Racconti Erotici > lesbo > Blues Pills (farfalle nello stomaco)
lesbo

Blues Pills (farfalle nello stomaco)


di Easytolove
28.04.2021    |    2.146    |    2 9.0
"I Blues Pills mi accompagnano fino al cancello di casa, mi sento leggera, con quella sensazione di farfalle allo stomaco che provavo da ragazzina..."
La mia voglia di trasgressione ha preso il sopravvento.
Mai avrei pensato che mi sarei lasciata trascinare così pesantemente, ma ormai mi sto immergendo in questa storia oltre a limiti e confini che pensavo fossero invalicabili.
Non a caso sono qui, nella notte, strafatta di erba, alla guida della Porsche di Adelina.
So bene, che nei nostri accordi “matrimoniali” ci fosse il divieto assoluto di toccare le auto che gelosamente tiene chiuse in un garage, ha ereditato da uno zio, il fondo, e i preziosi pezzi della collezione.
Sono arrivata con il Bulli, e l’ho scambiato con l’unica auto che teniamo efficiente, Adelina ogni tanto adora farci un giro, in estate la sera, partiamo a pomeriggio inoltrato, quando gli effetti della calura si sono smorzati, con gli occhiali da sole, il cappellino da baseball , mi fa guidare all’andata, con il tettino abbassato, di solito raggiungiamo un posto che abbiamo scoperto nelle crete senesi, ci rimpinziamo di pici e arrosto girato, poi al ritorno vuole sempre guidare lei.
Non ho mai compreso il motivo per cui guidi così di rado, è veramente brava, velocissima, precisa, concentrata, armeggia con il cambio e la frizione, spreme il motore fino al massimo dei giri, disegna le traiettorie come un pilota di rallie.
Questa notte sono troppo fumata per correre, viaggio rilassata, l’auto è datata, ma la radio Adelina ha voluto installarla supermoderna, nella chiavetta ho una compilation di un gruppo che ultimamente mi fa molto sangue, i Blues Pills, un rock blues post moderno, suoni nuovi che mi hanno fatta deragliare dai miei ascolti anni sessanta.
Ogni tanto dirigo lo sguardo su Dorotea, se ne sta imbambolata sul sedile a fianco, ha uno strano sorrisino stampato sul volto, non era mai stata su di un auto decappottabile, tantomeno prodotta una decina di anni prima che lei fosse nata.
Ha una gonna corta di jeans, uno di quei piumini leggeri, che vanno di moda, la serata primaverile rilascia un profumo di piante e fiori, ogni tanto si passa una mano sui capelli scarmigliati, forse vorrebbe che chiudessi la capotte, ma sta vivendo la prima vera e grande avventura della sua vita.
Adelina è fuori per lavoro, almeno tre giorni ha detto, anche se ho il sospetto che si stia sollazzando con la tipa del vivaio, così ne ho approfittato.
Dorotea ha dovuto fare i salti mortali, abbiamo inventato un improbabile, quanto fantasioso viaggio al mare, per rimettere a posto un appartamento di Adelina, chissà le risate che si farà, quando lo verrà a sapere.
L’importante è che non sappia con cosa ci siamo andate.
Ora la vedo,si gode la nottata, appena iniziata.
Le avevo promesso che l’avrei portata a fare una gita, poi l’idea ha preso campo, e mi sono lasciata un pochino trascinare.
Ho le chiavi di una casa a Castiglioncello , una mia vecchia zia me le ha lasciate, dicendomi “quando ci vuoi andare è sempre a tua disposizione”.
L’ho chiamata , la casa è libera, lei ci andrà soltanto tra qualche settimana.
Viaggiamo in un paesaggio fatto di colline spoglie, radi cipressi, casolari di pietra che sembrano abbandonati.
L’aria è diventata davvero troppo fresca , in un piccolo spiazzo mi sono fermata e ho chiuso la capote, lo spider è, nonostante l’età abbastanza confortevole, dallo stero mi arrivano le note di una ballata, avrei voglia di baciare Dorotea tra le cosce, sentire il suo odore.
Le metto una mano su di una coscia, è soda, liscia, le alzo la gonnella di jeans, lei istintivamente allarga le gambe, sento la pelle morbida, raggiungo il cotone delle mutandine, l’umidiccio che sta iniziando a formarsi
mi bagna le dita.
Non aspettava altro, mi prende la mano e se la preme contro, muove il bacino, devo restare concentrata sulla guida, i fari di fronte a me, illuminano la strada piena di curve, non c’è molto spazio per questo genere di distrazioni.
La mano deve ritornare sulla manopola del cambio, una serie di curve e di tornanti non mi lasciano scelta, lei sembra rilassarsi, mi appoggia il capo su di una spalla, e nel suo italiano un po’ incerto inizia a raccontare.
Mi parla di quando era adolescente, viveva in questo paesino sperduto, con le poche amiche e i pregiudizi della mentalità campagnola. Della strana emozione che provava per le ragazze, si era innamorata di una delle sue amiche, ma lei sembrava non comprendere, anzi forse inconsciamente la respingeva, notti di pianti e disperazione, poi per sentirsi normale e omologata, si è concessa a Relu, un amico dei suoi fratelli.
Lo baciava e si faceva toccare, quando lui ha voluto entrarle dentro non ha opposto resistenza, lo ha lasciato fare, anche se non provava quasi nessun piacere, solo qualche dolorino iniziale, le prime volte.
E’ subito rimasta incinta, e prima ancora di essere maggiorenne si erano sposati, con due figli.
Per fortuna una sorella maggiore, l’unica un pochino evoluta, dopo aver compreso la situazione, ha iniziato a procurarle delle pillole anticoncezionali, che ancora continua a assumere.
Quando i figli erano un pochino cresciuti, un fratello di Relu che nel frattempo da molti anni si era trasferito in italia, e avviato una fortunata azienda edile, lo ha chiamato per lavorare, e la loro vita è per sempre cambiata e migliorata.
Non sapevo quasi nulla di Dorotea, anche se mi immaginavo qualcosa di simile, cerco di immergermi nella sua vita, la disperazione di non poter essere se stessa fino in fondo, la paura di essere scoperta, la gioia di poter realizzare quello che per lei era sempre stato solo un sogno, il vederlo diventare reale.
Mentre mi parla mi accarezza le cosce, attraverso la stoffa dei miei jeans sento il calore di quella piccola mano, poi sembra quasi vergognarsi per la propria vita infelice, mi chiede scusa per questi racconti tristi, inizia a baciarmi il collo, mi lecca un orecchio, mantenendo per quello che mi riesce lo sguardo sulla strada, le cerco la bocca e la lingua, ci baciamo, la voglia della sua fica mi assale incontrollata.
Intravedo un cartello stradale, recita,”Castiglioncello km 12”.
Tra qualche minuto saremo arrivate, mi distacco da quel pericoloso bacio, le dico,
“dai Dorotea, tra dieci minuti vedremo il mare”.
Si fa promettere , prima di andare a casa, vuole che la porti vicino al mare,
“lo voglio vedere da vicino, mi devo bagnare i piedi, non facesse cosi’ freddo potremmo farci un bagno”.
Ho parcheggiato in un piccolo spiazzo, dietro ad una spiaggetta, sotto alla scogliera.
Dorotea è scesa, si è tolta le Adidas bianche e nere, ed è corsa sul bagnasciuga, ha messo i piedi a bagno, ed ha saltellato felice come una bambina.
“lo hai portato l’accappatoio??”
Me lo grida con un enorme sorriso stampato sul volto, le faccio cenno di si, sono scesa pure io, e a piccoli passi mi sto avvicinando .
Senza che possa dire nulla, in un battibaleno resta in mutande, e si butta in mare.
Fa davvero freddo, è una follia, ma sento che è vita vera, l’unica ragione per cui mi sono lanciata in questa avventura.
In un attimo sono nuda, e mi lancio con decisione, senza toccare l’acqua, mi ritrovo immersa nel liquido gelido, con un salto, mi ricordavo che è subito profonda, faccio due o tre bracciate, e mi ritrovo avvinghiata a Dorotea, che mi afferra tutta esaltata, sento il sale della sua bocca che si trasferisce nella mia, la lingua che mi fruga, mi morde un orecchio, sento come un soffio, “amore non sono mai stata così felice”.
L’enorme accappatoio di morbida spugna ci ha avvolte entrambe, ci siamo strofinate e palpate, ho leccato avida le sue due piccole tettine appuntite, per fortuna nel borsone ho messo anche due spesse tute di pile, con il riscaldamento della Porsche a tutto fuoco siamo ripartite.
La casa è in cima al paese, una specie di villetta liberty, costruita quando Castiglioncello era una meta per signori.
Dopo aver attraversato un ampia cucina con un grosso focolare, e un salone affrescato, con alle pareti riproduzioni del periodo metafisico di Guttuso, di cui mia zia si vanta di essere stata una giovane amante, entriamo nella camera da letto, e ci infiliamo sotto ad un enorme piumone, senza toglierci le tute.
Dorotea, è molto ingenua e dolce, mi lascia fare tutto quello che mi passa per la mente, restiamo per almeno mezz’ora a riscaldarci, con le passere premute tra le cosce e sotto alle mani.
Poi quando il caldo è diventato quasi insopportabile ci leviamo l’impedimento dei pile, e siamo nude.
E’ giovane e tonica, ha poco seno, un sedere spaziale, le cosce candide e sode, i capelli corvini legati in una lunga coda che ora ha sciolto, i lineamenti vagamente orientali, quasi zingareschi, il suo odore mi inebria, mentre lei sembra aver solo voglia di dolcezza e carezze, la voglio sbattere come una cotoletta, mi avvento senza ritegno, le divoro la fica, la sento godere, i muscoli delle cosce che si induriscono, il ventre che sussulta, finalmente anche lei si scatena, si getta con la bocca sulla mia fica, mentre me la devasta a morsi e a risucchiate, inizia a toccarsi, mi lancio anche io, ci rotoliamo con entrambe le bocche incollate sulla fessura, cadiamo dal letto e continuiamo sul tappeto, la sento gridare, un getto enorme mi lava il viso, ansima, non resisto e godo anche io squirtando, restiamo avvinchiate per un altro poco, torniamo nel letto sotto al piumone, e ci addormentiamo con una mano sull’altrui fica.
Ho gironzolato per una mezz’oretta nella piazza centrale, ho comprato della schiacciata e del pesce fresco,
quando mi sono alzata Dorotea dormiva beata, ora farò ritorno e preparerò un bel pranzetto, casomai se è ancora a letto la voglio risvegliare con una bella leccata, poi faremo colazione con le paste con la crema.
Invece si è alzata, sta trafficando con il camino, in una grossa cesta c’è della legna, un bel fuoco sta scoppiettando, una grossa caffettiera sta gorgogliando, faremo una bella colazione.
Mi vede e mi sorride, ha indossato solo un maglione di lana, sotto è nuda, vedo il pelo della fica che fa capolino, poso la borsa della spesa sopra al tavolo, ci baciamo, sento che ha ancora voglia, me ne accorgo quando le metto una mano su quel ciuffo nero, è umido e odoroso, ma sta iniziando ad imparare, si scosta rapida,
“adesso facciamo colazione, poi voglio fare un giro per il paese, casomai dopo pranzo lo rifaremo”.
“allora vatti a rivestire, se rimani con quella topina al vento, non resisto molto e ti scopo qui sul tavolo, brutta maialina”.
Ride e corre nella camera da letto, torna con dei jeans e una felpa, intanto ho versato il caffè, sbocconcelliamo le nostre paste alla crema, poi usciamo, e con la Porsche andiamo nella parte bassa del paese, vicino al mare, faremo una passeggiata nel marina.
Ci aggiriamo tra i pontili, le barche si dondolano quiete legate alle bitte degli ormeggi, Dorotea è entusiasta, le piacciono i grossi yacht a motore, fantastica di possederne uno, mi porterebbe in giro chissà dove, vorrebbe arrivare fino al Mar Nero, far morire di invidia tutti quelli che conosce.
In fondo alla diga foranea, vuol salire sui grossi massi di cemento, che fanno da frangiflutti, il mare si è un pochino agitato, ogni poco qualche onda lancia dei grossi schizzi verso il cielo, ci addentriamo in un anfratto riparato, non resistiamo, con le mani infilate sotto ai jeans, le lingue in bocca, ci procuriamo il primo orgasmo in riva al mare.
La giornata corre via veloce, faccio cuocere le triglie con un bel guazzetto di pomodoro, Dorotea non resiste e mi vuol cucinare un piatto tipico rumeno, uno strano intruglio con una salsa fatta con la panna e il cetriolo.
Ingoio a fatica, ma faccio finta di gradire, per fortuna le triglie mi riconciliano con il buon cibo.
Ripartiamo verso metà pomeriggio, ci siamo concesse dopo pranzo un veloce orgasmino sul divano del soggiorno, sento che ha della fame di sesso arretrata, penso al povero Relu, che verrà sottoposto nei prossimi giorni, sicuramente a qualche astinenza forzata.
Guido leggera sulla strada del ritorno, Lei si addormenta felice, spossata dalle emozioni, forse è stata la prima vacanza della sua vita.
Al garage riprendiamo il Bulli, al confronto sembra di guidare una corriera, percorriamo i pochi chilometri in silenzio, mi fermo un pochino prima della sua casa, ci abbracciamo, lei si struscia vogliosa, mi infila una mano nelle mutande, sento le sue dita nella mia fica, mi penetra per qualche istante, poi le porta al naso e le annusa, sorride e mi dice,
“fino a domani non mi lavo, stanotte dormo con il tuo odore”.
I Blues Pills mi accompagnano fino al cancello di casa, mi sento leggera, con quella sensazione di farfalle allo stomaco che provavo da ragazzina.
Buck mi ha già avvistata, abbaia e corre in tondo nel recinto, mi devo preparare all’assalto dopo che li avrò liberati.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.0
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Blues Pills (farfalle nello stomaco):

Altri Racconti Erotici in lesbo:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni