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Lui & Lei

Quale dei due?


di Maranonperchiunque
28.02.2023    |    5.273    |    33 9.9
"Davide, sedici anni, capelli chiari e occhi neri, sempre sorridente e chiacchierone, gran barzellettiere, mi faceva morire dal ridere..."
No , non stavo sognando. Quella sera Carlo cucinò per me; cose semplici, ma appetitose, innaffiate dal freschissimo prosecco che gli avevo portato. Brindammo ripetutamente al nostro incontro con dolcissime fresche bollicine, gustando gli ottimi amaretti. Una piacevole musica accompagnava la nostra serata.
La porta dell’ampia cucina, spalancata, offriva al nostro sguardo la visione della piscina illuminata da dozzine di faretti. L’acqua era mossa da un’aria leggera; pareva di essere in riva al mare.
Carlo si alzò, mi prese la mano attirandomi a sè e, abbracciati, cominciammo a ballare.
La musica era dolce e appassionata come i suoi baci, come le sue mani che mi spogliavano e mi adagiavano sul tappeto, come il suo corpo, improvvisamente nudo, sopra di me, come il suo cazzo che mi stava possedendo, come la mia figa che stava godendo.
La musica accompagnava il ritmo dei nostri corpi. Ci stavamo amando pur non amandoci . I nostri umori si univano, CI univano e MI aiutavano a dimenticare i ricordi; esistevo IO, eravamo NOI due e il sesso.
Il SESSO non è amore, non è testa, non è cuore che palpita, non è stomaco con le farfalle e gambe molli per l’emozione; il sesso sono due corpi che si prendono, si penetrano, sono umori che scorrono, sono mani che graffiano, sono schiaffi sul culo, sono ansimi e urla, sono “ ti amo” detti per caso.
Ma in quei momenti non ti importa del mondo, non ricordi il passato, non ti interessa il futuro, è meraviglioso il presente, gustare il cazzo di una persona che ti piace, uno sconosciuto che sa farti godere, che sa far vibrare il tuo corpo, immaginare di volare tra le stelle e cavalcare la luna.
Ecco quello che provavo.
Lo baciavo mentre lacrime mi bagnavano il viso, ma erano lacrime dolci, di felicità.
Sentivo il suo cazzo gonfio fremere, pronto a esplodere:” Si, godimi, dammi il tuo sperma, sborra tutto dentro di me, ti voglio !”
Un sospiro e il caldo liquido si riversò nella mia vagina, mentre il clitoride ringraziava vibrando come un piccolo cazzo. Rimanemmo abbracciati ancora un po’, poi Carlo mi prese in braccio, andò verso la piscina e si buttò, con me, avvinghiata al suo collo.
Iniziammo a giocare, farci piccoli dispetti, era bello tornare ragazzi!
E poi?
Poi, grondante di acqua fresca, mi issai sul bordo della piscina e appoggiandomi all’indietro, seduta, allargai le gambe e offrii la mia patata: “ Leccami !”
Risento le sue mani sulle mie cosce, la sua bocca vorace sulla mia figa, la sua lingua roteante, impaziente di assaporare i miei liquidi e io lo accontentavo, godendo.
I suoi mugolii mi elettrizzavano, mi abbandonavo al piacere delle sue dita che stavano esplorando i miei anfratti, dita esperte; il pollice nella figa e il medio nel culo mi facevano impazzire e, mentre le sue labbra mi succhiavano il clitoride gonfio di libidine, all’improvviso una esplosione di caldo squirt gli inondò il viso.
“ Siii, continua, ti supplico ! Fammi morire così !”
Più godevo e più avrei goduto; il mio corpo era tutto un brivido.
Lussuria pura.
Una piccola falce di luna spuntò da dietro la folta chioma di un pino centenario, sembrava sorridere allo spettacolo, mentre io continuavo a squirtare sotto le abili mani di Carlo che, instancabile, accoglieva in bocca tutto il mio nettare.
Mi sentivo troia fin nel profondo dell’anima, tremavo dal piacere, avrei continuato all’infinito, ma la chiamata dal suo cellulare ci riportò alla realtà.
Erano i figli.
La madre aveva avuto un piccolo incidente in macchina ed era ricoverata in ospedale per precauzione.
Carlo disse loro di stare tranquilli: il mattino dopo li avrebbe raggiunti e avrebbe trovato una soluzione.
L’incanto si era ormai interrotto, la falce di luna si nascose dietro a una nuvola scura, sentii freddo.
Rientrammo.
Il calore della doccia, il profumo del bagnoschiuma ci avvolse come una protezione dai tristi pensieri. Ci insaponammo a vicenda, languidamente, con tenerezza e poi, in accappatoio, mi accoccolai sul divano mentre Carlo sparecchiava il tavolo, mettendo tutto nella lavastoviglie.
“ Domattina verrà una signora a mettere in ordine. Puoi dormire con me questa notte ?”
Sorrisi.
Si era fatto tardi; asciugai i capelli, mi preparai per la notte e andammo a letto.
Lo vedevo pensieroso, gli chiesi cosa pensasse di fare.
“ Vedi, domani devo essere assolutamente a Berlino per un importante appuntamento di lavoro, non posso mancare. I ragazzi sono grandicelli, ma sono viziati, non sanno ancora badare a sè stessi. Hanno una zia che abita vicino a loro, ma non la sopportano. Ho notato e me lo hanno anche detto che sei piaciuta. So che ti sto chiedendo troppo, ma se tu potessi stare qui due o tre giorni con loro, mi faresti un favore enorme. Ti lascio una carta di credito per le spese e per le pulizie c’è Maria che conoscerai domattina, che mi dici ? “
Pensai al mio lavoro online che mi permetteva di lavorare quando e dove ne avessi voglia e acconsentii.
Dormimmo abbracciati, nudi, al canto dei grilli attraverso la finestra spalancata su una notte stellata.
Mi svegliò il profumo del caffè.
Una grande tazza fumante era sul mio comodino e Carlo mi stava guardando sorridendo, vestito di tutto punto, jeans e camicia azzurra, scarpe blu.
“ Mara, vado a prendere i ragazzi, fa come se fossi a casa tua, tornerò presto con qualcosa da mangiare. Tra un’ora arriverà Maria, penserà lei a tutto. Ora vado, ciao cara, “
Se ne andò, lasciandomi le chiavi di casa.
Quel mattino, approfittando della presenza di Maria, andai a casa a prendere il computer e un po’ di indumenti per il cambio, stipati nel mio piccolo trolley.
Trascorsi così quei giorni nella villa di Carlo facendo amicizia coi ragazzi, gran bagni di sole e nuotate in piscina.
Alla sera ce ne andavamo in pizzeria, pareva di essere in vacanza.
Davide, sedici anni, capelli chiari e occhi neri, sempre sorridente e chiacchierone, gran barzellettiere, mi faceva morire dal ridere.
Luca, invece, era più riservato, più maturo dei suoi diciotto anni. A volte notavo, sentivo il suo sguardo su di me. I suoi occhi castani mi scrutavano quando mi parlava. Mi veniva voglia di accarezzare i suoi capelli, ondulati come quelli del padre.
Era istinto materno o cosa ?
Carlo ci telefonava da Berlino un paio di volte al giorno per assicurarsi che tutto andasse bene.
La madre era tornata a casa, ma glieli avrebbe riportati lui, al ritorno, giovedì.
Mercoledì era il mio ultimo giorno e decidemmo di andarcene al mare, intanto al pomeriggio sarebbe venuto il giardiniere ed era meglio squagliarcela.
Ci mettemmo in viaggio molto presto e in un’oretta arrivammo.
I giorni infrasettimanali, sulle spiagge liguri sono vivibili e mentre mi godevo il sole e la musica del mare, i ragazzi se ne andavano in giro per il paese, tornando ogni tanto a farsi una nuotata.
Verso sera ce ne andammo a mangiare una abbondante farinata e bevendo birra, poi ritornammo a casa.
Salutai i ragazzi e me ne andai a letto.
Le lenzuola fresche calmavano il calore del mio corpo nudo e mi addormentai.
Quel mattino mi svegliai presto, il sole stava sorgendo. Andai in bagno, dove avevo abbandonato il mio bikini.
Lo presi per lavarlo.
Lo annusai; un leggero profumo di sperma mi solleticò la fantasia.
Chi, quale dei due ?
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