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20 CHINATOWN


di iside59
24.08.2024    |    5.416    |    3 8.5
"Era il biglietto da visita di quel tizio che avevo conosciuto al parco, lui e il suo amico Muhammed mi avevano tirato proprio un bello scherzo e io c’ero..."
Un giorno, annoiato dal solito “tran tran”, della noia che stava pian piano prendendo possesso delle mie insignificanti giornate passate davanti alla TV, passeggiavo in lungo e in largo nella mia camera quando mi cadde l’occhi su un biglietto da visita dimenticato sopra una cassettiera.
Era il biglietto da visita di quel tizio che avevo conosciuto al parco, lui e il suo amico Muhammed mi avevano tirato proprio un bello scherzo e io c’ero cascato in pieno, ci pensai su un attimo e poi decisi di chiamarlo; mi rispose subito ma con un tono da uomo d’affari piuttosto scocciato mi disse che se avessi voluto parlare con lui sarei dovuto andare in un negozio della “Chinatown” milanese alle otto di quella sera ad aspettarlo li, avrei dovuto mostrare il suo biglietto da visita al cinese che gestiva il locale.
E così, non troppo convinto mi recai in quel benedetto locale, presi l’autobus e vi giunsi con un quarto d’ora di anticipo; varcai la soglia del locale, un locale stracolmo di cianfrusaglie in vendita del tipo “tutto a un euro”, tanto che non si riusciva neppure a muoversi senza urtare qualcosa, mi avvicinai al banco dove un cinese basso e tarchiato, abbondantemente oltre i cinquanta e con due sottili e lughi baffi, mi squadrò in lungo ed in largo con fare alquanto diffidente.
Gli mostrai il biglietto da visita, lui sospettoso borbottò qualcosa nella sua lingua, prese il telefono e fece una lunga chiamata con una espressione molto corrucciata, probabilmente all’amico del parco, d’improvviso il suo volto si rasserenò e mi fece segno di seguirlo nel retro, imboccammo una rampa di scale molto ripida, scendemmo in uno scantinato, bussò ad un’altra porta con tocchi cadenzati come fossero un segnale concordato e questa si apri immediatamente; mi si apri davanti agli occhi un mondo a me fino ad allora sconosciuto, un bordello in stile cinese, tutto era nello stile strettamente orientale, le luci, i mobili e la tappezzeria, i profumi, un sentore di fumo, probabilmente oppio, ed infine anche la gnocca, un gruppo di giovanissime e graziose ragazze cinesi mezze nude, che data la loro giovinezza era difficile anche essere certi che non fossero ragazzi, vista la quasi totale assenza di seno.
M fecero sdraiare prono su un lettone rotondo in mezzo al locale dopo avermi completamente denudato, mi fecero dei piacevoli massaggi alla schiena scambiandosi risatine divertite e parole nella loro lingua, mi cosparsero di un olio profumato e molto lubrificante in ogni angolo del corpo, si anche in quel posto li, mi lavorarono sapientemente il buchetto con uno e più dita da vere esperte ma sempre con la delicatezza dovuta, infondendomi un certo piacevole senso di rilassamento totale.
Poi una delle due che si stavano occupando di me, si portò davanti al mio viso e sorridendomi maliziosamente si prese la passerina con le due mani divaricandone le labbra con le dita e parlandomi in italiano mi chiese:” Ehi! A ragazzo italiano piacere fica cinese? Dai leccamela tutta!”
E così dicendo scoprì un clitoride di vistose dimensioni, quasi un piccolo cazzo, io presi a leccarlo avidamente ed affannosamente, sempre sdraiato a pancia in giù e completamente nudo e ben oliato.
Mentre mi affannavo nel mio “cunnilicto” a quel piccolo membro, sentivo dietro me dei movimenti che non riuscivo a decifrare; poi le due si dettero il cambio a cacciarmi in faccia la loro fichetta completamente depilata e fradicia dei loro umori, incitandomi a leccarle appassionatamente ma con il solo scopo di distogliere la mia attenzione da quello che stava succedendo alle mie spalle.
D’un tratto sentii due mani cingermi i fianchi, alzarmi le chiappe e infilarmi sotto la pancia un cuscino di notevoli dimensioni per tenermi più alto il sedere, poi qualcosa si appoggiò al mio sfintere e scivolò dentro senza trovare ostacoli, quasi non me ne resi neppure conto ma realizzai l’avvenuta penetrazione quando ebbi un senso di totale di appagamento, quando sentii il mio buco riempito in maniera molto soddisfacente.
Guardai indietro e vidi il padrone di casa, il vecchio e lardoso cinese che mi aveva accolto nel negozio con i suoi baffetti sottili e lunghi che scendevano ai lati della bocca e la panza rotonda:” Ehi ragazzi, vorrei sapere chi ha messo in giro la voce che i cinesi hanno il cazzo piccolo?”
Il cinese spingeva con brevi pressioni, non tirandolo mai fuori molto ma spingendosi sempre più in profondità, provocando in me una piacevole sensazione di essere quasi trapassato.
Lo senti ansimare, la sua bava mi colava sulla schiena, poi l’esplosione, i suoi spruzzi dentro di me, una goduria infinita, si accasciò al mio fianco sbuffando come un cavallo stremato che dopo una corsa sfrenata a briglie sciolte crolla a terra.
Peccato che in questo caso il cavallo lo avevo fatto io e lui mi aveva semplicemente cavalcato in un frenetico rodeo all’americana col cazzo piantato nel mio culo.
Cercai con la coda dell’occhio le due cinesine perché anche io avevo voglia di svuotarmi le palle e con grande meraviglia le vidi che si stavano dando da fare, una con l’amico del parco e l’altra con Muhamed, che tra l’altro la stava inculando brutalmente facendola squittire dal piacere, gli dava dei colpi da sfondare il culo a qualsiasi essere umano, stantuffata senza alcuna pietà; vidi il suo culo dilatarsi in maniera esagerata sotto i colpi forsennati di quella furia scatenata, la sua nerchia nera, colpo dopo colpo scomparve interamente negli intestini della ragazza, tenendo conto che all’inizio, quando lo aveva appena puntato non riusciva neppure a far entrare la cappella posso immaginare quali sofferenze abbia dovuto patire e quale strappo abbia dovuto subire il suo piccolo culetto..
Mentre ammiravo la resistenza della cinese lacerata dalla proboscide di Muhamed, senti una voce alle mie spalle:” Ciao bello! Tranquillo non ci siamo scordati di te!”
Era l’amico del parco che non perse tempo a schiaffarmelo in culo senza che potessi proferire parola, mentre la cinesina che glielo aveva succhiato fino a qual momento si riposizionò davanti alla mia bocca incitandomi a succhiargli il clitoride, simile più ad un piccolo cazzo.
Cosa potevo desiderare di più, un cazzo in culo e uno in bocca, anche se di piccole dimensioni; dopo qualche minuto di questo amplesso, con una mano mi presi il mio di cazzo, cominciando a menarlo furiosamente; la cinesina col piccolo cazzo, capi al volo la situazione e si infilò supina sotto di me dal davanti arrivando al mio pisello e cominciando a succhiarlo avidamente, praticamente io e la cinesina col cazzo, eravamo presi in un affannato sessantanove, mentre l’amico del parco mi sbatteva vigorosamente il culo; dopo pochi colpi nella profondità dei miei intestini e qualche succhiata della cinesina, sborrai copiosamente in gola alla fica orientale, obbligandola a deglutire tutto il seme senza che una goccia andasse persa; passò qualche minuto e anche il mio sodomizzatore esplose sfilandomi il cazzo dal culo e imbrattando il volto e i capelli della cinese che stava ancora col mio cazzo letteralmente in gola; notando quanto ben di dio gli era schizzato sul viso, abbandonò il mio pisello e con le mani raccolse la sborra che gli aveva lordato le guance e con le dita se la portò tutta alla bocca leccandosele, come stesse gustando una prelibatezza.
Meno male che era tutto finito in quanto mi sentivo letteralmente distrutto, ma purtroppo mi sbagliavo, anche Muhamed sembrava voler partecipare alla festa:” Ciao amici! Ecco qua Muhamed, l’uomo col cazzo più grande del mondo, ora anche io mi prenderò il tuo culo spanato, alla fine non potrai più sederti almeno per una settimana, così imparerai a non disturbare il mio amico con le tue stupide telefonate!”
Memore di come il culo della cinesina era stato devastato da questo cazzo dalle dimensioni animali, mi preparai a subire la violenza cercando di non riportare danni particolari, inarcai bene la schiena, rilassai il mio sfintere comunque adeguatamente lubrificato e spinsi come per evacuare, facilitando così in ogni modo possibile la penetrazione di quel bestione, oliato ero ben oliato e quando senti la peluria crespa del suo pube solleticarmi le chiappe e le sue palle sbatterci contro, realizzai che il biscione era totalmente dentro, capii di essere stato aperto come mai lo ero stato, sentivo la nerchia di Muhamed sfregarmi le labbra anali, le sue venature strusciarsi sullo sfintere, la sua mazza slabbrarmi tutto, cominciai ad urlare di piacere; girai la faccia da un lato e mi trovai di fronte il viso sbuffante, stravolto e sudato del cinese, che messo col culo all’aria subiva le sevizie di una delle cinesine che a due mani cercava di sprofondargli un cazzo di gomma enorme nel suo grasso e flaccido culo, messo alla pecorina la sua panza toccava quasi il letto, mentre la cinesina inveiva sul suo culo col cazzo di gomma, lo faceva con una certa cattiveria quasi a vendicarsi in qualche modo della violenza subita poco prima ad opera di Muhamed.
Non vi dico come mi senti quando quel porco di Muhamed, dopo avermi sbattuto per un buon quarto d’ora mi scaricò tutto dentro il nettare prodotto dal suo bestione, guaivo come una cagna in calore e rimasi ulteriormente ammaliato quando il nigeriano, sfilandolo dalle mie terga, lo mise davanti ai miei occhi, potei così ammirarlo nelle sue dimensioni esagerate, la sua cappella pareva scolpita nella pietra, mi resi così conto di quale proboscide sia stato in grado di accogliere, chiedendomi di come avessi potuto ospitare dentro me tutto quel ben di dio; ancora infoiato ed arrapato mi buttai a capofitto su di lui ingurgitando tutto ciò di cui era ricoperto, non importava di chi fosse, di come fosse ridotto, se non avesse avuto un buon sapore o un buon odore, era in quel momento la rappresentazione divina del cazzo, il cazzo più grande del mondo, il dio nero che mi aveva reso suo schiavo, suo adepto e di conseguenza adoratore e veneratore della divinità fallica.
Ci ritrovammo in sei sdraiati e sfiniti su quel lettone, io, le due cinesine, il cinese, l’amico del parco e Muhamed, avvinghiati ed attorcigliati, ricoperti dai nostri liquidi e da quelli degli altri, i quali asciugandosi agivano da collante tenendoci uno appiccicato all’’altro, quasi in uno stato di incoscienza, come sotto effetto di sostanze stupefacenti, il cui profumo comunque aleggiava, qualcuno probabilmente stava fumando delle sostanze proibite in qualche angolo del locale e l’inconfondibile odore si diffondeva velocemente nell’aria producendo qualche effetto anche a tutti gli altri, come nelle migliori tradizioni millenarie cinesi.
Mi alzai caracollando alla ricerca di un bagno per rinfrescarmi, lo trovai ed entrai, mi sciacquai il volto e poi entrai in uno dei box, mezzo rincoglionito mi sedetti sul Water per riposarmi un attimo e mi accorsi che una delle pareti era piena di buchi come in un “Gloryhole” e da alcuni di questi buchi facevano capolino cazzi di varie misure e colore.
Seppi in seguito che il bagno confinava con un’altra parte del locale dove la gente ci andava per farsi succhiare il cazzo senza mostrare la propria identità e che il box in cui ero entrato era riservato al genere femminile.
Incerto sul da farsi feci per alzarmi quando la porta del box si aprì e comparve una ragazzotta cinese, una bambolona per così dire, ma chi ha detto che le cinesi sono tutte piccole? Questa era molto grande coi capelli nerissimi e la coda di cavallo, la sua bella frangetta che cadeva sulla fronte e i pomelli delle guance tutti rossi, vestita (si fa per dire) con un gonnellino rosso e un reggiseno rosa. mi si rivolse in modo imperioso: “Ma che fai qui? Questo è il box per chi succhia i cazzi! Ma forse ho capito, tu vuoi succhiare cazzi!”
Mi spinse indietro e mi ritrovai nuovamente seduto sulla tazza del cesso, mi si avvicinò, sollevò il gonnellino e srotolò dai ridotti slip che indossava un bel cazzo, non enorme ma di buone dimensioni, un bel salsicciotto che in men che non si dica fece il suo ingresso trionfale nella mia bocca.
Non sborrò, si trattenne, forse aveva altri programmi per me, difatti mi prese per i capelli con una mano, mi alzò dal cesso, mi portò vicino alla parete dove comparivano e scomparivano i cazzi e mi spinse la testa su uno di essi, il più grosso, urlandomi:” Se ti piace succhiare i cazzi allora succhiali!”
Non mi feci ripetere la cosa, il cazzo che presi in bocca era un altro signor cazzo, cominciai a leccargli la cappella e poi con la lingua tutta l’asta, per poi abboccarlo tutto e far scorrere le mie labbra su tutta la lunghezza dell’asta, tenendo sempre la cappella in bocca e frullandola con la lingua.
La cinese col cazzo approfittò della mia posizione per spingere tutto il suo pisello nel mio culo, ma francamente, dal tanto che ero oliato e dilatato dalle precedenti penetrazioni quasi non me ne resi conto fino a quando non cominciò a stantuffarmi; il cazzo che stavo succhiando non durò molto, mi trovai d’improvviso la bocca piena di sperma e il cazzo sparì dietro la parete.
Comunque la sborrata fu copiosissima e alcuni getti mi arrivarono fino in gola mentre altri li deglutii successivamente.
La cinese mi inculò per dieci minuti buoni, poi fece cenno di girarmi e di inginocchiarmi davanti a lei, prese a menarselo velocemente per arrivare alla sborrata finale, mi ordinò di aprire la bocca e mi schizzò dentro tutto il suo piacere urlando di piacere.
Ero imbrattato completamente di sborra, praticamente mi annaffiò con più schizzi ricchi o meno del suo denso e colloso seme, mi guardò irridendomi e sussurrandomi:” Se aspetti qualche minuto ti farò una bella sorpresa, aspettai incuriosito, più che altro sfinito, poi realizzai quale fosse la sorpresa: mi si avvicinò con il pisello in mano non in stato di erezione e dal buchino cominciò a far zampillare la sua urina, prima a piccoli getti, poi sempre più abbondanti, annaffiandomi completamente dalla testa ai piedi e lasciandomi li sgocciolante.
Se lo sgrullò davanti al naso irridendomi:” Aspetta! Non è finita!”
E mentre parlava con tono di scherno si aprì la porta del box e fece il suo ingresso il cinese grassone, il direttore del locale, che mi si avvicinò col membro tra le mani, lo scappellò e cominciò a orinarmi sul volto con un getto da rinoceronte che mi sciacquò via gli ultimi residui d sperma di cui ero ricoperto, ero talmente conciato che tutto ciò mi parve quasi una doccia rigenerante.
Finito di orinarmi addosso il cinese mi indicò una porta dove avrei potuto andare a lavarmi, entrato mi trovai in uno spogliatoio simile a quelli delle società di calcio, dove la doccia si faceva tutti insieme con il pisello a penzoloni e dove, come era successo a me nelle poche partite giocate da giovane con gli amici, si approfittava di spiare chi avesse il cazzo più grosso.
Apri i rubinetti e mi infilai sotto, l’acqua tiepida e il vapore crearono un ambiente ovattato che ben presto si riempi di nuovi ospiti, il cinese, le due cinesine, la bambolona, ed infine l’amico del parco e l’amico Muhamed, il superdotato.
Ne approfittai per spiare ancora la sua proboscide, le cinesine incuriosite e divertite giocavano con le sue palle e con l’asta, la quale pian piano stava lievitando e tornando a dimensioni di rilievo, ma il detto “non svegliar i can che dorme” mai era così adatto a quella situazione, infatti il nigeriano con il cazzo tornato duro non resistette alla tentazione e si ripassò sotto la doccia le due cinesine curiose, un po’ nelle fichette e un po’ nei culetti, l’unico ancora che si potesse dire avere ancora qualche colpo in canna.
Tutti fummo spettatori delle sue straordinarie “performances”, le due cinesine furono praticamente violentate sotto le docce, sia davanti che di dietro, fino a quando, la bambolona (o bambolone) spinto da solidarietà umana corse in loro soccorso mettendosi a novanta davanti a Muhamed e aprendo alla sua vista il suo pertugio.
Per il nigeriano fu una provocazione a cui non avrebbe potuto resistere, mollò le cinesine e corse ad inchiappettare la cinese trans, la violò con un colpo secco, venticinque centimetri di cazzo che gli entrarono tutti insieme nel culo non erano uno scherzo, si immolò per le sue due amiche lanciando un urlo lancinante di dolore, ma tra le nebbie dell’acqua calda che scendeva piacevolmente sui nostri cormi, il dolore si trasformò presto in piacere, infatti di li a poco, fu la trans cinese stessa a supplicare Muhamed di stantuffarla con violenza, facendosi aprire il culo come mai glielo avevano aperto.
Feci finta di nulla e mi avvicinai per vedere da vicino la monta selvaggia, volevo vedere quanta sborra aveva ancora nelle palle il nigeriano dopo una serata del genere, la trans cinese ben ferma a novanta sulle sue robuste cosce resistette stoicamente, insultando nella sua lingua il Muhamed che continuava instancabile a profanarla selvaggiamente.
Muhamed, prima di conoscere l’uomo del parco faceva l’esibizionista a tempo pieno, coglieva l’attimo opportuno per non destare eccessivo clamore e mostrare agli avventori nel parco, uomini e donne indistintamente ad esclusione dei minorenni, la sua generosa mercanzia; le vittime fuggivano con fare schifato, ma alcune, dopo qualche tempo tornavano, altre il giorno stesso, segno che la curiosità se non addirittura la voglia di tastare con mano quello che avevano visto si era impadronito di loro, in questo modo riuscì ad andare avanti per anni senza subire denunce e scopandosi indisturbato mezza Milano.
Poi una sera per strada, dopo qualche giorno di astinenza vide una bella ragazza passeggiare nel buio e di slancio l’abbordò chiedendogli se avesse voglia di succhiare un cazzo, esibendolo innocentemente ai suoi occhi, ma purtroppo la ragazza non era una ragazzina vogliosa in cerca di sesso ma un poliziotto in borghese e li ebbe fine la sua carriera di esibizionista.
Il nigeriano si accorse del mio interessamento e si lasciò prendere dalla sua innata natura, estrasse la sua bestia dal pertugio letteralmente squassato, lasciando intravedere non un buco del culo, ma un apertura pulsante che stentava a richiudersi in maniera naturale, rimaneva oscenamente dilatato lasciando immaginare quale incredibile senso di vuoto debba aver pervaso la bambolona cinese ala fuoriuscita di quella nerchia bestiale; le labbra anali pulsavano, si contraevano, si allargavano e si stringevano, quasi a voler risucchiare qualsiasi cosa gli si presentasse davanti, l’acqua che scendeva della doccia veniva aspirata al suo interno; Muhamed gli sborrò sulle chiappe ma l’acqua spazzò via tutto immediatamente, man mano che i suoi fiotti andavano a depositarsi sul cratere aperto o nei suoi immediati dintorni l’acqua sciacquò via tutto e non potetti quantificare la reale entità della sua sborrata.
La trans, sempre abbassata a novanta in preda al suo convulso delirio di piacere a seguito della violenta e prolungata inculata subita, rilasciò dell’aria che gli si era formata nel ventre durante il rapporto emettendo uno spruzzo di acqua dal culo, espellendo così tutta quella che vi si era incanalata.
Mi asciugai e alla chetichella me ne andai, era l’una di notte e rischiavo di dover tornare a casa a piedi; non contattai mai più l’uomo del parco e il suo amico Muhamed, l’unica persona che tornai a rivedere fu la bambolona trans, della quale trovai nei giorni successivi un annuncio su un sito internet; mi richiamò lei stessa una sera sul tardi, reduce da una ammucchiata nella quale aveva ricoperto un ruolo esclusivamente passivo e desiderosa di svuotarsi le palle nel culo di qualche amico compiacente; fui la sua valvola di sfogo per più di un anno e fu la storia più lunga che ho intrattenuto con una trans, sono stato abusato nel culo e utilizzato come latrina a suo piacimento, ho ancora nostalgia di quelle sue lunghe e calde pisciate nel mio antro, mi riempiva come fossi un otre e poi mi guardava zampillare dal culo come una fontana, ma questa è stata un’altra storia di godimenti più o meno perversi che forse vi racconterò in seguito.
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