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UN PROBLEMA DA RISOLVERE


di La_Lilla
29.08.2024    |    5.324    |    9 9.3
"Un minuto dopo vedo Lina spruzzare… Veramente uno spruzzo di latte denso le esce dalla pisella e lei trema quasi come se avesse le convulsioni..."
Siamo all’inizio dell’estate e io ho appena acquistato un micro bikini su Amazon. Non vedevo l’ora di indossarlo e, così,con questa
scusa, chiamo la mia cara amica Lina, chiedendole se le va di venire con me fino al lago a prendere un po’ di sole.
“Certo che sì, cara”, mi fa. “Sai quanto mi piace andare al lago”.
“Benissimo”, le rispondo. “Ci troviamo lì, allora”.
Un’oretta dopo siamo nel parcheggio che portava al lago.
Come al solito, ci sono un sacco di persone. Così io e Lina optiamo per una zona più tranquilla.
Camminiamo un po’, costeggiando il lago, ma ne è valsa la pena. Finalmente troiamo un posticino appartato, dove distenderci in
santa pace. Cosa che facciamo, dopo aver disteso i nostri due asciugamani.
Tutto introno a noi c’è un fitta vegetazione; questo posto è proprio un piccolo angolo di paradiso. Fino a quel momento.
Purtroppo in cielo le nuvole si stanno addensando e quindi il nostro progetto di abbronzarci è andato a farsi benedire sul nascere.
Decidiamo comunque di restare lì a chiacchierare e a goderci il luogo.
Passata una ventina di minuti, tra un discorso e l’altro, vedo, poco lontano da dove ci trovavamo, due uomini, anche piuttosto
anzianotti, tra due alberi.
“Mi sa che quei due ci hanno scoperte”, faccio ridendo a Lina.
“Chiaro. Non si può mai stare in santa pace”, dice lei, facendo una espressione buffa.
“Ma sbaglio o si sono calati i pantaloni”, dico.
“Fammi vedere bene”, dice lei tirandosi su. “Eh sì, ma si stanno segando”.
“Segaioli”, aggiungo io scoppiando a ridere.
“Esatto”, fa lei, proprio mentre uno dei due inizia ad avvicinarsi.
“Viene da questa parte. Si è fatto coraggio”, faccio, divertita.
“Segandosi, per giunta”.
Quando ormai è a due passi, diciamo insieme:
“Buongiorno”.
E lui risponde solo:
“Vi sborro, troieeee” e, neanche il tempo di finire la frase, vedo la sua spruzzata partire e disegnare una linea retta che parte dal
mento di Lina fino al petto.
“Maiale”, le dice lei, facendogli un complimento.
In quel momento, mi volto, e vedo l’altro. Sempre anzianotto, sopra i settanta.
“Ce ne è anche per te, puttana”, mi fa segandosi velocemente.
Cinque secondi dopo, la sua sborrata mi invade.
“Ammazza che porco”, gli dico. “Mi hai lavata”.
In effetti la sua sborrata, in tre fiotti densi, mi ha colpita alle braccia, pancia e gambe. Ora la sborra calda mi sta colando giù dai
fianchi scendendo verso l’asciugamano.
Poi li vediamo sistemarsi e sparire tra la vegetazione. Il tutto senza proferire parola.
“Be’,” butta là Lina, “esperienza intensa, ma veloce”.
Io mi metto a ridere come una matta.
“Recordman”, gli faccio, mentre mi pulisco con dei fazzolettini.
“Quel vecchio aveva la sborra come colla”, dice lei, cercando di levarsela dal collo. “Stra-appiccicosa”.
“Prova ad assaggiarla”, le dico ridendo.
Ma sapevo, già da tempo, che su certe cose è meglio non scherzare troppo con Lina. Perché lei le fa sul serio. Infatti se ne toglie un
po’ dal petto e la lecca.
“Certo che c’aveva ragione: sei proprio una troia”, le faccio notare.
“Sa di porco”, mi fa, ridendo. “E quella di quell’altro?”, mi domanda.
“Di maiale, suppongo”, ormai con le lacrime agli occhi, senza assaggiarla.
“Mi sa che ti ha anche rovinato il micro bikini”, aggiunge lei.
“Eh, che vuoi farci: i rischi del mestiere”, dico ormai fuori controllo.
“Sì, be’, sapevo che mi hai invitata qui per fare la troia”, mi dice lei portandosi una mano in faccia.
“E bisogna dire che al momento ci siamo riuscite”.
“Non è poi così difficile”, continua lei, “con tutti i porci che ci sono in giro”.
Infatti, neanche a dirlo, ne vediamo un altro avvicinarsi. Questo molto più giovane, sui cinquant’anni. Un po’ di pancetta, ma nel
complesso con un bel fisico robusto.
“Buongiorno signorine”, esordisce. “Ho un problema. Anzi, sarebbe meglio dire che questo problema lo avete causato voi”.
Nei suoi slip il rigonfiamento era enorme. Abnorme, si poteva dire.
“Be’”, gli risponde Lina. “Che ne dici di un tuffo nel lago? L’acqua fresca aggiusta sempre tutto”.
Io mi nascondo la faccia tra le mani.
“Non era esattamente questo quello che mi proponevo di fare”, fa lui, sorridendole.
Il suo cazzo, negli slip, non cala di dimensione. Anzi, più ci parla, e più sembrava indurirsigli, tanto che a un certo punto devo dire:
“Sei sicuro che quegli slip non cedano?”.
Lui si fa una bella risata.
“No, testati più volte. Sono molto elasticizzati, come vedete”.
“Io fossi in te lo libererei”, azzarda Lina.
“Io?”, faccio.
“Sì, tu”.
Guardo il tipo. Fa un cenno con la testa.
Così, in ginocchio, avvicino le mani agli slip, e li abbasso lentamente.
Il cazzo salta fuori come una di quei serpenti cinesi intrappolati dentro le scatole.
“Bel biscione”, osserva Lina.
“È tutto per voi. Del resto dovete riparare il danno causato, in qualche modo”.
Si libera degli slip.
Ha due coglioni grossi almeno quanto due palline da pingpong.
Sto lì ad osservarli.
Lina, invece, tirandosi su velocemente, non ci pensa su due volte e, anticipandoli, li prende in bocca.
“Che zoccola”, le faccio. “Sempre la solita”.
“La tua amica è una succhiatrice di palle esperta, vedo”, dice il tipo. Ora il cazzo è dritto, quasi parallelamente all’addome.
“Scommetto invece che tu sai occuparti bene delle cappelle, vero?”.
Sono infoiata al massimo. La sborrata del signore mi ha fatto sentire una troia. Sbrodolo già, e alla vista di quel cazzone…
Mentre Lina si cuccia le sue palle, io, da sopra, tiro fuori la lingua e comincio a girargliela intorno alla cappella.
Lui risponde subito con un “uhgttt, bene così, brava”.
Rimaniamo lì a succhiargli cazzo e palle per cinque minuti, finché lui, con l’uccello di marmo, mi chiede di posizionarmi a quattro
zampe, tenendo il culo ben in alto e inarcando la schiena.
Dopo essersi tolto un profilattico dai calzini e averselo infilato con l’aiuto di Lina, appoggia la cappella sul mio buco.
“Che facciamo”, chiede a Lina. “Tutto dentro in un sol colpo, o lentamente”.
Io intanto ho completamente inzuppato il micro bikini, e so già che ai primi colpi verrò di culo.
“Mmmm”, la lei, massaggiandogli il cazzone, “io direi che dovresti sbatterglielo dentro senza pietà alla puttana”.
“Giusto”, fa lui, “così la prossima volta impara a farmelo venire duro”.
“Sono stata cattiva anche io”, gli fa notare Lina, a quel punto.
“Non ti preoccupare”, continua lui sempre con la punta della cappella appoggiata al mio ano, e strofinandola sopra. “Ce ne sarà
anche per te, cattivella”.
Ed è così che l’ho sentito entrare tutto come una spada nel culo fino all’elsa.
Urlo forte. Tanto che Lina è costretta a mettermi una mano davanti alla bocca, mentre lui ci dà dentro a cavalcarmi.
Praticamente salta sul mio culo ficcandomi il cazzo dentro come un pistone pneumatico. Lo spinge dentro di forza e alla trentesima
stantuffata, me ne vengo con le palle degli occhi all’indietro e finendo lunga distesa sull’asciugamano.
Lina mi guarda esterefatta mentre lui, in piedi, si segava.
“Scommetto che l’hai sentito fino in pancia”, fa, sghignazzando.
Io sono completamente distrutta. Non riesco ad emettere suono. Il micro bikini è tutto sbrodolato. Il latte mi scende ai lati
dell’inguine.
“Guada qua”, gli fa Lina togliendo un po’ del latte e mostrandoglielo. “Contento?”.
Lui, con lo sguardo fiero, sempre segandosi, le dice
“Non completamente. Sdraiati a pancia in su e a gambe aperte. Ma prima metti quel zainetto sotto la schiena. Poi ci penso io, a
darti la tua punizione”.
Io, nel frattempo, mi tiro su, e osservavo la scena. Lina, a gambe aperte, con gli zoccoli ai piedi, che offri il suo culo a uno
sconosciuto.
“Togli gli slip”, le fa. “Voglio vedere la tua pisella sgocciolare”.
Lina molto velocemente si slaccia il costume.
Ora, eccola là, a pisella al vento. Microscopica. Che troia.
Lui si china su di lei e… zum, glielo ficca dentro. Anche lei urla.
Io faccio come ha fatto lei con me: le metto una mano sulla bocca.
Poi inizia la danza del su e giù, a ritmi folli. Il corpo di Lina vibra tutto, a ogni colpo. Lui l’ha afferrata per le gambe e la sfonda
senza pietà.
“Dai un paio di schiaffi a quella pisella”, mi dice lui.
Mi avvicino a Lina. So che le piace. Le schiaffeggio la pisella.
“Più forte”, intima lui.
Così le do un altro schiaffo, più sonoro, a mano aperta. Lei grida da dolore e dal piacere.
“Bene”, fa lui. “Vediamo se reagisce”, continuando a penetrarla velocemente.
Un minuto dopo vedo Lina spruzzare… Veramente uno spruzzo di latte denso le esce dalla pisella e lei trema quasi come se avesse
le convulsioni.
“Ahhhh”, fa lui. “Perfetto”, tirando fuori il cazzo all’improvviso e scapucciandosi. “Ora venite qua. In ginocchio. E aprite le vostre
bocche. Il problema è quasi risolto”.
Dopo due minuti di sega veloce con le nostre bocche aperte, il tipo sborra in quattro fiotti, dandoci a ognuna delle due la sua
meritata parte.
La mandiamo giù.
“Ma brave”, fa lui. “Consideratevi perdonate”.
Poi cerca i suoi i slip e se li rimette.
“Vi saluto ragazzacce. È stato un piacere. Questo lo porto con me”, ha aggiunto raccogliendo il profilattico. “Lo conservo come
ricordo della grande doppia inculata. Siete proprio forti”.
Io e Lina lo salutiamo, esauste ma soddisfatte.
Poi lui se ne va. Camminando fiero.
“Di questa”, mi fa lina, “ne avrei bevuta un litro. Mi piaceva proprio”.
“Be’”, dico, “devo ammetterlo: anche a me”.
“Troia”.
“Idem”, ribatto io.
E ridiamo, mentre sta per piovere. Quindi ci alziamo, prendiamo le nostre cose e leviamo le tende anche noi.
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