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Lui & Lei

I miei venti anni


di kalahan
22.08.2019    |    362    |    0 8.7
"Ma questa è una storia a parte..."
Tutto iniziò con il mio compleanno, benedetto quel giorno. Di solito ero abituato alle solite festicciole in famiglia, perché è quasi sempre capitato di dovermi trasferire alla casa al mare con i miei, e, ritrovandomi sotto ferragosto pochissime volte è capitato che amici o amiche perdessero soldi e tempo, dati i mediocri collegamenti per arrivare in un paesino di mare fin troppo tranquillo.
Ciò però non accadde ai 20 anni. Il giorno prima ospitai a casa un paio di amici della comitiva al paese per festeggiare tra alcool e fumo attorno ad un falò, alla mezzanotte. Il giorno dopo mi sveglio abbastanza tardi e noto il messaggio di Melissa; Melissa è una mia ex amica di classe, bel fisico, alta, capelli marroni e occhi azzurri, con una seconda di seno, ma la cosa che ho sempre adorato di lei sono i piedi, lunghi e sempre ben curati. Ricordo bene le seghe che mi feci pensando a quando la notte prima degli esami lei si tolse i tacchi nella mia macchina perché le facevano male i piedi, poggiando sul cruscotto quel meraviglioso 39. Ma questa è una storia a parte.
Vedo il messaggio e resto subito stupito: io e Melissa non siamo chissà quanto amici, e non ci sentivamo da tanto, ma mi scrisse, oltre agli auguri, che quella sera aveva intenzione di venirmi a trovare, anche per farsi un giro, cogliendo insomma, due piccioni con una fava. Io le dissi che per me non c'erano problemi e che l'avrei accolta volentieri.
Alcune ore dopo ero in stazione ad aspettarla e appena arrivò il treno fu una delle prime persone a scendere. Aveva un top blu elettrico che metteva in evidenza il ventre e un pantaloncino bianco sul limite del decente, oltre ai sandali che indossava ai piedi. Appena la vidi la salutai con affetto e lei ricambiò, così la portai un po' in giro offrendole un pezzo di pizza e parlando dell'anno appena passato. Dopo un po' lei propone di andare in spiaggia e io accetto, non immaginando quello che sarebbe potuto succedere. Appena arriviamo in spiaggia si toglie i sandali e io nonostante le temperature abbastanza calde, inizio a sudare freddo. Camminiamo in riva al mare, iniziamo a parlare anche di argomenti un po' più personali; lei mi raccontò che a Roma, dove risiedeva per l'università c'erano stati diversi tipi che ci provavano con lei, e sotto le mie domande un po' studiate, provocatorie, alla fine mi rivelò di essersi scopata qualcuno del posto, facendo trapelare anche qualche particolare. Al contempo, anche io le rivelai di aver avuto qualche relazione, magari aggiungendoci qualche dettaglio che non era mai esistito, per rendere un po' più piccante quella serata. Ad un tratto lei alza la vista e dice che era da un sacco che non restava a guardare le stelle e perciò le propongo di metterci su uno dei tanti lettini degli stabilimenti, chiusi e non controllati, e lei non si tirò di certo indietro. Si venne a creare un'atmosfera pazzesca, con lei accanto a me, nella semioscuritá della notte. La luna illuminava la cavigliera che aveva al piede destro e alla vista di quella gamba e di quel piede scoperti, non potei fare a meno di arraparmi. A un certo punto lei mosse la gamba portandola sulle mie, arrivando a toccare, forse erroneamente o forse no, il mio membro già parecchio in tiro. Al momento ne fui un po' imbarazzato, lei fece un gemito come di sorpresa ma non tolse la gamba, anzi iniziò a spostarla di più sul mio cazzo. Poi si gira verso di me e mi dice: "Ti fa arrapare la mia gamba sul tuo cazzo eh?"
Io, mosso da non so cosa, le rispondo senza peli sulla lingua dicendo: "Mi farebbero arrapare ancora di più i tuoi piedi, sul mio cazzo."
Allora lei con una delle voci più sensuali che abbia mai sentito mi fa: "Ah sì?" e senza neanche lasciarmi il tempo di rispondere si gira verso di me e inizia a baciarmi, mentre continua a muovere la gamba e comincia a scivolare su di me. Mentre assaporo il suo labbro, succhiandoglielo e leccandoglielo in un gioco che alterniamo reciprocamente tra piccoli morsi e sospiri, sento che inizia a muoversi e a strusciarsi su di me, facendomi capire fino a dove voleva spingersi quella sera.
Dopo un po' si stacca da me per togliersi il top con un solo gesto, scoprendo quelle meravigliose mammelle di cui a malapena riesco a distinguere i capezzoli per la poca luminosità, ma che comunque riesco a percepire bene non appena ne prendo in bocca uno, iniziando a succhiarlo. Lei nel frattempo mi tiene la testa su una tetta mentre con una mano prende la mia e la porta sull'altra, incitandomi a palpeggiarla per bene. Nel frattempo continuiamo a limonare e io poggio le mie mani su quel bel culo sodo, tirandole un po' i pantaloncini e scoprendole entrambe le chiappe. La mia mano era riempita da tanta carne, e più mi avvicinavo alla sua figa, più sentivo il calore intensificarsi.
Poi con pochi movimenti si alzò e portò i piedi avanti. Io capii che voleva stuzzicarmi ancora di più così mi disse di prendere la bottiglietta d'acqua nella sua borsa per ripulirli dalla sabbia. Dopo averli sciacquati un po' li presi subito in bocca, avevano un sapore forte, e nonostante l'acqua lo smorzasse un po', si sentiva bene il sapore del sudore, quello di un piede che cammina. Mi mise quei 39 in faccia, coprendomela quasi tutta, mentre io continuavo a leccare passando dalla pianta alle dita, fino a ficcare la lingua tra questi ultimi.
Il mio pene stava per scoppiare allora lei si spostò e mi disse: "Tiralo fuori."
Non me lo feci ripetere due volte e appena abbassai le mutande schizzò fuori, dritto come un'antenna. Notai la sua espressione compiaciuta e un po' stupita, ma solo per un po' , dato che dopo poco la sua bocca faceva su e giù sul mio cazzo. Iniziò così a succhiarmelo forte, tirando la pelle con le mani e scapocchiandolo pienamente. Cominciai a sentire l'estasi quando mi succhiò le palle, risalí lungo l'asta con la lingua e prese a fare giochetti con la capocchia scoperta, tanto che dovetti alzare lo sguardo nel cielo stellato per provare a distrarmi. Mentre mi chiedevo dove avesse imparato a succhiarlo così bene, da vera troia, sento che si stacca dal mio pene con la bocca e lo avvolge tra la pianta di entrambi i piedi. Inizia a farmi un footjob pazzesco mentre mi dice: "È così che ti piace eh? Porco" aumentando l'intensità mentre continuava a parlarmi. Ero sul punto di impazzire, ma non poteva finire così, allora mi sposto e con un movimento brusco le sfilo quello che rimaneva dei pantaloncini e delle mutandine, le apro le gambe e mi tuffo in quel paradiso depilato. Aveva un sapore molto dolce, rispetto a quello dei piedi, e questo contrasto manteneva ritto il mio membro, duro come un palo di ferro. La mia lingua iniziò a esplorare, quasi avesse una volontà propria, quella vagina che ora luccicava da saliva e liquidi, mentre al contempo sentivo lei mugugnare sempre di più. Capisco che le piace, e non poco, così aumento la velocità e ci ficco due dita in contemporanea. La sento soffocare un grido, poi ad un tratto sotto i miei colpi incessanti la sento contorcere su di me con degli spasmi violenti, mentre i suoi umori colavano dalle labbra di quella stupenda figa. Dopo un attimo di esitazione mi dice di metterglielo tutto dentro, di farglielo sentire fino in profondità, e io le rispondo che rischio di sfondargliela quella figa se continua così. A quella frase lei sorride inizialmente, ma poi con un fare di sfida, mi dice: "E allora sfondami per bene."
A quelle parole non ci vedo più e glielo ficco tutto di un colpo. Stavolta il grido non lo soffoca, ma le metto una mano sulla bocca mentre inizio a muovermi dentro di lei, non vorrei che qualche curioso ci sentisse e venisse a farci visita. Le chiudo le gambe per fare più attrito, mentre mi porto i suoi piedi sulla mia faccia. Dio mio, quell'odore continuava ad entrare nel mio cervello, suscitando dentro me non so cosa. Così presi ad accelerare il ritmo dei miei colpi. La sentivo sforzarsi di non gridare, mi sussurrava di rallentare, ma il rumore delle mie palle che sbattevano sul suo culo non faceva altro che aizzarmi ulteriormente.
Sentivo il mio pene indurirsi tra le pareti della sua vagina, ma proprio quando stavo per arrivare al punto di non ritorno vedo una torcia a led in lontananza. Un fottuto controllore. Le dico di prendere subito le sue cose e di spostarci, io impreco, e lei ride. Corriamo alcuni metri più avanti, nudi, e subito dopo troviamo una spiaggia libera. "Qui non può romperci il cazzo nessuno" penso. La porto dietro a due scogli, in modo da nasconderci per bene, anche se qui non c'era sabbia ma pietre. Sposto quelle più fastidiose e mentre sono ancora in piedi appoggiato allo scoglio lei mi guarda e mi dice: "Il tuo amichetto si è un po' spaventato eh?" facendo riferimento al mio cazzo che durante la corsa aveva perso l'eccitazione del momento. Io mi lascio sfuggire una risata un po' imbarazzata, però le dico: "Perché non lo tranquillizzi un po' tu?"
Lei sorpresa dalla prontezza delle mie risposte lascia cadere i vestiti e la borsa che reggeva, mi viene lentamente incontro e mi bacia passionalmente, mentre nello stesso momento la sento mentre inizia a massaggiarmi le palle, per poi passare a smanettarmelo per bene. Comincio a riprendere vigore e vedo i suoi occhi come illuminarsi. La vedo mentre si inginocchia di fronte a me, ci sputa su, e lo ingoia quasi tutto in un colpo. Il cazzo mi torna duro in un baleno, lei lo capisce, così inizia ad ingoiarlo sempre più, arrivando quasi a lacrimare, mente io la aiuto spingendole la testa verso il mio amichetto, come lo aveva chiamato lei. Pochi secondi dopo la prendo e la faccio appoggiara sullo scoglio mentre mi da le spalle. Inizio a scoparmela a pecora, più per sfizio, perché non è una delle posizioni che preferisco; era un sollievo sentirlo ancora dentro lei, e continuai a farlo per diversi minuti, alternando ritmi veloci e più lenti, probabilmente perché appunto, la posizione non era la mia preferita. Dopo un po' però decisi di cambiare. Mi sdraiai su quelle che erano le pietre più piatte possibili. Erano parecchio scomode, ma tutto passò in secondo piano quando lei si sedette sopra di me. Con la figa più bagnata che mai iniziò a saltare su di me, a ritmo forsennato. Era stupendo, ma stancante per lei, così appena la vidi affaticata la feci abbassare su di me, la baciai, e quando meno se l'aspettava iniziai a spingere da sotto, con colpi decisi e veloci. La sentii gridare, anche se discretamente, ad ogni mio colpo. Dopo un po', forse spinta dalla voga del sesso, si portò su con le ginocchia e continuò lei a fare su e giù, ma in questo modo il mio cazzo, ormai gonfissimo e dritto, raggiungeva le parti più profonde della sua figa. Le dissi di lì a poco sarei venuto, allora lei mi disse "Aspetta ancora un attimo", allora poggiò le mani indietro, sulle mie gambe, e portò i piedi sulla mia faccia, ritornando così a saltare facendo leva proprio sul mio volto. Non ci vidi più e stavo per spostarla quando la sentii mentre quasi gridava: "Sborrami dentro, prendo la pillola."
Per un nanosecondo mi trovai a riflettere se quella fosse esattamente la cosa giusta, non l'avevo mai fatto prima, ma poi lei accelerò il ritmo e anche quel nanosecondo si rivelò troppo poco. Sentivo il mio pene pulsare, come se volesse uscire da una gabbia, la sua figa, che proprio stretta non era, e quando arrivò il momento la sentii gridare, questa volta molto forte, mentre nello stesso tempo sensazioni mai provate mi invadevano il corpo. Rimanemmo così, incastrati per una ventina di secondi, alle massime profonditá: eravamo venuti entrambi. Mi ci volle più di un minuto per ritornare in me, quando dopo un bacio intenso la vidi che si alzava lentamente dal mio pene, più che soddisfatto. Appena si alzò fui sorpreso anche io per la quantità di seme che cadde dalla sua figa fradicia. Si sedette poco più in giù iniziando a leccarsi le dita con cui rimuoveva il mio sperma dai suoi interni. Alla vista mi iniziai ad arrapare nuovamente e lei mi disse "Ancora non è del tutto tranquillo?!", io le risposi che sembrava di no, allora lei prese a leccarmelo, a ripulirmelo.
Nel frattempo teneva il cazzo con i piedi, alternando movimenti coi piedi, a pompini con mani e bocca. Non ci volle molto prima di sentire risalire velocemente le ultime gocce di sborra, veloci come la lava di un vulcano pronto ad esplodere. E così, boom, altro che gocce. Le inondai quasi i piedi, mentre alcuni schizzi le finirono sulla faccia, sulla bocca e sulle mani. Mi facevano quasi male le palle, poi lei ripulí anche tutto questo con la bocca e si sdraiò dopo un po' accanto a me. Stremato, ma al settimo cielo, la sentii, mentre mi diceva che aveva sempre avuto un minimo desiderio di scoparmi. Io le dissi che poteva attuare questo desiderio tutte le volte che volesse. Dopo un po' prese l'orologio, erano le 00.34, non dimenticherò mai l'orario, e lei iniziò a vestirsi frettolosamente, visto che alle 01.00 aveva il treno di ritorno.
La accompagnai in stazione e arriviamo giusto in tempo, lei si girò e di scatto mi baciò sulla guancia, o meglio, sul bordo della bocca, e corse verso la sua carrozza. Non so cosa succederà d'ora in poi, ma so che il più bel regalo dei vent'anni me lo fece proprio Melissa.


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