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Gay & Bisex

Ahmed: In giro a Dubai (Cap. 14)


di Evan18
20.05.2021    |    7.164    |    3 8.4
"Il genere di uomo più maturo che mi piaceva tanto..."
Passarono dei mesi da quel giorno. Io e Ahmed ci conoscemmo sempre più, e numerose erano le notti di fuoco fra noi. Spesso mi lasciava solo con Antony di sera, perché usciva per i locali di Dubai, anche oltre il coprifuoco.
Una mattina Ahmed mi accompagnò a fare la ceretta mensile (o meglio la facevamo ogni 15 giorni sia io che Antony). Ogni volta risultava sempre più facile depilarsi, e sempre meno dolorosa. Anzi quasi per niente. Il ragazzo che mi accolse la prima volta qui a Dubai, gestiva questo sorta di centro estetico. Facevo la ceretta “araba”, molto più delicata e efficace di quella tradizionale. Infatti lasciava la pelle morbida, soffice. Una ragazza mi massaggiava il corpo con olio di Argan, sebbene non fosse molto profumato, l’odore ad Ahmed piaceva. Spesso eravamo io ed Anthony a massaggiarci a vicenda e a giocare con l’olio sui nostri corpi: ma quel giorno ero da solo. Mi feci rifare il trucco leggero dalla ragazza, che mi insegnava ogni volta a curarmi del mio viso e anche a come truccarmi bene. Non era un makeup vero e proprio. Usavo solo un correttore, un fondotinta e lucidalabbra leggero. Mettevo l’eyeliner e delle ciglia finte. E coloravo le sopracciglia per migliorarle.
Ahmed sarebbe venuto a prendermi subito dopo, ma uscendo dal portone principale del centro, con gli occhi cercavo la sua auto, ma non c’era. Andai per un attimo in panico: non faceva mai tardi. Iniziai a camminare su e giù per il marciapiede, quando capii che gli sguardi delle persone si facevano più intensi, l’ansia mi risaliva nel petto. Volevo aspettare, ma nascondermi. Le donne che passavano indossando l’abaya e il niqab da cui spuntavano solo gli occhi mi lanciavano sguardi pieni di disdegno. Era per come ero vestito. Avevo un leggings che lasciava spazio alle forme, ai piedi delle ciabattine con infradito e una maglietta rosea a maniche scoperte. Abiti vergognosi per loro, nonché pericolosi per me. L’unico modo per non richiamare l’attenzione era percorrere velocemente le strade verso il palazzo dove alloggiavamo, cercando di avvicinarmici. Ma mi sentivo disperso. Controllavo lo smartphone invano. Nessun messaggio, nessuna chiamata, finché non squillò. Era Ahmed che in inglese mi disse:
“Baby hai finito, ehm ho problemi a venire lì ora. Dove sei?”
“Dove sei finito papi! Sono per strada, qui mi guardano tutti, ho paura”
“Piccola, prendi un taxi, vai dritta a casa, poi ti spiego. Ti do il permesso”
“Va bene, spero di trovarlo, non so cosa fare.”
“Fai come ti dico”

Ahmed non mi lasciava credito sul telefono, così che non potessi contattare nessuno (almeno chi voleva lui), ed era giusto così. Quindi ero io ad attendere suoi messaggi e chiamate. Mi avviai verso una piazzola di sosta taxi, ma era ancora vuota. Ancora ansia: non riuscivo più a sopportare l’idea di essere in pericolo: Certo ero straniero in terra araba, ma le regole sono rigide. Faceva caldo e il sole mi faceva ribollire la pelle, quasi come se friggesse d’olio.
Ad un certo punto, aspettavo vicino ad un palo tentando di nascondermi, col cellulare in mano cercando di sfuggire agli sguardi. Un’auto bianca si accostò lentamente di fronte a me, fino a fermarsi. Il finestrino oscurato si abbassò lentamente e un uomo mi rivolse parole in arabo che non capivo. Feci per andarmene, ma il tono si alzava. Ad un certo punto disse:
“Hey hey, English? Mhm….speak English?” disse e mi indicava di avvicinarmi
Con voce femminea risposi “Yes”. (Trascrivo in italiano)
“Chi stai aspettando?”
“Ehm.. io…un taxi…ehm..devo…io…cioé” balbettai timidamente da lontano.
“Vieni entra, non puoi stare fuori così”. In effetti aveva ragione, così mi guardai attorno e corsi verso lo sportello, in macchina.
Guardandolo in macchina mi resi conto che era un bel omone. Forse sui 40 anni, in tuta e grosso di fisico, il giusto, quasi tutti muscoli. Mi colpirono le sue braccia.
“Sexy babygirl you are” mi disse in un inglese un po' sfasciato.
“Grazie” presi il complimento fiera di esserlo.
“Aspettavi il tuo ragazzo? Ci sono tante ragazzine come te qui, che vanno in quel centro”
“Si lui doveva venirmi a prendere”
“Ma come si chiama?”
“Ehm.. lui beh… non posso dirlo”
“Dai, è di Dubai?”
“Veramente…io non so…cioè lui..”
“Ma è quello sul tuo telefono?” Mi disse dando un’occhiata allo sfondo del mio cellulare, che ritraeva Ahmed.
“Si è lui”
“Ahmed?!”
“Lo conosci?” Dissi con stupore
“Si facevamo affari una volta. Cose che voi femminucce non capite”. Risposi con assenso
“Ti accompagno io, ora lo chiamo”. Prese il suo smartphone e chiamò Ahmed, parlarono in vivavoce per qualche minuto, ridacchiando in arabo incomprensibile.
Chiuse la chiamata: “Fai un giro con me oggi”. Risposi contenta di SI; così almeno non ero sola e sapevo dove e con chi stare.
“io sono Faris. Che hai fatto oggi al centro?”
“Ho fatto la ceretta e il massaggio”
“Ah ti mantieni bella. Che c’è sotto la meglietta?.” Lui ancora guidando si dirigeva verso un garage multipiano.
Io alzai la maglietta e feci un nodo con le estremità, lasciando scoperta la pancia e il mio piercing all’ombelico visibile.
“Mhm…mhm bel pancino” disse massaggiandolo con la sua manona che lo copriva quasi interamente”
La fece scendere lungo l’ombelico e infilò le dita nel leggings: “Sei eccitata piccolina?”
“Si, mi piacciono i tuoi muscoli. Sono grandii”
Entrò nel multipiano parcheggiando l’auto in una fila lunga.
“Vai toccali” disse alzandosi la maglietta. Misi la mano sul suo petto che era adornato da peli riccioli, la feci scendere e la passai sulla pancia dura per i muscoli, mostrò le braccia e gli massaggiai i bicipiti enormi:
“You love big man muscles ah?”
Faris era uno strafigo! Era enorme, più di Ahmed che aveva un fisico lineare e più magro. Lui era invece grossiccio, con un fisico da box. Il genere di uomo più maturo che mi piaceva tanto.
“Girati bellezza” disse. Mi girai mostrando le chiappette evidenziate dai leggings. Il tanga rosa poteva essere intravisto, e le estremità uscivano sui fianchi. Lui inziò a massaggiarmele. Tirò giù parte dei leggings e il mio culo sbucò davanti al suo viso
“Uffhh uoh” sbuffò. “Come sei liscia tesoro, sexy lady” disse. Iniziò a schiaffeggiarmi e a farmi gemere.
Il tanga era inumidito dalla mia eccitazione e dall’olio su tutto il corpo.
“Push it, push it” mi disse. Spingevo la mia fighetta per esporla, e muoveva il tanga.
Lo abbassò e disse “Wow! Hai la fighetta bagnata”. Poi infilò la mano fra le gambe e fece uscire la pisellina semieretta.
“Guarda sei eccitata, e ce l’hai piccola. Sei perfetta, quelle come te che ce l’hanno piccola dalla nascita sono nate troie e femmine”
“Grazie papi” dissi. Un complimento bellissimo. Per me avere la pisellina piccola era bellissimo, mi sentivo una vera femmina. “Ecco perché ti ha presa Ahmed.”
Si avvicinò con la bocca e iniziò a leccarmi la fighetta con la lingua che spaziava dappertutto.

[Continua]
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