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La mia vita da schiavo - cap 2- la firma del contratto


di gayms79
08.02.2021    |    7.686    |    7 9.2
"Se ti Federico, come ti avevo accennato, il mio cliente è già arrivato..."
Racconto di fantasia a sfondo bdsm


Avevo 15 giorni di tempo per decidere se accettare quel lavoro che sembrava essere molto interessante. La mia vita avrebbe potuto prendere una deriva inaspettata. Cosa dovevo fare? Avevo mille dubbi per la testa. Uno su tutti non sarei potuto andare in ferie a spassarmela. Però avrei potuto racimolare un bel po' di grana con quel lavoretto.

I giorno passarono, il lavoro di delivery continuava tra una consegna e l'altra. E ero sempre più deciso a accettare. Ne parlai anche con i miei genitori, ovviamente omettendo le proposte sessuali, e anche loro mi diedero la loro benedizione e mi dissero che, mi sarei potuto prendere un anno sabbatico e scegliere se mi piaceva quel lavoro o meno e intraprendere altre strade.
Forte di questo consiglio mi decisi a inviargli un messaggio per non rischiare di disturbare nel caso fosse indaffarato nel lavoro. "Salve signor Alessandro, sono Federico, il ragazzo della consegna della pizza dell'altro giorno. Avrei preso una decisione in merito alla sua proposta. Quando possiamo vederci così ne parliamo di persona?"
Passarono secondi, minuti, ore in cui la risposta tardava a arrivare. Niente. Mi sentivo logorare tra il bisogno di chiamarlo per avere una risposta e il rispetto per il signore. Arrivò sera. Finii il mio turno di lavoro. La risposta non era ancora arrivata. Così, dopo aver cenato ed essermi fatto una doccia rilassante mi infilati nel letto, giocai un po' alla ps4 e mi addormentati.
La mattina il mio primo pensiero fu quello di vedere se ci fosse il messaggio. Ma ancora niente. Le spunte erano due, ma non erano diventate blu. Non mi rimaneva che aspettare ancora. Presi servizio a lavoro. Quel giorno mi toccava fare pure il turno che inizia alle 11. Ma avrei finito presto alle 14. Poi avrei avuto il giorno libero. Per fortuna non pioveva ma il sole era bello alto e non era facile portare a termine le missioni: una spesa di qui, una di la, una consegna pure a un sexy shop. Insomma, alla fine arrivò l'ultimo giro. Un pasto freddo per un ufficio. Indirizzo sconosciuto, ma che mi avrebbe portato in direzione di casa.
Solita palazzina business dove ogni interno era uno studio di avvocati, commercialisti, studi medici. Salii al piano desiderato, interno 2. Questo c'era scritto sull'ordine di consegna. Nessun nome, nient'altro.
Suonai e la porta si aprì. "Permesso? Sono il delivery. Sono qui per la consegna che aveva richiesto."
"Prego, vieni avanti. Seconda porta."
Così appena varcai la soglia vidi Alessandro. "Ciao Federico Ahaahahah" scoppiò a ridere divertito "ho chiesto esplicitamente di te al centralino per la consegna, ho detto che ero rimasto molto soddisfatto del tuo 'lavoretto' e che avrei avuto desiderio di avere solo te per le mie consegne"
Ero frastornato, basito e stranito. Anche un po' arrabbiato e sbotta "perché non mi ha ancora risposto al messaggio? Non credo sia stato corretto, non trova?"
"Dai non farne una tragedia, sono molto impegnato io sai? Non sei mica l'unico che mi scrive, poi. Mi sarà sfuggito. E ora che ti vedo ti rispondo a voce. Sono contento che hai deciso di accettare. Presto avrò pronto un contratto ad hoc per il tuo lavoro e ti chiamerò per venire a firmarlo.
Dato che sei qui, ho una gran voglia di farmelo succhiare, spogliati e infilati sotto la scrivania, così mentre mangio mi fai un bel pompino."
"Ma veramente io dovrei tornare a casa, sono tutto sudato e non ho ancora mangiato"
"ti dovrai accontentare della mia salsicciona per il pranzo di oggi. Non ammetto repliche. Vieni qui e esegui gli ordini." il tono di voce perentorio di Alessandro non ammetteva repliche e poi anche io avevo voglia di rigiocare con il suo cazzone. E farlo in ufficio lo rendeva tutto molto eccitante. Avvisai a casa che mi fermavo fuori e come da ordini mi spogliai completamente. "Che fai scemo. I vestiti non li lasciare sul pavimento li. Arrivasse qualcuno come li giustificherei? Portali sotto la scrivania con te." E io, stupito risposi "come? Potrebbe entrare qualcuno?"
"certo che sì, anzi sto aspettando un cliente, dovrebbe arrivare tra un'ora ma non si sa mai che arriva prima. Tu fai finta che non esisti. Tutto quello che succede. Devi rimanere in silenzio e non farti scoprire per nessun motivo. Posto sotto ce n'è. Poi devi solo succhiare. Se dovessi comunicare con te, lascerò cadere dei biglietti e tu dovrai eseguire. E ora zitto e inizia a gustare la cappella."
Ero in una situazione dalla quale non sapevo come uscire. L'unica cosa che potevo fare era stare al gioco del mio aguzzino e sperare di appagarlo prima dell'arrivo del cliente. Così, nudo come mamma mi aveva fatto, mi inginocchiai come una zoccola di lungo corso sotto la scrivania e iniziai il mio lavoretto di bocca cercando di andare più veloce possibile per farlo venire al più presto. "Calma, calma piccoletto, non avere fretta di arrivare al dunque. Voglio godermi il pranzo in tutta tranquillità. E anche il pompino per il tempo che ritengo opportuno". E mi arrivò un calcetto dritto sulla pancia. Tentai di staccarmi per lamentarmi ma non mi fu possibile. "Ti ho detto, caro Federico, che devi stare sotto la scrivania in silenzio e non replicare qualsiasi cosa succeda. Questo era solo un piccolo avvertimento. La prossima volta sarò più vigoroso." e si rimise a mangiare il suo pasto. Qualche lacrima mi scese sul volto, ma ero solo con me stesso e non potevo fare altro che continuare a lavorare di bocca. Passarono diversi minuti. Alessandro dimostrava di avere una ottima resistenza. Suonò il telefono. "Pronto? Si. Si, certo nessun disturbo. Ma certamente, nessun problema. Salga su, l'aspetto.
Se ti Federico, come ti avevo accennato, il mio cliente è già arrivato. Quindi vedi di stare lì, buono e zitto. Non fare nessun rumore qualsiasi cosa succeda. Anzi, per la privacy del mio cliente mettiti questa. NON METTEREMI IN IMBARAZZO! " imperò e mi avvolse gli occhi con una benda in modo che non potevo vedere in nessun modo.
"Prego si accomodi sig. Silvani, l'aspettavo tra mezz'ora. Mi scusi ma ho ancora i residui del pranzo sulla scrivania. Mi perdoni tolgo tutto". Parlarono per una buona mezz'ora di lavoro. Poi sentii uscire di bocca il cazzo di Alessandro e lui che se lo rimetteva dentro la patta. Si alzò e i due uscirono per qualche istante dalla stanza. Rientrarono e continuarono con i loro discorsi. Poi qualcuno si rimise a sedere e tirò fuori di nuovo il cazzo. Aprii la bocca e lo ingoiai. Non ero un grande esperto, ma capii subito che non era quello di Alessandro! Quel che avevo dentro era il capitone del sig. Silvani! Non sapevo cosa fare. Rimasi un attimo bloccato. Ma le mani del cliente presero l'iniziativa per me e mi spinsero dentro in gola quel bastone fino in fondo tanto da provocare colpi di tosse e conati di vomito. L'intenzione era palese. Ero sopraffatto dai miei aguzzini e non potevo far altro che accontentarli. La poltrona arretrò e fui costretto a seguirla uscendo da sotto la scrivania venendo allo scoperto. Sentii altre due mani che mi toccavano il culetto. Poi una si staccò e mi prese per i testicoli tirandoli. Un grido di dolore cercò di uscire ma avevo ancora la bocca piena. Nonostante il trattamento sentivo crescere il desiderio e il mio cazzo era veramente duro. Forse era quello che mi piaceva? Essere trattato così da due uomini maturi. Come un oggetto.
"Vedi come gli piace a questa sgualdrina il nostro tradimento, si è eccitato veramente tanto quando gli ho tirato le palle. Ha il cazzo di marmo" disse Alessandro.
"Ah sì? Potresti assumerlo, potrebbe anche essere meglio dell'ultimo che hai avuto, e quello era veramente servile, eh!" disse il sig Silvani.
"Lo avevo già intuito. E poi ha già firmato il contratto di lavoro. Oramai è mio, ahahah"
Non capivo a cosa alludessero i due uomini e mi prese un po' di paura. Ma quel lavoro che mi aveva offerto mi avrebbe dato la possibilità di essere indipendente.
"Bravo Federico, ho visto di che pasta sei fatto. Sei assunto. Manca solo la tua firma e poi, quando avrò sbrigato le ultime pratiche partiremo. Ci metterò due o tre giorni. Così hai il tempo di prendere le tue cose. Però adesso finisci questo lavoretto" e mi spinse la testa sempre più verso la verga possente del sig Silvani, il quale, eccitatissimo, eruttò caldi fiotti direttamente nella mia gola. Dovetti ingoiare tutto per non soffocare, ma qualche goccia uscì dai lati della mia bocca finendo sul pavimento. Pochi secondi dopo rimasi a bocca vuota e Alessandro mi prese per i capelli e spingendo la mia faccia in terra disse "non si spreca mai questa bontà e non si lascia sporco in giro. PULISCI!" imperò.
È così feci, leccai tutto. Diligentemente.
"Alessandro adesso devo andare, ti ringrazio per il regalo. Ci sentiamo presto e quando vuoi possiamo organizzare una cena delle tue. Lo sai che non manco mai"
"Certamente, lo so che sei un affezionato. A presto" e come se io non esistessi, se ne andò senza rivolgermi una parola.
Una volta che rimanemmo soli Alessandro mi disse "Allora Federico, che fai? Accetti il lavoro?"
"Certo che accetto, ne ho bisogno" apposti la firma
"Adesso vattene che devo lavorare. Ci vediamo al mio appartamento domenica mattina alle 11.30. Non fare tardi o metterò in rete il video di te di quello che hai fatto oggi"
Ma come? Aveva veramente registrato tutto? Oramai ero compromesso. Con un misto di paura, dovere, curiosità e rispetto, me ne tornai a casa a organizzare la mia mente e i miei bagagli.
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