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Il finale inaspettato


di Easytolove
12.01.2022    |    6.962    |    9 9.3
"Quando mi svegliai dormivano tutti..."
Il ponte in teak stava asciugando. Finalmente potevo risalire a bordo senza lasciare impronte ovunque, d’altronde era tutto il pomeriggio che mi stavo ammazzando di fatica per rendere la barca immacolata. Una barca a vela di 15 metri costa davvero una faticaccia per renderla invitante e gradita, ad un equipaggio formato da persone, che spesso non si sono mai imbarcate prima.
D’altronde è quello che una skipper deve fare, cercare di mettere a proprio agio gli ospiti che una volta in mare, avranno la sensazione di avere il destino nelle sue mani.
Questo lo sapevo già era un equipaggio “strano”, non le solite coppie, o il gruppo di amici, attirati da una vacanza insolita, che spesso diventa l’unica, in quanto la stragrande maggioranza di loro,scoprirà, nonostante il fascino che esercita, di non essere adatti per la vita in barca.
Conoscevo una delle partecipanti , era già stata una volta in barca, e aveva prenotato per una settimana, dicendomi che sarebbe venuta con due sue amiche, e quattro amici gay.
Era la prima volta che ospitavo un equipaggio formato da gay “dichiarati” e sinceramente non sapevo cosa mi dovessi aspettare. Non che fossi preoccupata più del solito,per i problemi che si verificano sistematicamente,il mal di mare, l’acqua di bordo che finisce, i porti sempre pieni, le rade che sono sempre”troppo lontane” il panico che sale quando il mare diventa impegnativo.
Diciamo che quella volta ero curiosa.
Mentre stavo pensando a queste faccende, il ponte si era finalmente asciugato, entrai nel pozzetto e all’ombra del tendalino parasole mi aprii una birra e mi godetti il meritato relax, nell’attesa del loro arrivo. Come di solito succede dopo il primo sorso squillò il cellulare.
“Sono Lucia, siamo arrivati alla sbarra del marina, come facciamo ad entrare”?
Ecco ci siamo “la pace è finita”.
Dopo qualche minuto li vidi arrivare.
Scesero dalle auto e mi vennero incontro. Nel frattempo ero saltata sulla banchina
e iniziammo le presentazioni. Lucia già la conoscevo, e le sue amiche erano piuttosto strane.
I quattro presunti gay , tranne uno che tradiva le proprie attitudini sessuali, erano piuttosto normali, direi quasi anonimi.
Gli dissi di scaricare i bagagli, e una volta saliti a bordo feci il solito breafing in cui dettai alcune semplici regole da rispettare, feci vedere le cabine, e indicai i gavoni dove potevano stivare la cambusa. Gli dissi di sistemarsi e me ne andai al bar del marina, sperando di potermi godere la mia birra in santa pace.
Quando ritornai si erano sistemati, aiutati da Lucia che conosceva già la barca presero posto abbastanza in fretta, erano tutti seduti nel pozzetto a bere del vino bianco.
Decidemmo di salpare subito, meta la Sardegna.
Come sempre succede, passate le prime due ore di euforia per la novità, e dopo aver cenato, giunse l’ora del tramonto, e poi si piombò nel buio più totale.
Qualcuno iniziò a soffrire di mal di mare, e gli altri iniziarono a pensare se fosse stata davvero una buona idea, quella di avventurasi in mezzo al mare con una barca a vela.
Quando si perdono i riferimenti visivi, e non si ha idea di dove si stia trovando, e soprattutto non si sa quanto possa essere sicura la barca su cui si sta navigando, ci si riempie la testa di tutti i pensieri più strani e contorti che uno possa immaginare. Come al solito dopo aver vomitato, e passato qualche mezz’oretta a pregare di tornare a casa sani e salvi, tutti si ritirarono in cabina, e mi feci la traversata in pozzetto da sola al timone, trascorrendo la notte a controllare la rotta, cercando di non finire contro qualche traghetto o nave mercantile.
Poi la mattina mi ritrovai a costeggiare la Corsica, spostai la rotta verso sud, e cercai una rada dove buttare l’ancora, per poter dormire qualche ora.
La settimana passò quasi noiosa,come molte altre volte.
I soliti giri e le solite mete. L’arcipelago della Maddalena, il golfo di Arzachena, Porto Cervo, Liscia di Vacca e Capriccioli, Porto Rotondo.
Decisero che l’ultima sera sarebbe stata speciale, con una festicciola che dissero “sarà organizzata dal quartetto gay”. Fino ad allora tutto era stato fin troppo normale, le tre ragazze si dividevano le cabine di poppa, mentre i quattro le due di prua. Io nella mia cala del marinaio, dove di solito mi sistemo quando ho ospiti a bordo.
Dopo una certa ora la sera tutti a dormire, mai nessun stravizio, pochi alcolici, nessuna canna.
Iniziavo a pensare che queste idee del libertinaggio che condiziona la popolazione omosessuale fossero frutto di fantasie morbose, e che alla fin fine, i comportamenti non si discostassero molto da quelli di tutti quanti.
Mi immaginavo la solita mangiata, con magari qualche alcolico in più e poi tutti a nanna.
La serata era fantastica, con quella bonaccia tiepida che a volte si manifesta nel periodo di fine agosto, inizio di settembre.
Visto anche il meteo che prometteva molto bene, scelsi una rada a Caprera, tranquilla e appartata.
Infatti complice anche la non più alta stagione eravamo l’unica barca ormeggiata.
Quando uscii dalla mia cabina, la luce del tramonto aveva già lasciato spazio all’imbrunire, e il colore del mare si stava facendo blu scuro. La calma era assoluta, non un filo di vento, e la barca si lasciava cullare docile, sull’acqua immobile.
Vidi che nel pozzetto il tavolo era coperto di un buffet per gli aperitivi, con quattro bottiglie di vino bianco stappate e tutti i bicchieri pronti per brindare.
Lucia che mi stava aspettando mi disse che era tutto pronto, ma che la cena sarebbe stata servita in dinette," hanno organizzato tutto “le ragazze”,dopo ci faranno una sorpresa."
A quel punto saltarono tutti fuori e iniziò la festa.
Prima aperitivo e poi di sotto a cenare.
Questa sera solo roba afrodisiaca è il motto che sembrava governare il convivio.
Finito di cenare, tutti sul ponte che si balla.
Salita in coperta, dove qualcuno mentre cenavamo ha messo cuscini, materassi e asciugamani, la musica a tutto volume, arrivano le tre ragazze, già un po’ alticce, che mi dissero che la festa sarà in mio onore e che la sorpresa più bella dovrà ancora venire.
Mi sdraiai con Lucia, mentre le altre due iniziano a ballare tra di loro, con fare stranamente lascivo e provocante. Continuammo a bere, da un caraffone pieno di gin tonic che qualcuno aveva preparato e poi all’improvviso, tra risatine e grida salirono da sotto coperta i quattro malandrini.
Tutti e quattro agghindati come delle ballerine di burlesque. Giarrettiere, autoreggenti, perizomi e corpetti di pizzo assortiti.
Iniziarono a ballare e a dimenarsi come matti e io dopo un momento di stupore cominciai a ridere a crepapelle.
Lucia mi prese per un braccio e mi tirò in mezzo alla pista da ballo improvvisata, dove tutti insieme iniziammo a dimenarci come veri reduci dello studio 54.
Dopo un altro paio di bicchierate di gin tonic, ero senz’altro ubriaca.
Fu allora che mi resi conto della piega che avrebbe preso la faccenda.
Le due ragazze avevano inziato a baciarsi in bocca, vedevo le loro lingue entrare e uscire, mentre uno dei quattro le aveva abbracciate da dietro, e mentre le palpava, una aveva iniziato a toccargli il cazzo che stava venendo bello duro. Io mi ero seduta e Lucia mi si era avvicinata , si era levata il vestito di cotone che indossava, e rimasta solo con le mutande mi aveva sfilato i bermuda, e aveva iniziato a palparmi e poi dopo avermi levato anche le mutande, a leccarmi la fica. Gli altri tre erano andati a prua e li vedevo che anche loro avevano iniziato a darsi da fare.
Ricordo che la testa un po’ mi girava, e mi concentrai su quello che mi stava facendo in quel momento Lucia. Mi prendeva in bocca le grandi labbra e me la succhiava piano, per poi affondare golosa la lingua nella fessura.
Ogni tanto smetteva e mi leccava il clitoride, oppure saliva su per la pancia fino all’ombelico.
Volevo sentire l’odore della sua fica e iniziai a toccarla infilandole prima un dito, e poi due, fino in fondo. Era tutta bagnata e inziò a mugolare di piacere.
Fu allora che una delle altre due, arrivo’ e ormai tutta nuda , con una spinta mi fece sdraiare e si mise con la fica sulla mia faccia. Iniziai a leccarla, mentre Lucia aveva ripreso a leccarmela.
Arrivarono anche la terza ragazza, con quello che le aveva abbracciate, e si misero a scopare di fianco a noi.
Lei era sotto e lui da sopra la stava pompando veloce. Vedevo con la coda dell’occhio il culo e giarrettiere e le mutande di pizzo che salivano e scendevano, mentre la ragazza lo implorava di scoparla sempre più forte.
La ragazza che si stava facendo leccare saltò via, e ando’ a farsi leccare dall’altra sua amica, mentre Lucia mi sali’ sopra, e strofinando la sua fica sulla mia inizio a cavalcarmi, muovendo il bacino avanti e indietro.
Prima lentamente, e poi sempre più veloce, fino a farlo diventare un movimento forsennato.
Alla fine venne cacciando un urlo.
Poi si accasciò sopra di me, e ci addormentammo in quella posizione.
Quando mi svegliai dormivano tutti. Lucia era sdraiata vicino a me in posizione fetale .
Mi alzai per fare un controllo della situazione. Le due ragazze e l’altro tipo dormivano abbracciati sul ponte, si erano coperti con degli asciugamani .
Gli altri tre erano spariti e da un passa uomo aperto vidi che dormivano tutti e tre in una cabina, stretti e aggrovigliati con ancora addosso la loro attrezzatura da burlesque.
Riassettai un po’ di cose, il mare era una tavola luccicante.
Misi in moto, salpai l’ancora e iniziai la traversata che ci avrebbe riportati a casa.
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