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Gay & Bisex

Festa di classe


di Federossetta
29.10.2018    |    24.554    |    15 9.5
"Durante la settimana uscii con alcuni amici, obiettivo acquistare alcol e cibo per la festa del secolo..."
L'estate dei diciotto anni ha il suo fascino. Per me in particolare ha sancito il definitivo passaggio da etero a bisex. Innumerevoli sono state le esperienze che ancora oggi rammento con gioia. Ma cominciamo dall'inizio. La quarta era finalmente finita. Frequentavo una scuola di tutti maschi, la mia classe era veramente affiatata, tanto da organizzare un festone la domenica successiva alla fine della scuola. Durante la settimana uscii con alcuni amici, obiettivo acquistare alcol e cibo per la festa del secolo. Purtroppo le poche ragazze che avevamo provato ad invitare non se l'erano sentita di partecipare, ma evitammo di rinviare la festa per colpa loro. La domenica ci trovammo a casa di un compagno già ventenne, in quanto bocciato più volte e che spesso aveva casa libera. Il suo nome era Lorenzo. Riguardo a me, arrivavo alla fine di quarta con un buon bagaglio di esperienze ma senza una relazione fissa pronta a durare. Spesso leggevo di storie bisex e trans e amavo eccitarmi e venire cercando di impersonificarmi nei protagonisti, questo era un mio desiderio segreto e del quale mi vergognavo leggermente e dunque tenevo celato.
La festa era piena di alcol, tanto da mandare nel bel mezzo della notte un nostro amico in coma etilico. Lorenzo, Andrea, Marco, Carlo ed io fummo gli unici a prenderlo un po’ nn considerazione perché avevamo capito la gravità della cosa. Appena la capirono anche gli altri scapparono con fare meschino, inventandosi scuse come quella che volevano andare in centro città a divertirsi.
“Non voglio stare qua tutta la notte ad accudire sto deficiente” disse Marco quando rimanemmo soli.
“Chiamiamo l'ambulanza” proposi.
“Sei pazzo?” sbottò Lorenzo “Se i miei lo vengono a sapere le mie feste sono belle che finite.”
Alla fine del battibecchio Lorenzo e Carlo si proposero di portarlo in pronto soccorso in macchina e stare con lui in ospedale. Quando partirono Andrea propose: “Visto che gli altri sono già andati in centro, propongo di aspettarli qua e nel mentre giocare alla play”
“Ci sta, ma prima è meglio se ci diamo una lavata per togliere il vomito”
Così entrammo in casa e stabilimmo i turni per lavarci. Andrea entrò per primo in bagno e si chiuse dentro, io e Marco rimanemmo in mutande davanti alla TV. Devo dire che prima di allora non mi era capitato di stare in quella situazione con Marco. È un bel ragazzo dai capelli mossi e castano scuro, il fisico muscoloso temprato da anni di sport praticati in modo amatoriale senza mai passare per la palestra. Era comunque tutta un’altra cosa rispetto al mio fisico magro ma con un culetto da fare invidia a molte ragazze. Ad un certo punto si girò di scatto e notò che gli fissavo il pacco. Si limitò a riprendermi: “oh stai attento, che stiamo perdendo”. “Si, scusa” dissi con la voce troppo roca. Dopo una ventina di minuti Andrea uscì dal bagno completamente nudo.
“Ragazzi come facciamo che i nostri vestiti sono fradici?”
“Prendi qualcosa dalla camera di Lorenzo o da quella del padre”
“Sono tutte chiuse a chiave”
“Tutte?”
“Be’ in teoria quella della sorella ha la chiave nella toppa, ci puoi entrare.”
Ci guardammo in maniera che non saprei descrivere e dopo un attimo di silenzio io mi feci avanti: “allora io uso qualche maglia della sorella, ne avrà qualcuna da maschio.”
“Si faremo così” Disse Andrea mentre si incammina a verso la camera.
Dopo tutto non c’era niente di male nel prendere in prestito dei vestiti, anche se l'idea di indossare qualcosa femminile mi eccitava parecchio. Guardai Marco, che era rimasto zitto e mi fissava in modo strano. “Che c'è?” chiesi. “Niente. Fai te la doccia adesso?” “No tranquillo vai pure, io la faccio dopo”
Si alzò ed entrò in bagno. Mentre lui si lavava mi chiamò il padrone di casa, Lorenzo, per dirmi che gli altri andavano a dormire ciascuno a casa propria e che noi potevamo dormire a casa sua senza fare casini. Gli dissi che già ci eravamo sistemati e che probabilmente avremmo dormito due sui divani e il terzo nella camera della sorella. Lui acconsentì e mi diede appuntamento all'indomani.
Ad un certo punto entrò Andrea e risi per il suo pessimo abbinamento. Aveva dei pantaloni della tuta e una t-shirt attillata con un gattino disegnato. “Pantaloni corti non ne aveva?” chiesi ancora ridendo. “Si ma erano troppo stretti. Dai non guardarmi così, piuttosto continua la partita che dopo tocca a me. Vado a farmi una siga adesso.” Con un cenno lo salutai.
Subito dopo arrivò Marco completamente nudo e senza alcun imbarazzo mi disse che aveva finito. Non sentii altro: uno splendido cazzo gocciolante pendeva tra le sue gambe e rimasi a bocca aperta. Lui sogghignò: “Dai che non è tutta quella roba.”
“Ma cosa dici? Ne avessi io uno così…”
“Nel culo?”
“Non sono gay coglione”
“Ah, era solo una curiosità tranquillo” sempre sorridendo entrò nella camera della sorella di Lorenzo.
Perplesso e indignato entrai invece nel bagno, ma qualcosa mi spinse a lasciare la porta accostata.
Ero entrato da poco nella doccia quando le luci si spensero. Sentii dei passi avvicinarsi e una mano aprì la porta scorrevole della doccia. Dalla penombra riconobbi il cazzo di Marco, bello in tiro e di dimensioni ragguardevoli. Senza dire una parola lo accarezzai sui pettorali e in una lenta discesa arrivai in ginocchio davanti al suo membro. Spolverare le mie doti da pompinaro fu facile, iniziai da piccoli baci sulla punta accompagnati dall'andamento ritmico della mano che faceva andare su e giù il prepuzio. Poi gradualmente cominciai a farlo entrare in bocca. Una volta completamente dentro assaporato con gusto il momento succhiando a fondo, quando cominciai a perdere fiato lo lasciai andare a malincuore per poi riprenderlo subito dopo. L'aggiunta della lingua fu l’arma in più. Dopo poco tempo il pompino aveva preso un ritmo forsennato, potevo sentire il mio gorgogliare e i suoi ansimi di piacere. Quando stava per venire, tolse di forza il suo splendido cazzo dalla mia bocca tanto calda e accogliente. Mi fece alzare e per la prima volta baciai un uomo. Sentivo premere tra le labbra, quindi le aprii e ci limonammo a lungo sotto l'acqua scrosciante: una sensazione divina. Un dito mi stava esplorando il buchino e i nostri peni si toccavano a vicenda, dando piacere ad entrambi. Dal salotto una voce che pareva lontanissima ma che sapevo appartenesse ad Andrea ci stava dicendo che lui era stanco e avrebbe dormito sul divano. Solo Marco riuscì a staccarsi dall'incanto del bacio per rispondere che avremmo dormito nella camera della sorella. Dopo ciò mi palpò un’ultima volta il culo per dirmi “Ti aspetto in camera troietta” e se ne andò. In cinque minuti finii la mia doccia e nel dubbio feci un clistere, mi sentivo pronto per ricevere il primo cazzo della mia vita. Pieno di aspettative mi trasferii in camera, nudo. Quando entrai la luce era accesa e Marco stava trafficando dentro a dei cassetti. Tirò fuori una culotte e un baby doll, la sua faccia era raggiante. Il mio cazzo in pochi secondi si drizzò di nuovo.
“Ti eccita vero?”
Annuii.
“Pure a me, quindi lo proveresti per me?”
“Certo”
Molto lentamente mi infilai la culotte, ma volli cercare anche un reggiseno imbottito per provare ad alzare le aspettative di entrambi. Una volta trovato chiesi a Marco di aiutarmi ad agganciarlo, e senza farsi ripetere due volte il reggiseno era agganciato e lui attaccato a me che mi faceva indossare il baby doll. Calzava a pennello, per cui insistetti per guardarmi allo specchio. Ero una bella visione, anche se il trucco mancava, così come la depilazione e i gioielli per rendere tutto più reale. Trovammo anche dell’evento autoreggenti che indossai pieno di emozione. Il mio pensiero si interruppe allo scatto di una fotografia da parte di Marco con l'intento di immortalare il momento.
“Cosa fai?”
“Pensavo fosse una bella cosa. Dopo la cancello, tranquillo.” “Adesso vieni qua.”
Con forza mi sollevò per buttarmi di peso sul letto della sorella di Lorenzo. Di istinto mi toccai i capezzoli mentre aspettavo che entrasse con me sotto le coperte. Invece di unirsi subito a me, ebbe l'accortezza di chiudere la porta a chiave e spegnere la luce. In men che non si dica lo sentii attraversare la stanza nel buio e coricarsi con me. Subito lo avvolsi in un caldo abbraccio e lui mi ficcò la lingua in bocca riprendendo il bacio lasciato in sospeso. Le sue mani nel mentre erano frenetiche: palpavano e toccavano infondendo un piacere immenso al mio corpo. Interruppe il limone solo per sfilarmi la culotte, quindi mi disse di coricarmi su di lui nella posizione 69. Finalmente ingoiai di nuovo il suo cazzo che stava diventando un'ossessione, lui invece iniziò a leccare il mio culo come fosse una figa gustosa.
Mi sentivo la sua saliva colare lungo le cosce quando all'improvviso infilò prima una e poi due dita nell'ano. Infatuato da quella nuova sensazione inarcai la schiena dal piacere e mi girai di scatto verso di lui. Ora ero coricato sopra di lui faccia a faccia e gli sussurrai: “Voglio essere di tua proprietà questa sera” la sua risposta non si fece attendere: “Sei una bella maiala, ci divertiremo noi due”
Iniziai un movimento ondulatorio del bacino sopra al suo membro, stuzzicandolo con le chiappe. Impugnò allora il suo cazzo e cercò con esso il tanto agognato buchino. Quando lo trovò, lo sentii premere a lungo prima di entrare di forza nel mio intestino. Mi scappò un urlo dalla bocca, che fu però prontamente tappata dalla sua in un bacio forte e sentito. A ogni affondo della sua asta il piacere aumentava e i miei mugulii diminuivano di intensità: mi stava ammaestrando. Come ultimo atto venni messo a pecorina sul letto mentre da dietro sentivo entrare e uscire il suo mostro.
“Sto per venire” mi disse ad un certo punto. Sfilai quindi il mio culo dal suo membro e poggiai le labbra carnose sul glande aspettando con voglia goliardica. Dopo poco tempo percepii gli schizzi bagnarmi le guance ed entrarmi in gola. Ingoiai tutto per la sua gioia e ci coricammo l'uno a fianco all'altro abbracciati come fidanzatini.
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