di leva, nel lavoro. Pure nella sessualità e nella sua formazione.
Nei rapporti sadomaso, il master o la mistress, domina lo/la slave, perché è più forte sotto tutti i punti di vista, mentre lo/la slave, si sottomette, per evitare il peggio e trarne comunque dei vantaggi.
Anche io sono stato “vessato” da un bullo, in giovane età, ed il condizionamento di quel periodo, si è poi manifestato sul resto della mia vita sessuale.
Si chiamava Massa, era il suo soprannome e tutti lo chiamavano così, perché era un tipaccio grande e grosso.
Massa era più vecchio di me, di un anno, ma a differenza di me, era forte, robusto e piazzato, piaceva molto alle ragazze. Moro, con una faccia da schiaffi ed in più giocava a calcio.
Lo conoscevo sin da piccolo e, bene o male, è sempre stato un mio amico e siamo cresciuti insieme. Abitava nello stabile di fronte al mio, nella stessa piazza, quindi lo incontravo un giorno sì e uno no. Crescendo, poiché non frequentavamo la stessa scuola, lui conobbe altri ragazzi ed era diventato il loro capetto. Ogni volta che mi incontravano, lui non perdeva l’occasione di bistrattarmi e bersagliarmi di continuo e non solo a parole.
Prese per il culo, sberleffi, qualche pugno che mi tirava, “amichevolmente”, sulle braccia e sulle spalle, mentre gli altri sghignazzavano.
Non era un bullismo feroce, però ogni volta che lo incontravo, un piccolo livido a ricordo del breve incontro, mi rimaneva per qualche tempo.
Ma quando lo incontravo da solo, non si comportava da bullo…
Ci frequentavamo comunque, ed ogni tanto mi invitava a casa sua, anche per vedere partite di calcio e giocare.
Un giorno mi disse di salire a casa sua, perché doveva farmi vedere un attrezzo sportivo che si era appena comprato.
Lui era un amante dell’attività fisica e aveva attrezzato la sua stanza, come una piccola palestra.
Pesi , manubri, panca.
Mi fece vedere la novità: un vogatore.
“Con questo mi farò ancora più muscoli, eh eh!”, disse mostrandomi i bicipiti.
Osservai il vogatore, poi lui mi disse: “Lo sai che non ce l’ho mica con te, ma quando ti vedo e sono insieme ad altri, ti scherziamo un po’!... “
Poi mi fissò, rimproverandomi: “Però non va bene, che non reagisci quando ti attaccano! Devi imparare a difenderti, sennò chiunque ti “metterà sotto”…!
Così dicendo mi diede un colpetto sulla spalla destra.
Io sorrisi e lui me ne diede un altro.
“Sorridere, non ti difende, anzi fai incazzare ancora di più…!”
Mi afferrò le braccia con entrambe le mani e mi scosse.
“Vuoi reagire una buona volta?”
Io cercai di divincolarmi, ma la presa era forte.
“Oh finalmente, una reazione! Senti facciamo così. Ogni tanto vieni da me e ti insegno qualche mossa per difenderti! La mia stanza è grande e c’è anche la moquette, faremo un po’ di allenamento fisico! Ti va?”
“Certo così, magari, imparo qualcosa!”
“Dai iniziamo ora: levati maglietta e jeans!”.
Lui fece altrettanto.
Rimanemmo entrambi in mutande. Lo osservai e subito mi cadde lo sguardo verso il basso e lui probabilmente se ne era accorto.
Aveva un bel pacco!
Mi fece vedere come dovevo posizionarmi con il corpo, per evitare di essere attaccato o per lo meno come avrei potuto difendermi in caso di attacco
“Oh bene! Impara a tenere alta “la guardia””.
Così dicendo mi fece alzare le braccia con le mani davanti alla faccia ad una certa distanza dal naso
Faceva parecchio caldo e si iniziava a sudare.
Il suo fisico era totalmente diverso dal mio. I pettorali erano sviluppati, i bicipiti venosi erano grossi ed era peloso sul torace e sulle cosce.
Guardandolo, pensai che anche io dovevo cominciare a fare un po' di sport.
Mi guardò e poi venne verso di me, cercando di sorprendermi ed attaccarmi, facendomi perdere la “guardia”.
Naturalmente ci riuscì velocemente e mi bloccò le mani.
“Eh, non ci siamo…!” disse liberandomi e toccandosi il pacco. Si strinse l’uccello in mano e lo fece spiccare sotto la tela degli slip. Me lo fece vedere bello incannato, e mi disse : “Vuoi toccarlo? Scommetto che non ce l’hai così, tu….!”
“Ma cosa dici? No no…!”
“Dai su! Non farti pregare…!”
Lesto, mi afferrò la mano destra e se la appoggiò sopra gli slip.
“Massa, dai non fare così…!”
“Ti piace? Anche se non ti piace, ho deciso che se non mi batti nella lotta, oggi te lo faccio assaggiare!”
Diventai rosso e non seppi cosa dire.
Massa aveva uno strano sguardo. Venne di nuovo verso di me e mi cinse con le braccia. Poi con un movimento del corpo, si abbassò e con il suo peso, mi trascinò a terra con lui.
Inizialmente ero sopra di lui. Cercavo di dimenarmi, ma le sue braccia erano troppo forti e non riuscii a liberarmi, anzi. La cosa peggiorò quando si diede una spinta con i piedi e mi ribaltò, totalmente. Stavolta lui era sopra di me. Ma non ero schiacciato a terra, bensì in ginocchio. Riuscii a liberarmi con un braccio e cercai di afferrargli un piede.
Lui si fece una risata. “Ma così ti freghi da solo!”
Così mi rovesciò e me lo trovai sopra di me.
Mi afferrò i polsi con le mani.
“Devi imparare a difenderti o sarai destinato a perdere sempre!”
Era in ginocchio sopra di me ed io supino. Le sue cosce mi stringevano i fianchi e mi aveva bloccato i polsi.
Mi dimenavo con le gambe, ma non facevo altro che agevolarlo. Lentamente con le cosce si stava avvicinando al mio torace.
Addirittura riuscì a bloccarmi i polsi con un sola mano e con l’altra mi schiaffeggiò.
Si avvicinò alla mia faccia.
“Mi sa che hai perso…!”
Sempre tenendomi bloccato, continuava a darmi schiaffi, con l’altra mano.
“Smettila, va bene ho perso. Mi arrendo!
Lui si appoggiò con il pube contro la mia faccia.
“Dai, leccami le mutande!
Pensai che essendo entrambi in slip la cosa si sarebbe fermata lì, anche perché ero già stato umiliato a sufficienza.
“Va bene hai vinto, mi dichiaro sconfitto, ti lecco gli slip!”
Lui si fece una risata. E mollò la presa. Poi mi guardò per qualche secondo.
“Solo gli slip?...Non penserai di cavartela così…!”
“Mi sono arreso, no?...”
“Ma nessuno te lo ha chiesto, però visto che ti sei arreso, dovrai dimostrarmelo.”
Si alzo’ e si diresse verso la porta della stanza e la chiuse a chiave.
“I miei tornano stasera tardi e se vuoi uscire da qui, presto, dovrai fare quello che voglio, frocetto!...”
Poi si tolse la scarpe da ginnastica e mi mise il piede destro sopra il naso.
“Baciami il piede e leccalo!”
Io ero steso a terra, frastornato e lo guardai. Visto dal basso, Massa era ancora più imponente.
Non avevo muscoli e forza per contrastarlo, né la voglia di impegnarmi in uno scontro fisico reale con lui.
Era in piedi davanti a me, a braccia conserte, in attesa che io obbedissi al suo ordine.
”Voglio sentire la lingua tra le dita e che mi succhi l’alluce!”
Presi il suo piede con le mani e appoggiai le labbra sopra le dita, poi timidamente tirai fuori la punta della lingua e gli leccai l’alluce.
“Bravo, così! Leccapiedi! Continua!”. Gli leccai la pianta del piede, che era sopra la mia bocca ed il mio naso. Obbedii, a tutto, pur di farmi togliere il piede dalla faccia.
Dopo un po’, soddisfatto, tolse il piede.
“Alzati e inginocchiati, finocchio! Vediamo ora come mi lecchi gli slip…!
Mi misi in ginocchio ed eseguii il suo ordine.
Gli slip erano bianchi con un alone giallastro, proprio dove premeva contro la punta del suo uccello. Mi prese la testa e mi schiacciò la faccia contro gli slip. Iniziai a leccare come voleva lui, con la lingua sentivo un sapore salato e mi accorsi che aveva il cazzo molto duro.
“Bravo, vedi che non era così tremendo poi!... Ora infila la mano dentro….!”
Infilai le dita sotto l’elastico degli slip.
Tastai e le mie dita toccarono il suo ventre, poi sentii la sua peluria e mi ritrovai il suo uccello duro in mano.
Lo guardai e lui mi disse:
“Toglimi gli slip!”
Mi resi conto che il “gioco” sarebbe andato avanti...
Stando sempre in ginocchio, glieli abbassai sino alle caviglie e glieli tolsi del tutto.
Sudava, perché faceva caldo e rideva.
“Forza! Fai la femmina!...”.
Statuario, Massa, si prese il cazzo in mano e me lo appoggiò sulle labbra.
Io serrai le labbra, ma lui mi strusciò la cappella bagnata, contro le labbra e le guance.
“Chi si dichiara sconfitto, deve solo vergognarsi e subìre…!”
Si scappellò l’uccello, due o tre volte.
“Dai frocetto, leccalo, lo so che non aspettavi altro, vero…? Ho visto come mi hai guardato il pacco, quando sono rimasto in mutande…!”
Mi mise il glande umido, proprio davanti alle labbra.
Era la prima volta che annusavo un cazzo e lo assaggiavo.
L’odore era di piscio e il suo cazzo era bagnato.
“Ahhhhhhhhhhhhhmmm! Apri la bocca , dai! Hai bisogno di un aiuto…?”
Mi prese la testa con le due mani e me la abbassò lentamente sopra il suo uccello.
Le mie labbra lasciarono entrare la cappella, che entrò decisamente nella mia bocca ed il suo sapore era strano, ma comunque gradevole.
Nella stanza di Massa c’era uno specchio sull’anta dell’armadio “quattro stagioni” e mi vidi riflesso, in ginocchio, intento a prendere il suo cazzo eretto in bocca e lui era in piedi davanti a me, nudo.
La scena era eccitante. Non sapevo bene cosa dovevo fare e quindi seguii le sue indicazioni.
“Rilassati e pensa che sia un gelato”. Leccalo, dalle palle fino alla punta della cappella, senza fretta!”
Tirai fuori un palmo di lingua ed iniziai a leccargli le palle.
Ero sicuramente goffo, ma nonostante ciò mi impegnai a slappargli l’uccello per tutta la sua lunghezza, fino alla cappellona, che colava.
Poi aprii di più la bocca e, questa volta spontaneamente, gli presi in bocca il cazzo.
Non capii più nulla.
Ogni tanto mi guardavo allo specchio: vedermi riflesso a leccare quel cazzo duro, era senza dubbio eccitante, ma era ancora più stimolante, sentire, dentro il mio palato, il suo membro: era un pezzo di carne calda, dura e pulsante, lunga oltre una spanna.
Anche il diametro era consistente. Massa era dotato e, per me, a quei tempi, sembrava enorme rispetto al mio.
Gli impugnai l’asta ed alternando una veloce sega, glielo pompai con le labbra, una decina di volte.
La cosa era andata fuori controllo per me, ma lui, invece, era assolutamente “sul pezzo”.
“Devi metterci più impegno, muovi la testa su e giù e fammi una sega con la tua bocca.
Evidentemente gli avevano già succhiato il cazzo, visto che mi diceva così.
Devo dire che sentirlo così imponente nella mia bocca, mi eccitò.
Mentre lo stavo sbocchinando mi disse: “Vedi frocio?... Se non impari a difenderti ed attaccare finirai sempre per prenderlo in culo da tutti!...”
Presi un po’ di dimestichezza con il suo uccello e, anche se in maniera goffa, provai a succhiarglielo.
Ma, risentito per quello che mi aveva detto poco prima, tolsi solo per pochi istanti, il cazzo dalla bocca e gli risposi: “Se non posso difendermi, l’unico modo per limitare i danni è fare quello che mi viene chiesto, no?!?”
Io ero ancora in maglietta e slip.
Massa si era eccitato di brutto.
“Su, levati tutto!”
Immaginai cosa mi aspettava.
Obbedii e mi spogliai totalmente e rimasi nudo come un verme.
Massa era muscoloso e già mi menava normalmente, figuriamoci se non gli avessi obbedito: mi avrebbe “gonfiato”…! Poi lo masturbai tenendo la cappella in bocca. Massa si stava gustando quello che stavo facendo. Ritmicamente passavo le mie labbra su e giù, lungo il suo fusto caldo e turgido.
Poi lo presi in bocca, ficcandomi il suo uccello in gola. Mi vidi ancora allo specchio e mi eccitai, al punto che mi sforzai di prendere il suo cazzo ancora più profondamente nella mia gola.
Alzai istintivamente la testa perché volevo vedere quanto era spaventosamente duro il suo cazzo.
Svettava dritto, formando un angolo di 45 gradi circa, rispetto al suo ventre peloso e muscoloso. I peli del cazzo erano bagnati perché la mia saliva era colata sopra, dopo la “gola profonda” che gli avevo fatto e un filo di saliva, pendeva dalla punta della sua nerchia, rimanendo attaccato alle mie labbra.
Pensando di averlo soddisfatto, accennai a rialzarmi, ma mi diede uno schiaffo ed io ripresi a succhiargli il cazzo. La mia bocca era piena del suo cazzo, ma lui non rimase fermo. Anzi, mosse il bacino in avanti e affondò il suo uccello nella mia gola, fino a scavarmi l’ugola. Si muoveva avanti e indietro ed ogni volta che arretrava riuscivo a respirare, ma quando, viceversa, avanzava, respirare diventava difficoltoso. In più non riuscivo ad aprire la bocca più di tanto, e vista la lunghezza della suo membro, Massa non riuscì ad infilarmelo tutto in gola.
Io lacrimavo, sbavavo e tossivo. Lui si divertiva ed io mi accorsi stranamente che quella sorta di tortura, mi stava eccitando: mi era diventato duro.
Poi smise e tolse il cazzo dalla mia bocca. “Leccami i coglioni, dai!”
Così dicendo, facendomi restare in ginocchio, mi trovai le sue palle pelose e ballonzolanti, davanti al mio naso e gliele leccai; le riempii di saliva e, così bagnate, me le appoggiò poi sulla fronte. Poi mi fece abbassare e mi trovai il suo perineo incollato alle labbra.
“ Continua a leccare, forza!”
Leccando, scesi fino a leccare il suo sfintere anale. Glielo leccai, infilando la mia lingua tra le sue chiappe pelose.
Parve gradire molto la cosa.
“Bravo! Così, continua e fammi sentire la lingua dentro….ti piace?”
Non potevo rispondergli perché ero intento a leccarlo. Con la lingua sentivo i peli ed il suo sfintere strettissimo, tanto che feci fatica ad insinuare la lingua dentro.
Non era sporco. E continuai a leccargli il buco fino a quando mi disse di smettere.
Poi si alzò.
Capii che, ormai, ero in sua balìa, ma la cosa più strana, fu comprendere che essere così bistrattato ed usato, alla fine mi piaceva.
“Scappellami il cazzo e leccami la cappella!”
Ormai ero totalmente asservito alle sue voglie.
Obbedii e presi in mano il suo uccello, scoprendogli il glande e abbassando la pelle.
Avevo le narici piene del suo odore di cazzo. Gli leccai la cappella e lo vidi schiudere gli occhi, poi glielo presi di nuovo in bocca, muovendo su e giù la testa.
D’un tratto mi spinse a terra e mi trovai prono, sotto di lui.
Poi si stese su di me e sentii incunearsi il suo cazzo durissimo tra le mie chiappe.
“Ma vuoi lasciarmi con il cazzo così duro, ora…?”
“No, no figurati!....”
“Mettiti a quattro zampe, finocchio!”
Lo feci rapidamente, tremando all’idea che mi inculasse ma, desiderandolo allo stesso tempo.
“Nella vita devi scegliere: se essere uno che lo ficca nel culo o, se lo fa ficcare nel culo…”
Massa in fondo era pure un filosofo, anche se alla sua maniera…
A quattro zampe mi resi conto che, forse, potevo appartenere solo al secondo gruppo…
In quella posizione cominciò a schiaffeggiarmi le chiappe. Continuò a sculacciarmi, ma a giudicare da come lo stava facendo, la cosa lo stava divertendo parecchio e sicuramente non avrebbe smesso, anzi…
Quando cominciai a sentire le chiappe sempre più calde ed il dolore sempre più sovrastante e quasi insopportabile, gli chiesi di smettere.
Ma Massa per tutta risposta mi disse: “Smetto quando voglio io e guarda che bel culo rosso, hai adesso!...”
Sempre allo specchio, vidi le sue manate rosse, su parte della cosce e delle chiappe.
Era nudo dietro di me, in piedi col cazzo dritto.
Poi si chinò, accovacciandosi ed appoggiando le sue mani sulle mie chiappe, le strinse, allargandole.
Rimasi senza parole e trattenni il respiro, quando appoggiò la punta del suo cazzo contro il mio sfintere e lo sentii spingere con forza, penetrandolo senza tanti complimenti. Il mio sfintere non aveva mai preso un cazzo e provai un dolore acuto, che mi “perforò” il cervello.
Il riflesso dei nostri corpi allo specchio, rendeva quel momento estremamente osceno. Vidi il suo cazzo scomparire tra le mie chiappe e dopo essere sprofondato con la sua nerchia dura nel mio retto, iniziò a montarmi, come il cane fa con la cagna.
Chiusi gli occhi e mi morsi le labbra, ma non gli diedi la soddisfazione di fargli udire i miei lamenti. Poco dopo il dolore, si attenuò, lasciando il posto al piacere.
Mi piacque a tal punto, che mi divenne duro.
Sudato e ansimante Massa stantuffava il suo pistone di carne turgido nel mio retto, stretto, e, nel contempo, sentivo i suoi coglioni penduli che sbattevano tra le mie chiappe.
“Vedi? Se ti fai mettere sotto così, non avrai molte possibilità di metterlo in culo a qualcuno, ma solo di prenderlo in culo, come adesso…!”, mi disse ansimando.
Massa mi ingroppava con gusto. Cominciò a dare forti colpi. Massa mi aveva cinto il torace con le sue braccia. Ora il dolore lo avvertivo alle ginocchia, che sfregavano contro la ruvida moquette.
Avevo il retto e lo sfintere strettissimo ed il suo cazzo resistette poco, così “inguainato”. Lo sentii respirare forte e più velocemente, poco prima che mi schizzasse dentro il suo sperma: “ Ti riempio, finocchiooooo!...”
Mi dispiacque parecchio, quando venne, perché lo sfregamento della sua nerchia nel mio buco, mi aveva stimolato, al punto di farmi quasi preferire lo sfregamento del suo cazzo dentro il mio retto, piuttosto che la semplice sega. Rimase qualche secondo dentro il mio culo, e poi tolse il suo uccello gocciolante, ma ancora duro.
Si rimise le mutande ed i pantaloncini, mentre io rimasi ancora, quasi incredulo, a quattro zampe, cercando di “digerire” quello che era successo, in una frenetica e pazzesca mezzora.
“Guarda che stai colando dal buco!” disse Massa.
Io mi voltai e vidi una chiazza di liquido biancastro e grumoso sulla moquette.
Mi rialzai, mi passai le dita sopra il buchetto bagnato del suo sperma. Mi guardai le rotule arrossate.
“Senti, quello che è successo oggi, non deve succedere più e nessuno deve saperlo!” mi disse Massa, aprendo la porta della stanza.
Era improvvisamente rinsavito.
“Sì si, certo, figurati!” gli risposi.
Ci rivestimmo e senza parole mi accompagnò all’ingresso, salutandomi e guardandomi, come a ribadire quello che mi aveva detto poco prima.
Uscii e ripensai a tutto quello che era successo. Era stato improvviso, potente, ma provare a dimenticarlo non era proprio possibile.
Nei giorni seguenti ricordo che mi masturbai ferocemente al pensiero di quello che mi aveva fatto e di come mi aveva usato e speravo che quella non fosse stata veramente la prima ed unica volta…
Fui esaudito.
Qualche giorno dopo, uscito dall’androne di casa mia, incontrai per caso Massa, con alcuni suoi amici.
“Guarda chi c’è…!” disse Massa, rivolgendosi ai suoi accoliti.
Mi aggredì fisicamente e mi sbattè a terra, ridendo, poi mi si avvicinò con la faccia e a voce bassa, mi sussurrò: “ Ti aspetto oggi pomeriggio da me e non provare a dirmi di no!”. Mi diede due pugni sulla spalla, rivolgendosi agli altri ragazzi che guardavano divertiti la scena. “Capito?...Più tardi, ti telefono e poi vieni!”
Si rialzò e mi urlacchiò, rivolgendosi agli altri: “E zitto…!”
“Ciao pirla!” dissero alcuni, andandosene ridacchiando.
Mi rialzai e me ne andai a casa, comunque soddisfatto, pensando a quello sarebbe successo nel pomeriggio…
Nel pomeriggio, attesi trepidante ed eccitato che squillasse il telefono.
Finalmente sentii il trillo.
Presi la cornetta e sentii la sua voce: “Ciao, allora vieni da me?”
“Sì sì dieci minuti e arrivo!”.
“Bravo! Ah aspetta, prima di passare da me , prendimi un giornaletto porno!”
“Ma no, dai…!”
“Vai in edicola e basta! Portami un giornaletto porno!”.
Riattaccai e pensai: lo stronzo fa tanto il gradasso con i suoi amici, ma poi quando è solo con me…
Andai così al nuovo appuntamento, pensando a cosa mi avrebbe fatto questa volta.
Prima di andare da lui, passai in edicola a comprare quello che mi aveva detto e poi mi diressi verso la sua abitazione.
Suonai.
La porta si aprì e lui era in calzoncini a torace nudo.
“Vieni mettiamoci sul divano! “Che cosa hai preso?”
“Boh, uno a caso!...”
Si spogliò totalmente, restando nudo.
Si sdraiò supino sul divano, con il cazzo bagnato e già in tiro.
Prese la rivista pornografica e cominciò a leggerla, sfogliando le pagine, tirandosi indietro la pelle del prepuzio.
“Dai prendilo in bocca!”
Mi misi in ginocchio sul pavimento e glielo presi in bocca.
Questa volta volevo vedere meglio il suo uccello.
La prima volta era stato fatto tutto velocemente, così in fretta. Massa era sparapanzato sul divano intento a guardare le foto porno della rivista.
Io esaminai bene il suo cazzo.
Era lungo quasi 18 -19 cm e prendendolo in mano, tra le dita, riuscivo a congiungere, a mala pena, il pollice con l’indice e quindi era grosso.
Le palle non erano grandi, ma pelose e anche il pube era bello peloso e aveva una striscia di pelo verticale, che arrivava sino all’ombelico.
Il cazzo si scappellava interamente. La pelle era chiara. Era bagnatissimo. Una sorta di liquido biancastro odoroso, impregnava la cappella.
La cappella era paonazza. L’odore era particolare, eccitante e rimaneva tra le mie dita.
Leccai la cappella. Il sapore non era forte. Comunque era un bel cazzo: durissimo, dritto, venoso e invitante!
“Me lo ficcherai ancora nel culo?” gli chiesi.
“Adesso succhia, frocio, poi vediamo!”
Mi alzai dal pavimento e mi inginocchiai sul divano. Con le spalle tra le sue cosce. La bocca pronta a scendere sopra il suo cazzo e la cappella a pochi centimetri dal mio naso.
Gli leccai le palle.
“Ah ecco, bravo così’! Fammi una sega, mentre me le lecchi!”.
Erano le prime volte che mi cimentavo a gestire il cazzo.
Non sapevo se dovevo essere delicato o meno, menandolo. Poi lo presi in bocca. Piano, piano. Gli feci scendere le labbra sopra. Assaporai tutta la cappella nel mio palato. Era grossa e mi aveva tappato la bocca.
Poi sollevai la bocca e leccai il fusto dalle palle sino alla cappella e poi con la lingua “a torciglione”, passando in lungo ed in largo la lingua.
Udivo Massa che sfogliava le pagine del giornaletto.
Lo sentivo respirare rumorosamente.
Dopo almeno venti minuti di pompino, leccate e succhiate, fui “premiato”.
Devo dire che, sin dalle prime volte, mi è sempre piaciuto prenderlo nel culo, probabilmente perché per me è umiliante e, nello stesso tempo, compensa il mio oscuro e perverso desiderio di essere sottomesso ed usato.
“Girati!”
Smisi di succhiare, quel tronco di carne, lucido di saliva che si ergeva, duro e dritto.
Mi levai solo i pantaloni e gli slip. Mi misi alla pecorina sul divano e restai in attesa di Massa, che mi afferrò per le chiappe e me le aprì. Mi strusciò l’asta sopra il buchetto e lo sentii armeggiare con le dita sul mio sfintere e, poi, spinse dentro il glande. Chiusi gli occhi, tanto fu il piacere che mi pervase sentendomi abusato.
Questa volta il dolore fu minore ma, soprattutto, sparì presto. Provai un gran godimento, nello sfregamento del suo cazzo dentro il mio retto. Tanto piacere che, io stesso, mi aprii più che potevo le natiche, per accogliere meglio la sua nerchia.
Il contatto della pelle del suo cazzo, caldo e stimolante, travolse i miei sensi. Gemetti di piacere. Massa mi inculò alla grande. Mi fece anche stendere prono, continuando a roteare e spingere con il bacino, insinuando il suo membro sempre più profondamente dentro di me. Sudava per il caldo, ma si godeva il mio buchetto.
Poi, quasi con mio disappunto, si sfilò dal mio buco.
Mi fece girare supino e balzò con le ginocchia, in modo che la mia testa fosse tra le sue cosce. Mi appoggiò il cazzo sulle labbra. Aprii la bocca. Lui si prese il cazzo in mano e se lo menò, lasciando la cappella nella mia bocca. Io intuii cosa voleva farmi fare.
Francamente non mi sentivo ancora pronto per una cosa del genere.
Ma fu inutile.
Massa era più forte di me e aveva deciso che voleva riempirmi la bocca.
Voleva che assaporassi il suo sperma, senza sé e senza ma…
“L’altro giorno ti ho riempito il culo di sborra e oggi ti sborro in bocca! ”
Sollevò la testa, sospirando forte e, tenendosi il cazzo con la mano, la sua cappella eiaculò nella mia bocca.
Chiusi gli occhi. Le papille gustative avevano intercettato il suo strano sapore tendente all’amarognolo: era la prima volta per me e non avevo termini di paragone. Ne avvertii la densità e che era grumosa. Ne aveva fatta tanta o, perlomeno, per me era tanta, al punto che non riuscii a tenerla tutta in bocca.
Massa lasciò il suo cazzo nella mia bocca e ridendo, mi chiuse le narici con due dita, osservandomi.
Fui così costretto ad ingoiare il suo sugo di maschio.
Accortosi che avevo ingoiato, mi lascio liberò il naso e, poco dopo, tolse anche l’uccello dalle mie labbra.
Sentii scendere lo sperma nello stomaco e lo sentii pesante.
“Com’è?... buono?...” mi chiese Massa.
Lo guardai con un’ espressione molto eloquente…
“Abituati, perché a me piace di più farmelo succhiare, che mettertelo in culo !...”
Un monito per le volte successive…

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