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TRE GIORNI IN SPA (Giorno Terzo)


di La_Lilla
07.10.2022    |    6.660    |    14 9.9
"Lui scosta il mi costume, si sputa su una mano e mi inumidisce il buchetto..."
Il terzo giorno, nel pomeriggio, Lina decide di andare a farsi un rilassante bagno turco, mentre io, che odio tutto quel caldo e vapore, preferisco ritornare nell’area piscine idromassaggio. Questa volta opto per un costume intero anche io, molto sgambato. Per indossarlo, però, devo fare attenzione a nascondere bene la pisella: non voglio che si veda il rigonfiamento, anche perché la parte anteriore del costume diciamo che… lascia poco spazio all’immaginazione. Così mi tiro indietro la pisella, facendola convergere dentro i testicoli (è una tecnica che ho imparato seguendo un video tutorial su internet). Poi metto il costume, molto aderente, facendo attenzione che rimanga ben compressa tra le gambe e i testicoli. Riesco a farla sparire, in questo modo, quasi completamente, e debbo dire che posso farlo perché ho una pisella veramente piccola. Sennò direi che l’impresa si farebbe alquanto difficile. In ogni modo, quando sono pronta, truccata e con la mia bella parrucca rossa, scendo.
C’era più gente del primo giorno, forse perché era già giovedì. Molte donne, anche non più giovanissime, non sempre nude.
Quel giorno mi sono resa conto, però, che in quella SPA c’erano più italiani di quello che immaginavo, infatti, mentre mi avvicino a una delle enormi vasche idromassaggio, passando davanti a un tipo seduto su una poltroncina di plastica, sento: “Ehi, posso chiederti una cosa?”.
Mi volto e lo guardo. Si tratta di un ragazzo sulla quarantina. È seduto, avvolto, nella parte bassa, da un asciugamano bianco.
“Certo”, gli faccio. “Chiedimi pure”.
“Eh, niente”, dice lui, “ti ho vista anche ieri, in compagnia della tua amica. Ma poi siete sparite”.
Io resto immobile, non dico niente.
“Ti sei ammutolita?”, fa, sorridendo.
“No”, controbatto io, “affatto. Solo che non capisco dove vuoi arrivare”.
“Oh”, fa lui, “mi piacerebbe fare due chiacchiere con te. È possibile?”.
Sorrido, mi avvicino e mi siedo vicino a lui.
“Che cosa vuoi dirmi”, gli dico, fissandolo.
“Sai”, fa, “non te la prendere, ma tempo addietro avevo molti pregiudizi su voi travestite”.
“Davvero?”, gli dico, colta di sorpresa. “E ora qualcosa ti ha fatto cambiare idea?”.
Lui gira la testa e dice: “Ho capito che i miei pregiudizi erano frutto di ignoranza. Ignoranza e basta”.
“E questa cosa l’hai capita da solo, o qualcuno ti ha aiutato ad arrivare a questa conclusione”, lo incalzo.
“Entrambe le cose”, fa lui, “anche se non ho mai avuto veri e propri rapporti con voi trav”.
“E che cos’è, vorresti provare?”.
Rimane in silenzio un attimo.
“La curiosità c’è. Poi, chiaro, quando una è figa come te, la tentazione viene”, aggiunge sorridendo.
“Sono contenta di piacerti. Sei un bel ragazzo anche tu”, butto là io. “Però non sono il tipo che fa da esperimento sociale, io”.
“No”, fa lui a quel punto, “non mi fraintendere. Tu sei qui, in costume, sei carina, e mi attrai. Per me te o quella laggiù”, indicando una delle escort, “è lo stesso”.
“Con la differenza che io vengo via a gratis”, gli dico, ridendo.
Non riesce a trattenere la risata. Ride di gusto.
“Cavolo”, fa, “sei proprio forte e spigliata, tu”.
“Mi piace essere così”, gli dico, mentre faccio scivolare la mia mano sotto il suo asciugamano, “pane al pane, vino al vino”.
“Lo vedo, lo vedo”, dice lui, lasciandomi fare.
Io intanto comincio a giochicchiare con le sue palle. Ha due grosse palle depilate, morbide. Le stringo.
“Piano, piano, cazzo”, fa. “Me le stritoli”.
Mi piace troppo giocare con le palle. Soppesarle, stringerle nel pungo, accarezzarle… È un gioco che, però, in genere, dura poco, perché sopraggiunge quasi subito l’erezione, e allora ecco che lo scroto gonfio e morbido comincia a restringersi un po’, a salire e farsi più piccolo.
Accade proprio questo, mentre parliamo. Mi dice di chiamarsi Maurizio, divorziato, senza figli. Poi mi racconta di come ha passato quei giorni in SPA. Un attimo dopo il cazzo salta fuori dall’asciugamano, ritto. Io, disinvolta, lo sego. Sorprendentemente non si è ancora scopato nessuna, da quando è lì, e io, mentre gli maneggio l’uccello, duro e attaccato alla pancia, gli chiedo come mai.
“Be’, in primo luogo non mi va di pagare per fare sesso”, fa.
“Quello si era capito, sennò io non sarei qua a segarti”, controbatto io, velocemente.
Lui scoppia a ridere.
“Appunto. Ma poi, cosa vuoi, la gente è tutta patetica, qui. Le donne fanno sesso solo a coppie, se si singolo manco ti cagano. Con i gay non ci vado”.
“Ti capisco”, faccio, “allora sarai pieno”.
“Sì, e mi sa che se vai a quella velocità tra un po’…”.
“È il tuo cazzo che mi ha provocata”, dico ridendo, “mica è colpa mia se è saltato fuori da là sotto”.
“Invece sì, perché sei abile di mano, zoccoletta”, fa lui.
“Ah! Ah! Ah!”, rido, “ti confesso che mi piace quando mi apostrofano così”.
“Allora mi sa che vengo troiaaaaa”.
In quel momento parte un fiotto: uno spruzzo che gli arriva addosso, sotto al mento. Al secondo dirigo il cazzo verso di me: un altro spruzzo, che mi finisce sul costume. Poi il resto della sborra comincia a colargli lungo il cazzo.
“Fantastica”, fa, riprendendo fiato. “Ho sborrato alla grande”.
“Ho visto, sì”, gli dico, ridendo.
Poi lui si alza e va verso una delle docce. Si doccia e ritorna con un asciugamano pulito.
“Toh”, mi fa gentile, “se vuoi pulirti il costume”.
Prendo l’asciugamano e mi levo via la sborra.
“Se vuoi”, fa, “ci facciamo un bagno insieme”.
“D’accordo”, dico.
Dopo due minuti ci lasciamo scivolare dentro una grande vasca idromassaggio. Lì continuiamo a parlare del più e del meno, circondati da altra gente.
A un certo punto decidiamo di uscire e di andare a sdraiarci su uno dei lettini dove, in genere, vengono praticati i massaggi.
Restiamo lì una decina di minuti, in silenzio. Lui sembra assopirsi.
Io sono stramaledettamente eccitata, invece, e la sua presenza lì, vicino a mene, non fa altro che infoiarmi ancora di più.
Non resisto.
Mi alzo e mi siedo sul suo lettino; lentamente gli apro l’asciugamano. Lui tiene gli occhi chiusi, ma sono sicura che finge di dormire.
Ha un cazzo bellissimo, anche da moscio. Tutto depilato. Liscio. Due palle grosse e ben fatte. Mi abbasso e comincio a leccargliele, guardando in su, per capire la su reazione. Continua a tenere gli occhi chiusi e non dice niente. Le prendo in bocca e le ciuccio, per un po’, poi vedo il cazzo sopra di me che incomincia a ingrossarsi. Lascio le palle e lo prendo in bocca, tutto. Lui è sempre sdraiato, con le mani dietro la nuca, e ad occhi chiusi.
Quando il cazzo gli torna duro, si tira su.
“Avanti, dai”, mi fa, “mettiti a quattro zampe. Tu hai bisogno di essere scopata”.
Quando sento queste parole, sbrodolo. Non dico niente e mi metto nella posizione richiesta. Lui scosta il mi costume, si sputa su una mano e mi inumidisce il buchetto.
Un attimo dopo, me lo sbatte dentro. Ho un sussulto di piacere, nel sentirlo entrare tutto d’un colpo. Quando inizia a pompare vado in visibilio.
“Sapevo”, dice, “che avevi il culo meglio di una fica”, continuando a pompare. “Hmmmm, è un piacere sfondartelo, puttanella”.
Io sto per avere già un orgasmo anale. Maurizio mi eccita troppo. Spero solo di non innamorarmi.
Attorno a noi passano delle persone: la maggior parte tirano dritto, senza guardare (sono abituati, presumo), alcune si fermano un attimo, a commentare, però l’unico che si ferma veramente è un austriaco, credo, un omaccione grande e grosso tutto peloso, completamente nudo, che chiede, in un inglese alquanto discutibile: “can I play with you?”.
Maurizio lo guarda, e con mia somma sorpresa, gli risponde: “Yes, you can”.
L’uomo non se lo fa ripetere due volte e si avvicina. Poi si sdraia a terra, porgendomi il cazzo.
“Succhiaglielo, dai”, mi fa Maurizio, “facci vedere quanto sei troia”.
L’austriaco ha un cazzo pelosissimo e molle. Cerco di smanettarlo un po’, prima di accoglierlo in bocca, ma lui non sembra gradire e dice qualcosa nella sua lingua che non capisco.
“Dice di prenderlo in bocca e succhiare”, mi informa Maurizio, rallentando il ritmo.
Mi abbasso, a quel punto, e comincio a ciucciare il pisello che, effettivamente, comincia a salire e a ingrossarsi.
Intanto Maurizio comincia a darci dentro alla grande; mi dà dei colpi secchi, intensi; io ho un lento orgasmo di culo, mentre il cazzo dell’austriaco mi cresce in bocca.
Quando è in erezione completa, resto sorpresa. L’austriaco ha uno di quei cazzi che da mosci sono piccolissimi, ma quando cominciano a rizzarsi diventano grossi e con una cappella enorme e gustosa, con un sacco di pre-cum.
In realtà era una pre-cum che presagiva una sborrata imminente, cosa che avvenne dopo cinque minuti, inondandomi la bocca.
Non voglio mandarla giù, perché voglio assaporare quella di Maurizio, quindi la lascio scendere lungo il mento e, mentre Maurizio accelera per la venuta, mi asciugo la bocca con l’asciugamano.
L’austriaco, intanto, si alza, pare ringraziare e se ne va. Svuotato.
In quel preciso istante, sento: “Te l’avevo detto che vi sareste divertite”.
Mi volto e lo vedo. È Ruggero, l’italiano di Milano che io e Lina avevamo conosciuto il primo giorno lì in SPA, che a quanto pare stava assistendo allo spettacolo da un po’, segandosi.
“Ciao”, gli dico sorridendo.
“Dai che sborro”, dice Maurizio,.
“Dai, bevila, vediamo”, fa Ruggero, guardandoci.
Mi volto e mi metto in ginocchio, a bocca aperta, davanti a Maurizio che si sega velocemente.
Sento “aghht”, e poi la colata di sborra. La inghiotto, avidamente.
“Puttana”, fa Maurizio.
“Non trattarla male”, gli fa Ruggero.
“A lei piace”, dice Maurizio.
“Sto per venire anch’io”, fa Ruggero, avvicinandosi.
“Svuota nella bocca di questa troia”, gli dice Maurizio.
Ruggero si avvicina, e io gli prendo il cazzo in bocca. Lo sento contrarsi e pulsare in bocca. Lui alza gli occhi e io sento il suo latte in bocca.
“Doppia razione”, dice Maurizio. “Bevitrice di sborra”.
“Lei è proprio brava”, fa Ruggero.
“Una maestra”, aggiunge Maurizio. “E anche una bella persona”.
“Sì, sì”, fa Ruggero, “ragazza intelligente. Cosa che apprezzo molto”.
Io li ringrazio per le belle parole e mi alzo.
“E svuota cazzi”, dico, ridendo.
Ridiamo tutti e Maurizio mi schiaffeggia il culo.
“Se sei qui anche stasera, ne avrai ancora”, mi fa.
“Cavolo”, faccio io, “non ne hai mai abbastanza, tu”.
“Di svuotare, con belle troiette simpatiche come te, no”.
“Guarda che potrei innamorarmi”, gli dico sghignazzando.
Anche Ruggero ride e poi aggiunge: “Ah, be’, io mi sono già innamorato di te”.
Gli do una botta sulla spalla.
“Scemo, gli dico”, mentre ci incamminiamo verso le docce.

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