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Intimità nel buio (rifugio dalla tempesta )


20.03.2025 |
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La mano di Marco scivolò sotto la camicia di Luca, la pelle calda e callosa che contrastava con la morbidezza della pelle di Luca..."
Luca si trovava nella soffitta del caffè, un angolo nascosto che sembrava fuori dal tempo. Il pavimento di legno, ormai consumato dagli anni, scricchiolava sotto i suoi passi mentre la luce soffusa filtrava a malapena dalle finestre sporche. La pioggia batteva incessante contro i vetri, il suono che si mescolava a quello dei suoi battiti del cuore, creando una melodia intima e confortevole. L’aria, umida e fresca, portava con sé l’odore di legno vecchio e polvere, ma anche il profumo avvolgente del caffè che aleggiava nel locale sottostante.In quel piccolo rifugio, Luca si sentiva diverso. La presenza di Marco, così calma e naturale, gli dava una sensazione di protezione, di pace. Non avevano bisogno di parole per comunicare. Il contatto tra loro, anche solo un gesto semplice, sembrava già dire tutto. Marco si avvicinò a lui con un sorriso che parlava più di quanto qualsiasi parola avrebbe potuto esprimere. La sua mano, calda e sicura, posata sulla schiena di Luca, lo fece sentire stranamente al sicuro. Marco non era solo un uomo che aveva appena incontrato, ma in quel momento sembrava essere l’unico elemento di stabilità in un mondo che all’improvviso non sembrava più fare tanto senso.
La pioggia fuori creava un tappeto sonoro che li avvolgeva in un silenzio protetto, come se nessun altro potesse entrare in quel piccolo mondo che avevano costruito tra loro. Luca chiuse gli occhi per un istante, lasciandosi guidare dalla sensazione del corpo di Marco vicino al suo. La sua respirazione, il calore che emanava, tutto lo faceva sentire più vicino a lui, come se la distanza tra i due non fosse mai esistita. Ogni movimento di Marco, ogni sguardo, sembrava non fare altro che confermare ciò che Luca non aveva mai immaginato di desiderare.
Poi, senza un vero motivo, Marco si staccò dolcemente da lui, come se volesse permettere a Luca di ritrovare la sua serenità. Un sorriso leggero apparve sul volto di Marco, e Luca lo ricambiò in silenzio, sentendo la connessione che li legava senza che fosse necessario dire nulla. Il mondo sembrava fermarsi, e in quel frangente, l’unica cosa che esisteva era la loro intesa silenziosa.
Con passo lento e discreto, Marco si avvicinò alla porta della soffitta. Si scambiarono uno sguardo carico di significato, un’intesa che non aveva bisogno di parole. Poi insieme scesero giù per le scale di legno, riportandoli nel calore del caffè. Ogni passo che facevano sembrava riportarli alla realtà, ma senza che il loro momento fosse davvero finito. L’atmosfera nel locale non era la stessa di prima: il caffè ora sembrava accogliere il loro ritorno con una certa complicità.
Dietro al bancone, Marco si mise a preparare i caffè. Le sue mani, agili e precise, erano una testimonianza della sua esperienza. Luca lo osservava di nascosto, gli occhi che si incrociavano con quelli di Marco ogni tanto. Quello sguardo silenzioso, un’ammissione muta di qualcosa che era nato in soffitta e che continuava a crescere, nonostante la calma apparente. Il caffè scorreva lentamente nelle tazzine, ma il vero scorrere era quello tra loro, in quel momento di silenziosa intesa.
Poi, un lampo squarciò il cielo, illuminando la stanza per un istante accecante, seguito da un tuono che fece vibrare le pareti. La luce tremolò per un secondo, poi si spense all’improvviso, lasciando il locale in un buio totale. Il rumore del tuono sembrava rimbombare nei timpani, ma Luca non si sentiva più vulnerabile. Anzi, il buio sembrava amplificare l’intimità, come se il mondo intero si fosse fermato intorno a loro.
Un po’ sorpreso, Luca trattenne un respiro, ma Marco, con la sua solita calma, si avvicinò a lui. “Shh…” disse Marco, la sua voce bassa e rassicurante. Il suono delle sue parole sembrava assorbito dalla penombra. “Non c’è nulla da temere.” La mano di Marco scivolò lungo il braccio di Luca, tracciando una linea di calore che sembrava bruciare attraverso i tessuti della camicia. Luca trattenne il fiato, ogni nervo del suo corpo teso in attesa di ciò che sarebbe successo dopo. Nel buio, si spostarono verso un angolo del locale, dove nessuno li avrebbe potuti vedere. Il buio era totale, ma non opprimente; era come se l’oscurità stessa fosse complice, un velo che amplificava ogni sensazione, ogni respiro, ogni battito del cuore. La pioggia contro i vetri era ormai un lontano sussurro, un rumore di sottofondo che non disturbava l’intimità che si stava creando tra loro.
"Lasciati andare," mormorò Marco, la voce così vicina che Luca avrebbe potuto giurare che le labbra di Marco sfiorassero il suo orecchio. "Il buio è nostro amico stasera."
Luca annuì, anche se sapeva che Marco non poteva vederlo. Si sentiva vulnerabile, ma in un modo che non lo spaventava. Era una vulnerabilità eccitante, che lo spingeva a esplorare confini che non aveva mai osato oltrepassare. La mano di Marco continuò a muoversi, lenta e intenzionale, scendendo lungo il fianco di Luca, fermandosi appena sopra la cintura dei pantaloni. Il tocco era leggero, quasi timido, ma carico di promessa.
"Marco," sussurrò Luca, la voce rotta dall’eccitazione. "Cosa stai facendo?"
"Sto ascoltando," rispose Marco, la voce bassa e sensuale. "Sto ascoltando il tuo corpo, il tuo respiro, il tuo cuore. Mi stai parlando senza parole, Luca."
La mano di Marco scivolò sotto la camicia di Luca, la pelle calda e callosa che contrastava con la morbidezza della pelle di Luca. Un brivido percorse la schiena di Luca, facendolo tremare leggermente. Marco sorrise nel buio, anche se Luca non poteva vederlo. Poteva sentirlo, però, nel modo in cui il tocco di Marco si fece più sicuro, più esigente.
"Sei così caldo," mormorò Marco, la voce che sembrava vibrare direttamente nel petto di Luca. "Così vivo."
Le dita di Marco tracciavano cerchi lenti sulla pelle di Luca, esplorando ogni curva, ogni muscolo. Luca si sentiva esposto, ma non voleva che Marco si fermasse. Voleva di più. Voleva tutto. La mano di Marco scese ulteriormente, afferrando il bordo dei pantaloni di Luca e tirandolo verso di sé. Il movimento fu così improvviso che Luca trattenne il fiato, il cuore che batteva all’impazzata.
"Marco," ansimò Luca, la voce un filo di suono. "Cosa... cosa vuoi fare?"
"Voglio te," rispose Marco, la voce un sussurro rauco. "Voglio sentire il tuo corpo contro il mio, voglio ascoltare il tuo respiro mentre ti perdo nel buio."
Le parole di Marco erano come una scintilla, accendendo un fuoco che bruciava dentro Luca. Senza esitare, si lasciò guidare, permettendo a Marco di sfilargli i pantaloni con movimenti lenti e deliberati. La stoffa scivolò lungo le gambe di Luca, cadendo sul pavimento con un sussurro sordo. Ora erano entrambi nudi dalla vita in giù, le loro pelli che si sfioravano, elettriche al contatto.
Marco si avvicinò ancora di più, il petto che premeva contro quello di Luca, i battiti dei loro cuori che si fondevano in un ritmo unico. La mano di Marco scese lungo la schiena di Luca, fermandosi appena sopra il suo fondoschiena, stringendolo con una possessività che fece gemere Luca.
"Sei così perfetto," sussurrò Marco, la voce che tremava di desiderio. "Così mio."
Luca non rispose, troppo perso nelle sensazioni che lo travolgevano. La mano di Marco scese ulteriormente, afferrando il suo membro eretto con una presa ferma ma gentile. Luca gemette, il suono amplificato nel buio, il corpo che si arcuava verso il tocco di Marco.
"Ti piace questo, vero?" sussurrò Marco, la voce un misto di domanda e affermazione. "Ti piace sentirmi prendere il controllo?"
Luca annuì, anche se sapeva che Marco non poteva vederlo. "Sì," ansimò. "Sì, Marco. Ti prego."
Marco sorrise, il suono del suo respiro che si faceva più pesante. "Allora lasciati andare, Luca. Lasciati andare e senti."
Con un movimento fluido, Marco lo guidò verso un vecchio tavolino del caffè, facendolo sedere con delicatezza. Il legno era freddo sotto le cosce di Luca, ma il contrasto con il calore del corpo di Marco lo fece tremare di eccitazione. Marco si posizionò tra le gambe di Luca, le mani che afferravano i suoi fianchi, tirandolo verso di sé.
"Sei pronto?" sussurrò Marco, la voce un filo di suono.
Luca non rispose, ma annuiì, il corpo che si tendeva in attesa. Marco non lo fece aspettare a lungo. Con un movimento lento e intenzionale, si abbassò, prendendo il membro di Luca tra le labbra. Il contatto fu elettrico, un’esplosione di sensazioni che fece gridare Luca, il suono che si perse nel buio.
Marco lo succhiava con una maestria che lasciava Luca senza fiato, la lingua che tracciava cerchi intorno alla punta, i denti che sfioravano la pelle sensibile con una pressione perfetta. Ogni movimento era calcolato, ogni tocco una promessa di piacere. Luca si sentiva perdere, il corpo che si tendeva verso l’orgasmo, ma Marco non lo lasciava andare. Non ancora.
"Marco," gemette Luca, la voce rotta dal desiderio. "Ti prego, non fermarti."
Marco sorrise intorno al membro di Luca, il suono del suo riso che vibrava attraverso la pelle. "Non ho intenzione di fermarmi," mormorò, sollevandosi leggermente. "Ma voglio che tu senta ogni secondo, ogni tocco, ogni respiro."
Con un movimento fluido, Marco si alzò, posizionandosi dietro Luca. Le mani di Marco afferrarono i fianchi di Luca con forza, tirandolo verso di sé mentre si spingeva dentro di lui con un colpo deciso. Luca gridò, il suono un misto di dolore e piacere, il corpo che si adattava alla presenza di Marco con una facilità che lo sorprese.
"Sei così stretto," ansimò Marco, la voce rauca di desiderio. "Così perfetto."
Marco iniziò a muoversi, i colpi lenti e profondi, ogni spinta che portava Luca più vicino al limite. Il buio amplificava ogni sensazione, ogni respiro, ogni gemito. Luca si sentiva consumato dal desiderio, il corpo che si muoveva in sincronia con quello di Marco, i loro respiri che si fondevano in un ritmo unico.
"Marco," ansimò Luca, le mani che si aggrappavano al bordo del tavolo. "Non ce la faccio più."
"Non voglio che tu ce la faccia," sussurrò Marco, la voce un filo di suono. "Voglio che tu ti perda in me, che tu senta ogni secondo di questo."
Le parole di Marco furono la spinta finale. Luca gridò, il corpo che si arcuava mentre l’orgasmo lo travolgeva, onda dopo onda di piacere che lo lasciavano senza fiato. Marco seguì poco dopo, il corpo che si tendeva mentre si versava dentro Luca, i loro gemiti che si fondevano nel buio.
Per un momento, non ci fu altro che il suono della pioggia e il loro respiro affannoso. Marco si ritirò lentamente, le mani che accarezzavano la schiena di Luca con delicatezza. Il buio era ancora totale, ma non importava. Erano connessi in un modo che andava oltre la vista, oltre le parole.
"Luca," sussurrò Marco, la voce un misto di tenerezza e desiderio. "Sei stato incredibile."
Luca sorrise, il corpo ancora tremante di piacere. "Anche tu," rispose, la voce un filo di suono. "Grazie."
Marco si avvicinò, le labbra che sfioravano l’orecchio di Luca. "Non c’è bisogno di ringraziare," mormorò. "Questo è solo l’inizio."
E mentre il buio li avvolgeva ancora, Luca sapeva che aveva ragione. Questo era solo l’inizio di qualcosa di più grande, di più profondo. E non vedeva l’ora di scoprire cosa sarebbe successo dopo.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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