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L’estate di Gianni - 1 La spiaggia


di Ettoreschi
29.09.2008    |    29.325    |    3 8.4
"Lentamente la spiaggia si stava ripopolando dagli stessi inquilini del mattino che avevano evidentemente trovato anche loro dei posti per ripararsi..."
A diciotto anni gli ormoni girano a mille e anche per Gianni era così. Si trovava al mare con i nonni nella grande casa che avevano in riviera ligure e dove finiva ogni anno per tutta l’estate, dal momento in cui chiudevano le scuole, senza neanche aspettare di sapere come era stato promosso, fino al giorno prima di ricominciare con la solita fatica annuale. I genitori venivano per il week end, tranne a metà agosto quando, come tradizione, per due settimane partivano per la crociera che rappresentava le loro agognate vacanze via da tutto, dal lavoro e dai figli, sì perché Gianni aveva una rompiballe come sorella, Elisa quattordici anni e una tendenza a rompergli le palle e a circondarsi di amiche sceme e bruttine per di più.
Lui forse non era un adone, era un po’ sovrappeso perché pesava quasi un quintale per un metro e ottanta, ma, grazie all’età, era agile e scattante tanto da non sfigurare nella squadra di pallavolo della classe al liceo. Dicevamo che gli ormoni girano a mille e quest’anno Gianni si era ripromesso di perdere la verginità. Era stanco di accontentarsi di bacetti e palpatine più o meno spinte, voleva volare alto. Ma non era facile. Certo le ragazze lo trovavano simpatico, ma quelle della sua età volevano farsi trombare almeno da ventenni, quelle più giovani gli facevano cadere le palle da quanto bambine erano ancora e credeva che, una volta portate in qualche luogo appartato si sarebbero messe a piangere senza dargli quello che desiderava.
Passava quindi le giornate a farsi grandi seghe, una la mattina, una il pomeriggio e infine la sera tardi a letto. Dopo un paio di settimane comprese che restare nella spiaggetta dove andavano i nonni e dove Elisa si trovava con le cretine delle sue amiche non gli avrebbe mai permesso di poter cogliere nessuna opportunità. Allora si mise d’accordo con i nonni per passare la giornata fuori, in altre spiagge, portandosi dietro un bel libro, qualche frutto e da bere nel suo zainetto. Esplorò in maniera sistematica prima le spiagge conosciute, poi le radure meno frequentate fino a che un giorno non giunse improvvisamente, dopo essere passato per un sentiero scosceso, in una piccola rada dove si trovavano non più di una decina di persone. Si guardò intorno e solo allora realizzò che erano tutte nude! Involontariamente arrossì e pensò in un primo momento di fuggire a gambe levate, poi riprese il controllo e decise che no, non voleva scappare, voleva provare anche questa esperienza.
Stese l’asciugamano e con fare disinvolto si tolse il costume salvo fiondarsi subito a pancia in giù per coprire le sue vergogne. Il sole era abbacinante ma pian pianino riuscì a focalizzare quasi tutte le persone intorno a lui che si stavano rosolando come lucertole. “Con quel culetto così bianco ti consiglio una bella crema ad alta protezione altrimenti non ti potrai sedere per una settimana!” Una voce calda e decisa venne da un paio di metri alle sue spalle, Gianni si girò e intravide un tranquillo signore, forse un po’ cicciottello, che lo sbirciava sorridente da dietro una pancetta che sovrastava un uccello ora a riposo. “Grazie” rispose Gianni e pensò “Adesso come faccio che non ho la crema?” Ma l’altro sembrò leggergli nel cervello e tramestando nella borsa da spiaggia vicino a lui gli disse “Adesso ti lancio la mia” Non fece in tempo a ringraziare che dovette alzarsi in ginocchio per prendere al volo il tubetto prima che cadesse. Così facendo espose agli occhi indagatori del signore e degli altri inquilini della spiaggia il suo pisello. Un po’ se ne vergognò ma poi se ne fregò perché da quello che aveva intravisto era forse l’uccello più giovane che volava su quella spiaggia. Con questo pensiero in testa si spalmò abbondante crema su tutte le chiappe.
“Anche in mezzo. Non hai idea dei danni che può fare questo sole” La solita voce dell’uomo alle sue spalle. Si passò la crema anche lungo il solco e , già che c’era un po’ anche sul buchino e sulle palle e l’asta che avrebbero potuto essere esposte anch’esse al sole. Venne il momento di riconsegnare la crema e fece pochi passi verso il signore “Grazie mille” disse allungando il tubetto “Non ti far scrupoli a chiederne ancora perché quella che hai messo ti basterà per una mezz’ora al massimo!” Si girò a mettere la crema in borsa e ritornò alla lettura del giornale. Gianni si ridistese di nuovo pancia a terra e si abbandonò al caldo abbraccio del sole chiudendo gli occhi. Si sentiva stranamente bene a posto, ora capiva perché i nudisti preferivano questa pratica! Si distese ancora meglio le membra allargando le braccia dal corpo e le gambe, quasi a volersi bere tutto il sole possibile. Si sentiva a suo agio perché la temuta erezione imbarazzante non veniva, l’altra cosa che temeva, cioè il confronto con altri cazzi, lo stava lasciando tranquillo perché tutti erano rigorosamente a riposo e si concesse una valutazione dei suoi compagni d’avventura.
Sulla sinistra, un po’ appartati una giovane coppia di biondi, probabilmente scandinavi, lei con delle tettine piccole ma sode che svettavano dal suo corpo minuto, lui esponendo solo delle chiappe alte e consistenti. Venivano poi un paio di coppie, che dovevano esser assieme, di cinquantenni ben messi di carne, le signore con i seni larghi che cominciavano a cedere sotto il peso degli anni. C’erano poi due zitellone magre e secche (forse inglesi) che dovevano avere forse sessant’anni. Infine quasi davanti a se una coppia di ragazzi trentenni, belli muscolosi, forse palestrati che dall’abbronzatura denunciavano una frequentazione ormai quindicinale di quella spiaggia.
Il suo pensiero si soffermò su ognuno di questi cercando di cogliere nelle femmine presenti qualche spunto, qualche immagine da registrare nella propria mente per poi riutilizzare quando si sarebbe segato. Ma, anche con tutta la fantasia di questa terra, e cercando di essere il più laido possibile, gli rimasero solo alcune istantanee della bella scandinava troppo lontano dai suoi occhi. Percepì un piccolo movimento tra i ragazzi davanti a lui, guardò meglio e vide che la mano di uno di questi carezzava dolcemente la mano dell’altro. “Vuoi vedere che …” E la sua attenzione venne calamitata dalla coppia di trentenni. Li osservò con attenzione per quanto gli fosse possibile data la posizione che gli faceva vedere in primo piano le piante dei piedi e a seguire gli uccelli mollemente posati di traverso e i muscoli addominali. Le carezze continuavano e qualche volta anche l’altro, quello più moretto e riccio, il primo era castano e liscio con i capelli lunghi raccolti a coda di cavallo, accarezzava la mano dell’amico (o dell’amante).
Gianni si accorse che ora il suo sguardo si stava focalizzando sempre di più sui due membri e su quella zona scura che si intravedeva in fondo alle gambe. Gli uccelli erano a riposo ma lui colse lo stesso le differenze con il proprio e tra di loro. Ad un certo punto uno dei due si scappellò la punta mettendo in risalto un glande a riposo puntato verso l’alto. Percepì che l’immagine colta stava producendo un certo movimento nelle sue parti basse e prima non ci badò poi rammentò la presenza alle sue spalle del signore della crema solare. Si sentì gelare, poi diventare di fuoco, voleva chiudere le gambe e scappare ma sapeva allo stesso momento che non poteva fare niente di tutto ciò. Gli sembrò che il punto centrale del suo corpo era diventato il culo e tutto ciò che girava intorno ad esso. Pareva quasi di sentire il calore delle occhiate dell’uomo percorrere ogni centimetro della sua pelle soffermandosi proprio nel buchino che, ora si accorse, era esposto proprio alla sua vista.
Passò quasi cinque minuti con l’impressione di essere perforato nelle sue intimità, cosa che gli stava causando un principio di erezione (tra l’altro visibile proprio al suo vicino di spiaggia), poi riacquistò il controllo delle proprie emozioni e, visto che l’esuberanza dell’inquilino del piano di giù si era attenuata, pensò che fosse meglio distogliere lo sguardo da quei cazzi e girarsi a pancia in su. Non passò un minuto che una ombra oscurò il suo volto. “Forse è prezioso anche quello che hai davanti” gli disse l’uomo allungandogli il tubetto. “Oh grazie “
Gianni si mise a sedere per prendere il tubetto e non poté fare a meno di notare il membro che gli stava sventolando a qualche decina di centimetri dal volto. “Io vado a fare il bagno puoi metterlo nella borsa quando hai finito”. Detto questo si avviò deciso verso il mare. Sarà stato alto come lui, forse un paio di centimetri in più, aveva delle cosce belle robuste e tornite, come peso erano lì ma forse era più collocato sulla pancia che sul torace come era per Gianni. Il culo non gli sembrava particolarmente attizzante, forse era un po’ cadente “ma cosa vai a pensare?”.
Si spalmò per bene anche davanti. La crema era proprio buona e aveva una fragranza piacevole. Dopo averla riposta dove gli era stato detto si ridistese ma questa volta con le gambe verso il mare e non più rivolte al gentile signore. Aveva la vista di nuovo libera per vedere i due bonazzi trentenni ma non colse particolari movimenti. Un quarto d’ora dopo i due si alzarono avviandosi verso l’acqua. Gianni pensò che era ora anche per lui trovare refrigerio dal sole nelle fresche distese del mar ligure. L’acqua gli sembrò gelida, poi, dopo non più di un paio di minuti, riuscì ad abituarsi e vi si tuffò. Cominciò a nuotare e rimase sconvolto da quanto era bello sentirsi avvolto completamente dal fresco liquido senza alcun fastidioso intermediario. Gli sembrava quasi di non aver mai assaporato fino a fondo il mare prima di allora e per un attimo si perse nella vertigine dell’inaspettato piacere. Si era inavvertitamente avvicinato ai due vicini di asciugamano, stavano giocando tra di loro, toccandosi, scherzando, ridendo, facendo di sicuro qualcosa sotto il livello dell’acqua. Avrebbe voluto andare sott’acqua a vedere ma non era decisamente elegante. Allora si allontanò lasciando la baia e andando oltre un piccola barriera di scogli. Stranamente qui l’acqua era più bassa e sassosa con grossi massi che affioravano dalla superficie, non era per niente facile nuotare. Al largo era troppo fondo quindi costeggiando superò alcuni scogli più alti trovando una piccola baia riparata. Si aggrappò allo scoglio per riposare un po’, poi riprese a nuotare avanti e indietro godendo della piacevole sensazione che gli veniva dalla nudità.
Quando si fermò a riposarsi un’altra volta vide i due di prima che si erano allontanati dalla baia dei nudisti ed erano giunti dietro la barriera di scogli che li nascondevano agli occhi degli altri. Erano in piedi l’uno di fronte all’altro con l’acqua che in quel punto arrivava appena sopra le chiappe. Gianni si fermò per non farsi sentire, era a quasi cinque metri dai due, e li stava guardando attraverso una fenditura tra due scogli un po’ piegato con l’acqua che superava il livello dei capezzoli che venivano dolcemente stimolati dal sciabordio delle onde contro gli scogli.
Il moretto riccio prese per la nuca il castano e lo baciò provocando nei due, e in Gianni che stupito li guardava, una erezione ben visibile. Gli afferrò i glutei ben formati portando i due bacini a sfregarsi tra di loro. Gianni non aveva mai visto una scena del genere e ne fu subito attratto tanto che non poté non afferrare alla base il bastone che dolorosamente gli stava ricordando che non era stato ancora soddisfatto quella mattina. Allora pensò che forse il momento era buono per l’incombenza mattutina e si sistemò con i piedi ben saldi per terra, il corpo nascosto dallo scoglio e solo gli occhi a sbirciare dalla fessura. Intanto lo spettacolo continuava nel vicino palco. Il castano si mise a gambe larghe con le braccia appoggiate allo scoglio formando un angolo di poco superiore ai novanta gradi. Il moretto intanto spariva con la testa in mezzo alle gambe, poi riaffiorava e si rituffava.
Gianni intuì che la cosa aveva a che fare con il culo e si ricordò di qualcosa che aveva sentito dire sull’importanza di lubrificare il culo quando volevi farti una donna nel suo lato B. Difatti, a dimostrazione che nei bagni del liceo si raccontano molte verità, qualche minuto dopo il moretto si posizionò in piedi alle spalle dell’amico e si vide che stava armeggiando con il proprio uccello . Qualche movimento scomposto, poi ci fu come uno scatto da parte del castano che tirò la testa indietro e quindi il moretto cominciò a pompare con il classico movimento che ricordava l’amplesso, le chiappe strette a spingere più in fondo il bastone nelle intimità dell’amico.
“Lo stanno facendo ancora?” Ebbe una scossa quando la voce del signore della crema lo ghermì a non più di mezzo metro. L’erezione stava scemando e lui era tutto un rossore in viso quando si volse verso l’interlocutore. “Continua pure” gli fece l’uomo senza neanche guardarlo ma fissando la fessura tra gli scogli che apriva lo spazio alla visione dei due amanti. Gianni voleva sprofondare ma poi vide che anche il suo vicino di punto d’avvistamento aveva la mano impegnata a segare il suo randello. Lo sguardo di Gianni si soffermò qualche attimo di troppo a visionare l’asta che svettava turgida dalla mano dell’uomo per poi tornare a concentrarsi sullo spettacolo erotico davanti a lui. Cercò di dimenticare la presenza dell’altro guardone, ma con la testa dell’altro quasi vicina alla sua e con il respiro che si faceva più affannoso non era possibile. Quello che subentrò poi fu una consapevolezza diversa: aveva vissuto un paio d’ore tra i nudisti e questo aveva alla fine sradicato alcune pudicizie e poi, non era forse alla ricerca di esperienze stimolanti?
Riprese a segarsi concentrandosi sullo spettacolo che il moretto ed il castano stavano dando e la sua mano prese inconsapevolmente lo stesso ritmo che il moretto metteva nel martellare il culo dell’amante. Ora giungevano distinte le loro voci, i rantoli di passione e godimento e quello che fece veramente impazzire Gianni fu sentire il castano incitare veementemente l’amico: “Dai, ancora, sfondami, sfondami tutto!”. Come aumentavano i colpi del moretto e l’intensità dei loro sospiri così crescevano anche la frequenza delle sue segate e di quelle del suo co-spettatore e la profondità del loro ansimare. Sentirono le urla roche dell’orgasmo che travolse i due ragazzi e con pochi colpi anche Gianni fece affiorare dall’acqua il frutto del proprio piacere che si mise a galleggiare andando a raggiungere le macchie di sborra dell’uomo accanto a lui.
“Aspettiamo un po’ prima di tornare” gli sussurrò all’orecchio il suo vicino e lui annuì. Una volta spariti i due dietro la barriera di scogli che li aveva protetti dalla vista che si godeva dalla spiaggia dei nudisti, Gianni sentì l’uomo allontanarsi a nuoto. Fece anche lui alcune nuotate per circa cinque minuti poi rientrò. Sulla spiaggia tutti stavano facendo le lucertole e, con un certo stupore vide che l’uomo, passando da non so che parte, era già al suo posto steso ad asciugarsi sotto il sole di mezzogiorno. Bastarono venti minuti a Gianni per asciugarsi completamente. Stava cominciando a pensare cosa doveva fare per pranzo perché l’idea di mangiare sotto quella candela non lo attirava affatto, quando un’ombra si proiettò davanti il suo viso e la solita voce lo apostrofò “Vuoi stare qui a farti rosolare o vuoi venire all’ombra?” Bastò un attimo a decidere “Vengo con Lei” “Seguimi allora” Gianni raccolse la sua roba e corse dietro all’uomo che aveva imboccato nel frattempo un sentiero nascosto appena dietro un grande masso. Salirono lungo una specie di scala fatta di massi alti quasi mezzo metro l’uno e incassata tra rocce ben più alte fino a quando non raggiunsero uno spiazzo che dava direttamente sul mare sottostante non più di dieci metri.
Dall’altra parte del mare, nascosto rispetto al sentiero e coperto da un grande lastrone di marmo c’era un anfratto in ombra ma esposto alla brezza marina. Ci si poteva stare in piedi sotto la lastra e fu proprio lì che sistemarono le loro cose. Si sedettero vicini sui propri asciugamani e cominciarono ad armeggiare nelle rispettive borse. Ma mentre Gianni tirava fuori la sua frutta il signore prese una boccetta e, alzatosi, cominciò a spalmarsi di crema “Certo che tu precauzioni non ne prendi proprio con il sole! Questa è crema doposole e vedrai che non ti dispiacerà che te ne dia un po’! A proposito io mi chiamo Ermanno e vengo da Treviso. E tu?” “Gianni, da Milano. Ho fatto la quarta liceo e quest’anno ho la maturità!” “Da quello che ho visto la maturità con il cazzo l’hai già conseguita! Senti mi puoi spalmare la crema sulla schiena che poi la do io a te?” “Sì certo!”
Così dicendo Gianni si alzò e, preso il tubetto, si riempì le mani di crema e cominciò a spalmarla per bene sulle spalle e sulla schiena di Ermanno. L’avventura passata assieme aveva creato un’atmosfera di complicità che faceva sentire Gianni più grande, maturo e percepiva anche che Ermanno lo trattava come un suo pari, diverso certo come può esserlo un adolescente rispetto ad un uomo maturo, ma con la stessa dignità. “Lo sai che hai meno anni di mio figlio? Lui si è già laureato.” “Ma lei non ..” “Non sognarti di darmi del lei! Dopo quello che abbiamo fatto in acqua devi darmi il tu!” continuando a distribuire l’emolliente sulla pelle che avvertiva comunque vellutata e ben idratata Gianni si sentì rincuorato nella sua sensazione di complicità “Volevo dire che non porti la fede!” “Ah ma quella è una storia lunga. Diciamo che ho avuto una moglie che mi ha trapanato i coglioni per anni, a ragione direi visto che non è che le sono stato molto fedele e appena possibile portavo l’uccellino in altri nidi, ma a tal punto che veramente ha consumato tutto l’amore, l’affetto il rispetto che avevo per lei. Così quando ho scoperto che in casa avevamo sempre troppa carne in frigo ho fatto un’indagine e scoperto si faceva trombare dal macellaio del quartiere. Così ho preso la palla al balzo e mi sono separato per colpa di lei e non le ho dato nessun alimento. Adesso è in cassa alla macelleria”
Gianni rise e si sentì riconfortato dal senso di cameratismo fra i due. “Anche le chiappe” disse Ermanno, riferendosi al fatto di spalmare anche lì la crema. Gianni un po’ agitato per la situazione proseguì distribuendo l’unguento anche sui glutei un po’ cadenti del nuovo amico e complice. “Ora tocca a me!” gli disse Ermanno quando ebbe finito l’incombenza. Cambiarono di posto e volgendogli le spalle Gianni ricevette la sua dose di crema. Ermanno gliela distribuiva non in maniera approssimativa e veloce, ma quasi volesse assaporare il contatto con la pelle del giovane per ricavarne un qualche piacere. Questo dolce massaggio rendeva Gianni stranamente agitato perché gli garbava assai, attese anche con una certa impazienza e curiosità di vedere come se la sarebbe cavata con le parti basse, e tutto questo mentre continuavano a chiacchierare per conoscersi meglio. Robe tipo “Tu dove stai? Io abito qui” ecc. Una pausa per caricarsi la mano di crema poi essa scese a saggiare la dolce consistenza delle chiappe di Gianni “Uh sei messo bene anche qui, non solo davanti!” Gianni riuscì solo a fare uno stupido risolino ma era in realtà veramente compiaciuto del complimento e, con un movimento istintivo, allargò ancora di più le gambe. La mano che aveva assaporato le rotondità delle sue terga ora si insinuò vogliosa tra le stesse lungo il solco fino a ghermire il buchetto.
Stupito Gianni si accorse che la manovra non gli causava fastidio come credeva ma solo uno strano prurito nelle pieghe della pelle. Si misero poi a mangiare ognuno le proprie cose scambiandosele a vicenda e parlando tra di loro come fossero due vecchi amici. Il discorso scivolò necessariamente sullo spettacolo cui avevano assistito. Gianni si affidò ad uno stereotipo “Ma hai visto quei due frocioni! E’ veramente una vergogna che certe cose possano succedere” Stupito si sentì rispondere “E perché visto che ti hanno fatto godere e, se ricordo bene, anche molto abbondantemente! Sono solo due persone che fanno sesso. Anche noi, se qualcuno ci avesse visto, saremmo sembrati dei porci guardoni! Scusami ma io proprio non mi vergogno di quello che ho fatto: era proprio un bello spettacolo e i due scopavano veramente bene. Si vedeva che c’era intesa e hai anche sentito come godevano Soprattutto quello castano con i capelli lunghi” Gianni si ricordò allora che erano nudi, che era stato fino ad un attimo prima in una spiaggia naturista e pensò che forse farsi condizionare da luoghi comuni non era il caso visto che ne aveva ricavato anche una bella dose di piacere!
“Già, ma non dovrebbe far male prenderlo nel culo? Così dicono tutti!” “Sì tutti quelli che non hanno provato! Però è anche vero che dipende molto dal partner se è frettoloso oppure no, se rispetta i tempi per la lubrificazione del culo, se chi riceve il grande regalo è tranquillo e disteso. Se succede tutto questo ti garantisco che è un piacere unico! Come scopare nel culo facendo godere il partner è una soddisfazione enorme” Incredulo chiese “Davvero?” “Oh sì! Alcune delle scopate migliori le ho fatte nel culo. Tu sei mai andato in figa?” Arrossì nel rispondere “No. Finora almeno” Ermanno rise “Cosa c’è da vergognarsi? Vedremo se riesco a trovare nei prossimi giorni una soluzione anche a questo problema. Comunque quello che volevo dire è questo: con una figa è tutto più naturale e anche facile, lei si lubrifica da sola mentre fai i preparativi. Mentre il culo va conquistato ed è come andare in montagna: c’è una lunga e faticosa scalata, ma poi il panorama che si gode è impagabile! Scopare in figa invece è come andare al mare: è sempre piatto e alla lunga può stufare!”
Continuarono così ad approfondire il tema fino a quando Ermanno dopo che ebbero finito di mangiare entrambi disse “Senti Gianni ma io adesso devo fare un sonnellino ristoratore: sai non ho più la tua età e le tue energie” Detto fatto, pescò dalla borsa una specie di salvagente cilindrico che prese a gonfiare inturgidendo le gote e soffiandovi dentro. Pochi minuti e il cuscino di fortuna era pronto. Lo sistemò in mezzo fra i due stuoini dicendo “Se vuoi te ne cedo metà perché la roccia è proprio dura qui. Certo che tu sei venuto qui molto sportivo: niente crema protettiva, niente doposole, niente cuscino: si vede proprio che sei un baldo giovanotto!” Detto questo posò la testa sul cuscino, chiuse gli occhi e cominciò a respirare regolarmente.
Anche Gianni si stese sul suo stuoino condividendo il cuscino e trovandosi così a pochi centimetri dalla testa brizzolata di Ermanno. Ma non aveva però sonno. Voleva rivivere le sensazioni che avevano costellato la giornata: l’arrivo nella spiaggia, il piacere di farsi baciare dal sole senza intermediari, la passerella sui presenti, la gioia profonda che gli aveva dato il bagno nudo, e poi quella splendida sega, per certi versi condivisa con Ermanno davanti alla arrapante visione dei due che si scopavano appassionatamente! Stava poi anche magnificamente bene in quel posto, con la pancia piena, all’ombra nelle ore più calde, con una leggera brezza marina che accarezzava i peli delle gambe e del pube e scivolava tenera lungo la sua pelle. Fu il pensiero a quanto avvenuto, oppure quanto si erano detti con Ermanno a pranzo, o anche solo la brezza dolce che lo accarezzava, ma un diciottenne ha troppi ormoni in circolo e questo lo si poteva oramai notare dalla semi erezione del suo compagno più fedele.
Curioso guardò il corpo dell’uomo che giaceva al suo fianco e che ora russava leggermente perso tra le braccia di Morfeo. Aveva sempre pensato che toccare un uomo per fare sesso fosse una cosa che gli avrebbe fatto ribrezzo, ma oggi la vista dei due aveva scalfito fortemente questa convinzione. Con lo sguardo che correva lungo ogni centimetro di pelle di Ermanno provò a pensare a come doveva esserlo carezzarlo per fare sesso. Nonostante la pelle fosse ancora vellutata, e lui l’aveva sentita prima mentre gli spalmava la crema, si scorgevano alcuni segni delle battaglie che in cinquant’anni esso aveva dovuto sostenere. Ma a volte anche le cicatrici hanno fascino, danno la sensazione di un uomo “vissuto”, come sicuramente Ermanno aveva vissuto a pieno la propria sessualità. Lo aveva sentito chiaramente affermare che aveva tradito più volte la moglie e poi quella lunga dissertazione sul metterlo nel culo (un pensiero attraversò la mente del giovane “Ma lo ha fatto solo con le donne o … no?”). Forse furono quelle considerazioni o la consapevolezza della libertà “adulta” di cui aveva goduto oggi, ma l’idea di carezzare quel corpo, tastare la consistenza di quelle belle tette che sporgevano invitanti, palpare anche la “panza” ben pronunciata, e infine accarezzare quel cazzo ora poggiato come se stesse dormendo anche lui. Provò su di se. La mano corse ai propri pettorali, stuzzicò i capezzoli sentendoli indurire, scese poi agli addominali, certamente non lisci come tavole da stiro, infine accarezzò il proprio uccello pensando che sia quello del vicino.
Il suo compagno si inalberò completamente e venne pertanto impugnato saldamente dalla mano esperta. “Forse era presto per un’altra sega” gli venne da pensare e fu così che la staccò dal proprio arnese. Ma con sua grande sorpresa, il membro fu di nuovo impugnato saldamente da una mano, una nuova mano. “Non ti vergognare: hai 18 anni, ti devi sfogare” la voce di Ermanno lo colse come se avesse le mani nella marmellata e lo lasciarono basito per la sorpresa e perché sentiva il cuore in gola che gli stava battendo a mille: gli stava piacendo! L’anziano amico si spostò posando la testa su una gamba in modo da poter guardare bene lo strumento che si apprestava a suonare e facendo passare un braccio sotto la stessa per poter carezzare anche il culo.
“Hai proprio un bell’arnese sai Gianni?” e intanto la mano correva su e giù con una lentezza esasperante ma anche con una intensità molto coinvolgente. L’altra mano stanca di percorrere il solco cominciò ad indugiare all’ingresso del suo buchino. Gianni si sorprese ad ansimare per le sensazioni estremamente gradevoli che lo stavano travolgendo. Per la goduria girò la testa e vide, poco distante, l’uccello di Ermanno che cominciava ad acquistare consistenza. Allungò timido la mano e lo prese e gli sembrò di essere tornato nel gabinetto di casa con in mano il proprio. Ma era una sensazione strana assistere a questo sdoppiamento: il proprio nelle mani di un altro che lo segava sapientemente con ritmi inusuali causandogli inattese vibrazioni, e al contempo lui con in mano l’uccello di altro e che cercava di ritrovarvi le similitudini e le differenze. Quando fu per bene rigido ne assaggiò con la mano la forma e la consistenza, lo sviluppo delle venuzze e delle nodosità, la rotondità del glande. Si sentì avvolgere da un calore che gli prese il viso completamente perché gli stava piacendo da matti gustarsi così il cazzo di un altro. Poi si ricordò di qualcosa che aveva visto nei vari giornalini porno che giravano al liceo, e allora timido si avvicinò ancora di più a questo scettro del piacere e prudentemente cominciò a leccarlo.
Lo fece come se avesse un cono gelato in mano percorrendone la superficie con lunghe lisciate delle lingua ben insalivata. Era impegnato piacevolmente in questo nuovo passatempo quando i suoi sensi vengono attratti da un movimento proveniente dal suo didietro. La mano di Ermanno, dopo aver a lungo apprezzato le sue rotondità posteriori si era lanciata a distendere con sistematica determinazione i resti della crema che era stata posta all’ingresso del buchino, proprio lì dove il culo si presenta come un bocciolo di rosa. Aveva fatto un ulteriore pieno di crema e aveva continuato con un lento movimento rotatorio a distendere per bene la pelle all’imbocco dell’orifizio. Poi un dito aveva iniziato a lubrificare l’interno, prima con un dentro e fuori veloce, poi più sistematico. Ed era stato proprio questo movimento ad attrarre la sua attenzione.
Si scoprì ansimare per queste sensazioni inattese e mai provate, ma soprattutto splendidamente piacevoli. Lasciò che questa consapevolezza penetrasse nel suo cervello e decise di dimenticare tutto: chi era, con chi si trovava, che era peccato. Voleva solo godere e allora si gettò sul bastone che stava impugnando e lo inghiottì fino a quando gli risultò possibile, poi risalì lungo l’asta fino a trattenere nella bocca umida il glande ormai quasi violaceo, lo insalivò per bene e ripeté a lungo questo giochino confortato anche dai rantoli che salivano dal suo amante. Al tempo stesso alzò la gamba libera per consentire una più comoda introduzione nel suo ano del dito colmo di crema, e si abbandonò al ritmo che la mano sapiente di Ermanno imprimeva alla sua deflorazione posteriore.
In un angolo della sua mente registrò come questo trattamento gli procurasse brividi di piacere e un coacervo di sensazioni gradevoli e mai provate prima e si segnò che doveva approfondire con calma. E mentre riprese con lena inaspettata a leccare il gelatone che aveva in mano, lasciò che il ditone che prima lo stuzzicava venisse affiancato dal fratello. Non credeva che il proprio buco del culo potesse aprirsi così tanto, poi si ricordò quando aveva avuto una specie di blocco intestinale e che era riuscito a grande fatica a cagare uno stronzo che non finiva mai come lunghezza, ma che soprattutto sembrava dovesse lacerargli il buco. Solo con la calma era riuscito a rendere elastico il proprio sfintere fino ad evacuare completamente.
Adesso succedeva lo stesso, solo che anziché avere una cagata difficoltosa, ora riceveva sensazioni meravigliose. “Attento Gianni che sto venendo” lo avvertì la voce di Ermanno resa roca dall’imminente orgasmo. Il giovane ritrasse la bocca e rimase ad ammirare il frutto del suo lungo lavorio, quattro o cinque schizzi di liquido giallastro e appiccicoso che poi impregnarono la sua mano, e si sentì incredibilmente contento perché era riuscito a dare l’orgasmo ad un altro, poco importa se fosse un uomo che era più vecchio di suo padre. Gli prese una sensazione di potere che però dovette celermente lasciare il passo alla naturale conclusione che le attenzioni di Ermanno stavano producendo sul suo cazzo ma anche sul suo culo.
Oramai tre dita entravano e uscivano dall’orifizio in sincronia con il movimento della mano sul suo uccello, esse si spingevano su fino a toccare la prostata poi scendevano a soggiornare all’imboccatura e poi di nuovo dentro. Il suo uccello grondava liquido ma ad un certo punto avvertì che si stava irrigidendo e allora la mano di Ermanno scese a stringere la base e lasciò solo che fossero le dita nel posteriore a dare il ritmo all’orgasmo che stava salendo dai lombi del ragazzo. Cominciò a schizzare dappertutto mentre urla roche di piacere gli uscivano dalla bocca. Poi si fermarono entrambi, l’uno con la mano che ancora impugnava lo scettro in rapida discesa, l’altro con ben stretta la verga che stava ancora vibrando per il piacere che aveva seminato da un lato mentre dall’altro aveva tre dita ben piantate nel culo del giovane amico. Rimasero così fino a che il rilassamento dei tessuti causò il naturale riflusso e contemporaneamente anche i respiri si fecero più regolari da parte di entrambi.
“Ti è piaciuto vero ragazzo?” Gli chiese Ermanno “Sì. Tanto!” Poi si ricordò anche del ruolo attivo da lui svolto “E a te è piaciuto?” “Eh devo dire che sei proprio un ragazzo molto ben predisposto e che impara alla svelta! Hai visto che sei riuscito a godere anche con il culo?” “Eh già” Ma poi cercò di cambiare subito argomento perché non aveva la forza di essere così esplicito su situazioni molto spinte. “Accidenti abbiamo sporcato tutti gli asciugamani!” “Di cosa ti preoccupi? Adesso torniamo giù e li laviamo e vedrai che tra mezz’ora saranno belli asciutti e puliti!” Si sentì meglio dal fatto che Ermanno, con grande sensibilità non fosse ritornato sull’argomento di prima, e gradì molto quando lui lo invitò a sbaraccare per tornare alla spiaggia.
Fecero come detto, scesero, pulirono gli asciugamani e li stesero ad asciugare mentre loro presero posto sugli stuoini, questa volta affiancati. Lentamente la spiaggia si stava ripopolando dagli stessi inquilini del mattino che avevano evidentemente trovato anche loro dei posti per ripararsi. Arrivarono anche cinque o sei nuovi ospiti tra cui una signora ben messa, forse anche lei sui cinquanta, tutta bella abbronzata che si sistemò vicino a loro. Ermanno prese a chiacchierare e scherzare con la nuova venuta, che si chiamava Vanda, e anche Gianni che stava bello disteso al caldo sole del pomeriggio ascoltò l’intera conversazione, partecipando anche qualche volta quando Ermanno lo tirava dentro. La Vanda era una bolognese e allora Ermanno non poté trattenersi dal raccontare un episodio (che era in realtà una barzelletta) “Una volta ho incontrato una signora bolognese e le ho detto – Eh voi bolognesi siete famose per due cose: i bocchini e i tortellini- e questa strabuzzando gli occhi mi ha risposto – Mo cosa sono questi turtlein?” Scoppiarono tutti a ridere.
Gianni di sottecchi prese ad ammirare le manovre che Ermanno faceva per cercare di rimorchiare la donna e come lei si lasciasse coinvolgere in questo balletto con ironia e, tutto sommato, anche con disponibilità. Era in vacanza da sola perché il marito la raggiungeva solo durante i week end “E chissà quante corna mi fa mentre sono qui sola soletta!” Ermanno la consolò “Ma io credo che una bella signora come Lei non dovrebbe faticare molto a trovare un baldo cavalier servente! Penso che anche Gianni sarebbe pronto a farle la corte. Non è vero Gianni” Il giovane si sentì avvampare per la domanda e biascicò solamente un timido “Sì” che fu sufficiente ad Ermanno per continuare la neanche tanto nascosta corte. Dopo questa frase Gianni cominciò a guardare la donna con un occhio diverso.
Si era sempre immaginato di fare l’amore con una ragazza giovane, della stessa età o poco distante e mai aveva preso in considerazione una donna più matura e, guardando la Vanda si accorse che il suo compagno non disdegnava affatto l’idea. Nonostante l’età la carne, un po’ abbondante invero, della signora si manteneva soda, con i grandi seni non ancora sformati ma abbastanza in forma. Poi quella piccola foresta nera che sovrastava il taglio rosa tra le gambe aveva cominciato ad attrarre sempre di più il giovane che cominciò ad immaginare quanto potesse essere bello perdersi in quell’antro umido e sconosciuto.
Dall’evoluzione dei discorsi capì che i due stavano entrambi nel paese vicino al suo e che, con molta probabilità, Ermanno avrebbe colpito ancora una volta perché la Vanda aveva accettato l’invito a mangiare una pizza insieme quella sera. Una volta sistemata la serata l’uomo si rivolse ai bisogni contingenti e chiese a entrambi “Avete voglia di un bel bagno?” Gianni rispose prontamente “Sì” Perché nonostante tutto si sentiva un po’ a disagio con la semi erezione che era sopravvenuta. La Vanda declinò invece l’invito “Non vado quasi mai a fare il bagno perché mi fanno male i piedi sui ciottoli e poi sbatto sempre con le gambe contro gli scogli e mi faccio male. Ma voi andate, andate pure” E così dicendo indugiò con lo sguardo sull’arnese di Gianni facendo un’espressione compiaciuta e di apprezzamento da vera esperta quale doveva essere.
“Qui la cosa si fa seria ma purtroppo c’è già Ermanno” pensò Gianni ma venne smentito non appena furono in acqua. “Hai sentito ? Ho cercato di preparati il terreno. Secondo me domani puoi provare un approccio e credo che potrai coronare il tuo sogno” “Ma cosa dici non dirmi che stasera non provi ad andarci a letto!” “Certo e non ci provo: ci vado! Ma questo cosa significa? Ti fa schifo passare dove è già transitato un altro? Lascia stare le fisime: Lei ha voglia di divertirsi, è in vacanza senza marito, vedrai che ti aiuterò a rimorchiarla. Ma comunque stasera me la faccio!” Nuotarono un po’, quindi Ermanno gli si avvicinò gli sussurrò “andiamo dove eravamo stamani perché i due si stanno preparando al bagno e mi sa che vedremo il bis senza pagare biglietto!”
Si allontanarono raggiungendo i due scogli che li proteggevano alla vista della barriera dove si erano sistemati i due. La marea aveva fatto abbassare il livello dell’acqua e adesso questo raggiungeva a malapena i loro pettorali. Non dovettero aspettare molto e apparvero i due adoni. Una volta fuori dalla visuale della spiaggia si abbracciarono e baciarono a lungo, poi il castano si sistemò con le spalle appoggiate alla barriera di scogli. Il moretto si abbassò e cominciò un bocchino che produceva graditi gorgoglii da parte del suo partner il quale, dopo un po’ sollevò una gamba a portarla sulla spalla dell’altro. Facendo così il moretto poté passare a leccargli per bene il buco del culo cui si dedicò per un bel po’ di minuti.
Quindi si alzò in piedi, arpionò sotto le ginocchia le gambe del castano e le portò a circondare la sua vita poi videro che le mani si concentravano sul culo o forse facevano puntare il suo uccello verso il buco ben lubrificato. Videro nettamente il colpo con il quale il moretto impalò il suo amico, sottolineato da un gridolino dello stesso. Ora il sodomizzatore stava reggendo l’altro tenendolo per le chiappe: evidentemente erano avvezzi a simili acrobazie per le quali serve un notevole affiatamento. Cominciò allora la sequela di colpi nel culo che sembrava gradire molto anche se la potenza non era quella del mattino in quanto la posizione non consentiva molto slancio, ma in compenso permetteva una intensità maggiore.
Gianni era ancora una volta affascinato ed eccitato da quanto stava vedendo e ancora una volta il suo membro si era eretto significativamente. “Shh Non dobbiamo fare rumore!” Gli sussurrò all’orecchio Ermanno e fino a qui tutto bene. La cosa che Gianni non si era aspettato era di sentirsi ghermire una volta di più la verga dalla capace mano dell’uomo. Ma stavolta lui gli stava alle spalle e ne avvertiva contro le terga il turgido desiderio. “Metti i piedi un poco in alto sullo scoglio e appoggiati a me” Gli suggerì Ermanno (o era forse un ordine). Gianni però obbedì perché aveva imparato che tutto quello che gli diceva l’uomo era sempre andato a suo favore e quindi fiducioso allargò le gambe per guadagnare con i piedi un posto a venti centimetri dal fondo. Facendo così si dovette appoggiare con la schiena al petto di Ermanno e afferrare con le mani alle asperità degli scogli. Ora l’asta dell’amico era posizionata lungo tutto il solco e toccava anche il buchino a volte.
Ermanno strinse ancora di più il nodoso randello e prese ad andare su e giù seguendo il ritmo che il moretto stava imprimendo alla sua sempre più frenetica pompata nel culo del castano. “Non aver paura non ti vengo nel culo: ho già sborrato abbastanza oggi e non vorrei restare senza cartucce stasera. Vorrà dire che se vado in buca ne avanzo una da te!” Questo rasserenò un po’ Gianni che si abbandonò allo sciabordio delle onde, alla sapiente sega dell’uomo, al piacere che gli derivava dalla vista del ragazzo castano scosso dai colpi dell’amico e dal piacere crescente, alla goduria che gli procurava lo strusciare del glande sul buchino. Nonostante fosse la terza del giorno, la capacità di resistenza non fu molta e Gianni si ritrovò a inquinare il limpido mare della Liguria con la sborra biancastra che fuoriuscì come lava bollente dal vulcano incandescente che si ritrovò in mezzo alle gambe.
Il moretto assestò per un paio di minuti ancora feroci fendenti fino a che le urla comunque soffocate dei due gridarono al mondo che l’obiettivo era stato centrato con grande soddisfazione. Gianni ed Ermanno si allontanarono dal punto di osservazione, passarono in un’altra baia e l’uomo gli indicò un passaggio tra gli scogli da dove raggiunsero la spiaggia. Vanda aprì appena gli occhi a controllare il ritorno dei due e un leggero sorriso increspò le sue labbra.

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