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Pelle imperfetta


di Easytolove
09.03.2022    |    1.053    |    10 9.8
"Come sempre sfoggio un misto di ricercata trascuratezza, dettagli che sembrano lasciati al caso, ma che orientano l’attenzione e il giudizio in una nicchia..."
Gironzolare senza sapere bene dove andare, è la consuetudine di questi pomeriggi noiosi, trascorsi tra un aperitivo e qualche passo in centro, il rapido saluto rivolto a qualcuno che conosci solo di vista, una stretta di mano a un vecchio conoscente che non rivedi da tempo, la fugace visita a “quella mostra di quel pittore” quello che conoscevamo da giovani, che pensavamo fosse soltanto un imbratta tele, ma che poi è diventato famoso.
Ho rapidamente trasformato il guardaroba, i capi invernali sono finiti in un armadio predisposto, mentre a portata di mano ora, ci sono vestiti primaverili, svolazzanti e colorati.
Le mie passeggiate si allungano verso mete finora accantonate, sto pensando di rigonfiare le gomme della bicicletta, c’è una splendida pista ciclabile, che si inoltra lungo un canale, una volta navigabile, per terminare in un parco lungo un fiume, dicono uno dei meno inquinati del paese.
Cammino con la testa immersa in questi pensieri, quando mi ritrovo senza nemmeno sapere come, davanti ad uno di quei locali alla moda, è quasi l’ora dell’aperitivo serale, gruppetti di giovani, impiegati appena usciti dal lavoro, si stanno radunando, nell’ampio spazio all’aperto, ammobiliato con alti tavolini rotondi, di acciaio satinato, su cui appoggiare i bicchieri, con dentro i drink da bere in piedi, mentre ci si ammicca, prede e predatori, con la speranza di qualche cattura, da portare a letto, con cui trascorrere il resto della serata.
Come quasi sempre sono sola, entro nell’angusto spazio al chiuso, dove dietro ad una specie di bancone un paio di giovani barman agitano gli sheker.
Ordino un Martini con l’oliva, praticamente un bicchiere di gin in cui hanno spruzzato del vermouth.
Lo appoggio su uno dei tavolini rimasti liberi, e con lo stuzzicadenti, cerco di infilare le enormi olive dolci e verdi, l’unica cosa che compatibilmente possa accompagnare questo drink.
Osservo la fauna, che aumenta e diventa sempre più chiassosa.
I maschi cercano di mettersi mostra, sfoggiando come dei piccoli pavoni, le loro peculiarità, spesso banali, esagerando nei particolari, mostrando doti che poi spesso e volentieri alla prova dei fatti si trasformano in piccole delusioni.
L e donne sembrano cedere a tutto quello sfoggio, sorridono compiaciute, rispondono a domande stupide, sembrano soggiogate dalla recita per cui sono state scritturate.
Sorseggio il gin e sputo i noccioli, mentre va in onda la solita messa in scena serale, niente di entusiasmante, tra non molto parecchi di loro saranno ubriachi, andranno a casa a dormire, qualcuno sarà impegnato in una fugace scopata, possibilmente senza impegno, per poi ricominciare domani la propria recita quotidiana.
Lo so, ogni volta osservando questa umanità che poco mi piace, finisco per rattristarmi, per trattare male , spesso mi succede, quando qualcuno di quei pochi che ancora non hanno tentato un approccio si avvicina, con le solite domande scontate, a cui rispondo prendendo in giro nei giorni di buonumore, e in modo acido e scortese nelle serate come questa.
Mi faccio portare un altro Martini, dopo lo so, sarò mezza sbronza, così riuscirò nell’impresa di risultare antipatica e cattiva, anche se la speranza segreta resta sempre quella di incrociare lo sguardo di qualcuna, in cerca di una preda femminile.
A dire il vero un paio le ho già individuate, ma se la intendono tra di loro, hanno fatto finta di essere delle sconosciute, ma poi con un pretesto una delle due ha lasciato il gruppetto a cui era aggregata, e ora stanno flirtando, si stanno mangiando con gli occhi, finiranno a letto, se non questa sera domani, dopo che con qualche scusa si saranno scambiate il numero del cellulare.
Sto per ordinare il terzo, di solito quello che mi anestetizza completamente, quando mi si presenta davanti all’improvviso, con un tumbler pieno fino all’orlo di ghiaccio, e qualcosa che reputo essere un Americano.

“ti spiace se mi appoggio qui per un minuto, sto aspettando un amica che non arriva”.
E’ molto giovane, potrebbe essere una figlia avuta in quel decennio che dai trenta va ai quaranta.
Mi sorride, ha un cesto di capelli ricci, dei jeans strappati come vanno di moda tra i ragazzi, uno di quei giacchetti neri per andare in motorino.
Sorseggia lentamente il beverone, lascio il mio nel dimenticatoio, faccio una pausa di riflessione, covo l’istinto sempre malcelato, della predatrice, il piano sempre pronto, il fine ultimo della creazione.
La faccio ubriacare e poi la porto a letto, un'altra tacca sul bastone.
Quando vedo che il livello del liquido rossasto sta per raggiungere il fondo e il tumbler ormai è soltanto ricolmo di ghiaccio, rompo gli indugi.
“la tua amica sembrerebbe essersi dimenticata di te”.
Fino a quel momento eravamo rimaste silenziose, lei aveva trafficato un poco con il cellulare, apparentemente senza aver ottenuto nulla di rassicurante.
“non è riuscita a liberarsi dal fidanzato”.
“beh avrebbero potuto venire qui insieme”.
Mi osserva per la prima volta, come se mi vedesse solo ora, socchiude gli occhi,poi con un tono come se cercasse una giustificazione risponde,
“lui non sa che ogni tanto ci vediamo”.
Bello dolce amore, penso senza lasciare trasparire l’improvvisa sorpresa e soddisfazione, tu sei la preda che aspettavo. Ci facciamo un altro giro, vado a prenderli al bancone, per lei un Negroni, io mi faccio fare un mezzo analcolico colorato, che spaccio per un Americano.
“Questo lo offro io”.
Non indago sull’amica, lascio che sia lei a parlare, si sono conosciute in un sito di incontri, entrambe sono fidanzate, lei è di una città qui vicina, la cosa che più mi sorprende è la facilità con cui si confida, forse mi ha riconosciuta, sente senza che io abbia lasciato trasparire nulla, che soffro del suo stesso male.
Il Negroni fa l’effetto che avevo calcolato, mentre l’acqua fresca che ho bevuto mi consente di ragionare in modo lucido, quasi distaccato, senza lasciare che l’ansia di catturare questa giovane preda, mi trascini in qualche irreparabile errore.
Inizia ad osservarmi con uno sguardo diverso, lentamente la sua mente si sta distaccando dalla tensione dell’attesa della sua amica, la sua attenzione si sposta sulla mia figura.
Come sempre sfoggio un misto di ricercata trascuratezza, dettagli che sembrano lasciati al caso, ma che orientano l’attenzione e il giudizio in una nicchia ben precisa della ricerca del particolare, mi interessano solo le persone attente, curiose, dei superficiali ne faccio volentieri a meno.
“sei un misto tra mia nonna che vestiva come una hippie e si è sempre vantata di essere andata al grande concerto all’isola di White, e mia madre, che vive in un mondo fatto soltanto di capi firmati e gioielli di Cartier.”
“i figli finiscono sempre per diventare l’esatto contrario dei propri genitori cara”
“quello che hai al polso è un orologio da uomo di Cartier vero”?
“si è un Pasha, me lo hanno regalato molti anni fa, non butterei mai così tanti soldi in un orologio”.
“te lo ha regalato qualche tuo vecchio amante”?
“in un certo senso si, di amante si trattava”.
“non sei sposata tu”?
“no cara per fortuna vivo sola”.
Ora inizio davvero ad interessarla.
“Senti mi sta venendo una gran fame, visto che sei tu la più grande di età, me la offriresti una bella cena”?
Non potevo aspettarmi nulla di meglio, stavo per proporlo, ma se me lo chiede lei è perfetto, medito qualche istante sul posto, ma poi decido di calare l’asso di bastoni.
“ancora è abbastanza presto, se vuoi possiamo andare a casa mia, ho sempre qualcosa di stuzzicante nella dispensa e nel frigorifero, pronto per essere cucinato”
“sai brava ai fornelli”?
“vieni e vedrai, in ogni caso se non ti fidi, suggerisci tu un posto, per me va comunque bene”.
In nemmeno mezz’ora preparo una cenetta semplicemente perfetta, per un incontro a due, apro il congelatore ed estraggo una confezione di enormi gamberi.
L’osservo mentre si è stravaccata sul divano, si è tolta il giacchetto , è rimasta solo con una maglietta colorata, da cui spuntano due seni appuntiti.
“ti piacciono i gamberoni”?
“certo che mi piacciono, li adoro”.
Abbiamo finito di cenare, e siamo entrambe soddisfatte della piega che ha preso la serata.
La conversazione lentamente si sposta nel territorio delle nostre attrazioni, dei gusti e delle preferenze
sessuali.
Le chiedo della sua amica, mi racconta che entrambe sono fidanzate, ma che si sentono attratte l’una dall’altra, che ormai non ne possono fare a meno, ma che per ora non hanno ancora il coraggio di uscire allo scoperto, non si sentono poi così sicure.
“a te le donne invece sono sempre piaciute vero?”
Me lo domanda sapendo in anticipo la risposta.
“con un uomo non ci sono mai andata, hai indovinato”.
“l’orologio quindi è il regalo di una donna”.
“si certo di una donna di cui sono stata molto innamorata”
“mi hai fatta venire qui a casa tua, nella speranza di portarmi a letto”?
“in effetti quelle erano più o meno le intenzioni”.
“sai qualche tempo fa ho letto un intervista molto trasgressiva, di una donna famosa che confessava di avere avuto rapporti con altre donne”.
“ah si e cosa diceva”?
“raccontava di un incontro avuto molti anni addietro, con una donna più grande, molto affascinante insospettabile, e di aver vissuto dei piaceri sessuali, mai provati prima, e mai più ritrovati per il resto della vita”.
Siamo entrambe nude, la penombra della mia stanza da letto ci circonda, la luce fioca delle candele proietta la nostra ombra nel muro dove è appoggiato l’enorme letto che ci ha accolte, glorificando il nostro incontro.
Sono sdraiata sulla schiena, mi cavalca lentamente, entrambe cerchiamo di mantenere le cosce il più possibile spalancate, i nostri clitoridi si stanno sfregando delicatamente, con le mani le stringo i seni duri e appuntiti, mi accarezza con un tocco delle dita leggero la pelle, che gli anni e il sole hanno reso scura e increspata, mentre la sua è liscia e luminosa, come quella di una creatura.
Si avvicina e mi bacia in bocca, la lingua mi fruga, e in un orecchio come un soffio dice,
“La tua pelle imperfetta mi fa impazzire”.
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