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Il giardiniere


di cavallaTrav
07.04.2020    |    17.457    |    21 9.8
"Giovanni che si riprese e dandomi mutandine e pantaloncino mi disse, “ finiremo un altro giorno e visto che sei brava chiederò a suor Maria di..."

Il senso della vita è sapere cosa si vuole e cosa si può fare, questo lo si acquisisce col tempo con la consapevolezza delle proprie possibilità con il mettersi alla prova sempre con quel pizzico di follia che contraddistingue l’essere umano.
Questo muove le persone questo muove me da sempre, fin da quando presi decisamente consapevolezza del mio corpo e delle mie oramai tendenze, ma soprattutto dell’effetto che facevo a certe persone.

Erano tre anni che vivevo dentro un collegio dove da una parte vi erano 60 maschi dai 2/3anni fino alle medie, e dall’altra vi erano 80 femmine e divideva la struttura un caseggiato ospitante un convento di monache, circondato da un immenso muro divisorio che isolava la struttura avente all’interno praticamente tutto, scuola mensa ecc.
La struttura era un opera Pia per tutti i tipi di fanciulli e fanciulle, era frequentata da ogni classe sociale,essendo a pagamento, ma dovendo assumere anche opera di utilità pubblica esercitava le classi differenziali per soggetti non inseriti nella normale, a ciò si associava il compito di ospitare orfani e ragazzi in condizioni disagiate.

Fu quella la mia infanzia, tra una moltitudine di ragazzi come me più grandi più piccoli, di ogni estrazione sociale, fu la mia scuola di vita e di sesso,
Per via del mio aspetto efebico, venni subito catapultato nel limbo dei rapporti gay, venni subito convinto del mio ruolo passivo con metodi spicci e decisi, aimè traumatici, ma che con gli anni superai, non completamente, ma anzi, imparai in breve tempo a godere di certe pulsazioni dei maschi nei confronti del mio essere decisamente diverso..

Ogni anno che passava e sviluppandomi, le caratteristiche femminili rimanevano marcate, lasciandomi un corpo minuto e lineamenti dolci, come pure le curve rimanevano molto dolci e rotonde.
Per tutta risposta a queste mie caratteristiche fisiche, non chè abbinate a un certo modus vivendi della struttura, venivo usato per soddisfare le pulsioni dei maschi più grandicelli e vogliosi.
Ero la femminuccia da utilizzare quando le voglie si facevano forti da sollevare le prime erezioni, e i primi desideri dei ragazzi, non ero sola in questo ruolo, altri ragazzetti erano come me, ma con me molti giocavano anche troppo volentieri, sia per la mia disponibilità si perche non dicevo mai di no, e non mi tiravo mai indietro, visto che la cosa oramai era diventata piacevolissima.

Capitava spesso di giorno nei scantinati, di sera e di notte in camerata, o nello stanzino dei materassi dopo le ronde delle monache, di ritrovarmi nel letto il maschietto di turno, e di andare portata nello stanzino per incontri con 2 o più maschietti per ritornare poi a dormire bagnata di sperma bianchissimo nel culetto, o dopo aver ingoiato gli schizzi sparatemi in gola, cosa che piaceva moltissimo , specie se fatto brutalmente..
Spessissimo capitava che 2 o 3 ragazzi chiusi nel stanzino dei materassi che in realtà era un sottoscala nell’ammezzato, chiusi a fumare mi usassero per passatempo tra una sigaretta e l’altra rubate o comprate chissà dove, succedeva che passato un certo orario si rintanassero il quel luogo e vicino alla finestrella che dava sul cortile fumassero, e fra una boccata e l’altra prima si facessero sbocchinare .. poi finite le cicche mi facessero mettere alla pecorina bella schiacciata per terra, e col culo in alto si divertissero alla giostra con me.

Finiva sempre che mi riempissero a più non posso, e che l’ultimo visto che ero fradicia dietro, preferisse riempirmi la gola, cosa che mi piaceva assai…
Per il resto la vita trascorreva quasi semplice, studio ricreazione pasti preghiere, sermoni ecc, capitò che.. durante una partita di pallone stetti in porta in quanto decisamente veloce e con buon intuito, ma anche perche poco brava nel dribbling e nel tiro, per non parlare del contrasto che facevo decisamente pena.
Dovendo stare in porta nella distribuzione dell’abbigliamento di gioco mi toccò una maglia extra larga e un paio di pantaloncini decisamente strettissimi, i pantaloncini della Adidas quelli con lo spacchetto laterale.

Erano cosi stretti che per farmeli andare li tenevo un po abbassati anche se naturalmente mi salivano quando mi muovevo, mi salivano e mi entravano in mezzo alle chiappe disegnandomi benissimo il culetto e lasciando scoperto un pezzo di chiappe, favorite dallo spacchetto laterale.
Io non ci feci molto caso, perche ero molto presa dalla partita che notò la cosa fu il giardiniere che lavorando l’orto dietro il campetto, stette a guardare e a lavorare per tutto il tempo della partita.

Poi capitò che in un tiro troppo scarso la palla finisse nell’orto poco lontano da lui.. allora chiesi..
“ Giovanni la Pallaaaaaa”
Ma Giovanni non si smosse, allora di corsa mi precipitai nell’orto passando per il sentierino lo superai e andai a raccattare il Pallone, ritornando Giovanni, smise di zappare e mi apostrofo:
“ quando hai finito di giocare al portiere…. scarso… che sculetta e basta …torna qui che ho bisogno d’aiuto con le casse delle patate, a suor Maria ho già detto che ho bisogno, cosi dato che devi farti la doccia se ti sporchi non ci saranno problemi!”
“ ma proprio Io ? non e un lavoro per i ragazzi grandi?” biascicai stizzito
“ Mi serve un ragazzetto piccolo perche deve salire sulle cassette, e poi uno vale l’altro” rispose con noncuranza senza manco guardarmi.

Corsi via, io e il pallone, pensando al compito delle cassette, cosa risaputa, lavoro noioso e pericoloso non tanto per la catasta delle cassette ma per il fatto che spesso i ragazzi si conficcavano le scheggie nelle mani, e era doloroso estrarle con gli aghi delle monache..
Fortunatamente la partita finì con un discreto risultato io incassai 2 gol e i miei ne fecero 3 cosi che vincemmo la partitella, corsi subito agli spogliatoi, e nel tragitto, incontrai suor Maria che doveva ritirare la roba da pallone, e ..
“ Suor Maria, mi disse il sig. Giovanni…..” non terminai la frase che la suora chiuse..
“ che ha bisogno di una mano per le cassette, si lo so, vai pure io lascerò lo spogliatoio aperto per quando hai finito ma di al sig,. Giovanni che non tardi!”
Cazzo… speravo mandasse qualcun altro.. ma nulla, uff mi tocca.. a me..
Mi diressi al capanno dell’orto il capanno era provvisto di una piccola tettoia dove i contadini scaricavano e li si formava una montagnola di cassette dallo scarico dei rimorchi agricoli .

Davanti al capanno vi era una porta e dietro un Portone a doppia anta battente solitamente chiusa col lucchetto, passai direttamente dalla tettoia e trovai Giovanni già Intento alla sistemazione delle prime cassette, cosi mi disse:
“ prendine due che ti faccio vedere come si fa” .. e presone lui 4 mi invitò a seguirlo nel capanno, entri nel capanno era la prima volta un antro scuro pieno di attrezzi agricoli, trattorino rimorchi aratri e in uno spazio si stava sistemando la pila di cassette.
Messa una dentro l’altra e una sopra di 4 cassette si otteneva un rettangolo abbastanza stabile da poter essere impilato,
“Di hai capito come si fa?” disse Giovanni “certo” risposi e mi prodigai nel sistemare le cassette a terra piegandomi e trasportandole con la schiena un pò curva in avanti, la Manovra faceva si di piegarmi di ¾ in tale modo causa il pantaloncino stretto le mie rotondità posteriori fossero ben in risalto.

Finito la prima fila velocemente, e dandomi in tal modo da fare, vidi Giovanni andare vero la porta posteriore e chiudere col chiavistello interno, poi mi chiamò..
“Vieni qui “ disse a voce alta, arrivai dove si trovava, affianco alla porta vi era il tavolaccio e una vecchia poltrona che Giovanni usava per schiacciare un pisolino di tanto in tanto visto che era sempre nell’orto..e che lavorava troppo a suo dire ..
“ sei molto piccolo per la tua età “ disse “ però se ben sviluppato direi sembri una femminuccia dietro” e rise forte..

Mi poso la sua mano sulla testa, e con l’altra mi carezzava il culetto, “si proprio un bel culetto hai messo su… so che te lo usano i tuoi compagni più grandi” disse con voce roca dall’eccitazione.
Intanto un dito si intrufolava nell’elastico dei pantaloni da dietro e li fece scivolare giù lasciandomi solo la maglietta addosso che sembrava una piccola tunica, “ ma sig.. Giovanni..” provai a dire.. ma lui mi prese dalle ascelle e mi sdraio sul tavolo, “ Dai che ora faccio gool io “ disse cominciando a lapparmi il cazzo e le palle ingoiandole completamente.
Ero ammutolito, aveva allargato le mie gambe e la sua faccia immersa in mezzo a leccare e ciucciarmi il cazzo leccando anche il mio buchetto che a un simile trattamento cominciò a darmi segnali inequivocabili, mi eccitai tremendamente .
Le mie mani si posarono sulla sua testa assecondandolo, il mio cazzo in erezione spariva nella sua bocca e lui alternava il succhiarmi con il leccarmi il culetto, ero un bagno di saliva, sentivo la sua barba ispida sulle cosce e mi faceva salire il godimento di tale movimento.

Non so quanto durò ma fu sublime, poi Giovanni si staccò e estrasse dalla patta il cazzo duro e fremente, un grosso cazzo nodoso e scuro, deciso lo puntò sul mio forellino che era fradicio di saliva, mugolai a tanta foga, e bastò a farlo rallentare, ma di poco con qualche colpo mi lacerò il buchetto e mi fu tutto dentro sentii le sue palle schiacciarsi su di me.
Spinse tutto il cazzo dentro di me voglioso, eccitato dalla sua durezza, la sentivo come sentivo la cappella di quel cazzo in pancia, fu un attimo e cominciò a scorrere dentro di me a ogni colpo che ricevevo sentivo il rumore sordo delle palle che mi abbattevano addosso sul culetto spalancato il suo calore passava tutto dentro dandomi delle scosse elettriche.
Mi sbatteva forte ma con calma sentiva che sotto i suoi colpi anche brutali nulla poteva succedere se non il piacere di usare un buchetto giovane e sodo, ero ipnotizzata da quel maschio che mi usava, lo sentivo andare su e giù dentro e fuori e la cosa mi faceva impazzire, sentivo il suo respiro forte, le sue mani che mi tenevano le gambe aperte ma soprattutto il suo cazzo grosso nodoso e le sue palle dure che mi usavano..mi sbattevano contro.

Fu un momento lunghissimo ero sul tavolo a gambe larghe e un uomo godeva dentro, anzi godeva di me e non mi importava se il culetto cominciava a farmi male da tanta foga, ero eccitatissima, non mi importava se nel prendermi mi teneva le gambe cosi larghe da sentirmele staccare, volevo solo sentirlo godere di me dentro di me, sentirmi usata per quello.
Ad un certo punto prese le mie gambe e me le piegò sul busto facendomele piegare sui fianchi ero completamente aperta, e a disposizione del suo cazzo che continuava a stantuffarmi a ogni colpo saltellavo e respiravo forte da tanta foga, sentivo il cazzo in fondo lo sentivo direttamente in pancia e mi squassava e mi faceva godere..

Il suo pomparmi di d’un tratto si fece intenso i colpi da ritmici si fecero veloci sentii il cazzo irrigidirsi e diventare ancora più duro, godeva il maiale, cercai di muovermi anche io, “ stai ferma stai ferma” disse con un rantolo di voce roca, intanto le sue mani mi stringevano le cosce spingendole in basso sempre di più, tanto che le ginocchia erano sotto le mie ascelle.
Rallentò e con qualche colpo fortissimo schizzò dentro di me un fiume di sbora caldissima, mi sentii gonfiare il ventre e dalla sua bocca un lamento lunghissimo, accompagnò la sua sborrata, si fermò un attimo col cazzo piantato dentro di me muovendolo appena, si sollevò un poco e mi accorsi che la mia pisellina aveva lasciato qualche goccia di liquido.

Ero tutta fradicia bagnata di saliva e dei miei umori, credevo fosse sazio del mio corpo ma anziché sfilarsi come facevano di solito i miei compagni, spinse in fondo e mi girò sul fianco ricominciando a pomparmi duro e sbattendomi fortissimo, qualche momento in quella posizione poi essendo troppo scomoda cercai di divincolarmi, per tutta risposta mi prese e sollevatami mi mise a pecorina sulla poltrona.
Per un momento ero sollevata e unita a lui solo dal suo cazzo nella mia pancia, fu un godimento assoluto godevo godevo davvero.. quelle sensazioni che poche volte mi succedevano, e che ora una dopo l’altra , mi prendevano, ero stordita da tante sensazioni intense fortissime impensabili.

Mentre mi godevo i miei momenti Giovanni mi mise una mano sul bacino e un'altra sul collo spingendo e tirandomi a lui facendomi piegare,
“ così cosi devi stare così come una cavallina alla monta “
Aggiunse senza smettere di sbattermi, il suo bacino mi sbatteva sul culetto brutalmente, cazzo e palle si schiacciavano dentro di me, mi usava e io godevo del suo usarmi sentirmi cosi presa così cavallina con il suo cazzo dentro con il suo peso sopra
“MMMMMMmmmmmmmhhh!” biascicai
“ si si ancora forte ancora !!” orami senza freni aggiunsi

Ero completamente in balia del suo usarmi non volevo che smettesse ero talmente eccitata che non riuscivo a staccarmi dal suo sbattermi, anzi lo seguivo andando su e giù sbattendo contro di lui, il mio culetto voglioso oramai largo e bagnato era cosi attaccato al cazzo nodoso che mi sembrava tutt’uno con lui.
Giovanni era cosi soddisfatto che grugniva e sbavava come un porco ad un certo punto si piego su di me e cominciò a leccarmi le orecchie ciucciando e infilando la lingua dentro,
“mmmmmhhh siiii cosi cosi mi piace mi piace hhhhhhhhhhaaaaasssssssssiiiiiii!”
Sussurri sulle labbra inconsapevole che al mio mugolare Giovanni si eccitò ancora di più e cominciò a sbattermi furiosamente facendomi quasi urlare, me era troppo e con colpi vigorosi che sembravano aprirmi in due mi riempì di nuovo di sbora la pancia.

Esausto si staccò da me e spostandomi di lato, si lascio cadere sulla Poltrona, intanto dal mio buchetto spanato e largo uscì un rivolo di sbora che mi infracicò le gambe chiuse per far spazio al Sig. Giovanni, il quale mi abbraciò un poco poi mi spinse la testa verso il suo cazzo sgocciolante fradicio di umori e di sbora, non disse nulla ma io sapevo che fare..
Leccai e ingoiai tutto lasciandolo pulito e luccicante, come sapevo piacesse ai miei amici, e il lavoretto piacque e il Sig. Giovanni che si riprese e dandomi mutandine e pantaloncino mi disse,
“ finiremo un altro giorno e visto che sei brava chiederò a suor Maria di mandarti di nuovo…”

Er un tono secco e poco confidenziale più da ordine che da richiesta…. Annuii… vergognosa di quello che era successo e di quello che avevo provato ero fradicia davanti e dietro e il culetto in fiamme per non contare del languore in pancia .
“ si si come vuole lei… come vuoi tu”
dissi un po’ più sciolta! dissi sistemandomi le mutandine, e i pantaloncini.. che impertinenti salirono lasciando un po’ le chiappe scoperte…
“ adesso vai, che sennò ricomincio” disse il sig. Giovanni sculacciandomi amichevolmente, e io scappai.. scappai via da quel posto che mi aveva cosi travolto da quell’uomo che mi aveva fatto provare veramente i piaceri del sesso, di un sesso che solo in parte fino a quel momento avevo provato.

Scappai negli spogliatoi, e liberatami della maglietta e pantaloncini mi fiondai volutamente in mutandine sotto la doccia perche la sbora che copiosa era uscita dal buchetto durante la corsa me le aveva bagnate, perciò decisi di lavarle sotto la doccia, l’acqua calda mi prese dolcemente mentre mi insaponavo per bene, e con le dita mi ispezionavo il culetto davvero dolorante..
E lo ispezionai per bene visto che mi aveva dato sensazioni bellissime, spinsi fuori la sbora che mi stava in pancia quel liquido caldo che mi usciva mi eccitò ancor di più, e mi ritrovai con un erezione pazzesca per me, erezione che non riuscivo a contenere, visto che più mi toccavo davanti e dietro e più mi eccitavo…

Continuai a lavarmi cercando di calmare e di non pensare, nella mia mente troppe emozioni troppe sensazioni forti mi sconvolgevano, ma era oramai tempo di cena e la campanella suonava, a chiamare al refettorio, cosi smisi di pensare, e velocemente mi accodai con gli altri per la cena.
Ero tra gli ultimi arrivati con quelli grandi con i quali avevano giocato la partitella, e qualcuno mi apostrofò
“ come portiere fai proprio pena, “ dissero, “in compenso stanotte parerai qualcosaltro nel ripostiglio dei materassi “ … e giù tutti a sghignazzare

Mi sbattevano pacche sulle chiappe sulle spalle sulla testa amichevolmente e non troppo fraternamente.. ero abituata a quel tipo di avances anche se qualcuno più crudele degli altri in passato mi fece veramente male..
Ma ora pensavo alla cena al buon cibo delle suore che per la verità troppo devote al signore non erano, in compenso ottime cuoche, cene e pranzi erano davvero ottimi sarà stata la fame o gli anni ma ancora oggi ho il sapore dei cibi cucinati per noi.
E venne la sera, nell’andare a dormire mi ricordai dello stanzino dei materassi e di ragazzi che mi aspettavano e mi preparai, e questa volta volevo essere femmina … femmina davvero e non sapevo che cosa mi sarebbe capitato, ma mi avrebbe convinta una volta di più sul mio stato…
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