Lalla da sedurre tutti, anche....

Lalla è la mia migliore amica, forse l’unica.
Ci siamo conosciute all’asilo e ci siamo piaciute subito.
Io un po’ timida e lunatica, lei sempre allegra e di compagnia. Io con lunghi capelli scuri e lisci, lei con una testa di riccioli rossi.
Unica cosa in comune le efelidi sul naso che ci piacevano tanto, più che altro perché le altre non le avevano.
Per fortuna ci trovammo anche alle elementari e poi alle medie. Ci seguimmo anche al liceo ed ora stiamo frequentando l’università, architettura.
Lalla ha grandi progetti artistici, io mi sento più portata per inventare e costruire qualsiasi cosa.
Lalla è pazzerella e io mi diverto a seguirla nelle sue stravaganze, come quella volta in prima liceo, quando Enrico, della terza, piaceva ad entrambe.
Era bello Enrico, meglio dei nostri compagni di classe che , appena potevano, ci toccavano le tettine o il sedere.
Praticamente tutti erano riusciti a farci vedere il loro uccello, chi duro e chi mezzo mollo, per cui ci eravamo fatte un’idea di come fossero dal vivo...i cazzi.
Enrico invece era serio e questo ci stuzzicava parecchio.
Quando ci passava accanto ci guardava negli occhi e sorrideva. Noi eravamo beate.
Come riuscire ad abbordarlo ?
Un giorno, uscendo da scuola, Lalla lo fermò con la scusa che non riuscivamo a capire una cosa di matematica, se era così gentile da potercela spiegare.
Rispose sorridendo che non era semplice farlo lì, per strada, ma se volevamo nel pomeriggio lui era libero. Quindi appuntamento da Lalla, fantastico !!
Tornando verso casa (abitiamo abbastanza vicino), cominciammo a fantasticare e Lalla a fare progetti.
Enrico sarebbe arrivato alle 15, ma io alle 14 ero già dalla mia amica, casa libera.
Ci eravamo messe tutte carine e profumate. Al posto dei soliti jeans avevamo indossato le minigonne che mettevano in risalto la nudità delle nostre cosce tornite.
Arrivò puntuale.
Lalla aveva preparato un finto compito con formule di fine anno scolastico, per cui Enrico si impegnò un pochino, mentre noi gli stavamo o appiccicate o sedute con le nostre mini che non lasciavano indovinare nulla.
Lalla a volte lasciava cadere una matita, a volte un foglio e allora si chinava facendo vedere le mutandine.
Come andò a finire?
Tanto facemmo che si decise a cedere.
Il cazzo gli scoppiava nei pantaloni, ce lo esibì tutto emozionato e noi gli facemmo vedere le nostre patatine.
Poi volle baciare le nostre labbra, prima lievemente e poi....poi con la lingua.
Lalla si era già lasciata baciare da un amichetto , ma per me era la prima volta e, dopo un attimo di sgomento, mi esplose una bramosia inaudita di essere baciata per sempre.
Sentire la sua lingua che cercava la mia mi eccitava da morire facendo fremere la mia patata e, quando lui prese la mia in bocca succhiandola, gli umori della mia fighetta bagnarono di colpo le mutandine.
Il pomeriggio passò giocando col suo uccello e lui con le nostre fighette. Ci insegnò a masturbarlo e a succhiarlo. Mi piaceva da matti segarlo fino a farlo venire,mentre Lalla lo baciava lasciandosi toccare tutta. Io mi facevo leccare, mi faceva vedere le stelle averlo fra le cosce con la sua bocca che mi frugava la vagina .
Mentre mi succhiava il clitoride, la mia amica gli succhiava l’uccello. Io non sapevo ancora farlo, ma ho imparato presto.
Comunque quando glielo leccavo come un conogelato mugolava e questo mi pareva un buon segno.
Ci disse che aveva imparato tutto da un’amica di sua madre.
Un giorno che era solo a casa lei era arrivata e si era fermata un po’ a chiacchierare. Aveva un vestito molto scollato e due tette da urlo da cui non riusciva a staccare lo sguardo. Il cazzo gli era venuto duro e non sapeva come nasconderlo. Allora lei gli prese una mano e se l’appoggiò ad un seno invitandolo ad accarezzarla.
Si trovò poi con la faccia immersa fra le tette succhiando i grossi capezzoli e il cazzo che non stava più nei pantaloni.
Lei glielo tirò fuori, si chinò, lo prese fra le labbra, poi fino in gola, dove lui, non potendone più, fece una lunga sborrata che lei ingoiò fino all’ultima goccia.
Ogni tanto, quando sapeva che era solo in casa, lo andava a trovare e gli aveva insegnato a come accarezzare, a come baciare , a come leccare e soprattutto a come scopare.
Noi ascoltavamo, sbigottite, un po’ inorridite e molto irrequiete.
Passammo così il pomeriggio, giocando con i nostri sessi, le nostre lingue, inframezzando il tutto con patatine e Coca-Cola .
Trascorse così l’anno scolastico, fra lo studio, le uscite con le amiche e gli incontri con Enrico che sapeva farci godere con le sue mani e la sua lingua e divertire col suo cazzo nella nostra bocca e nelle nostre mani. La nostra verginità stava languendo, ma questo ci bastava......finché....
Finché iniziarono le vacanze e la mia amica andò dalla nonna in campagna, lasciandomi sola, anche perché se ne era andato anche Enrico, ospite al mare a casa dell’amica di sua madre.
Con Lalla ci si telefonava tutti i giorni, finché un giorno mi chiamò dicendomi di andare assolutamente da lei almeno una settimana . La nonna era contentissima di ospitarmi, erano anni che mi conosceva. Ero già stata a casa sua qualche domenica con Lalla e ci eravamo sempre divertite a scorrazzare per i campi e a fare il bagno nel ruscello.
Doveva raccontarmi una cosa, ma non volle dirmi niente.
Alla sera ne parlai coi miei genitori che mi diedero il permesso, facendomi le solite raccomandazioni: dopodiché, dopo un paio di giorni, mio padre mi accompagnò con la macchina.
....continua....