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Lui & Lei

Prime volte


di Membro VIP di Annunci69.it MadidaCalla
18.08.2020    |    699    |    0 9.6
"Non disse nulla, solo un accenno di sorriso..."
Maia aspettava, quieta, fuori dal portone. Lui le aveva anticipato, a grandi linee, ciò che sarebbe successo quella sera. Era leggermente in ansia, sarebbe stata la prima volta, non sapeva bene cosa aspettarsi. Ma, più di tutto, era curiosa ed eccitata. Aveva preparato la borsa: il grosso cono nero, i legacci di pelle per i polsi e le caviglie, la verga.
Luca arrivò puntuale, serio come al solito, la musica era piuttosto forte dentro la macchina e non parlarono molto. Parcheggiarono sotto gli alberi, in lontananza le ultime luci del tramonto, faceva caldo, lei se lo sentì addosso appena scesa dalla macchina fresca. Se lo sentì sul viso, sulle braccia, tra le gambe nude. Indossava un vestitino leggero, chiaro, con piccoli fiorellini rossi. Sandali bassi. Niente trucco. Capelli raccolti in una coda stretta. Voleva il contrasto della semplicità e della leggerezza, a rendere ancora più significativa la sua prima notte in quel luogo di cui aveva tanto sentito parlare e che ormai non vedeva l'ora di conoscere. Lui la prese per mano mentre attraversavano il cortile silenzioso e buio e, prima di aprire la porta, le diede un piccolo bacio e le chiese se fosse pronta. Lei annuì con un sorriso.
Percorsero i pochi metri di corridoio ed arrivarono in una stanza fresca e ben illuminata, con un gigantesco letto dalle lenzuola rosse: la stanza aveva gli stessi colori del suo vestito. C'era un uomo ad aspettarli, seduto sulla poltrona nell'angolo. Portava dei pantaloni di tela blu e una camicia bianca. Non disse nulla, solo un accenno di sorriso. Lei sapeva il suo nome, anche se non lo aveva mai visto: Andrea.
Lei si tolse i sandali e aprì la borsa, ne ordinò per bene il contenuto sul tavolo e si mise di fronte all'uomo seduto sulla poltrona. Aveva eseguito gli ordini che Luca le aveva impartito in precedenza e ora aspettava, docile, la sua prossima mossa. Lui le si mise dietro la schiena, le tolse il vestito e la lasciò nuda, di fronte allo sconosciuto. Sentiva il suo respiro sul collo, e la figa contrarsi, e bagnarsi. Lo voleva dentro di sè, addosso, pesante e caldo. Ma avrebbe dovuto aspettare.
Luca le prese i polsi e glieli tenne stretti dietro la schiena. Andrea si alzò dalla poltrona, prese la verga e la usò per farle aprire le gambe. Poi, gliela passò lentamente tra le grandi labbra, che si schiusero al primo tocco. Ne intinse l'estremità nel piccolo lago di umori che la sua figa produceva copiosi e gliela porse da prendere in bocca. Lei, ubbidiente, accolse quel pezzo di pelle dura e lo succhiò, sentendone il sapore acre, misto a quello leggermente salato della sua figa.
Luca prese i legacci dal tavolo e lì usò per bloccarle i polsi, quindi le disse di inginocchiarsi sul letto, a gambe larghe. Andrea iniziò a spogliarsi, senza toglierle gli occhi di dosso. Luca rimase vestito e prese posto sulla poltrona. Maia dava la schiena a Luca e Andrea, e non sapeva bene cosa aspettarsi. Sapeva soltanto che non le sarebbe stato permesso parlare o lamentarsi, l'unica parola concessa sarebbe stata quella per fermare tutto, se questo tutto fosse diventato insopportabile.
Lei desiderava ardentemente due cose: il dolore, forte, obnubilante, che le avrebbe svuotato la testa e aperto la figa e il culo. E il cazzo di Luca, a riempire quel vuoto accogliente, caldo, umido. Andrea era l'incognita, la sorpresa, l'inesplorato. Non c'era mai stato un altro uomo a farsi strumento, lei non aveva alcun controllo su di lui e questo la atterriva e, allo stesso tempo, la spronava a darsi ancora di più. La prima sferzata arrivò inaspettata e bruciò da matti, facendole perdere l'equilibrio: non era concentrata, si era lasciata andare ai suoi pensieri come una principiante. Serrò le labbra, inspirò a fondo e ritrovò la posizione. La seconda arrivò subito dopo, tra le natiche e il retro delle cosce, e sentì dolore e calore irradiarsi ovunque. La terza le sollevò il culo. Andrea non aveva alcuna morbidezza, nè esitazione. Sceglieva bene i punti dove calare la verga, e non si fermò, fino a quando a Maia non si rigarono le guance di lacrime. Solo allora le diede un momento di tregua, per ripassarle la verga sulla figa e fargliela succhiare di nuovo. Il salato dei suoi umori si mischiò stavolta al salato delle lacrime, e lei si godette quel sapore e il dolore pulsante. Luca sì alzò dalla poltrona e, mentre le slegava i polsi, le diede un bacio profondo, prendendosi tutto il salato e la voglia di lui che lei aveva in bocca. La fece scendere dal letto, poi prese il cono nero e le chiese di aprire la bocca, da brava, e bagnarlo per bene. Andrea, nel frattempo, si era inginocchiato dietro di lei e le stava aprendo le natiche, per poi leccarle il buchetto. Non aveva mai concesso a nessuno, tranne a Luca, di arrivare a tanto. Era stranamente liberatorio, ora che finalmente si era arresa a tutto questo, ora che aveva accettato che Luca non fosse l'unico a cui fosse permesso toccarla in un certo modo, a farle provare dolore, a svelare il suo desiderio più profondo e intimo. Andrea la stava facendo eccitare parecchio, e si trovò ad ansimare, mentre succhiava il cono in modo sempre più osceno. Luca capì che era pronta, e posizionò il cono in mezzo alla stanza. Lei si mise carponi sul pavimento e, lentamente, ci si impalò sopra. Adorava quel cono nero, le piaceva sentirlo mentre le apriva il culo, arrivare fino in fondo, sentirsi spaccare quasi, e poi risalire lentamente e sentirlo abbandonarle le viscere, portandola sempre più vicino all'orgasmo. Si trovò a chiudere gli occhi e ad aumentare leggermemte il ritmo, abbandonandosi al piacere che sempre le provocava sentirsi gli occhi di Luca addosso in quei momenti. Il cazzo duro di Andrea le forzò la bocca, e lei lo prese dentro. Succhiò con forza, lo morse piano. Lui parve non dispiacersi. Maia dopo un po' aprì gli occhi e vide che Luca finalmente si era spogliato e si era messo accanto ad Andrea, il cazzo duro e umido. Non ci fu bisogno di dirle nulla. Lo prese subito in bocca, grata di avere finalmente accesso al cazzo grosso e buono del suo uomo, quel cazzo che avrebbe leccato e scopato per ore, senza mai stancarsi. Andrea riprese la verga e la usò per colpirle le tette, non troppo forte, ma a sufficienza per lasciarle delle striature rosse in rilievo. Lei stava per godere e Luca se ne accorse dall'intensità con cui Maia gli stava succhiando il cazzo. Non era ancora il momento, ovviamente. Le tirò indietro la testa e, prendendola per i capezzoli, la fece alzare quel tanto da sfilarle il cono dal culo. Poi, le ordinò di rimettersi a carponi e leccarlo. Lei, ubbidiente, si chinò per riempirsi di nuovo la bocca, quando sentì il cazzo di Andrea prendere il posto del dildo. Alzò la testa di scatto e si ritrovò davanti Luca, che la guardava intensamente. Anche questa era una prima volta, dato che lui le aveva preso il culo inviolato e ne aveva fatto il buco più soddisfacente di Maia, e lei non aveva intenzione di darlo a nessun altro. Senza staccare gli occhi di dosso a Luca, continuò a riempirsi la bocca con il cono nero e a farsi riempire il culo dal cazzo di Andrea. Era così diverso, così estraneo. Eppure, il suo corpo lo accoglieva senza discriminazioni. E sentiva di nuovo salire l'orgasmo, lo sentiva nelle gambe, lo sentiva nella figa, lo sentiva ovunque. Non riuscì a controllarsi e si lasciò andare ad un lungo gemito, cercando nel contempo di non cedere al piacere, di non godere. Andrea continuava a scoparla senza fermarsi, aveva un ritmo costante e sostenuto e lei avrebbe voluto urlare a Luca che voleva toccarsi, voleva godere insieme dal culo e dal clitoride, voleva essere squassata dalle ondate dell'orgasmo, lo voleva con tutta se stessa. Lui la conosceva troppo bene perchè lei avesse bisogno di dirgli come si sentiva... lui lo sapeva, lei glielo leggeva negli occhi, mentre gli dedicava ogni gemito, ogni sospiro. Lui le disse: godi, e lei chiuse gli occhi e si abbandonò a quel cazzo sconosciuto, completamente. L'orgasmo la travolse e le fece girare la testa. Aprì gli occhi, Luca le era ancora di fronte, il cazzo duro ed eretto, lei glielo prese in bocca, fino in fondo. Lui la lasciò fare per un po', fino a quando Andrea non riprese la verga e iniziò di nuovo a scaldarle la pelle. Il dolore si fece mano a mano più intenso, l'istinto le comandava di sottrarsi, di dire basta, ma lei non voleva dire basta, voleva che i lividi e la carne dolorante la accompagnassero fino al giorno dopo, e al giorno dopo ancora. Le lacrime ricominciarono a rigarle le guance, e Luca disse: basta. La fece alzare da terra, la strinse forte, le baciò via le lacrime dal viso e la fece stendere sulle lenzuola rosse. Basta dolore, per quella sera. Luca le aprì le gambe, scese a leccare quel caos umido e fremente che era ormai la sua figa, e poi la penetrò. Ecco, ora Maia finalmente si sentiva in pace. Non esistevano più il dolore, i lividi, l'umiliazione, l'essersi data ad uno sconosciuto e averne goduto. Ora esistevano solo Luca e il suo cazzo grosso, che le riempiva la figa e la stava già portando di nuovo a godere. Non si rese conto che Andrea si era avvicinato e le stava di nuovo offrendo il cazzo da mangiare. Lei lo prese con un entusiasmo che la soprese. Ne arrivarono tre, di orgasmi, col cazzo di Luca che la scopava a fondo, come piaceva a lei. Si sentiva ormai svuotata, e felice, pronta ad ingoiare fino all'ultima goccia.
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