Gay & Bisex
Simone - PARTE 5
di leo3333
16.03.2024 |
1.557 |
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"Aveva una giacca di pelle e dei pantaloni bianchi, e sotto aveva un maglione nero; non era la solita immagine che vedevo di lui, provocante e sexy, anzi era..."
I giorni che mi separavano da giovedì sembravano non passare più, ma una volta arrivato, sembrava fosse passato un soffio. Ero molto in ansia prima di uscire, pensavo a cosa fare, cosa dire e come comportarmi per non fare la figura dell’idiota; mi feci più bello del solito, e scelsi un outfit più sofisticato, solo per lui, volevo veramente fare bella figura. Ci incontrammo in un bar: io ero già seduto ad aspettarlo, e quando lo vidi arrivare rimasi a bocca aperta, era più bello del solito, più di quanto lo abbia mai visto, sarà che lo vedevo con occhi diversi ora, ma secondo me anche lui si era tirato a lucido per me. Aveva una giacca di pelle e dei pantaloni bianchi, e sotto aveva un maglione nero; non era la solita immagine che vedevo di lui, provocante e sexy, anzi era curato dolce e delicato, come un ragazzo da sposare. Gli sorrisi, e mi alzai per salutarlo, lui si avvicinò e ci abbracciammo ma non ci baciammo, nessuno dei due ci provò, ma ci fu comunque qualche secondo di silenzio imbarazzante dove nessuno sapeva cosa fare. Ci sedemmo e dopo aver ordinato un aperitivo iniziammo a parlare; parlammo per ore senza mai smettere e annoiarci, scoprii molto di lui, del suo passato e del suo presente, delle sue passioni, le sue ambizioni, e cose più superficiali come film e cantanti preferiti: si rivelò una persona molto interessante, più di quanto per me non lo fosse mai stata. Prima non conoscendolo lo vedevo diciamo solo come un corpo bellissimo, certo era simpatico e amichevole, ma la cosa finiva lì, non avevo mai avuto l’occasione di conoscerlo per davvero, ma adesso per me lui era molto di più, stavo iniziando ad innamorarmi di lui. Dopo una serie di discorsi più o meno superficiali si arrivò a parlare della questione più importante, che tutti e due avevano lasciato per ultima, e che nessuno dei due voleva affrontare. Dopo un ultimo sorso del mio drink, senza ben sapere come formulare le frasi dissi:
“Allora… ti sei fatto una mezza idea su come portare avanti… questo?”
non volevo chiamarla relazione, anzi più che altro non sapevo proprio come chiamarla, si eravamo al “primo appuntamento” ma mi sentivo più legato a lui che a qualunque altra persona al mondo, e allo stesso tempo sentivo che il nostro legame era appeso ad un filo. Comunque lui era molto più tranquillo di me, ma era comunque un po’ irrequieto, e dopo aver assunto un’espressione più seria disse:
“ Sinceramente no… ma ancor più sinceramente non mi interessa “
ridette in modo sicuro, si sistemò sulla sedia e continuò:
“ Per me l’unica cosa che conta adesso è stare con te, di quello che penseranno non mi importa… certamente sarà un po’ imbarazzante in un primo momento, ma devi solo dargli il tempo di assimilare la cosa, e vedrai che tutto si sistemerà… anche se la cosa che più mi spaventa non è uscire allo scoperto con te, ma uscire allo scoperto… come… gay… sai…”
vedevo che era in difficoltà e balbettava, è impietosito lo interruppi, gli strinsi la mano sul tavolo e dissi:
“ Ehi, non sarà un problema, so esattamente come ti senti… sai che la tua famiglia ti accetterà, ma hai paura che comunque qualcosa cambierà, nei loro sguardi… nel loro modo di parlare… e inizialmente ti sembrerà così, ma non devi preoccuparti, sono solo normalissime paranoie che uno si fa, devi solo avere fiducia”
Mi guardò sorridendo, e io feci lo stesso. Gli sfiorai la gamba da sotto il tavolo per riavviare un po’ la situazione, lui rise e disse:
“ Grazie Ale, ma non so quando avrò il coraggio di dirlo…”
“ Non c’è fretta “ aggiunsi subito “ Non deve essere una cosa forzata, devi farlo quando te lo senti, e io sarò lì ad aiutarti “.
Arrivò l’ora di andare, ci alzammo e ci dirigemmo alla fermata del pullman. Noi prendevamo due pullman diversi, ma aspettammo alla stessa fermata. Ormai era buio, ed eravamo soli; ci siamo seduti uno di fianco all’altro, ma percepivo una leggera tensione, di quella che si crea alla fine di un appuntamento quando non sai cosa dire e fare. Mentre guardavo in giro per occupare il tempo, sentì lui che mi prese la mano e la strinse: a quel punto mi girai e vidi lui che già mi fissava sorridente. Sorrisi anche io, e mi appoggiai alla sua spalla. Stavo bene con lui, e non volevo che se ne andasse, ma arrivò il suo pullman, e ci alzammo in piedi. Stava per salirci su, ma io non volevo che quel giorno si concludesse così, e come fece lui in bagno, lo presi per il braccio, lo girai e lo baciai. Lui disse “ finalmente “, mi accarezzò la faccia, e continuò il bacio, senza dare cenno di volersi fermare. Ma il pullman doveva partire, e ci staccammo l’uno dall’altro, sorridendoci. Io aspettai ancora un po’ il mio pullman, arrivò, e andai a casa, con il cuore pieno di amore per Simone. Arrivato a casa trovai un messaggio su Instagram da lui, che diceva:
“ Io voglio rivederti, ma in questi giorni non posso, però potresti organizzarti con Sofia per venire qua, almeno potrei vederti a casa “
Ovviamente accettai, e mi organizzai con Sofia per tornare a dormire da lei la settimana dopo assieme ad un altra nostra amica.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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