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La scoperta di Ahmed : regali dall'Arabia ( Capitolo 6)


di Evan18
06.12.2019    |    6.699    |    5 7.2
""Voglio vedere ora se hai il coraggio di uscire così" Mi avvicinai a lui e con la mia mano destra strinsi il suo cazzo..."
(Ripubblicazione rivisitata)
La corrispondenza di messaggi con li mio "papi" si era infittita più del solito. Nulla che io facessi gli era ignoto. Lui sapeva tutto, perché gli mandavo tutto. I suoi voleri erano delle soddisfazioni. Tutto il tempo che passavo era dedicato a lui. Ero felice per come ero diventato e per questo gli ero grato. Prima che "incontrassi" lui, non mi sentivo a mio agio; volevo fare qualcosa al di fuori delle mie capacità che grazie a lui avevo acquisito.
Grazie a lui diventavo ogni giorno più "bitchy" (ovvero "come una troia").
Era ormai un mese che non toccavo il mio cazzo. Anche in bagno, per fare pipì mi poggiavo sulla tavoletta per non toccarmelo. Questo faceva sì che mi concentrassi sul mio culo, l'unica cosa che davvero contava. Ormai, le estreme eccitazioni che gli esercizi mi facevano provare si scaricavano sul mio culo, e il mio cazzo rimaneva semi-eretto e gocciolante. Mi aveva fatto capire che il quel piccolo membro che avevo far le gambe era davvero insignificante, ed ormai per godere mi dedicavo al mio culo:
"Lo sai bene che il mio cazzo è 10 volte più grande del tuo e sborra 10 volte in più!! Questo é il cazzo di un vero uomo! E se ti chiedi perché il tuo non sia lo stesso, è perché sei una troia, ed è questo quello che devi diventare totalmente. Guardati, hai un culo perfetto e un cazzo minuscolo...é naturale!" (mi diceva)
La mia pelle era liscia dappertutto ormai, e risaltava il mio tono abbronzato che avevo di natura. Le cerette mi aiutavano a contenere la crescita dei peli, usandole a cadenza settimanale, ed erano molto più veloci e precise.
Osservando il mio culo allo specchio notavo che era migliorato: la differenza era sostanziale; le mie chiappe più sode che lasciavano spazio ad un buco più largo e liscio, dando l'impressione di una mela spaccata.
Maggiorenne da poco, ma con il corpo candido e innocente, preda di una marmaglia di cazzi che volevo provare.
Da poco il mio padrone mi aveva ordinato di spalmare un olio sul mio corpo per ammorbidire la pelle: ben tre volte al giorno. Massaggiavo tutto partendo dalle mie gambe tralasciando solo il mio cazzo. Ne utilizzavo una grossa quantità perchè, come il mio padrone voleva, doveva rendere un effetto lucido-bagnato sul mio corpo, tanto che una buona parte non era assorbita ma rimaneva in superficie. I jeans in molti punti si bagnavano proprio per questo. Le mie chiappe sode, camminando, si sfregavano fra loro e l'olio produceva un effetto indimenticabile che mi invitava a usare la mano o le dita per accentuare il godimento.
Questo era il momento da me più atteso e desiderato, perché massaggiarmi rendeva il mio risveglio più eccitante, senza risparmiare una bella stuzzicata al mio ano che mi faceva godere in modo ben visibile ma soprattutto udibile.
Dedicavo più di un'ora alla mia preparazione ogni mattina. La doccia la facevo ogni settimana, con sola acqua calda prima della ordinaria ceretta. La mattina: sveglia alle 5; massaggio con olio e dovuti esercizi; foto da inviare al padrone come "buongiorno" con allegato qualche cuoricino. Colazione con una semplice banana ben assaporata (che oramai era il mio frutto preferito), vestiti adeguati; scuola; pranzo e pomeriggio dedicato al mio padrone.
In quella settimana, il mio padrone mi deliziava con le foto del suo pisello, ma chiamarlo così è riduttivo.
Un mattino, riguardando le foto dei suoi amici, mi sorse un dubbio. Alcune di esse non sembravano delle foto scattate al momento, ma bensì, tagliate o tratte da altre più grandi. In un impeto di rabbia inviai al mio padrone:
"...ma siamo sicuri che questi siano cazzi veri?"
" Si troia, sicuramente più del tuo ahah"
"No, padrone, intendo di vere persone"
"Perché, cosa avresti da ridire?"
"mentre li riguardavo, pensavo che fossero dei falsi"
"Ah, quindi li hai riguardati! Come ti piacciono i cazzi, che troia, pensi solo ai Cazzi! (..) Chi ti ha detto di obiettare?!!" - "Comunque immaginavo questa reazione, ma pensavo che una troia ubbidiente, ben istruita come te non avrebbe avuto nulla da ridire! Devo ricredermi?"
E subito il sentimento di rabbia e protesta si calmò in me, sostituendosi ad un sentimento di dispiacere per aver deluso il mio papi.
"Scusa papi, perchè ho paura!"
"Devi pensare che quello che faccio è per te, brutta troia!! Non eri forse tu a pubblicare tutte quelle foto a piede libero? E' questo che vuoi e ti piace, lo so! E poi, per darti prova di quello che dico ecco: guarda!"
Non potevo proprio crederci. Avevo attaccato il mio padrone, senza un motivo valido, senza la sicurezza di ciò che vedevano ora i miei occhi. Mi inviò delle foto e quello che vedevo era sublime, soddisfacente, eccitante, goloso, ARRAPANTE.
Ognuno dei suoi amici aveva stampato la foto con dedica a se, da parte mia e ognuno di loro ci aveva sborrato sopra copiosamente con il loro cazzo che, rimasto ancora interamente duro, era poggiato sul foglio e ricopriva un'ampia parte della mia foto. Nulla di più bello e soddisfacente per me.
"Scusami padrone"
"Questo è lì'effetto che fai ai miei amici! NON PERMETTERTI PIU' DI RIVOLGERTI COSI' A ME!"
Pregai il mio padrone di scusarmi per tutto il tragitto casa-scuola.
Mi spiegò che a questa reazione aveva già provveduto da un pò e che di lì a poco avrei scoperto qualcosa a casa mia.
A scuola, distrarmi era tutto: nel senso che non c'era un momento, quel giorno , in cui pensavo a quello che avrei potuto trovare. Decisi di uscire e andare in bagno, per inviare foto al mio padrone...tanto per cambiare.
Fatti tre selfie in uno dei gabinetti, mi poggiai con la pancia al muro, allungai il braccio in alto e la fotocamera frontale ritraeva la mia faccia, le spalle e parte della schiena da cui sporgeva il mio culo sodo.
In quel preciso instante un tonfo accompagnò l'apertura della porta. Mi spaventai e il telefono mi scivolò da mano cascando a terra, mentre in silenzio e paurosamente osservavo la figura in controluce di fronte a me; un uomo grosso che mi guardava sorridendo ironicamente e con le mani sui fianchi: era Michele, il ragazzo più muscoloso della scuola, nonché un ex-alunno di classe mia che recuperò l'anno.
Quando capii che era lui risposi: "Cazzo, m'hai messo paura"
"Ma guarda! Che facevi? Ti sparavi un'altra bella foto da puttanella?!"
Ormai non potevo nasconderlo, il mio padrone mi aveva messo in condizioni di non poter mentire.
"Perché? Che cazzo te ne frega?"
"Pensi che non le ho viste tutte quelle foto su Facebook?"
Colpo al cuore: foto su fb? Doveva essere stato davvero il mio padrone! Io non avevo nemmeno l'account.
"Si vede da 1 km che sei diventata una puttana! Pensi solo a questo.." e strinse un'evidente e enorme erezione fra i pantaloni della tuta che indossava. Erano stretti alle caviglie e col cavallo che scendeva; mentre lui agitava il suo membro con la mano, ancora avvolto dalla stoffa, io rimanevo rapito da quella scena.
Non posso nascondere che gran parte dei sogni bagnati che avevo fatto negli anni di liceo lo vedevano come protagonista, e non era affatto male, un aspetto fisico che dipingeva il suo carattere, arrogante e presuntuoso come il tatuaggio che esibiva sul collo in scrittura gotica "THE LENGEND". La maglietta sembrava cucitagli addosso, e una medaglietta militare gli pendeva dal collo, coprendo la simmetria della sua tartaruga, e la catena che la reggeva si poggiava lungo la linea dei suoi pettorali.
"Fammi vedere un po' come stavi...aspetta...eri tipo faccia al muro e culo in fuori?"
"E che te ne frega del mio culo?"
"Perché lo voglio sfondare!"
Mi prese per le braccia e mi spinse contro il muro,gettandosi sul mio corpo che comoriva con tutto il suo peso contro il muro.
Iniziò a sfregare il suo membro contro la stoffa aderente al mio culo. Era così aderente che riuscivo a sentirne la forma, grosso e lungo. Mi sussurrava nell'orecchio che sarebbe stato bello sfondarmi. "Ti strappoi questi fottuto jeans se spingo anCora do più....fottuta puttana!" E io istintivamente iniziai a gemere. Mi morsi le labbra guardandolo con la coda dell'occhio. Lui fece uscire il suo membro dalla tuta e lo comprimeva fra le mie chiappe più sode.
"Ma che culooo mhmmh. . . sembrano due tette. Renditi conto di quanto sei puttana! "
Iniziò così a simulare una sega e lasciò le mie braccia per concentrarsi sul mio culo. Ormai gli lasciavo fare tutto...Lui posò le mani sulle mie chiappe e le stringeva al suo membro che muoveva lì in mezzo...gemevo di piacere sussurrando: "ti piace far vedere quanto sei puttana! Allora facciamo vedere che ti fai I maschi in bagno eh? ! "
Aumentò il ritmo stringendo in mano parte della canottiera aderente che indossavo e che ora scopriva la schiena mia. Iniziò a gemere più forte e a stuzzicarmi l'orecchio con la lingua. Finché non sentii uno schizzo caldo che raggiunse la schiena. Seguito poi da una marea di liquido caldo che inondò la superficie dei miei pantaloni in mezzo alle chiappe. Tutto accompagnato dai suoi gemiti di piacere. Dopo qualche secondo sentii mollare la presa e lui si allontanò osservandomi soddisfatto. Io non mi mossi ma poi girai il viso e notai il suo cazzo (praticamente come lo avevo immaginato) ancora umido , gocciolante di caldo sperma. Toccai la chiazza umida fra le mie chiappe ancora in quella posizione.
"Voglio vedere ora se hai il coraggio di uscire così"
Mi avvicinai a lui e con la mia mano destra strinsi il suo cazzo..percorrendo col palmo tutta l'asta. Iniziai a spalmare sulle mie labbra le ultime gocce di sborra che lo ricoprivano e leccai le dita con aria di sfida. Lui mi guardò sorpreso. Gli dissi: "è questo sai fare?! Mi aspettavo di meglio da un cazzone come te"
Con il suono della campanella mi allontanai sculettando e lui rimase li col cazzo in tiro a guardarmi il culo "Che zoccola!" Disse. "Se lo vuoi assaggiare sai dove sono"
Quel momento fu la mia prova del 9. Ero diventato così sfacciato da non fregarmene.
Sorprendevo me stesso. Avrei potuto scappare da quella situazione ma ho rischiato senza curarmene.
Avere il culo bagnato di vera sborra mi eccitava da matti, soprattutto se era di un ragazzo che io consideravo un vero uomo.
Ero una troia che odorava di sesso.

Il messaggio del mio padrone fu puntuale quando arrivi di fronte casa. (Decisi di non dirgli dell'accaduto, avrebbe potuto arrabbiarsi)
"Apri la cassetta della posta "
Una busta era conservata dentro alla cassetta, il timbro e il francobollo erano scritti in arabo.
SalII di corsa in casa, mi sistemai indossando il pantaloncino da casa e mi sederti comodamente alla scrivania osservando la busta.
Strappai la striscia sigillata e ne feci scivolare il contenuto: non potevo crederci. Un foglio macchiato di bianco, un'altro e un'altro ancora.
Mi aveva mandato le foto su cui i ragazzi avevano sborrato.
Presi quello di Kamil e lo annusai. Che odore delizioso. Mi mandava in estasi, ...e poi Mohamed ...kahled..
Ma sotto tutte le foto intravedevo un foglio di colore diverso.
"FLY EMIRATES - GATE 22
17:00 h - destination: DUBAI"
....la data era quella del giorno dopo.
Mi spinsi indietro con la sedia. Un biglietto aereo.
Un messaggio sul cellulare diceva: "Troia, se stai leggendo questo messaggio vuol dire che hai un biglietto per venire qui. Questo è un ordine, da questo momento hai tutto il tempo per peparare i tuoi vestiti, le tue valigie e prendere l'aereo. Quando leggerai questo messaggio non dovrai più rispondere fino a che non sarai arrivata qui. Se alle 17 di domani non sarai all'aeroporto di Dubai, addio per sempre!"
Chiusi gli occhi e con l'ano ancora umido dalla sborra di Michele trasudata dai miei jeans, mi chiesi: "Cosa fare?"

CONTINUA.
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