Lui & Lei
La mia segretaria
di kalahan
30.09.2019 |
270 |
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"Le sorrido e entriamo nell'ascensore..."
La mia segretaria"Sì, ho capito...se è necessario...va benissimo. Grazie, arrivederci" chiudo la chiamata e guardo la mia segretaria piegata sul mio cazzo che sta succhiando. Siamo in macchina in ritorno da un colloquio e l'autista ci sta portando al mio ufficio. Per fortuna i sedili posteriori sono divisi da quelli anteriori da un vetro oscurato e Giulia può distrarmi dopo una giornata stressante. Lei è una ragazza molto bella e giovane, solo 20 anni, snella, capelli neri e lisci, spesso legati a coda di cavallo, ma soprattutto è molto obbediente e gentile. Oggi è vestita con una camicia bianca, pantaloni larghi scuri e non meno importanti porta i suoi occhiali che la rendono più arrapante. È bravissima con la bocca avendo quelle labbra morbide che quando le stringe sul pene lasciano un leggero segno del suo rossetto rosso.
Ansimo e le accarezzo la testa mentre continua a pompare.
"Cara, dopo ricordati di aggiungere all'agenda il colloquio con il signor Rossi...ahh...che sarà giovedì prossimo alle 10". Lei annuisce con la testa e continua a giocare con il mio arnese duro come il marmo. Le sbottono la parte alta della camicia e infilo la mano dentro, sposto il reggiseno per palparglielo: lei ha una seconda fantastica, non è grandissimo ma è bello sodo e ha dei piccoli capezzoli duri davvero eccitanti. Le strizzo un po' una tetta poi l'altra mentre lei lo fa sparire tutto in gola e mi massaggia le palle. Sento l'eccitazione lungo tutto il corpo e lo sperma che dalle palle sale lentamente verso il pene. Tengo la sua testa bloccata sul cazzo, chiudo gli occhi e inarco leggermente la schiena. L'autista si ferma e ci dice che siamo arrivati e io a malincuore le lascio la testa; mi allaccio i pantaloni e Giulia si sistema. Ci dirigiamo verso l'ufficio e le sto un po' dietro: quando cammina muove quel culetto fantastico che nonostante i pantaloni larghi si vedono le forme e mi fa arrapare moltissimo, quasi mi fa sborrare nelle mutande (ancora ce l'ho duro da prima e non si vuole calmare). Glielo palpo e lei si imbarazza: non le piace che faccia queste cose in pubblico perché è molto timida e arrossisce. Le sorrido e entriamo nell'ascensore. Quando comincia a salire pigio il bottone dell'emergenza e l'ascensore si blocca. "Che fai?" mi chiede. "Dobbiamo finire quello che abbiamo iniziato, altrimenti non sono contento". Mi levo la giacca e sbottono la camicia a Giulia e poi la butto via insieme al suo reggiseno nero di pizzo. Slaccio i pantaloni e tiro fuori il pene leggermente ammosciato, mi lancio sulle sue tette e le lecco i capezzoli per farmelo tornare durissimo. Lei ansima e vedo che si eccita, le sue guance diventano rosse e calde. La giro e la spingo contro il muro; abbasso i suoi pantaloni e palpo il culo. Sposto le mutande e scopro la figa liscia e giovane con qualche pelo sopra il clitoride:"Facciamolo dondolare questo ascensore..." Lo infilo dentro la porta del paradiso e comincio a fare avanti e indietro. Giulia fa uscire dalla bocca gridolini di gioia che aumentano ogni volta che aumento la velocità e la forza. Sento le labbra che me lo stringono e la tengo per i fianchi per non farla scivolare via; intanto la bacio sulle spalle e collo. "Spinga di più capo oohh".
La accontento e lo infilo tutto fino alle palle; godo tantissimo e le levo gli occhiali, spingendole poi la testa contro la parete. Il mio pene ha voglia di esplodere e pulsa tantissimo. Le afferro una tetta con la mano sinistra e la tiro su con la schiena attaccata al mio petto, mentre con l'altra mano le massaggio il clitoride continuando a sfondarla. Giulia gode tantissimo e quasi non si regge da sola. Lei squirta con il pene dentro e appena sento il liquido schizzare il mio pene si gonfia di sperma. La faccio inginocchiare e glielo infilo in bocca e sborro: lei ingoia tutto con gusto.
L'ascensore riparte e allora ci rivestiamo in fretta e furia ancora con il fiatone. Usciti dall'ascensore ci chiedono se stiamo bene. "Sì sì tutto a posto, grazie ". Torniamo ognuno al proprio lavoro e io vado nel mio ufficio.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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