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UNA SCENA REPLICATA PERFETTAMENTE


di La_Lilla
15.08.2024    |    3.178    |    10 9.4
"Dal mio clito era uscita una grossa quantità di latte, ormai; latte che Lad mi costrinse a raccogliere e leccare, per poi continuare a scoparmi la bocca..."
Ero andata completamente in fissa con un video visto su PornHube. In sostanza c’erano tre uomini di colore, molto robusti, e una ragazza, piuttosto mingherlina, a cui loro scopavano il culo, e solo in culo, a turno, o anche in due contemporaneamente.
Dentro di me avevo cominciato a dirmi che dovevo replicare quel video nei panni della ragazza. Però trovare tre uomini di colore disposti a scoparmi non era una impresa delle più semplici.
Per fortuna conoscevo Albert, un ragazzo di colore, nigeriano, che lavorava in un pub poco distante da casa mia. Con lui avevo un buon rapporto; diciamo che eravamo soltanto amici, dato che a lui non interessava avere rapporti con trav. Così gli chiesi se poteva indicarmi qualche amico o conoscente. Gli spiegai per sommi capi quali erano le mie intenzioni, che cioè volevo provare a imitare un video, e che, insomma, avevo bisogno di tre uomini di colore, robusti, dotati, perché la cosa riuscisse al meglio.
Albert mi disse di non preoccuparmi. Che non dovevo fare altro che andare con lui “al quartiere”, cioè nella zona dove viveva e che era molto popolata da immigrati di seconda generazione.
Ci mettemmo d’accordo e un giorno passai a prenderlo en femme.
Mi squadrò da testa a piedi e disse:
“Be’, sì, così provocante puoi andare. Loro non si fanno tanti problemi. L’importante è che sembri donna, e tu lo sei”.
Ci recammo “al quartiere”. Una zona di periferia, tuttavia abbastanza tranquilla. Scendemmo dalla macchina e ci incamminammo verso un piccolo parco.
Lì ad aspettarci c’erano tre omaccioni di colore (scoprii solo in seguito che uno dei tre era proprio il padre di Albert). Ci presentammo velocemente e io, visibilmente imbarazzata, gli spiegai la mia idea e se intendevano realizzarla con me.
Uno dei tre, un certo Lad, era piuttosto titubante. La cosa non lo convinceva, anche se forse, segretamente, lo eccitava. Gli altri due, Simon (il padre di Albert) e Luba, invece, accettarono quasi subito. Luba, addirittura, mi disse che ero proprio bella. E insomma, con una certa difficoltà, alla fine riuscii a convincere anche Lad.
Salirono tutti sulla mia macchina e ci dirigemmo a casa mia. Albert, invece, rimase al parco, dacché, come detto, non era interessato.
Li feci entrare in casa e gli dissi che potevano accomodarsi sul divano.
“Che dobbiamo fare?”, chiese a un certo punto Luba.
“Al momento niente”, dissi. “Devo prima mostrarvi il video, così che poi possiate capire cosa dovete fare”.
I tre si sedettero e mi guardarono armeggiare con il computer e la tivù. Una volta collegati i cavi, feci partire il video e andai a sedermi con loro.
Nel video si vedevano appunto questi tre uomini che scopavano una ragazza molto gracile; in uno spezzone, la ragazza era seduta su uno sgabello e uno dei tre, in piedi, infilava il suo cazzone nel suo culo. Poi la scena cambiò e un altro dei tre prese in braccio la ragazza, la sistemò a terra a pancia in giù, e si mise di schiena insieme a quello col cazzo più grosso dei tre. Poi, ambedue, infilarono i loro cazzi nel buco della ragazza, che urlava, e godeva, mentre loro glielo sfondavano.
Mentre guardavamo il video, tenevo d’occhio i tre. O, meglio: i pacchi dei tre. A Simon cominciavano già ad esplodere i pantaloni. Luba aveva già provveduto a tirarlo fuori dai jeans e a menarselo. Aveva un grosso cazzo venoso, penso di venti centimetri, date le dimensioni della sua mano. Lad invece era silenzioso, e non dava grandi segni di eccitazione.
Decisi che eravamo pronti all’azione e dissi loro che potevano spogliarsi. Cosa che fecero in men che non si dica. Il cazzo di Luba, lungo e di dimensioni davvero fuori dal normale, era talmente pesante che non stava su; gli cadeva tra le gambe, tanto che era costretto a sollevarselo con la mano. Lad, che sembrava disinteressato, aveva raggiunto una buona erezione. E Simon… Simon ce lo aveva già di marmo.
Andai a prendere lo sgabello e lo portai in soggiorno.
“Quella scena voglio proprio farla io”, disse Simon.
Gli misi il cappuccio e mi oliai il buchetto. Poi mi sedetti sullo sgabello, facendo attenzione a lasciare il buco ben disponibile. In meno di cinque secondi, sentii il cazzo di Simon dentro.
Lo spingeva su con forza, facendo quasi cadere dallo sgabello. Cominciai a urlare. Gli altri due, in sega, sembravano gradire le mie grida.
Cinque, sei, sette colpi di fila, stantuffate potenti, che mi salivano su. In quella posizione, da seduta, era veramente come sentire un braccio infilato nel culo.
Dopo cinque minuti di su e giù, Luba gli diede il cambio; prima, come nel video, mi tirò due sonore sculacciate, che mi fecero gridare e poi cominciò a lavorarmi il culo sbattendomelo dentro prepotentemente.
In quel momento, Lad mi mise il suo cazzo nella mano e mi disse di segarlo. Cosa che feci con piacere mentre Luba mi sfondava.
“Meglio levare le mutandine”, disse a un certo punto Simon. “Così si va male”.
Luba non ci pensò su due volte e con uno strattone le fece sparire.
Io sbrodolavo come una mignotta. Il mio clito era microscopico, ormai. Tanto che se ne accorse anche Simon, cominciando a schiaffeggiarmelo.
Continuavo a gridare, di piacere, mentre segavo Lad. Il suo cazzo era duro come una mazza da baseball, e grosso quasi uguale.
Era il momento clou. Lad mi prese in braccio e mi distese a terra, a pancia in giù, come nel video. Io ormai ero venuta una volta, ma ne volevo ancora.
Simone e Lad si misero in posizione, schiena contro schiena, mentre Luba, stendendosi, mi offrì il suo cazzone in bocca. Lo presi tutto, fino a soffocare.
In quel momento sentii le due cappelle che cercavano di entrare contemporaneamente. Gli ci vollero due minuti, ma finalmente i due cazzoni cominciarono a entrare nel mio culo e io stillai così forte da mancarmi il fiato. Ma non avevo tempo di strillare. Non potevo, più che altro. Perché Luba mi lo spingeva in gola.
Quello era il momento della battuta.
“Dillo che cosa sei”, chiese Simon.
“Una puta”, risposi in spagnolo, (dacché il video era proprio in spagnolo).
“Sì, una puta”, disse lui.
I due cazzi entrarono e uscirono dal mio culo una decina di volte. Dal mio clito era uscita una grossa quantità di latte, ormai; latte che Lad mi costrinse a raccogliere e leccare, per poi continuare a scoparmi la bocca.
Il gran finale era alle porte. Mi misi in ginocchio e aspettai la ricompensa.
Si svuotarono uno dopo l’altro nella mia bocca; controllando, a uno a uno, che mandassi giù tutto.
“È stato bello”, disse subito dopo Lad (quello meno convinto, all’inizio). “Trovarne di troie come te”.
“Grazie”, dissi io.
“Eh sì, fece Simon. Quando vuoi chiamaci. Saremo ben lieti di aprirti di nuovo il tuo bel culo”.
Poi ci scambiammo i numeri di telefono e io chiesi loro, mentre si rivestivano, se gradivano qualcosa da bere. Ma tutti e tre declinarono l’offerta: dovevano andare.
Li feci uscire uno ad uno da casa mia. L’ultimo era Lad che, prima di uscire, mi disse:
“Domani, verso quest’ora, torno: tu sarai la mia puttana per un bel po, bella’”.
Gli mandai un bacio, annuendo, e lo vidi andarsene.
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