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Gay & Bisex

L'attor giovine 9 la tournee


di Ettoreschi
09.07.2009    |    6.674    |    0 7.6
"Tu sei molto attento e io … ti preferisco” Arrossì un po’ dicendomi questo, quindi ci salutammo..."
Alla fine anche le rappresentazioni a Roma terminarono e ci dovemmo preparare per la tournee che ci avrebbe portato in giro per l’Italia fino a concludersi, nella stagione invernale a Milano con due mesi di repliche già prenotate. Ci fu il periodo intenso e frenetico dei preparativi sia a teatro, che a casa con la preparazione delle valigie (in alcuni casi dei bauli) per restare fuori di casa parecchio tempo. Quando per gli altri era festa, per noi attori la fatica era doppia. Fu durante la seconda settimana che arrivammo vicino al mio paese e potei finalmente invitare i miei genitori a vedere la rappresentazione (al termine gli pagai il taxi perché tornassero a casa) e li accolsi poi in camerino. Inutile dire che le lacrime e l’emozione si sprecarono. Fu un momento molto intenso. Per il resto, anche se cambiavamo spesso albergo e avevamo ognuno la sua stanza, facevo spesso sesso con Max. Nessuno degli altri mi faceva avances perché evidentemente mi ritenevano una “proprietà” di Max o quanto meno che egli esercitasse una sorta di diritto di prelazione sul mio culo (e il mio cazzo ma questo non lo sapevano). Andrea invece era spesso “corteggiato” dai vari satiri che affollavano la nostra troupe e si doveva concedere agli attori anziani che ne facessero richiesta. Chiesi nuovamente a Max come mi dovevo comportare se qualcuno avesse chiesto le mie prestazioni e lui imperturbabile mi disse che dovevo concedermi senza esitazioni. Lo provocai chiedendogli “E se mi rifiuto?” Fu lapidario “Lasci immediatamente la compagnia e senza un quattrino perché impugno l’articolo 27 del contratto” Non dubitai nemmeno un attimo che l’avrebbe fatto. Qualche sera dopo eravamo ad Orvieto e ci stavamo preparando per lo spettacolo quando Max ricevette una telefonata urgente. Parlò per una decina di minuti poi ci chiamò tutti in palcoscenico. “Ragazzi devo tornare a Roma perché si sta concretando un importante progetto artistico cui sto lavorando da anni. Starò via qualche giorno. Il mio posto come Romeo lo prende Goffredo e lui svolgerà le mie veci in questo periodo” I due si allontanarono poi per qualche minuto e mi resi allora conto che quella sera non avrei avuto la “protezione” di Max e quindi avrei dovuto sottomettermi ai desideri del primo che mi avesse richiesto. Ripensai a quello che mi aveva detto una volta Goffredo e temetti che mi toccasse proprio lui. Proprio così avvenne. Mi avvertì poco dopo essere ritornato sul palco “Preparati a essere la mia Giulietta sia durante la rappresentazione che dopo!”. Volle subito ripassare la scena del matrimonio perché non eravamo affiatati come con Max e “dovevamo trovare il ritmo e i tempi delle battute”.
Devo ammettere che la prova fu molto arrapante ma ero inquieto perché avvertivo chiaramente il desiderio prorompente dell’uomo, potevo quasi respirare il profumo del suo testosterone in circolo. La rappresentazione andò come sempre bene perché eravamo un congegno ben oliato grazie al lavoro pesante che ci aveva fatto fare Max nei lunghi mesi di prove. Fu dopo cena quando arrivammo all’albergo che Goffredo si fece di nuovo avanti prendendomi da parte e chiedendomi “In camera tua o nella mia?” “Goffredo sarei un po’ stanco … sai il viaggio …” “Cara la mia Giulietta, posso dire che lascerai fare a me … vengo io da te tra cinque minuti, vedi di non lasciarmi troppo fuori dalla camera” E se ne andò verso la sua stanza. Non sapevo come comportarmi, come vestirmi, perché ero talmente abituato a scopare solo con Max con il quale si era trovato un equilibrio ed era facile capire cosa voleva l’altro, mentre adesso mi trovavo con uno che voleva incularmi ma con cui non c’era stato neanche un po’ di corteggiamento (come con Jack). Scelsi di spogliarmi tenendomi gli slip e la canottiera, tirai fuori il mio tubetto e tutte le cose che potevano servire. Avevo appena finito che sentii bussare alla porta “Vengo subito” e gli aprii. Goffredo era con un accappatoio e si infilò veloce nella stanza. Non feci in tempo a girarmi che mi fu addosso e cominciò a baciarmi e a palparmi dappertutto. Ero sopraffatto come da un ciclone. Sentivo che era infoiato come un riccio in calore e allora mi abbandonai. Lasciai che il suo desiderio avesse il sopravvento e feci che fosse lui a condurre tempi, ritmo e modi del rapporto. Dopo un minuto eravamo nudi sul letto con lui che si era gettato a leccarmi il culo come se fosse una torta al cioccolato di cui non doveva perdere neanche una briciola. Mi ritrovai davanti il suo randello che, come ben ricordavo era notevole soprattutto come grossezza. Ebbi un attimo di paura per il mio buchino perché si trattava indubbiamente della nerchia con il maggior diametro che avesse mai esplorato le mie intimità, ma poi mi dedicai alla lubrificazione della canna. Mi facevano male le mascelle da quanto era bello tosto! Fui colto da alcuni fremiti perché il lavorio di lingua dentro il buchino mi stava sciogliendo e allora presi a mugolare il mio gradimento. Lui allora si staccò e prese a lubrificarmi l’accesso con un bel ditone nel culo. “Hai fatto la puttanella ritrosa perché ti scopava il grande uomo! Eh? Ma stasera assaggerai finalmente un vero cazzo e non quella tegolina che ha il genio del teatro. Preparati perché non ci saranno sconti” Questo fu l’inizio di uno sproloquio assatanato da parte di Goffredo nei dieci minuti che impiegò ad aprirmi per bene il didietro con le sue tre dita. “Come vuoi prenderlo cara? A pecora, a smorza candela, alla missionaria?” Ansimando risposi che preferivo vederlo in viso. Mi stese sulla schiena e mi mise un paio di cuscini sotto le chiappe e, mentre io tenevo le mie gambe aperte e sollevate si posizionò all’ingresso delle mie intimità e cominciò a premere delicatamente. “Sei pronto?” mi chiese. Io feci un respiro profondo, attesi pochi istanti, poi cercai di rilassare i muscoli e lo invitai dentro di me. Prese a spingere e non si fermò se non quando mi aveva schiaffato dentro il culo tutto il suo batacchio enorme. Ero senza fiato a bocca aperta per il dolore che avvertivo tanto che urlai un “Ahi!” inatteso dopo tutti questi mesi di uccelli presi ma il fastidio era veramente tanto. Avevo proprio la coscienza piena di ogni increspatura, di ogni vena e di ogni bitorzolo del suo grande uccello, tanto che avrei potuto disegnare una mappa precisa al millimetro. Credevo che una frazione di millimetro ancora e mi sarei diviso in due da quanto era grosso. La mente inseguiva immagini che scorrevano davanti agli occhi, paure ancestrali e sentivo le contrazioni del mio ano attorno a questo scomodo ospite. Goffredo se ne stette calmo e fermo dentro di me senza muoversi, anche perché, se lo avesse fatto, poteva veramente spaccarmi il culo!
Scelse giusto il momento per ritirarsi dal canale intestinale per poi farvi ritorno prepotentemente. Ebbi ancora una volta un colpo al cuore ma stavolta il dolore mi sembrava più sordo, quasi sopportabile. Fu così che, colpo dopo colpo, il mio intestino si abituò a quel bel calibro che mi stava sfondando tutto. Dopo cinque minuti circa l’attenzione della mente era scivolata dallo sfintere violato all’interno del canale e a come veniva farcito da quel wurstel super, le terminazione nervose riuscirono a trasmettere segnali di piacere che sovrastarono il fastidio provato. Presi pienamente coscienza di quel ben di dio che mi stava trapanando le viscere e mi attaccai al ritmo dell’inculata per vedere se anch’io sarei riuscito a ricavarmi uno spazio di goduria. E mentre mi pompava per bene Goffredo mi sussurrava ansimante parole di bramosia “Ti piace questo cazzo nel culo, eh? Godi troia che un cazzo così lo ricorderai finché vivi!” Sicuramente lo avrei ricordato per le dimensioni e il dolore iniziale ma ora cominciava a farsi strada una coscienza diversa e stranamente gradevole. Ero pieno, posseduto completamente da un uomo, fonte di piacere per lui e per me stesso. Fu come se ci fosse un corto circuito nel mio cervello e da quel momento in poi ricevetti solo impulsi positivi. Ora volevo essere tutto suo, allargarmi ancora di più, sentire scorrere dentro le mie budella quel bel cazzo rugoso, lasciare che ogni sua protuberanza lasciasse un segno indelebile nelle pareti intestinali. Mi muovevo per favorire l’inculata, biascicavo frasi che denotavano chiaramente il mio cambio d’atteggiamento. “Dai, sì, prendimi, fammi tuo” “Si! Lo senti questo cazzo? E’ tutto per te. Te lo infilo tutto fin dove vuoi. Ti riempio come un uovo” Cominciammo una parossistica corsa verso il piacere dove ogni colpo che Goffredo mi infliggeva diventava una scossa di piacere che mi offuscava il cervello. I colpi erano oramai tremendi, se me lo avessero detto prima che avrei goduto sotto quel martello pneumatico, duro come il marmo e bollente come lava infuocata, non ci avrei creduto, ma adesso accadeva e mi aggrappai alla sua forza e potenza e lasciai che mi portasse dove voleva. Ero la sua donna come mai ero stato prima di nessun altro e volevo che mi penetrasse e sfondasse ancora di più, di più, al di là del dolore e del piacere, di più. Me ne venni che Goffredo non aveva ancora ultimato il suo percorso ma poco dopo si accasciò su di me ansante e appagato. Gli circondai i fianchi con le mie gambe e lo strinsi a me. “Mi hai sfiancato e sfondato tutto !” “Ti è piaciuto il mio uccello eh? Pochi possono dire di non averlo apprezzato!” e detto questo mi baciò con passione perché la scopata era piaciuta anche a lui. Ci addormentammo abbracciati l’un l’altro.
Al mattino mi risvegliai con il culo dolorante e l’uccello duro, Goffredo alle mie spalle era con il cazzo eretto che puntava le mie chiappe. Per un attimo ebbi un brivido al pensiero di essere riempito da quello splendido esemplare di minchia, ma subentrò poi la razionalità e il timore di spaccarmi definitivamente. Mi girai verso il mio partner e cominciai a sbaciucchiarlo dappertutto. Si svegliò completamente e “Hai ancora voglia di prenderlo tutto nel tuo culetto?” “Magari stasera, perché se me lo infili ancora non ce la farò a recitare dopo. Perché non facciamo un bel 69?” Detto questo scivolai con la bocca verso le sue intimità soffermandomi un po’ sui capezzoli per poi raggiungere il randello di carne che spuntava dal bosco dei peli pubici. Anche Goffredo si lanciò verso il mio batacchio e cominciò a succhiarlo dimostrando una particolare abilità. Io intanto mi dedicavo al suo totem, lo leccavo, ne succhiavo la punta, lo segavo, gli leccavo le palle, poi passavo anche al buchino, quindi ritornavo al primo amore. Come folgorato da un’idea un po’ porca cominciai a stimolare anche il retro con un ditino malandrino. Lo sentii irrigidirsi un po’ ma poi rilassarsi e accogliere il simpatico intruso. Non dovetti attendere molto perché anche il mio culo ricevesse la visita del suo ditone. Cominciò allora una simpatica gara su chi procurava all’altro più piacere con la bocca e con le mani. Stavamo ansimando entrambi e mentre tre dita scavavano nelle nostre intimità, le lingue non risparmiavano le aste che venivano lentamente segate dall’altra mano. Sentivo un po’ di fastidio allo sfintere ma avvertivo anche che esso era più allargato e morbido di quello che stavo violando con la mia destra. Le mie tre estremità ora entravano e uscivano attraverso il valico poco usato per renderlo pronto al piacere che il culo poteva dargli. E questo arrivò sorprendendo Goffredo che, rantolando, cessò di dedicarsi a me ma si aggrappò al movimento della mia mano lasciando che l’orgasmo gli facesse contrarre le pareti intestinali e contemporaneamente schizzare il suo nettare bianco, liquido che cercai di intercettare con la bocca trattenendone un po’ dentro. Lui riuscì a riprendere il controllo dopo un minuto e si dedicò a portarmi finalmente al compimento desiderato. Gli inondai il viso di sborra biancastra e, per scusarmi risalii verso il suo viso e lo baciai trasferendo un po’ del suo seme che ancora albergava nel mio cavo orale. “Sei un po’ porco Giulio!” “Però ti è piaciuto che facessi il porco e questa sera lo farò con il tuo uccello dentro di me …” Con questa promessa ci lasciammo.
Prima della rappresentazione incrociai Andrea e gli chiesi “Ma hai mai preso il cazzo di Goffredo?” “Oh sì è enorme!” “E non ti è piaciuto?” “Beh, quello che non mi piace sta nel fatto che ti fa sempre male all’inizio perché non cura bene la preparazione del partner. Tu sei molto attento e io … ti preferisco” Arrossì un po’ dicendomi questo, quindi ci salutammo. Sul palco, durante la scena del matrimonio, Goffredo fece una variante, mi scostò il perizoma e quindi i nostri due uccelli scorrevano l’uno contro l’altro senza alcuna separazione a dividerli. Avevamo entrambi i bastoni duri e lunghi, ma soprattutto questo non era altro che l’aperitivo di quanto sarebbe avvenuto dopo in albergo. Avvertivo un insano formicolio dentro l’intestino: l’inculata della notte precedente aveva lasciato il segno perché non vedevo l’ora di farmi infilare dal batocchio del mio partner e dare così pace al prurito che mi tormentava le viscere. Quando lui bussò alla porta ero già nudo e avevo cominciato a spalmarmi un po’ di lubrificante, gli aprii come ero e lui mi abbracciò cercando voglioso le mie labbra. E mentre mi baciava le sue mani percorrevano voraci la mia pelle alla ricerca del piacere del tatto. Mi stese sul letto e, frenetico, mise le mie gambe sulle sue spalle: era proprio infoiato! Non mi penetrò subito ma mi titillò il buchetto con il suo glande durissimo per un po’ fino a che non cedetti e lo accolsi in me. Gli bloccai i fianchi perché non entrasse tutto subito e lui capì arrestandosi appena dopo l’anello sfinterico e rimandando a dopo la deflorazione completa del mio culo. Mi ciucciava i capezzoli, mi baciava in bocca, poi tornava al mio petto e infine mi infilzò tutto con la sua fiocina ed io, come un pesce spada attraversato dall’arpione, ebbi uno scatto del bacino verso l’alto. Assaporò il pieno contatto con le mie pareti intestinali e poi prese a venire su e giù dentro di me. Cominciavo già ad essere eccitato, rantolavo ansante parole sconnesse, il mio uccello gocciolava liquido prostatico, assaporavo pienamente il mio donarmi completo al profanatore delle viscere. Dopo qualche minuto si fermò, estrasse completamente lo strumento di piacere e volle che mi posizionassi a pecorina, affamato di cazzo mi girai subito stendendo la testa sul letto e aprendomi le chiappe con le mani fino a che lui non riconquistò le posizioni precedentemente occupate. Ogni colpo era una scarica elettrica che partiva dalla mia intimità più profonda per attraversare poi il cervello iniettando raffiche di piacere puro. Non potevo donarmi maggiormente al mio defloratore e lasciai allora che fosse lui a guidarmi nei meandri della goduria verso le vette del piacere. Mi sentivo dilaniato, aperto, violato profondamente, ma al tempo stesso volevo che aumentasse fino quasi all’annientamento completo. Anche quella notte me ne venni con un orgasmo anale squassante prima che il mio amante spargesse il suo liquido a coronamento del suo piacere. Ci stendemmo su un fianco senza neanche togliere il suo uccello dal mio culo ma lasciando che i tessuti si ritirassero autonomamente e così prendemmo sonno. Nella medesima posizione mi risvegliai l’indomani, cosciente che il cazzo di Goffredo premeva contro il mio didietro. Avevo le terga indolenzite ma il ricordo del piacere goduto a piene mani ebbe il sopravvento e mossi le chiappe verso di lui. Mugolando si risvegliò trovandosi con un culo che si muoveva verso la sua asta. Quel mattino mi inculò con dolcezza, quasi al rallentatore, mentre stavamo sul fianco entrambi e così ebbi modo di assaporare con pienezza tutto il suo bitorzoluto randello, millimetro quadro per millimetro quadro, esplorai con le mie pareti intestinali ogni singolo punto di quel magnifico esemplare di cazzo. Venne prima lui stavolta ma continuò a segarmi fino a che anch’io non raggiunsi la vetta agognata.
Quando giungemmo nella nuova città dove la sera dopo avremmo recitato ritrovammo Max che ci aspettava. Aveva un paio di giorni liberi dai suoi impegni e si sarebbe fermato con noi per le rappresentazioni. Facemmo una visita e una prova nel nuovo teatro per abituarci alle misure quindi libera uscita per tutti. Ma x prese direttamente una matrimoniale per me e lui. Una volta in camera volle sapere chi mi ero scopato. Mi incazzai “Sei uno stronzo! Prima vuoi che tenga il mio culo a disposizione di tutti e poi ti incazzi se qualcuno ne approfitta!” Rise “Ma potresti sempre appartarti con Fernando che sicuramente non ti violerebbe …” “Oh bella! Ma non sai che Fernando fa coppia fissa con Luca da due mesi? Prendono oramai la camera matrimoniale in ogni albergo ..” Sorpreso “Ah si? E gli altri che fanno?” “Beh Andrea è a disposizione e Goffredo ed Enzo sono quelli che ne approfittano. Ma Enzo, Giovanni e Osvaldo si fanno ogni sera un ragazzo della troupe diverso a testa. Hai proprio messo in piedi un bel carnaio! Tanto è vero che quel paio che si trovano con il culo disoccupato si scopano tra di loro!” “Ah e succede tutto questo sotto i miei occhi!” “Beh proprio sotto i tuoi occhi non direi visto che non te ne eri accorto. Ma non era questo che volevi?” “Non cambiare discorso. Io volevo sapere chi ti ha scopato” Lo guardai malizioso “Perché lo vuoi sapere. Vuoi forse scoprire cosa faccio di strano, o se godo di più, o cosa … ?” intanto gli avevo aperto la patta e stavo massaggiando voglioso il suo uccello. “Non hai risposto … “ “E’ stato Goffredo che ha scopato con me. Vuoi sapere come è stato?” La mia mano aveva scoperchiato l’altarino e lo stava segando voluttuosamente. Max sembrava gradire il trattamento tanto che mi attirò a sé e mi baciò, chiedendomi poi “Volevo solo sapere se ti ha trattato bene …” Ero convinto che fosse una balla ma era meglio non fare chiarezza e tenersi nel vago anche perché i rapporti tra i due erano strani e non ben definiti. Si capiva che si stimavano ma al tempo stesso erano come due galli nel pollaio. “E’ stato violento, tu sei molto più dolce, ma per questo non meno duro …” Quella sera scopammo come ragazzini innamorati e Max mi inculò alla missionaria. Ma, quasi come sempre, l’indomani fui io a ricambiare la visita nel suo didietro e lui mostrò di gradire assai il trattamento quasi fosse qualcosa che gli era mancata.
Cominciò una settimana strana, quando c’era Max scopavamo insieme una volta passivo, un’altra attivo. Quando lui era impegnato con gli affari che stava portando avanti, era Goffredo che mi voleva nel suo letto matrimoniale inculandomi alla sua maniera e facendomi toccare vette di piacere mai toccate prima. Fu una mattina quando ci risvegliammo assieme nel lettone che fui colto da un desiderio un po’ porco. Avevo notato le sue natiche sode e pronunciate, mi ero immerso nell’afrore del suo culo quando l’avevo leccato, avevo violato le sue intimità fino a portarlo all’orgasmo con tre dita piantate dentro, mi mancava solo di incularlo. Cominciai allora un bocchino mentre lui si stava lentamente risvegliando. Lo lavorai per bene come quando ci concedevamo dei bei 69. Ma non mi concentrai solo sul suo splendido bastone, cominciai a tormentare anche l’ingresso all’umida caverna del piacere. Lo avevo fatto altre volte e lui lasciò che continuassi assaporando così un risveglio che si stava rivelando estremamente piacevole. Passavano i minuti e il suo buco veniva violato e lubrificato con costante applicazione tanto che oramai il rantolio del suo respiro si era fatto ancora più affannato e lui non reagiva più ma si era abbandonato al ritmo del piacere che gli stavo procurando. Scivolai davanti a lui senza abbandonare la posizione nel suo culo, posizionai le gambe sulle mie spalle, presentai il mio birillo all’ingresso del paradiso. Goffredo fece un gesto come se volesse respingermi o se avesse paura ma poi lasciò che il destino avesse il suo corso e, quando spinsi dolcemente, non fece resistenza. Al contrario di quanto faceva lui, avanzavo lentamente, aspettando che i tessuti si adattassero all’intruso e, solo quando fui dentro fino in fondo rimasi lì un minuto a godermi la calda sensazione di sentirmi l’uccello stretto e circondato dalle umide pareti intestinali. Feci qualche movimento rotatorio con il bacino, leccai e succhiai i suoi capezzoli, poi lentamente come ero entrato me ne uscii. Lui era con gli occhi sbarrati, sorpreso da quanto gli stava succedendo, ma, credo, anche dal piacere inaspettato che lo stava avvolgendo come una calda coperta in una sera d’inverno. Cercai di dare il meglio del mio repertorio e seppi di esserci riuscito quando fu proprio la sua voce roca a chiedermi “Spaccami il culo! Dai rompimi tutto” Era fatta, allora sciolsi le briglie e partii per la cavalcata che portava, attraverso le praterie della libidine, alle vette più alte del piacere. I colpi si succedevano con intensità e frequenza sempre maggiore fino a che non avvertii le tipiche contrazioni dell’orgasmo anale e gli schizzi di sborra cominciarono a spargersi sulla mia e la sua pancia. Diedi ancora qualche colpo e poi anch’io mi accasciai pago su di lui. Qualche minuto dopo, ritrovato il ritmo regolare del respiro, mi fece “Mi hai preso alla sprovvista ma non ti ci provare ancora …” “Perché non ti è piaciuto?” “No è che …” “Il motivo è che tu sei un galletto attivo e credi che sia infangante prenderlo nel culo, ma soprattutto godere di culo!” “Beh può essere però ..” “Goffredo hai un cazzo che farebbe la felicità di tutti i culi e le fighe della terra, ma perché vuoi negarti altri piaceri? Non pensi che stasera mi scoperai meglio proprio perché stamani hai goduto come un vero porco con il tuo culetto?” Erano argomenti molto convincenti e lasciai che si sedimentassero nella sua mente: certe cose si capiscono ma sono difficili da accettare.
La sera, come previsto, fu molto più dolce nella sua penetrazione e si curò anche del piacere del partner: fu un’inculata memorabile. Sarei diventato passivo se avessi saputo che ogni volta sarebbe stata come questa! Il mattino ripetemmo l’esperimento con lui penetrato da me. Un paio di giorni così poi cambio di città e anche stavolta giunge Max in una pausa dei suoi affari. Dopo la recita e la cena tutti in albergo. Ci presentiamo in quattro al bancone: io, Max, Goffredo ed Andrea. Goffredo precede tutti e mi fa “Allora Giulio ti aspetto in camera mia” Max lo guarda incazzato e replica “No Giulio viene da me!” “E perché visto che sono stato io a chiederlo per primo?” “Perché quando ci sono io lui è sempre stato con me …” Stavano per litigare e li bloccai subito “Adesso vi metto d’accordo io! Tra dieci minuti tutti e due nella mia stanza solo con l’accappatoio!” Mi girai e me ne andai in camera. Ebbi appena il tempo di spogliarmi e di mettere un po’ di tubetti in giro vicino al letto da una piazza e mezzo quando sentii bussare. Andai ad aprire e me li ritrovai entrambi davanti che si guardavano in cagnesco. Li portai vicino al letto e presi in mano i loro batacchi cominciando un bel discorso “Allora miei cari, mi sembra che sia ora che la smettiate di fare i ragazzini che giocano a chi piscia più lontano. Fate tanto i galletti però quando ve lo metto dentro mi implorate di non smettere … “ “Cosa?” esclamarono entrambi guardandosi adesso con uno sguardo di interesse. “Penso che sarebbe il caso che cominciaste a conoscervi bene anche sessualmente perché nessuno di voi deve vincere, ma dovete godere tutti e due. Forse sarebbe interessante se cominciaste con un bel 69 “ E così dicendo li spinsi l’uno nelle braccia dell’altro. Fu come se fosse caduta una diga: si abbracciarono e baciandosi cominciarono a palparsi vicendevolmente. Io mi allontanai in silenzio, aprii la porta controllando che non ci fosse nessuno in corridoio e, nudo come un verme, andai a bussare alla porta di Andrea. Mi aprì quasi subito fissandomi stupito nel vedere in quale stato mi trovavo. Entrai di corsa e lo abbracciai mentre chiudevo la porta. “Abbiamo tutta la notte per noi!” “E gli altri?” “Stanno approfondendo la conoscenza!” Ridendo ci gettammo tra le coperte e cominciammo a scopare come liceali. L’indomani ci svegliammo in tempo per andare a fare la colazione prima che chiudesse il bar dell’albergo e grazie ai cambi di Andrea non ci dovetti andare nudo. Trovammo nel salone Giovanni che non appena ci vide mi assalì “Ma cosa hai combinato questa notte che non sono riuscito a chiudere occhio per tutta la notte?” “Oddio si sentiva tutto” “Tutto? Ti posso anche dire cosa urlavate: prima uno –sfondami tutto fino in fondo- poi l’altro –rompimi il culo col tuo cazzone- e poi tutto il resto. Basta domani chiedo di cambiare stanza!” E se ne andò borbottando. Recuperammo un vassoio con due porzioni di caffè, succo, torte e brioche e andammo in stanza mia. Li trovammo teneramente abbracciati, i muscoli del viso finalmente rilassati. Ci sedemmo a bordo del letto svegliandoli dal loro meritato riposo. “Se non ci fossimo noi mi sa che saltavate la colazione e sarebbe un peccato …” “Perché ?” fece Goffredo “Perché dovete recuperare le energie e, mi raccomando la prossima volta cercate di fare meno casino perché c’è gente che non ha chiuso occhio dal casino che usciva da camera mia” Risero entrambi scambiandosi uno dolce sguardo complice “Sapete io avrei un paio di idee da sottoporvi” “Parla” “La prima è questa: che ne dite se dalla prossima città prendiamo due matrimoniali, una ufficialmente per Max e me, l’altra per Andrea e Goffredo, solo che in una ci andate voi e nell’altra ci andiamo io e Andrea?” Scambio di sguardi e Max disse “Si può fare. E l’altra cosa?” “Per l’altra cosa avrei pensato che …”
Una settimana più tardi arrivò Giannina per prendere le misure anche per Andrea, perché la seconda cosa che avevo proposto, e che era stata accolta, consisteva nel fatto che a Milano avremmo cambiato squadra: io sarei stato Romeo e Andrea invece Giulietta. Oramai i suoi riccioli biondi erano sufficientemente lunghi per poter essere acconciati come quelli di una fanciulla veronese. Chiesi di poter assistere alle prove dei vestiti per dare il mio contributo di utilizzatore e fui accettato. Giannina faceva come al solito la provocatrice strusciandosi con le tette e toccando appena possibile l’uccello di Andrea che subiva divertito le sue avances. Ma questa volta eravamo in due e la sartina un po’ birichina avrebbe trovato pane per i suoi denti o meglio cazzi per la sua figa. Finite le prove Andrea si stese nudo con il batacchio in tiro su un divano e cominciò a scuoterlo quasi fosse un’esca per la passera di Giannina. Questa non si fece attendere e si mise a cavalcioni del mio amico e si infilzò completamente il randello nella figa umida. Ma lei non si aspettava che anch’io avessi un ruolo attivo, e che ruolo! Le arrivai alle spalle e la spinsi in avanti con la schiena e mi posizionai a leccarle il buchino che così era esposto e provocante. Fu un lento lavorio per snervare le difese ataviche, ma lei non riusciva a gestire due assalti contemporaneamente davanti e dietro, e fu così che dovette cedere. Quando la sentii pronta cominciai a forzare l’apertura posteriore lentamente. Era strano sentire, mentre mi infilavo, le oramai note forme dell’uccello di Andrea che si fregavano con il mio separate solo da un leggerissimo diaframma, ed era anche estremamente eccitante. Lo era anche per la nostra sarta che ora così faceva il ripieno del tramezzino. Ero solo io che mi muovevo e provocavo eccitazione con lo scorrimento del mio membro contro quello di Andrea che intanto stava palpando e succhiando le belle tette della nostra vittima. Ad un certo punto fu come se si fosse rotta una diga e venimmo travolti entrambi dallo scatenarsi dell’orgasmo di Giannina che, incurante dell’innaturalezza della posizione, iniziò a dimenarsi scomposta facendosi infilare ora dal mio uccello ora dal randello di Andrea. Sentivamo crescere l’onda del piacere e la seguimmo fino a che essa non trovò il suo giusto compimento. Passarono diversi minuti prima che ritrovassimo il ritmo giusto del respiro e i tessuti squassati dalla goduria più laida si ricomponessero. Giannina sfiancata era distesa in mezzo a noi due ed accarezzò la testa ad entrambi mormorando “Siete proprio due birichini!”.
Una settimana dopo eravamo pronti per la prima a Milano. L’aria che si respirava era tesa come quando stavamo per esordire a Roma. Milano era una piazza molto importante e sarebbe stato significativo riuscire bene anche qui perché avrebbe significato la consacrazione del gruppo. Prima di prepararmi dietro le quinte, sistemai la mia parrucca da paggetto, passai nel camerino di Andrea e lo rimirai: aveva finito di truccarsi e di preparare le trecce bionde. Se non avessi saputo chi era l’avrei scambiato per una ragazza, una bella ragazza, la mia “ragazza”. Si perché oramai passavamo ogni minuto libero assieme ed era piacevole scoprire che avevamo molti gusti in comune e che ci completavamo a vicenda su tanti aspetti della vita comune. Oltre che per il sesso. “Come va?” chiesi “Me la sto facendo letteralmente addosso! Sarò andato tre volte al cesso nell’ultima ora!” “Beh sei più bravo di me perché io ci andai quattro volte. Stai tranquillo perché basta che fai quello che combiniamo di solito e vedrai che non avrai nessun problema!” Gli diedi un bacio in fronte e mi avviai dietro le quinte. Al solito la tragedia venne seguita con un silenzio innaturale fino a che non ci fu la scena del matrimonio e calò il sipario per il cambio di scena. Fu un uragano di applausi e alcuni spettatori urlarono anche la loro approvazione: il più era fatto! Il seguito proseguì in discesa e ci portò alla fine e al tripudio conclusivo quando l’intera troupe venne chiamata più volte a ricevere l’ovazione entusiasta della platea e del teatro tutto. Era andata! L’indomani tutti i quotidiani se ne uscirono con commenti esaltanti e il cui commento di fondo era sempre che Max aveva colpito un’altra volta ma anche che erano nate due stelle: io e Andrea. Terminata la tournee ce ne ritornammo tutti a Roma e, questa volta, io e Andrea cercammo un appartamentino in affitto con due camere (era meglio non inquietare troppo le nostre famiglie) e ci sistemammo per un breve periodo di riposo e vi passammo un paio di mesi. Sessualmente le cose filavano molto bene tra noi, io ero prevalentemente attivo ma non disdegnavo a volte di assaggiare il biscotto di Andrea nel mio culo. Ci eravamo tenuto l’armamentario di Giulietta e talvolta lo usavamo per il nostro diletto e le fantasie sfrenate. Di tanto in tanto percepivo un prurito strano all’interno nelle pareti intestinali e questo significava solo una cosa: che avevo nostalgia del cazzo superbo di Goffredo. Ne parlammo e fu Andrea stesso a proporre: “ma perché non organizziamo una serata a quattro visto che Max e Goffredo sono ancora insieme?” Detto fatto un paio di settimane fa telefoniamo a Max il quale esordisce dicendo “Ci avete preceduto. Siete invitati a cena stasera a casa mia perché io e Goffredo dobbiamo parlarvi di una novità”. Accettammo di buon grado e, puntuali, ci presentammo con tanto di mazzetto di fiori, dolce e bottiglia di vino.
Ci accolse un Max con il suo solito accappatoio ma senza il pizzetto mefistofelico e con i capelli tagliati decisamente in maniera diversa. Ci abbracciammo e ci baciammo sulle guance e riuscii a sbirciare un attimo tra le pieghe dell’indumento che copriva Max scorgendo che era agghindato con calze nere e relativo reggicalze in tinta. Accidenti come era cambiato! Ci venne incontro anche Goffredo sorridente con i capelli rasati alla Luca Zingaretti e fu molto bello riabbracciarlo. La prima parte della buonissima cena fu dedicata ai pettegolezzi: era tutto un susseguirsi di “Lo sai che sta facendo Giovanni?” oppure “Lo sai con chi si scopa Enzo?” e via dicendo. Mi venne in mente una persona cui dovevo essere molto riconoscente e chiesi di Fernando. Max scoppiò a ridere “Lo sapete cosa ha combinato il nostro caro Fernando? Ha talmente ubriacato con il suo culo Luca che l’ha convinto ad andare in Spagna dove si sono sposati e adesso sono in luna di miele ai Caraibi. Gli ho telefonato che se non ci manda una cartolina lo cancello da tutte le prossime rappresentazioni e lui mi ha cinguettato – devo trovare il tempo quando Luca mangia o dorme perché siamo sempre molto impegnati- Che tipo!” “Beh son proprio contento per entrambi!” me ne uscii e Goffredo mi fece “Già ti ha aiutato molto nella scelta dell’attore giovine! Mi ricordo ancora quando sono entrato nel camerino per incularti ed eravate tu e lui in mezzo a quel carnaio che prendevate cazzi da tutti! Per forza hai avuto tutti quei voti!” Poi si passò a parlare di lavoro. Max aveva chiuso un contratto per la realizzazione di un film che sarebbe stato presentato a Cannes e stava lavorandoci con la collaborazione di Goffredo che scriveva la sceneggiatura con lui. Non avevo dubbi su chi comandasse in quella parte di relazione. L’interesse dei due per noi era dovuto al fatto che dovevano cercare due protagonisti giovani, uno biondo e uno castano, per il film e avevano pensato a me e ad Andrea. Era una proposta eccezionale e la accogliemmo come si accetta la manna dal cielo, anche perché economicamente era proprio interessante. Oramai avevamo finito di mangiare e parlammo per un bel po’ del film che ci aspettava, dei tempi, dove sarebbe stato girato, eccetera. Fu in un momento di pausa che me ne uscii rivolto a loro “Però non avete parlato molto di voi. Come vanno le cose tra voi? Ho fatto bene a portarvi in camera mia quella sera oppure non ho capito niente di voi due?” I visi di entrambi si sciolsero in una espressione di dolcezza, si strinsero la mano sopra la tavola e, guardandosi negli occhi risposero “Hai fatto benissimo!” “Stiamo proprio bene e mi chiedo perché abbiamo buttato via tanto tempo”. Andrea arrischiò un “Ma la vostra è una coppia chiusa o aperta?” Max se ne uscì con un “Ragazzo mio io oramai di chiuso non ho più neanche il naso! Però non ci concediamo scappatelle singole, se dobbiamo cambiare lo facciamo in compagnia” “Quindi una serata a quattro …” gettai l’amo. Max mi guardò attentamente “Eh l’ho capito bene cara la mia Giulietta di prima scelta, hai assaggiato il biscotto del mio maschietto e adesso me lo vuoi mangiare tutto con il tuo culetto” “Beh anche Andrea ha un cazzo che non scherza. Non come quello di Goffredo è ovvio, ma se la cava bene lo stesso e credo che non veda l’ora di inchiappettarti mentre indossi le tue belle calze nere!” Vidi che l’idea lo attirava ma a questo punto intervenne Goffredo “Non preoccupatevi Max è una fonte di fantasia e di porcate che non ha fine. Di sicuro non ci annoieremo! E poi in fondo ci conosciamo bene tutti ed è come se restasse tutto in famiglia …” Contenti e un po’ eccitati ci avviammo verso la stanza da letto con le lenzuola di seta che oramai avevo scordato. Pensavo camminando con gli altri alla strada che avevo fatto dal mio paese, alla determinazione che mi aveva spinto ad accettare “tutto” pur di trovare la mia strada, a come mi fossi avvicinato al sesso tra uomini quasi per dovere e solo in seguito esso fosse diventato fonte di autentico piacere, sia nel dare che nel ricevere, ed in questo percorso avevo trovato l’amore. Ora invece mi dedicavo al piacere puro e, con un brivido, pensai all’uccello di marmo di Goffredo che a breve avrebbe squartato le mie viscere …

FINE
Di Ettoreschi [email protected]
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