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Il controllore


di Maranonperchiunque
11.06.2020    |    22.656    |    95 9.6
"E allora mi sono fermato a origliare”..."

Il treno continuava il suo viaggio.
Appoggiata allo schienale rivivevo gli eventi appena trascorsi.
Ripensavo al ragazzo sconosciuto che mi aveva risvegliato i sensi sopiti da troppo tempo, al signore di cui non ricordavo neppure il nome, o forse non me lo aveva mai detto ?
Ricordavo però la sua bramosia mentre mi leccava facendomi godere come una troia e quando, appoggiata al lavandino della toilette mi faceva urlare prendendomi culo e figa, come una bestia, chiamandomi puttana, per poi, con un grido liberatorio, inondarmi la gonna di sperma.
Ero sola nello scompartimento del treno, lui era sceso in una stazione mezz’ora prima.
Mi aveva salutato prendendomi la testa tra le mani e, appoggiando le sue labbra sulla mia fronte in un rapido bacio, mi aveva sussurrato : “ Sono sicuro che ci rivedremo”.
Si, il treno stava correndo velocemente.
Fra un’ora e mezza sarei scesa e avrei incontrato il mio amore.
Non mi sentivo in colpa, l’amore è un’altra cosa, non si dà a tutti.
Nel frattempo mi ero riordinata.
Lasciando la porta della toilette aperta per aver maggiore spazio, mi lavai ben bene usando i prodotti che fortunatamente avevo nel troiller. Naturalmente la gonna finì nel cestino e ne indossai una identica, ma nera.
Nel vagone non era entrato più nessuno, mi sentivo libera. Posi il giornale, che avevo in borsa, sul sedile di fronte a me e ci adagiai i piedi, liberati dai sandali rossi.
Il dondolio del treno unito al leggero sferragliare induceva al relax.
Chiusi gli occhi, mi assopii.
Non so quanto tempo passò, ma all’improvviso il rumore della porta che si apriva mi riportò alla realtà e istintivamente calzai i piedi.
“ Stia pure comoda signora.”
Aprii gli occhi, era il controllore.
Era quello che era già passato a visionare il biglietto ?
Nel dubbio presi la borsetta per cercarlo.
“ Lasci pure stare, ho già visto. Lei dovrà scendere a......fra settanta minuti. Ci sarà ancora una fermata e poi la sua. Le dispiace se mi fermo un po’ qui ? Ho già finito tutto il giro e sono un po’ stanco e accaldato e qua fa un bel fresco, spero di non disturbare, però “.
Io mi ero riposata abbastanza e il viaggio avrebbe potuto sembrare più breve in compagnia.
Acconsentii ed egli , toltosi berretto e giacca , si sedette di fronte a me, invitandomi ad appoggiare le mie estremità sul posto libero accanto a lui.
Cominciammo a chiacchierare del più e del meno.
Lui, Mauro, si faceva quel lungo viaggio una volta a settimana e avrebbe finito il turno tra quaranta minuti. Mi raccontò di avere una ragazza con cui si vedeva di rado, sia per impegni di lavoro sia per la distanza che li separava . Insomma, ci raccontammo i fatti nostri arrivando a darci famigliarmente del tu.
Osservavo i suoi capelli, il suo viso con due occhi neri che mi guardavano sorridenti e a volte si giravano a guardare i miei piedi accanto a lui.
Feci per ritirarli, ma...
“ Lasciali , ti prego, sono così belli, te li accarezzerei, se tu me lo permettessi”.
Mi scappò una risata divertita, dicendogli che soffrivo il solletico.
“ Non ci credo. Proviamo ?”
“Proviamo, dai “
Se li appoggiò in grembo dolcemente e altrettanto dolcemente cominciò ad accarezzarli. Non sentivo solletico, ma un piacere inatteso. Le sue dita passavano fra le mie, ad una ad una, massaggiandole e provocando vibrazioni che salivano lungo le gambe fino a raggiungere la mia patatina ormai umida.
“ Sai Mara, scusami se mi sono spinto a chiederti questo, ma la colpa è anche un po’ tua “.
“ Mia ? Perché?”
“ Vedi, rifacendo il mio giro ho trovato il vagone vuoto, ma con i bagagli. Poi ho sentito delle urla nella toilette e stavo per intervenire, ma la tua voce stava dicendo ..ancora , ancora, ancora ...e allora mi sono fermato a origliare”.
Io avvampai dalla vergogna e feci per ritirare i piedi dalle sue mani, ma Mauro li strinse più forte, se li portò al viso e cominciò a leccarmeli socchiudendo gli occhi, baciandoli e succhiandomi i ditini, uno ad uno.
La mia figa stava cominciando ad avere degli spasimi che cercavo di reprimere , ma con difficoltà.
“ Quando si è liberata la toilette sono tornato per vedere che tutto fosse in ordine e ho trovato nel cestino questa.” Cavò dalla tasca dei pantaloni la mia gonna bianca bagnata dallo sperma e dai miei umori e se la portò in viso, annusandola voluttuosamente.
Ero imbarazzatissima e nello stesso tempo eccitata in una maniera straordinaria.
E mentre guardavo il rigonfio dei suoi pantaloni, sentivo le sue mani salire pian piano verso i polpacci, le ginocchia, sempre più su.
“ Spogliati, io chiudo le porte a chiave , staremo tranquilli...vuoi ?”
Annui, togliendomi la camicetta, liberando i seni e infine la gonna, mentre Mauro stava tornando da me nudo, avendo sparpagliato i suoi indumenti lungo il tragitto. Il suo cazzo ergeva in tutta la sua nobiltà, durissimo. La mia figa era pronta per riceverlo ...tutto.
Ci abbracciammo, le sue mani sul mio culo, i miei seni contro il suo petto, le mie mani nei suoi capelli.
Le sue labbra sulle mie erano morbide.
La sua lingua nella mia bocca pareva un cazzo che mi stuprava, cercava la mia, la scopava.
Le mie gambe si stavano indebolendo dal piacere. Ci adagiammo sul sedile dove avevo messo un asciugamano e diventammo due amanti appassionati penetrandomi a lungo e fino in fondo. Sembrava un cazzo fatto su misura per me, nè troppo piccolo, nè troppo grosso, ma durissimo.
“ Si ! Prendimi , fottimi, riempimi !” Ero al settimo cielo , mi stava scopando da dio ed io godevo continuamente e mentre il treno correva veloce Mauro mi riempì del suo caldo seme continuando a baciarmi, prima dolcemente, poi sempre più selvaggiamente.
Il suo cazzo era sempre duro, la mia figa ancora più vogliosa, i miei orgasmi mi mandavano sulle nuvole, il treno correva ed io urlavo il mio piacere al mondo.
Godemmo insieme in un turbinio di emozioni, ma non c’era tempo per rilassarci. Dieci minuti e Mauro avrebbe dovuto scendere. Quindi si sistemò in fretta, mi diede un bacio ringraziandomi della dolce compagnia e mi allungò il suo biglietto da visita , sorridendomi con quei begli occhi neri.
Il treno ripartì lasciandomi sola coi miei pensieri.
Nel frattempo mi ero sistemata, lavata, truccata , profumata,
La campagna scorreva veloce attraverso il finestrino. Sicuramente fuori faceva molto caldo. Presi il cellulare nella borsetta. C’era qualche messaggio del mio amore. Gli risposi che mi ero addormentata, rassicurandolo che stavo per arrivare.
Chiusi gli occhi, rilassandomi. Chissà se anche il mio amore......ma scacciai il pensiero.
Infine il treno cominciò a rallentare. Presi il trolley, la mia borsetta rossa e mi preparai a scendere. Ed eccolo lì il mio amore ! Mi corre incontro, ci abbracciamo stretti stretti e fra un bacio e l’altro tra la gente che ci scansa , mi sussurra :” Ti amo, ti amo tanto ! “
“ Ti amo tanto anch’io, amore mio!” E sono sincera, credetemi.
Non mi sentivo in colpa, l’amore è un’altra cosa, non si dà a tutti.
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