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Un venerdì di passione
di Federossetta
24.02.2022 |
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"Questa volta il tragitto fu diverso..."
Prologo Questo racconto è basato su una storia vera ed è il continuo di “Sveltreno”, ho usato un filo narrativo che permetta di leggere il racconto anche singolarmente capendo come l’attesa delle uscite di una storia a puntate spazientisca i più. L’attesa alimenta il desiderio ma, in questo caso, è del mio desiderio che vi vado a raccontare. Buona lettura.
Un venerdì di passione
Prendendo posto sul nuovo treno, questa volta diretto, si scaricò tutta la adrenalina. Non sapendo cosa fare per altri 90 minuti mi ricordai del plug che avevo spostato in tasca e prestando attenzione che nessuno mi vedesse lo infilai di nuovo al suo posto. Mi sentivo le palle rigonfie di piacere che non avevo scaricato dopo la scopata e quindi la mia libido rimaneva elevata. Scrissi a Luca che ero sempre più vicina e calda come non mai. Nel frattempo mi slegai i capelli sudati con l'elastico rosa che avevo sottratto alla mia amica di Milano e lo sistemai al polso vicino all'orologio. Dalla valigia estrassi il profumo da donna che avevo con me e spruzzai tre volte per riacquistare un minimo del charme femminile. Poi passai la maggior parte del viaggio a leggere e nel frattempo strusciarmi sul sedile, così facendo muovevo la presenza all'interno del mio buchino per rimanere calda e provare un po' di piacere. Passò il tempo e arrivarono le sei e mezza di sera. Di lì a poco sarei scesa, allora diedi un'ultima sistemata al trucco guardando nella fotocamera del cellulare e marcando il rossetto, noncurante delle persone intorno a me. Fremevo di eccitazione perché finalmente avrei reso reale quella relazione a distanza che tanto mi aveva dato e chissà cosa avrebbe potuto darmi con il contatto fisico. Aspettai con la mia valigia da sola al terminale sotto la luce fioca di un lampione, prima di scrivere a Luca che ero arrivata ma non lo vedevo. La sua risposta arrivò dopo 10 minuti passati al freddo in quel luogo sconosciuto, purtroppo aveva tardato a lavoro e stava staccando solo adesso. Mi diede alcune indicazioni per incontrarci che rispettai: uscii dalla stazione nel piazzale davanti ad essa e mi incamminai verso un punto del fiume Sile che a lui andava comodo raggiungere con la macchina. La prima impressione di Treviso, seppur poco approfondita, fu speciale e mi ricordo che rimasi stupita dalle luminarie e dalla gente che sembrava molto rilassata rispetto alle città del Piemonte.
Dopo ogni passo che facevo il butt plug si sfilava dal perizoma e quindi ci misi un po' a raggiungere il punto dell'appuntamento. La valigia cominciava a pesare nonostante il trolley, ma finalmente arrivai vicino al ponte. Scrissi al mio uomo, rispose che mi stava aspettando in macchina con le quattro frecce. Alzai lo sguardo e intravidi la macchina dall'altra parte della strada. In quel momento mi resi conto che se avessi attraversato le strisce che ci separavano non sarei più potuta tornare indietro. Al contempo una voglia che non avevo mai percepito nelle nostre corrispondenze online fervorò dentro di me e dalla sorpresina nel culo arrivarono diversi formicolii di piacere.
Attraversai la strada con occhi chiusi. Con timidezza raggiunsi la vettura e riconobbi Luca intento a mangiare un panino.
Bussai al vetro.
Lui alzò lo sguardo.
I nostri occhi si incontrarono.
Sorrisi io e lui di rimando.
Poi mi allontanai dalla portiera per farlo uscire.
"Ciao Federica... Guardati... che splendore che sei dal vivo" allargò le braccia e io mi ci buttai in mezzo salutandolo come di consueto con un bacio sulla guancia. Lo salutai con la voce rotta che quasi non riuscivo a contenere le emozioni.
"Come è andato il viaggio? A parte che sono rimasto aggiornato quindi dovrei già saperlo, ma sai sempre come aggiungere un po' di pepe a qualsiasi storia"
Nel frattempo sistemò la mia valigia nel bagagliaio e mi aprì la portiera da vero gentiluomo. Mi sedetti stranamente più timida di quello che mi sarei aspettato.
Lui tornò al volante e spronò una mia risposta mentre rimetteva in moto l'auto ed entrava nel traffico serale.
"Ecco in realtà ho omesso un piccolo dettaglio con un signore in bagno, ma se vuoi te lo racconto più tardi"
Lui staccò un attimo lo sguardo dalla strada per guardarmi negli occhi e farsi una risata, facendomi una carezza sulla coscia.
"Lo sapevo che con te non bisogna andarci piano, eh"
Sorrisi guardando fuori dal finestrino, perché sentivo un po' di imbarazzo nell'aria. Nel frattempo però la sua mano era rimasta sulla mia gamba e stava andando sempre più verso l'inguine. Il mio membro stava diventando sempre più duro per la situazione che si era venuta a creare ma continuavo a stare in silenzio imbarazzatissima. L'esplorazione delle sue dita continuò finché non entrò nei pantaloni e sotto il perizoma. Arpionò il cazzo ormai marmoreo e lo segò con un ritmo molto lento finché non arrivammo a destinazione nel silenzio più totale.
Spense la macchina e uscì come se non fosse successo niente, io sistemai il pacco gonfio che aveva lasciato nelle mutandine e lo seguii dietro dal bagagliaio.
Finalmente presi di nuovo parola.
"Mi hai portato in una palestra?!"
"Sì questa è quella che frequento sempre dopo lavoro, ti sei ricordata di portare i vestiti come ti avevo chiesto?"
"Sì certo, ma pensavo di andare subito a casa tua perchè sono molto stanca."
"Be lo sono anch'io, dopo una settimana di lavoro, ma ho preso questo impegno e devo rispettarlo quindi mi fa piacere se mi fai compagnia. È più stancante un turno di lavoro o essere sbattuta sul treno?"
Non osai obiettare, d'altronde aveva ragione. Aprii la valigia e presi l'occorrente per l'allenamento. Poi varcammo la porta d'ingresso di quel luogo dove Luca aveva perfezionato il fisico muscoloso che tanto avevo apprezzato nelle foto che mi inviava. Pagai l'entrata singola e lo seguii nei camerini. Feci per entrare in quello dei maschi ma lui mi fermò. Quindi gridò al proprietario, che probabilmente conosceva, di venire un attimo. Gli spiegò che la mia situazione era in stato di transizione da uomo a donna e che ero una sua parente. Ottennì quindi il permesso di entrare nel camerino delle donne.
Sotto lo sguardo di due signore di mezza età tolsi i jeans skinny rivelando il perizoma rosso sotto. Avrei voluto togliere anche il plug ma ero talmente rossa dall'imbarazzo che non osai toccare più di tanto là sotto. Infilai quindi i leggins che avevo nella sacca e le scarpe da ginnastica sempre con la testa china. Posai l'orologio e i miei affetti personali in un armadietto e rimasi con la felpa per non rivelare il reggiseno. Con il solito elastico legai i capelli dietro alla testa e uscii.
Ero un po' spaesata ma di palestre ci sapevo fare quindi iniziai degli esercizi che conoscevo non vedendo Luca nei paraggi. Arrivai dal bilanciere per fare qualche squat e risvegliare un po’ di tonicità del lato B, cercando di aiutare il mio culetto a sembrare ancora più invitante. Il luogo non era molto affollato seppur di notevoli dimensioni, ma chiunque lì presente mi ispezionò da cima a fondo, in particolare la vista dei miei piegamenti in jeans stava destando un notevole interesse che scorgevo con la coda dell’occhio. Dopo poco ecco il mio uomo uscire bello pimpante, sguardo deciso e carico per il suo programma di allenamento. Mi accorsi che era più alto di me e decisamente più muscoloso.
Per tutta la sessione lo spiai durante gli esercizi cercando di tenere a riposo le mie emozioni che sarebbero spuntate subito dai leggins stretti. Ad un certo punto ecco un ragazzo della mia età che si avvicina e si presenta.
"Ciao sono Alberto"
"Piacere Fede..rico"
"Sei nuovo vero? Non ti ho mai visto"
"Sì sono appena arrivato"
Continuando la conoscenza mi accorsi che probabilmente Alberto poteva essere gay. Ad un certo punto mi fece i complimenti per il perizoma che si intravedeva nella trasparenza dei leggins. Mi chiese addirittura dove lo avessi preso e si informò sul mio trucco. Voleva anche scambiare i numeri quando Luca ci interruppe. "Fede io ho finito, saluta il tuo amichetto che ti porto a casa"
Sembrava un po' scazzato allora feci un sorrisetto al ragazzo e lo seguii senza dare nessun numero di cellulare. Sarebbe rimasto deluso a scoprire che non ero gay ma una signorina solo passiva che non avrebbe fatto al suo caso.
Luca mi disse di non farmi la doccia che l'avrei potuta fare a casa, quindi recuperai le mie cose e senza cambiarmi tornai alla macchina con lui che aprì i suoi sentimenti a me.
"Fede scusami se sono stato un po' burbero ma la stanchezza non mi fa ragionare, vorrei passare dei momenti indimenticabili con te perché sei fantastica e te lo meriti"
Io gli accarezzai il braccio mentre camminavamo. "Tranquillo capisco come ci si sente avremo tempo di fare quello che vogliamo"
Improvvisamente si girò, mi guardò dall'alto in basso e con la mano nella mia mi prese letteralmente in braccio per sbattermi al muro del parcheggio, mi sfuggì un urletto di sorpresa che venne smorzato da un profondo bacio. Io ricambiai con tutta la voglia accumulata in quella noiosa ora di esercizi e con le mani nella sua barba cercai di stare al passo della sua lingua impazzita.
"Sai ti scoperei qua seduta stante, seguimi che andiamo" mi sussurrò con le labbra appiccicate alle mie.
Entrammo in macchina e continuammo a pomiciare come due giovani innamorati, entrambi sudati dopo lo sforzo fisico. Ci lasciammo solo quando un bip del mio orologio indicò essere le otto. Avevo quasi finito la saliva dopo quel momento di effusioni ma la voglia c'era ancora.
Mise in moto la macchina e disse che avrebbe preso un mc drive al volo. Questa volta il tragitto fu diverso. Fui io a chinare la testa sulle sue gambe assaporando l'odore aspro di sudore venire dal suo pacco. Slacciai il bottone e la zip dei jeans per mostrare finalmente il desiderato membro che avevo potuto vedere solo in foto. Nella penombra della sera si riusciva comunque a vedere la cappella rossa e rigonfia. La leccai come una caramella e poi feci entrare tutto il cazzo nella mia guancia sinistra. Lentamente lo assaporavo e andavo su e giù percependo la sua mano tra i miei capelli a tenermi ferma. Sentii anche la sua ordinazione al mc drive in quella posizione e mi alzai inspirando a fondo quando prelevò i panini che tenni sul mio grembo. Per tornare a casa parlammo di mille cose diverse, finalmente la situazione imbarazzante si era sbloccata e ora percepivo un'aria diversa tra noi.
Salii le scale del suo condominio con la cena in mano, mentre lui teneva il suo zaino e la mia valigia. Volle che stessi davanti apposta per ammirare il mio culo attraverso i jeans. Addirittura ad un certo punto mi abbassò i pantaloni costringendomi ad arrivare al suo appartamento in perizoma.
"Ho visto che hai messo quello che ti ho detto nel buchino. Brava puttanella"
Si fece spazio per aprire la porta di casa ed entrammo. Il tempo di posare le cose che gli ero già addosso. Volevo il cazzo dentro di me senza perdere tempo. Ci baciammo come due innamorati la prima volta con passione e sensualità, le sue mani salde sulle mie chiappe come se fossero roba sua. Ad una certa ebbe una specie di mancamento rischiando di finire entrambi per terra.
"Sono davvero stanco stasera, vieni tesoro andiamo in camera"
Mi prese in braccio tra le sue braccia possenti e mi portò dove aveva detto lasciandomi cadere nel letto. Poi accese una abat-jour e nella penombra apprezzai il suo spogliarello raggomitolata nel letto. Sarà stato anche sfinito dalla giornata ma il suo cazzo era venoso e ritto verso di me, facendomi venire una voglia smisurata di essere la sua puttanella. Tolsi del tutto i jeans che già erano calati e anche la felpa mostrandomi finalmente in intimo. Luca si catapultò sul letto insieme a me facendo cigolare le molle sotto il suo peso. Rimasi in posizione fetale mentre mi mangiava il corpo di baci, poi sfilando il perizoma prese il butt plug e me lo infilò in bocca. Aveva un gusto di metallo ma era davvero rovente a forza di stare tutto il giorno nel mio buchino, che di rimando respirò un po' d'aria rilassando il muscolo dell'ano. Con forza mi gira di schiena, prende un lubrificante dal cassetto del comodino e inizia a massaggiarmi il culo penetrando prima con un dito fino ad arrivare a tre. Con la testa nel cuscino cercavo di trattenere i gemiti finché mi irrigidii perché sentii la sua cappella premere sull'ano.
Incominciò a spingere leggermente, scivolando dolcemente dentro di me.
Al principio sentii un po’ male allora si fermò per poi ripartire con ritmo moderato. Sentii il mio culo che lentamente si abituava a ricevere quel cazzo così grande che scivolava dentro sempre più facilmente. Fino a che non sentii le palle sbattermi sulle chiappe e si fermò un attimo chiedendomi se stessi godendo come una femminuccia.
Risposi "sì sono la tua femminuccia, non fermarti aprimi in due"
In effetti non mi faceva molto male grazie al fatto che il buco era già largo e necessitavo di cazzo da troppo tempo dall'esimermi da quel rapporto. Allora cominciò a muoversi avanti e indietro sempre più velocemente ed io godevo come una troia mi piaceva da matti avere quella nerchia nel mio culo. Sentivo sbattermi le palle sulle natiche sentivo quel cazzo entrare e uscire dal mio culo e godevo da matti.
A un tratto lo tirò fuori e mi fece girare, prese le mie gambe poggiandole sulle spalle e mi puntò il cazzo in quel buchino fradicio, guardandomi in faccia mentre mi scopava tra un gemito e l’altro, vidi che stava godendo anche lui. Ad alzare il mio livello di piacere contribuì la sua mano che si attorcigliò al mio cazzetto in erezione, andando su e giù a ritmo delle inculate. Lo
"Mi stai facendo venire subito, amore" urlai, ma lui non si ferma.
Lo sentii arrancare mentre godevo anch’io, baciandoci ogni tanto e sentendolo ansimare di piacere. Dopo un po’ aumentò ancora il ritmo ed ebbi un organo copioso frutto di tutta quella voglia repressa durante la giornata. Venni sul mio pancino bagnandomi parte del reggiseno che era rimasto sulle mie tettine.
Dopo poco, complice la vista di una Fede bagnaticcia sottomessa che godeva come una cagnolina in calore, mi disse che stava per venire anche lui. Il cazzo nelle mie viscere si interruppe all'improvviso e sentii arrivare fiumi di sborra nel mio culo. Con un urlo liberatorio quasi scimmiesco si lasciò cadere sul mio corpo appena violato e ebbro di piacere.
Nel sentire quella bella calda sborra mi fece godere ancora.
Con il cazzo ancora dentro il mio culetto, tentò un bacio e risposi appassionatamente, era meraviglioso sentire il suo seme sgorgare dal mio culetto sin lungo le cosce. Ma ecco che si rialzò, prese il plug che nel frattempo era caduto per terra e me lo infilò di nuovo nel buco.
"Che fai" sussurrò con una voce stranamente innamorata ed esausta.
"Domani riprendiamo da dove ci siamo lasciati ma nel frattempo ti voglio incinta col pancino bello gonfio. Mi ecciterà saperti nel letto con la mia sborra ferma nel culo."
Detto questo si alzò per andare in bagno a darsi una lavata veloce e prepararsi per la notte.
Vedendo che ci metteva tanto, mi ricordai che non avevo mangiato. Trovai la strada per la cucina dove mangiai il mio panino con le gambe accavallate per evitare di perdere liquidi da sotto. Mi raggiunse anche lui a mangiare e tra una sculacciata e una palpata al culetto chiacchierammo un po' prima di andare a dormire.
Ogni tanto massaggiavo il pancino custodendo ciò che mi aveva detto e fantasticando sul giorno dopo dove ci saremmo riprodotti come conigli, non riuscivo ad immaginare come mi avrebbe scopato da riposato.
Mi disse che avrebbe voluto fare la doccia insieme la mattina dopo, allora in bagno mi pulii veloce la sborra sulla pancia cercando di fare andare via quella sul reggiseno che era l'unico che avevo portato. Mi struccai, e tornai nel letto matrimoniale dove mi aspettava il ragazzo che mi aveva fatto sua poco prima. Riempiva quasi tutto il letto, infilai la vestaglia e entrai sotto le coperte dove mi addormentai con il cuore innamorato per l'incontro appena fatto.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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