Simone - PARTE 6

Arrivai da lei emozionato, ma mi sentivo in colpa perché ero più impaziente nel vedere Simone che lei. Il pomeriggio passò ma non vedetti ancora Simone, certo non potevo chiedere esplicitamente di lui a Sofia, sarebbe stato strano, ma la cosa mi demoralizzò un po’.
Arrivarono le sei e mezza di sera, e finalmente si fece vivo: capii perché venne di lì solo ora, aveva la faccia ancora assonata e mentre camminava verso di noi, salutandoci in uno sbadiglio, si stiracchiò per bene verso l’alto. Mentre lo faceva potei vedere la sua maglietta che alzandosi lasciava scoperto il suo ventre, che ho sempre trovato attraente. Gli feci un sorrisino, e lui ricambiò con un occhiolino, e andò a sdraiarsi sul divano. Arrivò anche il momento di andare a portare giù il cane: Sofia e Emma, l’altra nostra amica, erano tutte entusiaste di farlo, mentre io non avevo per niente voglia; cercarono di convincermi a scendere con loro, ma rimanevo della mia idea, il divano mi invogliava troppo a restare a casa, e ovviamente, mi invogliava anche restare da solo con Simone: infatti oltre a noi quattro non c’era nessuno, i loro genitori e Giacomo erano a cena da amici, e Martina era anche lei a dormire da amiche, quindi senza neanche Sofia e Emma, saremmo rimasti io e Simone da soli. Lui capì le mie intenzioni, e si svaccò ancora di più sul divano aprendo bene le gambe, e si stampò in faccia quel sorriso provocante che non vedevo da un po’. Quella visione non fece altro che convincermi ancora di più a restare a casa, e alla fine si arresero, e scesero senza di me.
Andai a chiudere la porta in fretta e furia per tornare da Simone, ma lui mi aveva preceduto: appena mi girai me lo ritrovai davanti, imponente e desideroso di me, senza abbandonare quel maledetto sorriso dalla faccia. Iniziò a sfiorarmi le braccia, salendo sempre di più fino alla faccia e ai capelli, nel mentre si avvicinò sempre di più alla mia bocca, e dopo un lungo respiro mi baciò molto delicatamente, avvicinandomi a lui tenendomi per la vita. Ero eccitato, finalmente stavo consumando uno dei miei più grandi desideri, e e lui era lì tutto per me. Iniziammo a limonarci più passionalmente, andando di lingua; lui mi prese in braccio tenendomi dalle cosce e mi appoggiò al muro, e continuò a baciarmi. Avevo il mio pacco che premeva contro il suo, e tutti e due eravamo duri e pulsanti. Lui iniziò a scendere giù, baciandomi il collo e mordicchiandolo, io sorridevo e gemevo di piacere. Simone iniziò a toccarmi l’addome da sopra la mia maglietta del pigiama, stimolandomi i capezzoli, mentre continuava a baciarmi il collo; io stavo per togliermi la maglietta, ma lui mi interruppe e disse:
“ non qua furbetto, andiamo in camera mia “
io ero ancora in braccio a lui appeso al muro, e lui mi prese come si prendono le spose alla fine della cerimonia e mi portò in camera sua continuando a baciarmi. Mi buttò su letto, e si impose davanti a me in piedi:
“ ora puoi toglierti la maglietta “
disse sfilandosi via anche la sua, e rivelando quel fisico che tanto avevo desiderato in piscina, ma che da allora era leggermente diverso: era più definito, e con qualche peletto in più. Davanti a quella vista non ce la feci più, lo presi per un braccio e lo ribaltai sul letto, posizionandomi sopra di lui. Iniziai anche io come aveva iniziato lui, baciandogli il collo, ma non mi fermai. Andai giù per il suo corpo riempiendolo di baci e leccate, sondando ogni suo centimetro con la mia saliva: gli leccai le ascelle, i bicipiti, il petto peloso e i capezzoli turgidi, e affondai la faccia tra i pettorali, annusando il suo corpo caldo e voglioso. Odorava di maschio, di sudore, di fresco, tutte cose che aiutarono il mio cazzo a crescere di più. Scesi giù a leccarli e baciarli gli addominali, mentre con le mani massaggiavo e palpavo i pettorali sodi. Lui era inebriato dal mio lavoretto, e ansimava di piacere. Mentre continuavo a baciarli il ventre venoso, spostai una mano dal pettorale, e la feci scendere giù verso il suo pacco gonfio. Quando lo raggiunsi, lo guardai negli occhi, come per cercare consenso, e lui tirò in dietro la testa, facendo un gemito più forte, che non fece altro che invogliarmi ad esplorarlo più a fondo. Iniziai a massaggiare il suo pacco, sagomando la forma del suo cazzo attraverso i suoi pantaloni, e accidenti se era grosso, solo al tatto percepivo almeno 20 cm. Lui si fece trasportare dal piacere, e posò le mani fra i miei capelli per stringerli e muoverli. Io non resistivo più, e dal l’inguine sono passato con la faccia sul suo pacco: prima annusai, poi iniziai a leccarlo, anche se era ancora impacchettato nei suoi pantaloni. Tra noi c’era una leggera tensione, non guidata dall’imbarazzo, ma dall’amore, e dalla voglia di soddisfare l’altro; Quella non era la mia prima volta, già in passato avevo succhiato qualche cazzo qua e là, ma non fu niente di emozionante e di memorabile. Ma con lui era diverso, volevo fare le cose bene, volevo renderlo fiero, volevo renderlo orgoglioso, e per me fu quella la mia vera prima volta. Tornando al discorso, io avevo la faccia immersa nel suo pacco, e sentivo il suo cazzo pulsare sulla mia faccia. Mentre leccavo e accarezzavo il suo pacco, con le mani iniziai ad abbassargli i pantaloni, con un po’ di timore, in cerca del suo permesso di continuare. Lo guardai negli occhi dal basso del suo ventre, lui era ancora sdraiato, e potevo vedere il contorno dei suoi addominali e dei pettorali e salendo ancora incontrai il suo volto, preso dal piacere. Aveva il respiro lento e profondo, e la sua bocca era aperta in un sorriso provocante, protettore e felice. Si morse il labbro, e dopo un altro lungo respiro mi disse
“ continua Ale, continua “