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Cena con il capo solo storie vere


di Coppiacuckold2
17.03.2025    |    2.877    |    8 9.4
"Lui chiese a Francesco: “Sei mai stato in un club privé?” Mio marito esitò..."
La Cena Aziendale

Era una serata importante: la cena aziendale con il direttore generale, un uomo di 45 anni, elegante e affascinante, arrivato da Milano per l’occasione. Il ristorante era raffinato, il tavolo lungo e affollato. Con me c’erano mio marito, due colleghi con le loro mogli e il suo autista, un ragazzo appena assunto.

Mentre la cena proseguiva tra discorsi e nuovi progetti, mi accorgevo che il mio capo mi osservava spesso. I suoi occhi si posavano su di me per lunghi istanti, senza imbarazzo. Io, di certo, non distoglievo lo sguardo. C’era qualcosa di magnetico in quella tensione silenziosa.

Più tardi, mentre chiacchieravo al bar con un collega, l’autista si avvicinò e mi sussurrò:

“Il capo vuole parlarti.”

Mi alzai senza esitazione e lo seguii. Lui era seduto su un divano nel privè del ristorante e, non appena arrivai, mi fece cenno di accomodarmi. Scelsi il divano di fronte, mantenendo una certa distanza, accavallai le gambe con lentezza e sentii il vestito risalire leggermente.

“Mi dica, direttore.”

Lui sorrise. “Chiamami Fausto. Che sono queste formalità?”

Si rilassò contro lo schienale e aggiunse: “Sai che la promozione è già tua? Sarai la dirigente del nuovo settore.”

Annuii con un sorriso. “Sì, lo so.”

Lui mi scrutò con attenzione. “E sei contenta?”

“Ovviamente.”

Ma sentivo che avrebbe voluto chiedermi altro. Invece, si trattenne. Mi parlò di sé, di come la sua famiglia aveva fondato l’azienda, di quanto fosse cresciuta fino a diventare una multinazionale. Poi, all’improvviso, fece una battuta e aggiunse:

“Credo che tu sia la donna più bella dell’azienda.”

La conversazione si fece più calda, lo sentivo. Ma, proprio in quel momento, arrivò mio marito, Francesco.

“Scusa, non ti trovavo più. Disturbo?”

Sorrisi. “No, stiamo parlando di lavoro.”

Fausto intervenne subito. “Tranquillo, Francesco. Accomodati pure.”

Ora eravamo in tre. Il direttore ordinò da bere e, quando il cameriere arrivò, disse con un sorriso: “Per me ciò che prende la signora.”

Mentre sorseggiavo il mio drink, Fausto guardò mio marito e gli disse: “Allora, sei contento della carriera di tua moglie?”

“Certo.”

Lui annuì. “E pensi che sia il caso di festeggiare, o porta male?”

Francesco ridacchiò. “Se lo dice lei, direttore… è come se fosse ufficiale.”

Fausto abbassò leggermente il tono di voce. “Potremmo fare un giro per Roma, magari fermarci in un altro locale.”

Francesco guardò me. “Che ne dici?”

Dentro di me, sentivo un brivido d’eccitazione. “Certo, va bene.”

Il direttore sorrise. “Perfetto. Ma prima, un altro brindisi.”

I bicchieri tintinnarono di nuovo, ma notai un dettaglio: Fausto lasciò il suo quasi intatto, mentre Francesco ormai era visibilmente alticcio. Era come se volesse che perdesse il controllo.

Dopo poco, l’autista ci accompagnò all’auto aziendale. Francesco barcollava leggermente. Io mi accomodai dietro con Fausto, mentre mio marito si sedette accanto al conducente.

Nel tragitto, sentivo la mano del direttore sfiorarmi le gambe, accarezzare l’orlo del vestito. La tensione tra noi cresceva. Decisi di prendere il controllo della situazione.

Quando ci fermammo in un locale per un altro drink, Fausto offrì da bere a Francesco, mentre io rifiutai. Tornando alla macchina, dissi con nonchalance:

“Francesco, perché non ti siedi davanti con l’autista? Così siamo più comodi.”

Mio marito non sospettò nulla e fece come gli avevo suggerito.

Appena l’auto ripartì, Fausto mi lanciò uno sguardo complice. Iniziammo a parlare di sesso, apertamente. Lui chiese a Francesco:

“Sei mai stato in un club privé?”

Mio marito esitò. “No, mai.”

Lo guardai con un sorriso malizioso. “Davvero, Francesco? Eppure, ci siamo stati una volta…”

Lui rimase sorpreso. “Non amo quei posti, lo sai.”e Francesco è Cuckold.

Fausto annuì. “Capisco… Ma allora, Francesco, dimmi: sei un cuckold?”

Il mio cuore accelerò. Mio marito lo guardò stupito, poi fece un sorriso imbarazzato. “Sì.”

Fausto si avvicinò al mio orecchio. “E se io la baciassi, ti piacerebbe?”

Francesco annuì. “Se Anna lo desidera…”

Non esitai. Mi girai verso Fausto e lo baciai, profondamente e mentre gli sbottonò i pantaloni iniziai a succhiare il suo arnese di tutto rispetto lui chiede al autista di andare in hotel ma io dissi no di farlo accostare sul parcheggio sulla Casilina e Francesco indicò la strada si fermò e disse al suo autista di scendere io gli dissi fallo restare ormai a visto e sentito tutto e senti il suo cazzo farsi più duro così scopamo in auto e dissi al suo autista se vuoi ti puoi toccare Francesco disse ed io ? Gli dissi tu no così fece il suo autista si inzio a toccare ma dopo un po’ il capo lo invitò dietro con noi così scopamo per più di un ora al rientro disse a Francesco posso invitare Anna a Milano risposi io certo il racconto continua a presto baci Anna
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