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Gay & Bisex

Il lettore insistente


di Ettoreschi
20.03.2013    |    6.900    |    4 8.9
"Mi sentivo scoppiare dal piacere di un possesso che non avevo mai provato prima di allora ma volevo aspettare che anche Franco fosse pronto a raggiungere il..."
Il lettore insistente

In passato ho scritto alcuni racconti che ho pubblicato su questo sito. Qualche lettore è stato così gentile da scrivermi esprimendo il suo “godimento” per il mio modo di scrivere e di questo Li ho ringraziati. Alcuni di loro mi hanno chiesto di scrivere un racconto che sodisfacesse le loro fantasie, ma ho scelto di non accontentarli quasi mai.
Con qualcuno ho stretto un rapporto un po’ più profondo. Ci siamo scambiati notizie personali e lo scambio di mail è proseguito al di là dell’occasione legata al racconto specifico. Uno di questi è Franco con cui ho cominciato a intessere una relazione epistolare lunga e profonda e sono diventato il suo confidente e consulente sessuale.
Franco, come me, è in un’età di cambiamento, tra i 50 e i 60. I rapporti con la moglie sono sempre più sporadici. Avverte anche lui la necessità di trovare stimoli diversi.

Cosa ne pensavo? Ma che era la cosa più normale, anch’io avevo avuto un percorso simile (con le differenze dettate dal carattere e dall’indole). L’età grosso modo la stessa, la scarsa soddisfazione dal menage matrimoniale, la curiosità di voler provare a sparare le ultime “cartucce”, tutto questo mi aveva portato ad avvicinarmi alla “mia” omosessualità. Per Franco è lo stesso e cerco di spiegarglielo. Lui sembra accettare la mia spiegazione e dopo un mesetto ecco una nuova mail.

Bene, ero sinceramente contento per Franco, era riuscito a fare un passo avanti nel suo percorso sessuale. Confesso che ho provato un po’ di invidia perché mia moglie non vuole neanche sentir pronunciare la parola culo, figuriamoci di usarlo (sia il mio che il suo).
Da quel momento Franco non faceva che scrivermi del suo desiderio crescente di farsi inculare da un uomo in carne ed ossa e di non volere più accontentarsi dei preliminari con le dita. Io lo incoraggiavo, ma lui mi diceva che aveva troppa paura. E giù ad elencarmi tutti i motivi di paura: doveva farlo con una persona che conosceva e di cui era certo della delicatezza;
temeva il dolore che un cazzo vero piantato nel culo gli poteva fare;
temeva il trovarsi in balia di un altro uomo cui doveva concedere di infilarsi dentro di lui; e via discorrendo.
Io riconoscevo che aveva ragione, le basi delle sue paure erano vere (le avevo anch’io!) ma trovavo anche migliaia di argomenti per superare ognuna di quelle ossessioni. Il giochino andò avanti per un bel po’ fino a che non mi scrisse una mail
.
Rimasi “di merda”. Con alcuni lettori il rapporto era giunto fino al punto di scherzare raccontandoci di come ci saremmo scopati a vicenda, ma entrambi sapevamo che era appunto uno scherzo. Questa volta avvertivo chiaramente che non era per ridere, Franco diceva sul serio. Dovevo passare da una omosessualità virtuale a una fisica, reale. Ero pronto io?
Come prima cosa cercai di smontarlo
La risposta pronta fu
Andammo avanti un paio di settimane con io che cercavo di schernirmi in ogni modo e Franco che insisteva sempre più assiduo. Oramai non avevo più argomenti ma sapevo anche che la vera scusa consisteva nel fatto che anch’io temevo questo momento, in quanto che, se mi fosse piaciuto, la mia vita sarebbe cambiata, alla soglia dei 60! Incredibile. Forse fu la consapevolezza della paura e il senso di responsabilità che mi sentivo nei confronti di Franco, fatto sta che un bel giorno gli scrissi la mia capitolazione. Abitavamo in regioni confinanti e la settimana successiva passò a fissare tutti gli aspetti organizzativi.
Un martedì pomeriggio alle 16,30 ci demmo appuntamento in un bar a metà strada. Entrai in tenuta da lavoro, giacca e cravatta, perché faccio il libero professionista e avevo detto a mia moglie che andavo a trovare un potenziale cliente. Sapevo che anche Franco aveva un lavoro che gli offriva una certa flessibilità di orari e, avendolo conosciuto con questo intenso scambio di mail, ritenevo di trovarlo già lì. Difatti un uomo robusto sulla cinquantina seduto da solo ad un tavolino si drizzò tutto pieno di interesse al mio ingresso. Mi diressi verso di lui sorridendo “Franco?” “Sì. Ettore?” Un largo sorriso e una stretta di mano forte e lunga quasi a volersi conoscere più a fondo da quel primo contatto fisico.
Prendiamo qualcosa e parliamo un po’, come siamo arrivati qui, come ci siamo liberati delle mogli. Intanto ci “annusiamo” e il risultato è buono, ci siamo simpatici, c’è corrente tra di noi. Lo guardo, alto come me, sovrappeso ma non grosso quanto me, capelli brizzolati, occhi chiari, mani tozze con le dita grosse. Veste con un maglione a righe e pantaloni in tinta, una camicia chiara e mocassini, avrà anche lui ad occhio un 45 di piede. Bene, l’abbiamo tirata in lungo adesso subentra in entrambi un’ansia pericolosa: vogliamo toglierci il pensiero il prima possibile. Ho come un flash mentre andiamo verso il motel individuato tramite un amico di Franco, se corriamo dietro alle nostre ansie viene fuori un risultato di merda, bisogna frenare e rasserenarci. Il motel è di fatto uno scannatoio a ore, 50 euro per un paio d’ore cambio biancheria e asciugami, nessuna registrazione, e via avanti con i prossimi.
Ci va bene così perché non abbiamo una storia romantica in piedi, siamo amici “di penna” e fra un po’ forse anche “di pene” (ma come fanno a venirmi in testa queste battute del cazzo!?).
Leggo negli occhi di Franco un attimo di smarrimento, gli accarezzo la guancia “Senti Franco perché prima di cominciare non ci spogliamo con calma e poi chiacchieriamo un po’?” Si tranquillizza e cominciamo a spogliarci. Sbircio di nascosto e vedo che anche lui si è messo per l’occasione le mutande buone che con ordine ripieghiamo come gli altri indumenti. Siamo entrambi nudi in piedi l’uno di fronte all’altro, io con la mia trippa e le mie tette pronunciate (un orso poco peloso), lui con un po’ di pancetta e un cazzo normale, non mi sembra molto lungo ma un po’ grossetto sì. “Hai visto la casa degli orrori?” Scherzo prendendolo per un braccio e facendolo sedere accanto a me sul lettone. Parlare di me lo distrae dai suoi pensieri, e dalle sue paure, e si lancia in sperticate lodi della panza. Gli chiedo “Posso?” e intanto comincio a carezzargli la tettina e il capezzolo che inturgidisce all’istante. E’ sorpreso ma anche rassicurato che non si vada subito al sodo e allora anche la sua mano scatta a ghermire la mia tetta e a pastrugnarmela per bene.
Ci dedichiamo con le mani a prendere confidenza con il corpo dell’altro. La mia scende, accarezza la pancetta, si insinua nell’ombelico, poi carezzando di qua e di là scende fino all’interno coscia, risale lenta e finalmente ghermisce l’uccello di Franco che, come un fiore a primavera, mi sboccia letteralmente in mano. Lo faccio stendere sul letto e mi distendo al suo fianco come per fare un 69.
Continuo ad accarezzargli il cazzo turgido che svetta a pochi centimetri dal mio naso mentre con l’altra mano tormento il capezzolo. Non è molto lungo, forse 16 centimetri, è regolare ma abbastanza grosso, la cappella è veramente notevole, un diametro importante. Provo a leccargliela, non ha un gusto schifoso, insisto, fino a prenderla tutta in bocca: è veramente larga!
E’ come un campanello questa mia mossa perché Franco si precipita e comincia a leccarmi spasmodicamente l’uccello.
Continuo a prendere confidenza con la cappellona di Franco leccandola e insalivandola per bene e intanto ghermisco con la mano libera le sue chiappe. Sono consistenti anche se si avvertono i primi cedimenti dell’età. Le pastrugno per bene poi passo al solco e al buchino. Franco ha un irrigidimento involontario dei muscoli poi lo sento rilassarsi e io continuo il mio accarezzare in tondo. Mi doto del lubrificante e comincio a distribuirlo sull’esterno dell’ingresso, ma ogni volta che passo cerco di forzare un po’ di più fino a che finalmente il mio dito si infila dentro: la barriera comincia a cedere. Piano piano allargo con movimenti circolari l’anello sfinterico per sfibrarne la resistenza e intanto lubrifico (chissà dove ho letto che l’importante è la lubrificazione).
Quando riesco ad infilare anche l’indice comincio a sentire Franco che mugola soddisfatto mentre si sta dedicando al mio bastone. Lo prego di rallentare altrimenti gli sborro in bocca e, ad una certa età, la seconda ci mette un po’ di tempo. Mi dedico al buchino, ad allargarlo, lubrificarlo, snervarlo, intaccare a poco a poco le barriere difensive. Quando, un po’ a fatica riesco a infilare anche l’anulare nel culo, mi sento pronto per far fare a Franco il grande salto. Mi stacco da lui e faccio per mettermi in piedi e caricarmi le gambe sulle spalle per prenderlo alla missionaria.
Mi guarda con i suoi occhi chiari e mi chiede “Ti prego Ettore, ho paura! Facciamolo solo di bocca, per favore!” Non me la sento, la violenza non è nelle mie corde e, forse proprio per questo, sono stato scelto.
Mi riprendo il suo cazzo in bocca stringendo forte la base della canna e rinfilo a fatica le dita nel buco del culo. Mi sta salendo un po’ di incazzatura: sto stronzo mi fa venire fin qui chiedendomi di rompergli il culo e quando sono qui pronto ad assolvere il mio compito, si tira indietro e mi offre un bocchino (vicendevole) anziché una bella inculata. Le dita nel culo abbondantemente lubrificate cominciano ad andare su e giù, dentro e fuori con una furia crescente, man mano che la mia incazzatura cresce. Oramai non sto più segandogli l’uccello, lavoro solo sul culo con le dita e Franco cede, lascia il bocchino e comincia ad ansimare. Questo mi da una sensazione di potere e si può dire che prendo il mio partner per mano e lo porto all’orgasmo.
Avverto prima qualche contrazione attorno alle dita poi uno schizzo mi colpisce in viso, mi tolgo dalla traiettoria e altri schizzi di crema biancastra si levano per poi posarsi sulla mano che stringe il suo bastone caldo e pulsante e sul suo ventre, tutto questo mentre un muggito liberatorio testimonia in tutto il circondario che l’orgasmo è arrivato. Rimango fermo con le tre dita nel culo (così impara!) mentre lo sento rifiatare e spero che si dedichi il prima possibile anche a me perché sono sul punto di esplodere. Un minuto forse due poi la sua calda bocca inghiotte il mio tizzone ardente fino alle tonsille. Vengo risucchiato nel suo anfratto umido, la mano stringe con forza la base, due o tre sbocchinate e anch’io sento salire dai lombi il calore dell’orgasmo e comincio a scoparlo in bocca. Lui mi accoglie e mentre urlo “sborro” non si toglie ma riceve tutto il mio succo in gola. Accidenti! Mi sento svuotato da una pompa idraulica. In più di trent’anni di bocchini con mia moglie non mi ero mai sentito così! Forse è per questo che non riesco ad essere ancora incazzato con Franco che mi guarda ora con uno sguardo soddisfatto e compiaciuto, come un gatto che è nel grembo del padrone e fa le fusa perché ha ottenuto quello che voleva.
Dopo vuole che ci laviamo insieme per prendere confidenza, la cosa è piacevole ma non suscita ancora ricrescite veloci. Non vedo l’ora di chiudere l’incontro, lui invece vorrebbe creare una intimità e un affetto che non mi sento di provare. Lo saluto, risalgo in auto e me torno a casa.
Il viaggio mi aiuta a sbollire un po’ l’incazzatura che provo nel profondo e così, quando scendo sono tutto sommato soddisfatto di essere IO riuscito a vincere per la prima volta il timore di un contatto vero e, diciamocelo piacevole, con un altro uomo.
Il giorno dopo trovo una nuova mail di Franco

Ma come vuole anche che ci si riveda? ! Le sue parole mi avevano eccitato ma ero anche timoroso di non riuscire a sopportare un nuovo tentennamento. Gli diedi una rispostaccia esternandogli tutti i motivi per i quali avrei dovuto essere incazzato
In realtà forse volevo solo vedere quanto era determinato questa volta. La risposta non tardò ed era come me l’aspettavo: decisa, fremente, dalle parole trasudava un desiderio palpabile. E allora cosa fare? Lasciarsi trasportare dalla forza degli eventi e dall’insistenza di Franco: un nuovo appuntamento stesso posto, stessa ora, gli dissi solo che per punizione pagava lui il motel e procurava lubrificanti e preservativi. Durante il viaggio ero consapevole che l’essersi conosciuti e sapere cosa ci aspettava, almeno per me, rappresentava un motivo per scacciare via qualsiasi paranoia e concentrarmi invece sul bello di quanto mi attendeva: finalmente l’avrei messo nel culo! Arrivai con un’erezione pericolosa, perché avevo vissuto nella mente più volte cosa sarebbe avvenuto di lì a poco. Anche Franco era visibilmente eccitato. “Franco calmiamoci perché qui sennò fra due minuti abbiamo già finito tutto e non mi sono ancora tolto le mutande!” Entrambi avevamo una ultra trentennale esperienza di vita coniugale e calmammo subito i bollori. Ci spogliammo, facemmo con calma un bidet e ci stendemmo sul letto.
All’inizio furono solo carezze, poi con sempre maggiore passione ripercorremmo quanto già fatto la volta precedente. Mi dedicai al suo buchino mentre lo sbocchinavo lentamente, quasi con distrazione. Pian pianino, lubrificando continuamente, sforzai le difese e le stremai con un lungo e lento lavorio di dita. Quando le tre dita scorrevano ormai senza più difficoltà e Franco rantolava mi sentii pronto lo girai e presi le sue gambe a portarle sulle mie spalle. Avevo già infilato il cappuccio ben spalmato di crema sul mio bastone ardente e lo appoggiai all’ingresso del paradiso. Strofinai un paio di volte la punta sul forellino premendo appena mentre Franco teneva le sue chiappe aperte il più possibile.
“Quando vuoi mi fai un cenno e se fa male me lo dici che mi fermo” Lui annuì poi mi sussurrò ad occhi chiusi “Vai” Premetti appena un po’ di più e mi fermai. Un altro colpetto e una sosta e così fino a che la cappella non superò l’anello sfinterico. Anziché continuare l’affondo tornai fuori e ripetei l’ingresso e così un altro paio di volte quasi a stroncare ogni resistenza all’ingresso. Quando spinsi a fondo il mio cazzo, durissimo, venne accolto nel condotto umido, stretto e caldo del mio amante. Sostai quando arrivai alla fine del percorso e mi dedicai a baciare i capezzoli e a mordicchiarli mentre con il bacino facevo un movimento rotatorio ad allargare il buco del culo.
Mi tirai indietro fino a metà poi entrai a fondo nuovamente e sostai come prima ruotando il bacino.
Con voce rotta dal desiderio sussurrai “quando vuoi ti spacco il culo!” Franco era ancora ad occhi chiusi con una smorfia che era al confine tra il fastidio e il languore ma mosse impercettibilmente il culo verso il bastone che lo stava violando “Dai rompimi il culo” Era quanto aspettavo. Lo tirai fuori e poi lo infilai fino in fondo e così più volte, prima lentamente, poi più velocemente, quindi ancora una volta lentamente, quasi ad assaporarmi ogni millimetro di quel culo pulsante che mi stava accogliendo . Mi sentivo scoppiare dal piacere di un possesso che non avevo mai provato prima di allora ma volevo aspettare che anche Franco fosse pronto a raggiungere il suo traguardo. Con le gambe mi circondò la schiena quasi a volermi spingere ancora più dentro di lui e prese ad urlarmi sconcezze di ogni tipo. Oramai anch’io ero lanciato a cogliere il mio godimento più profondo e quelle parole erano un eccitante ulteriore. “Dai spaccami il culo! Così! Più forte!” Ogni parola un colpo sempre più a fondo con il mio uccello incredibilmente ancora più duro. Quando stavo per venire avvertii delle contrazioni violente attorno al mio cazzo e l’uccello di Franco prese a schizzare la crema del suo piacere. Non ressi oltre e me ne venni anch’io sborrando nel preservativo. Mi accasciai ansante su di lui che respirava affannosamente (eh i chili si sentono!).
Franco mi guardò, l’espressione si sciolse in un dolce sorriso e, come fosse la cosa più naturale del mondo, mi baciò.

Perché Vi ho raccontato questo episodio? In primo luogo perché sono contento di essere stato proprio io ad aver aiutato Franco a superare la barriera psicologica che gli impediva di godere appieno del proprio corpo. Oggi Franco continua a marcare per dovere coniugale il cartellino del sesso con la propria moglie ma alcune volte al mese si vede un paio d’ore con un bancario che lo sfonda per bene; poi mi scrive e mi racconta con tutti i dettagli cosa hanno fatto, sono dei veri e propri porconi e io mi devo tenere per non sborrare nelle mutande!
Il secondo motivo è che quella volta anch’io ho superato la barriera psicologica e finalmente ho cominciato a fare sesso con un uomo e non solo a scriverne.
Adesso cerco anch’io il mio bancario e non è detto che tra i due debba essere solo io a rompergli il culo…

Ettoreschi[AT]yahoo.it
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