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Gay & Bisex

zio Enrico, amico di famiglia - PARTE 2


di leo3333
26.05.2024    |    22.386    |    17 9.1
"Ci sedemmo a mangiare, e lui mi chiese se per caso ci fosse del piccante: io gli indicai la mensola sopra di me, e lui, dopo un sorrisino maledettamente..."
Andai in sala a vedere la tele per rilassarmi un po’, quando lo vidi uscire dalla camera, si era appena cambiato dopo la doccia, e, fortuna per me, indossava solo la tuta e un paio di calze, tutto il resto, i suoi muscoli, i suoi bicipiti, le sue spalle, tutto scoperto. Ironicamente dentro di me mi chiesi se il mio cazzo avrebbe sopportato tutto quello per tre settimane, sarebbe stato estenuante guardare, non poter avere, e farmi più di una sega al giorno, però di certo non mi lamentavo! Indossava sempre quelli occhiali che mi eccitavano tantissimo perché lo rendevano più vulnerabile, un po’ tonto, più cucciolone ecco, ma sempre un dominatore… forse lo fissai un po troppo con la faccia rossa dall’eccitazione, ma che da fuori sembrava imbarazzo, e penso che per questo lui guardandomi spaesato disse:
“ Per caso ti da fastidio se sto senza maglietta? è che ormai sono abituato, a casa mia sono sempre a petto nudo anche d’inverno”
Che domande, era ovvio che non mi dispiacesse!:
“ Ma va figurati nessun problema, fai come vuoi “
risposi io, cercando di nascondere la mia eccitazione e la mia erezione. Arrivò l’ora di cena, e ordinammo qualcosa da mangiare, nessuno dei due aveva voglia di cucinare; Quando arrivò ci sedemmo al tavolo, io da un lato, lui dall’altro, ancora a petto nudo: quando era seduto i suoi pettorali si contraevano ancora di più, sembravano quasi delle tette talmente erano grandi, e i suoi bicipiti si flettevano ad ogni movimento, per fortuna avevo le gambe sotto il tavolo, sennò la mia erezione sarebbe stata più che visibile, però approfittai di questa cosa, e iniziai senza farmi vedere a massaggiarmi il pacco, per alleviare la tensione… Continuammo a mangiare, quando lui disse:
“ Cazzo le birre! ne vuoi una?”
prima di aspettare una mia risposta si alzò ad aprire il frigo: per mia fortuna era uno di quei frigoriferi bassi, quindi si dovette mettere a quattro zampe per tirare fuori le birre. Si abbassò, inarcò la schiena, più del dovuto, e espose a me il suo culo, sodo e tondo; i suoi pantaloni scesero leggermente e potei ammirare le chiappe e la riga fra esse, cosa che di solito mi disgustava, ma erano le sue chiappe, quindi andava più che bene. aveva un leggero alone di sudore al di sopra delle chiappe, probabilmente dovuto al vapore della doccia, e mentre ravanava nel frigo, con la mano si grattò una natica, abbassando un po’ i pantaloni… l’avrà fatto involontariamente?
aveva le gambe aperte, e potei vedere la sagoma del suo scroto e delle sue palle che spingevano contro i pantaloni. Approfittando di questa visione, iniziai a massaggiarmi il pacco più velocemente, ammirando quel ben di dio, e involontariamente, proprio quando si girò con le birre in mano, sborrai nelle mia mutande, contorcendomi leggermente per non emettere suoni o gemiti:
“ vuoi una birra? tranquillo tuo padre non lo verrà mai a sapere “
Si, era proprio quel che ci voleva.
Il giorno dopo, appena tornato da scuola, sarei rimasto da solo fino alle sette, perché Enrico mi aveva scritto che dopo il lavoro si sarebbe fermato in palestra. Un po mi dispiaceva, ma avrei avuto più tempo per farmi qualche sega, il che non era male. Dopo cinque ore e tre seghe il citofono suonò, proprio nel bel mezzo della mia quarta sega, che dovetti interrompere, e con il cazzo ancora penzolante andai ad aprire:
“ Sono io, Enrico “
Finalmente! rinfilai il cazzo ancora duro nelle mutande e lo aspettai davanti alla porta. Quando entrò, fu per me un’ altra visione: Era appena tornato dalla palestra, quindi era tutto sudato, rosso e affaticato, i suoi capelli erano tutti bagnati di sudore, la tuta nera che indossava aveva tutto il giro vita impregnato di sudore, e la felpa nera, anch’essa bagnata di sudore, aderiva perfettamente al corpo, lasciando intravedere i capezzoli, mentre i bicipiti stavano per strappare le maniche che si era tirato su, e con la mano un po’ goffamente continuava a tirarsi su gli occhiali che a causa del sudore scivolavano. Sorrisi, non per cortesia, ma per eccitazione, e lo feci entrare:
“ Sta volta non ti abbraccio, sto grondando di sudore “
disse lui, anche se avrei volentieri accettato!
Disse anche che prima di fare la doccia avremmo cenato, ormai erano le 19.30 inoltrate, quindi mi andava bene.
Questa volta cucinammo un po’ di pasta, niente di speciale, ma cucinammo assieme, corpo contro corpo, e potevo sentire l’odore di sudore e maschio che emanava e che mi inebriava… quanto avrei voluto saltargli addosso. Ci sedemmo a mangiare, e lui mi chiese se per caso ci fosse del piccante: io gli indicai la mensola sopra di me, e lui, dopo un sorrisino maledettamente provocante, si alzò per prenderla, imponendosi davanti a me; io ero seduto, ed ero perfettamente all’altezza del suo pacco, che mi ritrovai a tre centimetri dalla faccia mentre lui prendeva il barattolo di piccante. Potei vedere il suo pacco enorme in rilievo nella tuta, e ne distinguevo perfettamente l’asta semi-dura e la forma della cappella, ne sentivo l’odore, di sudore e di cazzo, e potei vedere anche qualche ciuffetto di peli pubici che uscivano dalle mutande e si collegavano all’ombelico, che riuscivo a vedere siccome aveva alzato il braccio per prendere il barattolo. Ero così eccitato che stavo per immergere la faccia nel suo pacco, e se fosse stato lì ancora un po’ sicuramente l’avrei fatto, ma ovviamente si allontanò con il barattolo in mano, anche se era rimasto in piedi di fronte a me per molto tempo… sognavo, anzi speravo che l’avesse fatto apposta, ma mi convinsi che fu una cosa involontaria, anche se il suo recente modo di comportarsi con me, sempre provocante e malizioso, mi faceva sperare… ovviamente dopo quell’episodio non potevo non andare in bagno e spararmi una sega.
Passarono tre giorni in cui non successe niente se non qualche parola o gesto strano e quasi provocante da parte sua e molte seghe da parte mia, quando un giorno entrambi eravamo a casa, lui in sala sul divano, io in camera mia: mi alzai per andare anche io sul divano con lui, sia per vedere il film che stava guardando, sia ovviamente per guardare lui, ma quando entrai in sala lo vidi… non lui, il suo cazzo, perfettamente sagomato nel tessuto della sua tuta, talmente fine da non lasciare niente all’immaginazione: l’asta dura venosa ed enorme era appoggiata alla sua coscia, seguendone perfettamente la linea, e la sua cappella risaltava come un fungo, grossa e spessa, che spingeva contro il tessuto. aveva le gambe rannicchiate a sé e aperte, quindi il tessuto dei pantaloni premeva contro le sue palle, anche quelle scolpite e in risalto; era in piena erezione, il suo cazzo si alzava e si dimenava nei pantaloni, mentre lui guardava il telefono ignorando il film. Ah, mi sono dimenticato di aggiungere un piccolo dettaglio, saranno stati almeno 24cm…
Come già detto lui era al telefono, e non si accorse subito della mia presenza alla porta, mentre guardavo il suo mostro che mi fissava. Ero immobile, incapace di muovermi parlare o sbattere gli occhi, mentre il mio cazzo diventava duro e dolorante. Dopo quasi 20 secondi lui alzò lo sguardo senza alzare la testa, mi guardò prima confuso, poi divertito, e dopo essersi guardato fiero il la sua erezione disse ridendo:
“ che c’è non hai mai visto un cazzo duro? il tuo non lo diventa mai? certo il mio fa sempre un certo effetto… ma siamo tra maschi, non devi sentirti imbarazzato “
poi spostò la mano alla base del cazzo e lo scosse nei pantaloni dicendo:
“ Vedi? non è niente di assurdo, anche a te verranno delle erezioni no? Dai Marco non ti facevo così timido “
Io non avevo la forza di parare, ero spiazzato dal suo cazzo, dalle sue parole e dal suo modo di fare, ma balbettai qualcosa:
“ No cioè, non… non, si anche a me, però…”
lui mi guardava ridendo tra un misto di pena divertimento e provocazione, scuotendo la testa. Si alzò camminando verso di me, il suo pitone dondolava tra le gambe, sbattendo tra la coscia e il tessuto; Enrico mi guardò e disse:
“ E va bene, se ti mette così tanto in imbarazzo vado a smollarmi, anzi ora che ci penso è così da un po’, sarà ora di svuotarmi… mi hai capito “
rise, mi mise una mano sulla spalla e andò in bagno, chiudendosi dentro.
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