Prime Esperienze
Marina e Michele
di Francescomoretti
05.10.2024 |
53 |
3
"Non ne sono attratto, preferisco la studentessa che ha voglia di scoprire la mia materia, che vuole laurearsi, che vuol anche mettere su famiglia..."
Anche quest’anno ricominciano i corsi.La mia è una materia dura ma affascinante
L’esame finale è fondamentale per il proseguo della carriera universitaria e poi per iniziare la propria vita nel mondo lavorativo.
Mi piace ad inizio anno guardare la molteplicità della fauna studentesca.
Secchioni nerd e sofisticati tipi sicuri di se.
Ci sono tante sfaccettature, il figlio di operai che ha fatto sacrifici per la crescita culturale e sociale del proprio pargolo, il ragazzo disadattato rivoluzionario rispetto al papà danaroso e poi i figli di genitori benestanti e acculturati che hanno come loro propaggine un figlio fotocopia.
Quello però che mi stuzzica di più è la fauna femminile degli ultimi anni che è cambiata sensibilmente.
Oramai i social hanno spopolato ovunque e ai punk e altri archetipi del genere si sono sostituite le influencer di ogni tipo, le fighe di plastica che se la tirano ovunque oramai spopolano dappertutto si sono omologate.
Viaggiano all’unisono tra loro, uguali tra loro nei comportamenti e nel vestiario che lascia poco alla cultura di un uomo di mezza età come me.
Non ne sono attratto, preferisco la studentessa che ha voglia di scoprire la mia materia, che vuole laurearsi, che vuol anche mettere su famiglia.
Penso questo perché se penso ad un loro ipotetico rapporto con il proprio uomo, pensa di doversi mettere sempre in discussione, di dover imparare sempre qualcosa, di dover competere con queste fighe di plastica che gironzola per i corridoi di facoltà con il loro smartphone in modalità video selfie.
Mi piace individuarle, sedute nelle prime file della mia aula, distratte nei loro pensieri di post adolescenti che stanno conoscendo i piaceri della vita con “l’uomo della loro vita”.
Le prime masturbazioni reciproche con i sensi di colpa che poi diventano amplessi quando da sole nella loro camera si sfondano la figa.
Il primo accenno con l’odore di maschio, quando si avvicinano al pene del proprio uomo, la mano poco piacevole della loro prima sega, i denti sulla cappella nell’accenno al primo pompino.
A volte i jeans, sneaker bianche, magliette attillate prese nei centri commerciali.
Desiderano solo finire le lezioni e tornare a sognare di essere sulla panchina fuori dalla facoltà a baciare il proprio fidanzato.
Mi piace quando decidono di indossare una gonna, lo fanno con il vezzo di chi va ad una festa, un matrimonio, perché per loro non è la normalità.
Nei mesi appena trascorsi ho potuto fare colloqui pre esame e Marina è stata la novità.
Una ragazza dalla bellezza naturale con un trucco da ragazza senza eccessi, capelli lunghi lisci, corpo sinuoso che lascia trasparire la sua bellezza dal jeans che indossa e da quella maglietta attillata.
Una ragazza che incontri ogni giorno e ti giri a guardarla solo se hai individuato che ha un culo da favola altrimenti sembra una delle tante perché non è appariscente e soprattutto è silenziosa.
Ho conosciuto anche il suo “uomo” Michele.
La accompagna spesso e spesso me lo ritrovo fuori dall’aula per riaccompagnarla.
Abbiamo già avuto tre colloqui e sono stati una escalation di emozioni per me.
Il suo primo colloquio è stato una conoscenza fugace su un argomento ostico, è servito a lei per comprendere meglio le procedure e secondo me per conoscere meglio questo brizzolato professore austero ma che spesso è stato beccato a guardarla.
Jeans maglietta e un piccolo maglioncino la copriva ai miei occhi ma allo stesso tempo mi davano l’opportunità di notare i suoi punti forti.
Quello che notai furono subito le sue mani umide di soggezione quando mi strinse la mia e il suo profumo di donna acerba.
Non un profumo sofisticato ma qualcosa che aveva di malizioso.
Probabilmente era una crema corpo aromatizzata ed era attraente come il polline per le api.
Ricordo che durò poco ma mi lasciò duro.
Il secondo colloquio era un primo pre esame, non andò male era nella media di tutti e specificai che io avrei gradito più partecipazione alle mie lezioni, più approfondimenti.
Aveva sempre uno sguardo basso e quando uscì dal mio studio vidi che il suo uomo mi guardava dopo aver parlato con lei.
Incrociai più volte il suo sguardo alle lezioni successive e nei corridoi.
Un giorno al bar di facoltà mi presentò Michele come il suo ragazzo, lo fece come a sfidarmi o a segnare il territorio.
Anche lui si affrettò a segnalare di essere il suo uomo. Non feci segno di emozioni alle loro parole ma li congedai con un ghigno, un sorriso di soddisfazione perché sapevo che l’avevo messa in soggezione con la mia presenza.
Immaginai lei nella camera che si stantuffava la figa con le dita pensando a me che la fottevo.
Immaginavo lui scoparla pensando a me che la scopavo o immaginare di essere con loro e godere di quel culo.
La terza volta che doveva essere di colloquio la notai che indossava delle sneaker e una minigonna di jeans, una maglia a scollo che finiva nell’incavo dei suoi seni di 20enne.
Mi venne duro all’istante ma, feci finta di nulla e le passai accanto senza farle alcun cenno.
Di fronte a me una porta a vetri mi dava la sua visuale senza che lei notasse la cosa e vidi che mi guardava poco soddisfatta.
Era arrivato il suo ragazzo e li vidi discutere poi lei si spostò e da sola varcò la soglia dei bagni.
Mi fermai a guardare la scena.
Lui attese un attimo e scomparve nei bagni.
Il corridoio ormai era sgombro le lezioni stavano per iniziare e decisi di seguirli.
Entrai nei bagni degli uomini e non notai nulla.
Entrai in quelli femminili, lindi e luminosi rispetto ai nostri.
Sentivo bisbigliare.
Lo specchio alla parete mi consentiva di guardare la parete di fronte senza essere visto.
Una porta semi aperta mi dava una visione celestiale.
La minigonna era risalita sul culo, lei di spalle alla porta era una Dea greca a metà.
Un culo sexy che finiva su due gambe magre e lunghe.
Lo slip stava scomparendo verso il basso, scivolava tra le mani di lui fino nella tasca del suo pantalone.
Lei aprì leggermente le gambe e notai un movimento sussultorio che doveva essere dovuto alle dita di lui sulla sua figa.
Si stava chinando, forse per un pompino.
Avevo il cazzo in tiro ma non potevo uscirlo.
Lui la spostò e la fece poggiare di schiena al muro mentre lo spompinava
Ora la vedevo lì che come un automa cercava il ritmo della pompa.
Da lì avrebbe potuto vedermi ma o suoi occhi erano chiusi.
Ad un tratto li apri e mi scorse nello specchio.
Si fermò, lasciò lì il suo lavoro di apprendistato al sesso e si alzò.
Stava parlando con il suo ragazzo, e decisi di uscire.
Vidi che subito dopo erano usciti anche loro ma, io ero già nel mio studio.
Ero in stanza in un subbuglio di emozioni, la scena era stata gratificante, mi ritrovai a toccarmi seduto alla mia scrivania assaporando quella bocca.
Bussarono e non feci in tempo a ricompormi
Avevo il cazzo fuori dalla patta dei pantaloni, entrò lei, era timida e rossa in viso.
Mi scusai se non mi alzavo a salutarla ma mi giustificai con un mal di schiena.
Sentivo il suo profumo, anzi il suo odore.
Forse non aveva goduto ma sicuramente si era eccitata.
Iniziammo un po’ titubanti il colloquio pre esame, le chiesi di essere più spigliata e più padrona della materia e la vidi abbassare il capo.
Le dissi che così non andava bene e che forse si doveva fare aiutare per passare l’esame.
Fu allora che le cadde il libro e contemporaneamente ci catapultammo a raccoglierlo.
Non avevamo fatto più caso a come eravamo e lei notò il mio cazzo eccitato fuori dalla patta mentre io potetti ammirare la sua figa lucida e rasata svettare dalle sue gambe aperte.
La guardai come un vecchio porco e le dissi:
“Signorina, lei ha bisogno di ripetizioni”
Mi rispose che non ne vedeva il bisogno e che secondo lei era preparata.
Le risposi che se avesse studiato, così come faceva i pompini ci sarebbero volute più sessioni di esami per avere la promozione.
Mi alzai, il cazzo era duro e mi faceva male, mi avvicinai a lei.
Le ordinai di annusarlo, di accarezzarlo, e poi di leccarlo con la punta delle labbra.
Un po’ alla volta iniziò a comprendere la lezione, era arrivato il momento del pompino, aprì la bocca e si fece guidare da me.
Le diedi il ritmo, imparava come una brava studentessa pronta alla laurea.
La feci fermare oppure sarei venuto.
La feci alzare e la poggiai alla scrivania.
Mi disse che non voleva scopare, Che fuori c’era il suo Michele.
Le sorrisi e mi sedetti dove era seduta lei le allargai le gambe e iniziai a leccarle le grandi labbra e poi dentro fino a quando vidi che il clitoride era diventato duro.
Lo presi tra i denti stuzzicandolo.
Mi fermai, serrai le labbra e iniziai a giocare con lui come con un piccolo cazzo. Un pompino al clitoride.
Iniziò a tremare, strinse le gambe intorno a me e mi spruzzò di tutto in bocca.
Tremava ancora mentre mi alzavo e mi disse:
“Prof cosa è successo non ho mai goduto così”
Le dissi che era una brava studentessa e questo era solo l’inizio.
Avevo ancora il cazzo fuori, mi faceva male, scese dalla scrivania e ricominciò a spompinarmi come le avevo insegnato.
Era il momento della seconda lezione.
Le afferrai i capelli, e la fermai, ora ero io a fare avanti e indietro le stavo scopando la bocca fino a quando le venni dentro.
Cercò di divincolarsi, voleva sputare ma le dissi di chiudere la bocca intorno al mio cazzo che stava rimpicciolendosi e dí deglutire tutto.
Lo fece, aveva gli occhi arrossati, ma sembrava felice.
Le dissi: “deve studiare di più” e mi rispose che si era appassionata alla materia e aveva bisogno di continui colloqui.
Si ricompose e uscendo ci salutammo come nulla fosse, fuori c’era Michele.
Appena lo vide lo bacio con la lingua in bocca e voltandosi verso di me abbassò lo sguardo come un cucciolo rimproverato
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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