Gay & Bisex
Giulietto in palestra 2
di gayms79
28.05.2012 |
10.993 |
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"E con questa affermazione si lasciarono scambiandosi i numeri di cellulari “Ricordati, non provare a contattarci tu, o te la faremo pagare cara..."
Giulietto in palestra 2L’incontro tra Giulietto e i due palestrati finì sotto le docce della sala.
I due prima di uscire dagli spogliatoi Marco e Andrea, questi erano i nomi, dissero al ragazzino “E non ti credere che sia finita qui.. non siamo ancora soddisfatti” e di tutta risposta il biondino “e neanche io lo sono” “Bene perché abbiamo delle idee che vogliamo mettere in pratica” “Sarò felice di esaudire ogni vostro desiderio”. E con questa affermazione si lasciarono scambiandosi i numeri di cellulari “Ricordati, non provare a contattarci tu, o te la faremo pagare cara. Dovrai aspettare che ti arrivi un nostro ordine, schiavetto!” Girarono il culo e se ne andarono.
Passarono alcuni giorni in cui il ragazzino non ricevette alcun messaggio, nessuna direttiva, né tantomeno incontrava i suoi due nuovi amici in palestra. Sembravano spariti nel nulla. Le sue emozioni variavano tra il disappunto di non poterli rivedere e perciò soddisfarli e il piacere di non dover subire angherie. Ma ogni volta il desiderio di conoscere il modo in cui avrebbe potuto saziare i loro bisogni vinceva lo faceva andare su di giri.
Dopo una decina di giorni finalmente arrivò un messaggio sul cellulare. “Troverai un oggetto nel tuo armadietto della palestra con un biglietto con le istruzioni; seguile alla lettera e sarai onorato di rivederci”.
Emozionato dal messaggio si precipitò, appena possibile, in palestra ad aprire lo stipetto. Al suo interno c’erano una scatola, che conteneva un plug anale, un dildo, che riproduceva un cazzo vero di grosse dimensioni e un biglietto con le istruzioni: “Indossa il regalo fin da subito e non toglierlo mai se non per andare in bagno per i tuoi bisogni e per pulirlo; se non lo porterai fisso, noi lo sapremo, e il gioco finirà qui; viceversa ti chiameremo noi tra non molto e ti daremo le istruzioni per venire a casa nostra”.
Da bravo ragazzo Giulio andò in bagno ed utilizzando la bustina di lubrificante che aveva trovato insieme al regalo, iniziò a inserire il fallo nel sedere. L’impresa non fu delle più semplici perché il suo ano non era abbastanza largo. E non poteva neanche gridare per il dolore poiché si trovava in palestra. Le istruzioni erano state chiare: doveva inserirlo subito. Così dopo qualche minuto di sforzo e dolore finalmente lo sfintere desisté alla pressione e il plug entrò tutto dentro. Era fatto in modo tale che se lo potesse legare in vita per non perderlo mentre camminava. Rimaneva incredibilmente al proprio posto. Fece i primi passi e sentì subito che quell’attrezzo gli riempiva l’ampolla appieno. Già si sentiva in imbarazzo poiché credeva che i suoi movimenti sarebbero stati alterati dalla presenza estranea al suo interno. Ebbe quindi subito lo stimolo di evacuare ma cercò di resistere. In effetti, doveva sola prenderci confidenza. Si fece coraggio e uscì dal bagno. Ebbe la fortuna di non incontrare nessuno negli spogliatoi e così poté fare alcuni passi per provare la nuova sensazione. Adesso non rimaneva che affrontare gli esercizi in sala macchine. Da programma doveva iniziare con la cyclette. Appena si mise a sedere ebbe un sussulto dovuto alla penetrazione eccessiva del dildo. Il suo volto prese fuoco per la vergogna e l’imbarazzo di essere scoperto. Se lo sentiva arrivare in gola. Nessuno dei presenti dette peso al sobbalzo del ragazzo poiché erano tutti intenti a eseguire i propri esercizi. Ogni macchina in palestra rispondeva con una sua problematica: la corsa lo faceva vibrare troppo, lo squash tendeva a respingerlo in fuori, gli addominali contrastavano con l’intestino, insomma, ogni esercizio era un martirio e per Giulio voleva dire sentirsi a disagio. Il peggio doveva venire. La doccia! Doveva spogliarsi completamente per entrare in doccia e non erano chiuse ma solo separate da un divisorio. Il rischio era elevato, ma non poteva uscire dalla palestra sudato, rischiando di ammalarsi e dunque saltare l’incontro con i suoi agognati aguzzini. Decise perciò di usare l’ultima in fondo. Si lavò velocemente, quanto più poteva. Non era intenzionato a farsi vedere da nessuno con quel cetriolo nel deretano!
Vittorioso ritornò al suo armadietto. Era già praticamente vestito quando vede entrare il suo istruttore. “Giulio oggi sei venuto presto, come mai non ti fermi per la lezione di yoga?” “No Luca, oggi ho da fare per la scuola, non ce la faccio, sono venuto prima per non perdere l’abitudine!” “Dai fermati, che volevo introdurre una nuova posizione, vedrai che ti piace”.
In effetti, il corso di yoga a Giulio piaceva molto, ma soprattutto piaceva Luca. Lo considerava quasi più bello sia di Marco sia di Andrea. Alto poco più di lui, proporzionato nelle misure, un fisico scolpito dal lavoro in palestra, di quelli armonici, quella peluria che non guasta, quella che ricama i pettorali e gli addominali scolpiti, e che scende con leggerezza affilata fino al pube. Così bella che sembra disegnata. Due glutei marmorei dai quali si profilano due gambe eccelse. E per finire due spalle e una schiena che non potevano passare inosservate.
Nonostante ciò non poté accettare, oramai era già lavato e cambiato, e di sicuro non poteva rispogliarsi davanti a lui! “vabbè, vorrà dire che la farò la prossima volta!” e così dicendo dette una pacca sonora sul culetto al suo allievo, facendolo sobbalzare. “cos’hai Giulio? Ti ho fatto male?” “No, è che non me lo aspettavo!” questa fu la risposta immediata del ragazzo. “Ma come, ma se ti saluto sempre così!” “si lo so ma…. ti saluto, scappo che altrimenti faccio tardi per studiare”.
E così arrivò allo scooter “Oddio, cazzo!” disse ad alta voce “a questo non avevo pensato, ma non ho altra scelta.” Montò in sella e si avviò lemme lemme verso casa cercando di evitare le buche. Anche se fu molto attento, ogni dissesto del manto stradale provocava un movimento del dildo all’interno e anche se lo aveva dentro da un po’, ancora provocava qualche guizzo. Arrivò a casa e si mise a studiare sui libri. Anche lo stare seduto dava qualche fastidio ma niente in confronto a quanto aveva subito in motorino. Sopportò in silenzio e studiò più che poteva per non dare ai genitori motivo di rifiuto a una sua richiesta di uscire, ne avesse avuto bisogno.
Niente. Non arrivava nessun messaggio. E giunta una certa ora decise di andare a letto. L’indomani mattina a scuola tenne con sé il segreto che portava al suo interno. Cercava di limitare le movenze strane provocate dal giocattolino. Arrivò la campanella di fine giornata e mentre si apprestava a salire sul motorino, arrivò il tanto desiderato messaggio “presentati alle ore 17.30 di oggi, in via Roma 69, puntuale”. Così, telegrafico. Non ammetteva repliche.
Ebbe il tempo di tornare a casa mangiare e studiare. Si fece una doccia, e decise che era il caso di togliersi il manganello dal culo. Sentì come un vuoto catartico dentro di se, all’improvviso, appena fu fuori, ed ebbe l’immediato bisogno di scaricarsi sul wc. Si lavò in modo accurato, cosicché non rimanesse traccia di feci nel suo interno. Pulì accuratamente il cazzo finto. Una volta docciato e asciugato si rimise il plug. Questa volta non trovò alcun ostacolo e ci rimase quasi stranito dalla facilità con cui lo introdusse.
Alle 17.30 era lì, al civico indicato, puntuale, anzi con qualche minuto di anticipo. Arrivò un messaggio “Entra, troverai la porta aperta a piano terra, una volta dentro, chiudi la porta, bendati e resta fermo” e il portone si aprì.
Il ragazzo eseguì gli ordini alla lettera. Non capiva cosa stava succedendo. Non sentiva alcuna voce. Da quel poco che aveva potuto vedere, era una bella sala grande, ma era poco illuminata e non aveva potuto scorgere bene cosa o chi ci fosse. Davanti a se solo una sedia con una benda in cuoio nero che sembrava una maschera senza i fori per gli occhi. La indossò, quello doveva fare, e poi stare fermo, ad aspettare. Passò così un tempo interminabile, sembrava un istante infinito. Finalmente sentì delle voci, prima quella di Marco, poi quella di Andrea, ma non erano le uniche due… ce n’era una terza. La riconobbe subito. Era Luca, il suo istruttore. “Ecco come volevano tenermi sotto controllo in palestra” pensò subito “la pacca sul sedere era per controllare che avessi veramente indosso il loro regalo”. Era tra l’imbarazzo e l’eccitazione dovuta alla presenza del suo amore segreto. Oramai i giochi erano fatti. Non poteva più tirarsi indietro.
I tre sogghignavano e parlottavano tra loro senza che il poveretto potesse capire.
Percepì che parlavano di fare qualcosa a lui e ai suoi peli. A loro non piaceva “così peloso”. Eppure era quasi glabro!
Venne preso di peso e si lasciò trasportare come un sacco vuoto, si lasciò cadere “nel vuoto” e atterrò sul morbido, probabilmente su di un letto. Si sentì spogliare e poi legare braccia e gambe divaricate. Indossava solo il dildo. Sentì una sensazione di caldo sullo sterno, quasi bruciare, poi una carezza e poi uno strappo netto portò via quella piccola striscia di peli che aveva nel torace “ahhhhhhhhhhh” urlo Giulietto, iniziando a lacrimare per il dolore inaspettato. Fu tutto molto rapido. Poi sentì del fresco all’inguine e successivamente un leggero grattare, qualcuno gli stava radendo dalla vita in giù tutti i pochi peli che aveva. Adesso sentiva quasi un solletico e iniziò a dimenarsi per lo stimolo che provava. Si eccitò quando passarono la lama sull’asta e sulle palle. “hai visto il porcellino…” disse Luca. Finito il pube, proseguirono giù per tutte le gambe e ovunque ci fossero dei peli. Adesso era completamente glabro. Poteva benissimo essere scambiato per una ragazzina. Le uniche differenze la mancanza di seno e il pene, seppur piccolo, c’era.
E adesso cosa lo aspettava? Lo avevano slegato, completamente e fu trasportato in bagno. Lo lavarono accuratamente. Andrea slacciò e tolse in un colpo il plug che fece il rumore di una bottiglia di spumante. “E brava la nostra puttanella, ha seguito i nostri ordini alla lettera!” disse Marco “Certo miei signori” “oh oh oh, adesso si che mi piace, hai capito che da oggi in poi sarai la nostra schiavetta” “ai vostri ordini” L’eccitazione dei tre guizzò e si apprestarono tutti e tre a lavarlo accuratamente uno alla volta, per saggiare quel piccolo corpicino ben definito ma soprattutto quella voragine che si era formata al posto del culo. Anche Giulio si fomentò nell’essere toccato e lavato in ogni sua ansa e pertugio. Non credeva, ma l’eccitazione fu tale che raggiunse un primo orgasmo sotto la doccia schizzando violentemente in faccia a Luca, il quale non si lamentò più di tanto e raccolse golosamente quelle prime goccioline uscite dal meato del suo allievo preferito.
Ritornarono in camera, tutti e quattro completamente nudi, se non per degli allestimenti quali collari, mutande e bracciali, tutti rigorosamente borchiati e di pelle nera.
Andrea si distese e fece impalare Giulietto sulla sua erezione enorme. Nonostante avesse indossato quel coso per più di 24 ore, trasalì quando si poggiò sulla cappella enorme del suo primo dominatore, fu più facile la discesa, quando la punta fu già dentro. Intanto gli altri due erano accanto che si facevano spompinare e masturbare alternativamente. D’un tratto Marco si staccò dalla bocca vogliosa e si andò a posizionare dietro. Andrea abbracciò e strinse la troietta cercando di tenerla ferma. Fece un cenno e quindi Marco spinse delicatamente ma con costanza nello sfintere già pieno di un cazzo. Il poveretto cercava di divincolarsi per il dolore, ma i suoi sopraffattori erano in maggioranza e lo sovrastavano per forza, e non poté fare altro che urlare per il dolore. Alche Luca inserì nella bocca spalancata un divaricatore che, da una parte permetteva al malcapitato di stringere i denti senza farsi male, ma dall’altra non era in grado di chiudere la bocca.
Mentre i due si scopavano il poveretto, il terzo si eccitava a guardare la scena di predominanza. Nel frattempo Giulio si stava abituando ad avere due grossi calibri dentro di se; ciò significava che l’esercizio delle 24 ore precedenti era stato utile. Marco uscì e si dette il cambio con Luca strafelice di possedere quel suo giovane allievo.
Qualche lacrima usciva dagli occhi dello schiavetto, ma era un misto di gioia per aver soddisfatto i suoi padroni e dolore che stava tramutandosi in goduria, che fu tale che venne nuovamente sul petto di Andrea. Questa volta fu Marco ad avere la gustosità dello sperma del ragazzo. Andrea che intanto stavo sotto e si faceva leccare il petto da Marco raggiunse un orgasmo all’interno degl’intestini che stava scopando. Luca seguì a ruota il padrone di casa, riempiendo quel povero intestino che fino ad una settimana prima era vergine e che adesso non chiedeva altro che essere scopato. Marco riprese il giocattolo regalato a Giulio e lo reinserì violentemente nello sfintere dilaniato senza incontrare alcun ostacolo e iniziò a muoverlo vorticosamente al suo interno. Prese il ragazzino e lo fece distendere supino con le gambe flesse per godersi lo spettacolo del suo ano spaccato che mostrava tutto il suo interno. Dopo qualche minuto di esercizio il piccolo pistolino eruttò nuovamente sui propri addominali e Andrea, che era rimasto ancora a bocca asciutta, riuscì a godere delle preziose gocce di giovinezza.
Marco eccitato da tutta questa scena di Andrea che leccava gli addominali del piccolo, approfittò del divaricatore che aveva in bocca e gli affondò il suo grosso cazzo iniziando a farsi spompinare da quella piccola bocca affamata di seme. Nel frattempo Luca aveva iniziato a leccare il culo sborroso di Giulio, non ancora sazio.
Non passò molto tempo che i quattro vennero nuovamente uno dopo l’altro così che anche il povero ragazzino ricevette la sua ricca dose di proteine allo sperma che ingoio voracemente, come non avesse avuto altro da assimilare e continuò a succhiare dal cazzo di Marco come fosse attaccato al biberon. Non dava segno di smettere e allora il cazzo rispose alle provocazioni tornando in erezione alta e fiera. E più succhiava più il cazzo si gonfiava, e più Marco si infoiava, più spingeva con foga, e Giulio succhiava. Ed era succhiato dal cazzo da Andrea e nel culo da Luca.
Andrea lascò il cazzino che stava ciucciando e preso dalla veemenza andò a scoparsi Luca che fu lieto di prendere il cazzo sodo e superbo del suo amico. La stanza era pregna di odori di maschio e sapori di uomo. Una cornice molto eccitante per i quattro fornicatori che scaricarono nuovamente una dose di seme li dove si trovavano.
Stravolti dall’esercizio fisico, e devastati dall’intensità e dalla quantità dell’eccitazione i ragazzi si addormentarono così com’erano, sudati e pieni di seme ovunque.
Al risveglio Giulio vide che gli altri tre ancora dormivano. Aveva a portata di mano il suo istruttore, che adesso poteva vedere bene. Allora si chinò su di egli e iniziò a baciarlo, a leccarlo, a succhiarlo. Destato dal servizio, Luca ebbe un sussulto quando vide la scena: non poteva desiderare miglior risveglio. Il suo pupillo che si dedicava solo a lui, alle sue cure. Lo lasciò fare, il servigio era piacevole sia per l’uno che per l’altro. Dai piedi risalì verso l’interno coscia e giunse dopo poco al pacco che non tardò a risvegliarsi sprezzante e orgoglioso. Dopo tutto quello che aveva subito, Giulio aveva ancora voglia di succhiare cazzi. Era proprio una zoccola! Il piacevole supplizio non durò molto, tale era l’eccitazione e Luca scaricò per l’ultima volta la sua forza in bocca al bocchinaro che ingoiò vogliosamente tutto.
Gli altri due si risvegliarono dopo poco. Per loro non ci fu una replica. Adesso era sazio, almeno per il momento.
Soddisfatto e orgoglioso, Giulio rincasò che era già passato l’ora di cena da un bel po’. Dopo una doccia ristoratrice, il ragazzino trovò pace nel suo letto, sognando una prossima volta con i suoi nuovi amici.
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