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La signora con il vestito nero.


di Easytolove
01.10.2021    |    2.574    |    5 9.8
"Un attimo prima che succeda, toglie la mano e come se qualcuno avesse spento un interruttore, resto ferma e imbambolata sullo sgabello, mi alzo quasi di..."
Sono trascorsi alcuni giorni, dalla folle nottata con Marion.
Per qualche tempo mi sono sentita in colpa, anche se non so ancora bene se il mio rapporto con Margie debba essere considerato così profondo da scatenare un simile risentimento,d’altronde lei dalla Germania non è ancora tornata, mi racconta di un lavoro lungo e impegnativo, Greta la sua “ex fidanzata” la ospita nella sua casa, sono più che certa che vadano a letto insieme.
Sono passata una sera dopo il lavoro da Mirella, mi ha dato l’impressione di saperne molto.
“Quello che ha con Greta è un rapporto molto particolare”
Inizio a pensare che siano un po’ troppe queste stranezze.
Anche quando stava con Beatrice,la sua ex fidanzata , ogni tanto spariva per qualche tempo con questa fantomatica Greta.
Vorrei dirle di non preoccuparsi, che le ho già reso pan per focaccia, ma faccio buon viso a cattivo gioco.
D’altronde dopo la passata esperienza monogama, la fregatura che alla fine ho preso è stata quasi devastante, per cui forse è meglio così, ognuno si fa la propria vita, e ci si vede solo quando realmente si ha voglia di stare insieme.
Da un paio di sere mi tocco pensando a Marion,siamo a letto e lei mi sta scopando con un arnese spaventoso, poi vedo Margie che appare all’improvviso, e invece di adirarsi, si aggiunge alla seduta.
Anche lei ha uno strap on esagerato, mi prendono tutte due insieme.
Dopo che mi sono toccata e la visione è svanita, mi accorgo di essere ancora molto eccitata.
Traffico con il tablet, e finisco in un sito erotico,ad orientamento lesbico, ma non propriamente pornografico, quelli non mi sono mai piaciuti.
Ci sono fotografie molto patinate di splendide ragazze, anche in atteggiamenti intimi, ma mai volgari, alcuni articoli sulla psicologia femminile, altri su come procurarsi il piacere durante un rapporto saffico.
Una sezione è dedicata ai racconti erotici, e un'altra agli annunci e incontri.
Sono incuriosita, e inizio a consultarli, sono divisi per regione e per città.
Non sono molti a dire il vero, tre soltanto della regione, e della città, uno solo.

Li apro, e vedo in quello più vicino una fotografia di una donna mora, con i capelli lunghi che le celano il volto.
E’ quasi nuda,abbronzatissima, una sorta di pareo colorato la copre solo in parte lasciando intravedere poco e immaginare molto.
Sembra tonica, ma non è magra, nemmeno troppo alta, emana qualcosa di misterioso, uno strano magnetismo che traspare dalla figura.
Sotto alla foto compare una stringa su cui scrivere un messaggio ,di fianco al pulsante “invia” compare una scritta blu che recita “L’utente è online”.
La cosa che più mi attrae è che mentre negli altri annunci c’è qualche piccola frase scritta dall’autore, qui ci sia solo la fotografia, nient’altro.
Sono curiosa, senza pensarci troppo scrivo “Ciao come stai mi chiamo Adele” e premo invio.
La stringa si allarga in verticale, e dopo qualche istante in cui un piccolo cursore ha iniziato a lampeggiare,
compare la scritta “ Mi chiamo Giovanna , sto bene, piacere di fare la tua conoscenza.”
Iniziamo a chattare.
Subito mi cattura una sorta di apnea sensitiva su quello che scrivo e le sue risposte.
Sembra quasi che conosca quello che più di intimo e profondo alberga nel mio animo.
Parliamo di musica, mi chiede se ho una cantante preferita.
Penso per qualche istante e poi rispondo “Nada”!!
A dire il vero non saprei dire il motivo, mi rendo conto che non è del tutto vero, forse perché la sua figura in quella immagine che appare nel suo annuncio un pochino me la ricorda, forse il suo modo di cantare strascicato, come di qualcuno che ha abusato di super alcolici e sostanze psicotrope, la sensualità sanguigna che trasuda sesso consumato tra lenzuola sporche, e inzuppate di sudore e liquidi seminali.
La risposta resta sospesa nell’attesa più del solito, fisso il cursore che lampeggia, si interrompe, sta arrivando la risposta, forse, ma poi riprende e si riferma, finalmente una frase compare.
“Quando ero una ragazzina, avevo una vicina,io ero poco più giovane di Nada, andavo a casa di questa donna, più grande di me, indossava sempre una sottoveste cortissima, forse se mi provocava, si divertiva nel vedermi conturbata, so per certo che la notte riceveva uomini da cui si faceva pagare.”
“Una sera alla televisione c’era il festival di Sanremo, apparve questa ragazza, che cantava “ma che freddo fa”. Alla fine della canzone, questa apparizione,una figura minuta con un mini vestito, sbagliò l’uscita del palco, e il conduttore, Nuccio Costa la richiamò tra le risate del pubblico. Quella donna, sensuale e di sicuro malaffare, mi guardò e mi disse, la vedi questa ragazza, avrà una vita intensa e particolare ”.
Resto per un lungo istante a meditare. Vorrei scrivere molte cose, ma poi le uniche parole che le mie dite sulla tastiera virtuale del tablet, riescono a vergare sono,
“voglio che ci vediamo”.
“lo faremo ne puoi stare certa, non ti preoccupare”.
E’ trascorsa una settimana, in cui abbiamo ogni sera chattato per un ora, poi il momento fatidico è arrivato.
Vago da una decina di minuti, nel reparto di biancheria intima di questo centro commerciale in cui ci siamo date appuntamento.
“devi mettere un vestito corto colorato, abbottonato sul davanti, sotto devi essere nuda, io avrò un vestito lungo e nero, servirà per riconoscerci”
Queste sono state le condizioni con cui abbiamo organizzato l’incontro.
Ho frugato come una matta in tutti i meandri dei guardaroba, ero già quasi pronta a rinunciare, ma finalmente l’ho ritrovato, una specie di vestitino doposole che avevo usato tanti anni fa al mare.
Ho guidato con la passera al vento, talmente è corto e minuto, e anche ora mentre mi aggiro in mezzo agli scaffali mi sembra di essere nuda.
Inizio a pensare ad una fregatura, a quanto sia stupida, fidarmi di un ectoplasma conosciuto in una chat di un sito sconosciuto, in fondo mi sta soltanto bene.
Poi all’improvviso la vedo, una donna con un lungo vestito nero, dalle maniche corte, e un cappello a larghe falde, di paglia bianca.
E’ molto abbronzata, scura, nera di capelli, la pelle leggermente rugosa, di chi sta molte ore al sole.
I tratti del volto e la risolutezza dello sguardo tradiscono le molte primavere che l’accompagnano.
Ci fissiamo per un attimo, sappiamo di esserci riconosciute.
Quando siamo vicine, sento la sua voce, profonda, ruvida, che mi dice,
“ se sei Adele sono Giovanna, sei pronta”?
La guardo e senza sapere bene per cosa dovrei essere pronta, ma le rispondo soltanto di si.
“seguimi”.
Attraversiamo gli scaffali, da dove preleva alcuni reggiseni, e mutandine, passando di fronte ad una commessa chiede:
“io e la mia amica vorremmo provarli è possibile”?
“certo signora faccia pure”.
Ci dirigiamo nei camerini, Giovanna, ma non sono sicura che sia il suo vero nome, scosta la tenda che funge da chiusura ed entriamo.
“sbottonati il vestito”!
Un movimento incontrollato della mia mano cerca di chiudere , ma lei con una mossa decisa mi ferma, e dice,
“lascia aperto”
Un comando a cui so di non potermi opporre.
Resto in piedi con il vestito aperto, la schiena appoggiata al cartongesso del camerino.
Nello specchio di fronte vedo la mia figura, il vestito aperto, con le mie due grosse tette in primo piano,
lo spacco della fica che in un moto incontrollato di pudore, cerco di occultare tra le cosce che ho serrato.
La sua schiena scura appare nella scollatura dorsale del vestito nero, le arriva quasi fino al culo, un dettaglio che prima non avevo nemmeno notato è ora li davanti a me riflesso in quell’immagine speculare.
Allunga una mano e mi accarezza un seno, sento una sorta di fluido magnetico che fuoriesce dalle sue dita,
chiudo gli occhi, sono ormai quasi ipnotizzata.
La mano scende, il suo palmo scorre dall’alto al basso lungo il ventre, sormonta il pube, e poi,
il dito medio e l’anulare si proiettano sul clitoride, i polpastrelli trovano immediatamente quel punto preciso, quello che sfrego quando voglio godere in un battibaleno.
Il fluido diventa un onda rovente, mi si piegano le gambe e mi siedo su di uno sgabellino rotondo, che inspiegabilmente stava già posizionato sotto al mio sedere.
Ho le cosce spalancate, le braccia abbandonate lungo i fianchi, si è leggermente chinata verso di me,
le sue dita sono sempre in quella posizione, sento che ancora qualche istante e poi non riuscirei più a trattenermi e a controllarmi, il terrore di mettermi a gridare e ansimare in quel camerino, si fa sempre più minaccioso.
Un attimo prima che succeda, toglie la mano e come se qualcuno avesse spento un interruttore, resto ferma e imbambolata sullo sgabello, mi alzo quasi di scatto e riabbottono il vestito.
Giovanna riprende i reggiseni, ripassiamo davanti alla commessa e li deposita sul bancone.
“grazie buonasera”.
Ci guarda con occhio sospettoso, le trotterello dietro e usciamo dal reparto.
“almeno avremmo potuto provarne uno”.
Lo dico più che altro per convincere me stessa che non sono ancora del tutto ammattita.
Non mi risponde, camminiamo lungo un grande corridoio,ai cui lati si affacciano le vetrine dei punti vendita.
Ho perso il contatto con la razionalità di quello che mi sta succedendo, devo sapere cosa mi devo aspettare,chiedo:
“ora che facciamo”?
“mi piacerebbe a questo punto che fossi tu a decidere cosa vorresti fare”.
Me lo dice facendomi intendere che probabilmente farebbe qualunque cosa mi venisse in mente,
non so fino a che punto sarebbe disposta a soddisfare la mia follia, o forse è solo molto esperta di questo gioco, e sa che oltre certi limiti non sarei mai disposta ad andare.
Non di certo al primo incontro con una sconosciuta.
Improvvisamente mi arriva come una specie di folgorazione.
Vedo l’insegna delle toilette, mi accorgo che abbiamo all’incirca la stessa taglia, la prendo per una mano e le dico:
“andiamo nei bagni e ci scambiamo i vestiti”.
Ora sono strizzata in quel lungo drappo nero che mi fascia, nonostante mi sembrava avessimo la stessa taglia mi sta molto stretto, le tette straboccano dalla scollatura, il culo è fasciato, un pochino dell’avvallamento tra le chiappe scappa fuori , si vede chiaramente che non indosso le mutande.
A lei il mio vestito sta un pochino largo, ci siamo cambiate alla svelta, l’ho intravista mentre era nuda, ha detto,
“Mi tolgo anche io le mutande”,
ha una grossa fica tutta pelosa, le tette nonostante l’età ancora abbastanza sode, un po’ più piccole delle mie, a forma di pera, con i capezzoli che puntano verso il basso.
Usciamo dal centro commerciale, mi avvio verso l’auto, lei mi segue senza domandare.
Metto in moto e mi dirigo verso una meta che ha sempre popolato le mie fantasie più nascoste e malandrine.
Una vecchia area industriale in disuso, disposta lungo il raccordo autostradale che conduce ai grandi moli del porto, dove scaricano le navi mercantili.
C’è sempre un massiccio traffico di autoarticolati, il luogo so per certo che è utilizzato dalle prostitute,
che si appostano lungo il raccordo la sera, per farsi scopare dai clienti.
Per raggiungere l’entrata bisogna fare un lungo giro, e percorrere una strada dissestata, che da decenni non è più riasfaltata.
Raggiungiamo un grande spiazzo sterrato, qua e là ci sono cespugli e erbacce che crescono inselvatichite,
una rete mezza diroccata che un tempo fungeva da recinzione divide i ruderi dall’autostrada , dove sfrecciano gli autoarticolati e i furgoni che trasportano i carichi che provengono dalle navi.
Spengo il motore, Giovanna si è aperta il vestito, e vedo la sua fica nera in primo piano, si sta accarezzando le tette, istintivamente la mia mano corre verso quel ciuffo di peli, incolti, odorosi, non mi era forse mai successo di trovare una donna così, assolutamente non depilata.
Apre le cosce e mi lascia toccare, per qualche istante, mi ferma la mano, ha già compreso che non è quello che vorrei fare.
Mi fissa negli occhi e poi dice,
“scendiamo che andiamo a realizzare questa tua fantasia”.
Mi scorta fino ad una specie di muretto mezzo diroccato, sul limitare della recinzione, c’è uno slargo che si affaccia sullo stradone, i camion ci passano a pochi metri, si sente il frastuono dei copertoni che macinano l’asfalto.
Si è tolta il vestito, mi siedo sul muretto e alzo il mio fin sopra al ventre, spalanco le cosce,
lei si inginocchia , osservo quella testa corvina, la sua bocca che si incolla sulla fica, abbasso le spalline, metto in mostra anche le tette.
Mi concentro sul transito dei camion nell’autostrada.
Molti non si avvedono di quello che stiamo facendo, ma alcuni meno concentrati nella guida, per qualche istante si godono lo spettacolo che offriamo. Alcuni suonano, altri fanno lampeggiare i fari, inizio a sperare che qualcuno si fermi, e venga ad assistere al di là della recinzione.
Infine decido che voglio godere, le prendo la testa con le mani, e le guido la bocca dove più violento mi arriva il piacere. Tiene la lingua serrata tra le labbra, la uso come un vibratore, fino a quando esplodo, l’orgasmo interrotto nel camerino del centro commerciale.
Risaliamo in auto, mi sono ripresa il mio vestito colorato, lei ha rimesso il suo lungo drappo nero.
Prima di andarcene, mi chiede di guardarla mentre si tocca.
Sul sedile con il vestito alzato, si strofina rapida per un paio di minuti, poi lancia un mugolio, e si contorce per qualche istante.
“se me lo chiedevi te lo procuravo io l’orgasmo”
Mi sorride e mi sfiora un braccio con la mano, quella con cui si è toccata, è rovente sembra di fuoco.
“riesco a venire solo quando sono io a toccarmi amore”.
Metto in moto e dirigo l’auto al parcheggio del centro commerciale.
Non ha l’auto, la volevo accompagnare a casa, ma mi ha detto che chiamerà un taxi,
“non ti preoccupare”.
Siamo rimaste d’accordo di vederci in chat, parleremo del nostro prossimo incontro.
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