incesto
Sono tuo figlio il matrimonio prima parte


18.12.2024 |
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"“Cosa ci fai qui?” chiedo, sorpreso e un po’ spaventato..."
Chi di noi, con il cuore colmo di sogni, non ha mai immaginato una vita d'amore, stracolma di momenti speciali e intimità? Sogniamo di passeggiare mano nella mano per le strade pittoresche della città, di gustare cene romantiche nei ristoranti più affascinanti, di perderci in baci dolci con il suono delle onde del mare a fare da colonna sonora, di ridere durante aperitivi allegri e di contemplare insieme i tramonti, avvolti in un abbraccio affettuoso. Questi attimi sembrano appartenere a un altro mondo, lontano dalla mia esperienza con mio padre, dove l’intimità e la connessione emotiva erano solo un miraggio. I nostri momenti insieme erano limitati a un contatto fisico senza pienezza, incapace di colmare il vuoto che sentivo dentro.
Dopo tre anni di una relazione che non mi dava ciò di cui avevo bisogno, ho deciso di chiudere quella porta. È stata una scelta straziante, soprattutto perché lui non ha fatto nulla per cercare di fermarmi. Per affrontare il dolore della rottura, ho scelto di staccare i legami con lui e con la mia famiglia, trasferendomi a Londra. Desideravo ardentemente lasciare il passato alle spalle. Anche se il cuore era spezzato, sognavo di ricostruire la mia vita, senza alcun ricordo che potesse farmi vacillare. La mia speranza era di sanare le ferite e aprire un nuovo capitolo.
Londra si è rivelata una città affascinante, un crogiolo di malinconia e nuove esperienze. Qui ho trovato lavoro come commercialista e, poco dopo, ho incontrato William, l’uomo della mia vita. Dopo due anni di una relazione appassionata, mi ha chiesto di sposarlo e io ho accettato con entusiasmo. William non è solo un nome; rappresenta il mio principe azzurro, un uomo dal fascino irresistibile. I suoi capelli biondo dorato brillano sotto il sole, e i suoi occhi grigio-verde, profondi e penetranti, riescono a catturare ogni sfumatura delle sue emozioni.
La sua figura è affascinante: alto 1,78 metri, con spalle ampie e addominali ben definiti, e una pelle chiara che emana eleganza. La camicia bianca che indossa mette in risalto la sua silhouette imponente. Mentre preparo per il nostro matrimonio, un pensiero nostalgico si insinua nella mia mente. William non ha idea della mia storia con mio padre, e io non ho mai avuto il coraggio di rivelarglielo. E ora, in un momento così significativo, perché il passato sembra tornare a bussare alla mia porta?
“Va tutto bene, Andrea?” mi chiede William, con un'espressione preoccupata.
“Finché sei qui, sì,” rispondo, avvicinandomi a lui per un bacio.
In quel momento, sento il calore della sua mano che mi stringe e la passione dei suoi baci, ma la mia mente comincia a vagare. Chiudo gli occhi e, all’improvviso, le labbra che bacio non sono più quelle di William, ma quelle di mio padre. È un’eco del passato, un ricordo che credevo di aver sepolto. Il profumo del caffè e la sensazione di quel bacio si mescolano in un turbinio di emozioni.
È una battaglia che si svolge dentro di me: devo dimostrare a me stesso chi sono diventato, senza mai voltarmi indietro. Sebbene il passato cerchi di riemergere, ora ho l’opportunità di costruire un futuro luminoso. E mentre i baci di William mi avvolgono, realizzo che è giunto il momento di abbracciare solo la gioia e l’amore
La mia voce si fa affannata e tremante. Mi avvicino a lui, baciando appassionatamente le sue labbra, mentre un vortice di emozioni mi avvolge. “Ti prego, fammi sentire che sei qui con me,” sussurro, mentre le sue mani accarezzano il mio viso e si perdono tra i miei capelli. Ma la ragione inizia a farsi strada tra le mie sensazioni, portandomi a un brusco risveglio.
“Non posso fare questo,” dico con forza, mentre lo allontano da me, il cuore in tumulto.
La sua espressione si fa confusa, mentre cerco di trovare le parole giuste.
“Io... non so cosa stia succedendo tra di noi, ma devo affrontare ciò che ho scelto.”
Corro in bagno, afferrando l’acqua con mani tremanti. Mi sciacquo il viso e cerco di reprimere le emozioni che mi travolgono. “Non è reale, non è reale,” ripeto come un mantra. “Domani mi sposo!”
La mia mente è un campo di battaglia: la tradizione di dormire separati la notte prima delle nozze si fa sempre più presente, e io decido di rispettarla. Ma la paura di perdermi in questo turbinio di sentimenti mi tiene sveglio. In piena notte, prendo il telefono e chiamo mio padre, ricordandomi di quanto fosse importante il suo sostegno.
“Pronto? Andrea?” La sua voce calda dall’altra parte è un rifugio. Le lacrime scorrono.
Finalmente arriva il giorno del matrimonio, e mi ritrovo a prepararmi con un misto di ansia e nervosismo. Indosso un correttore per nascondere le occhiaie, indossando il mio smoking nero, mentre l'emozione di un nuovo inizio si mescola con la confusione. Salgo in macchina, diretto verso Notley Abbey, un luogo che custodisce ricordi della mia infanzia, con il suo lungo viale alberato e il profumo di lavanda nell’aria.
Quando entro nel camerino, tutto è impeccabile: un tavolo, una sedia, uno specchio enorme che riflette le mie paure e i miei sogni. Appendo il vestito e respiro profondamente, cercando di ritrovare la calma. “Stai facendo la scelta giusta!” mi ripeto, ma proprio in quel momento vedo l’ombra di mio padre nel riflesso.
“Cosa ci fai qui?” chiedo, sorpreso e un po’ spaventato.
“Ho ricevuto notizie da una storia su Instagram. Non sapevo che le cose fossero arrivate a questo punto,” mi risponde, il tono pungente e preoccupato.
Lui, con la camicia bianca che evidenzia la sua figura robusta, i capelli pettinati all’indietro e la barba curata, ha un’aria di autorità e preoccupazione. Ogni volta che lo guardo, non posso fare a meno di percepire la sua forza e la sua bellezza.
“Cosa ti aspettavi? L'invito a nozze? Volevi accompagnarmi?” rispondo sarcasticamente, mentre gli occhi comunicano un’ansia profonda.
Si avvicina, attraversando la stanza, e il suo tocco diventa irresistibile. Le sue labbra sfiorano il mio collo, e un brivido attraversa la mia pelle. Mi abbandonavo a questa dolcezza, ma nel profondo so che dovevo fermarmi.
“Dobbiamo fermarci,” dico, con la voce tremante, cercando di mettere a fuoco la mia mente. “Non posso farlo. Sto per sposarmi.”
Lui si avvicinava lentamente verso di me , posava le sue labbra sulla clavicola , i miei muscoli sono tesi, rimanevo fermo e seduto.
Iniziava dolcemente a baciarmi il collo.
Le sue mani forti scivolano lungo tutto il corpo. Accarezzava ogni parte della mia pelle nuda: avvolgeva il collo, si avvicinava sulle spalle, delineava la schiena, mi baciava sotto l’orecchio, me lo leccava bramoso e ruggiva il suo desiderio.
I brividi correvano lungo la spina dorsale,
mi sussurrava all’orecchio:
“Ora non ti lascio andare, sono qui, puoi avermi”.
Mi alzava in piedi sempre di schiena, le sue mani scorrevano lungo i fianchi e poi sui miei glutei.
Sbottonava i miei pantaloni , che scivolano sulle mie gambe depilate, abbassava gli slip , mi divaricava i glutei e le dita ruvide strofinavano le pareti esterne dell’ano.
Chiudevo gli occhi , emettevo un forte gemito che risuonava su tutta la stanza .
Con uno strattone faceva cadere tutto ciò che c’era nel tavolo.
Lui si toglieva la camicia violentemente, il suo petto lanoso lungo la mia schiena, calava i pantaloni , si posava su di me.
Appoggiava le sue labbra sul collo, mordeva la nuca, mi leccava le orecchie.
Non smettevo di gemere , ero fuori controllo.
Una mano mi stringeva un fianco e l’altra s’insinuava vorace tra le mie cosce fino al mio sedere.
Lo toccava, lo palpava, lo premeva in modo impudico.
Inarcavo la schiena ed il collo.
La sua lingua iniziava a scivolare lungo la mia schiena, la insalivava centimetro per centimetro.
Arrivava ai glutei, mi divaricava con potenza le gambe e affondava il viso nella fessura.
Fremevo, sentivo la sua lingua calda nelle pareti interne dell’ano.
Lo sentivo digrignare, mi penetrava con la lingua.
Non riuscivo a contenermi, dovevo fermarlo , dovevo fermarmi, non ce la facevo:
“Vuoi che mi fermi?”
Mi diceva ansimando!
Ero in estasi non riuscivo a rispondere.
Mi tirava ancor di più verso di lui, con una mano gli premevo il viso contro la mia apertura.
Sentivo i rumori della sua lingua che scavava nella mia intimità in modo feroce.
Si alzava, si avvicinava, mi baciava profondamente.
Il suo pene eretto premeva contro i miei glutei.
Inarcavo la schiena, con la mano attorniavo il suo collo, ci baciavamo consumandoci, eravamo di nuovo noi , padre e figlio.
Infilava due dita nella mia bocca, glieli succhiavo, respiravo a fatica.
Le sfilava fradicie ,le metteva davanti alla sua bocca, dove ci sputava sopra in modo rumoroso.
Un attimo dopo le sentivo entrare con prepotenza nella mia cavità posteriore.
Emettevo un gridolino e lui grugniva soddisfatto.
Sentiva il mio interno più intimo e nascosto, umido e caldo.
Mi stava scavando l’orifizio, infilava le due dita fino in fondo e poi le sfilava senza mai togliere le punte, senza interruzione ,con impetuosità.
Continuava, aveva il viso incollato , alternava baci con la lingua e morsi, non smetteva di fremere:
“Tu sei mio!” Mi ripeteva.
Lentamente sentivo l’apertura dilatarsi e la frizione si faceva più scorrevole.
Inarcava le dita e stimolava le pareti anali, poi esclama:
“Sei così bagnato!”
Ero un gemito continuo, ancheggiavo assecondavo i suoi movimenti di polso, la testa iniziava a girare e sentivo il suo calore sulla mia schiena nuda.
Di colpo sfilava le dita e si alzava in piedi, voltandomi lo vedevo togliersi l’intimo.
Il suo corpo prepotentemente mascolino nudo davanti a me .
Il petto ricoperto di peli , scendeva su tutto il ventre , arrivava al pube, scuro e folto che incoronava il suo bellissimo sesso.
Mi sollevava di peso verso di lui, mi avvolgeva i fianchi e mi baciava. Mi legava alla sua schiena, sospeso, avvolgevo le mie gambe sui suoi fianchi ,il suo pene era turgido e la cappella pulsante, con la mano mi divaricava le natiche. Infilava tutta la sua asta dura dentro di me, le sue braccia forti setolose mi sorreggevano.
Iniziava a darmi colpi lenti, ma profondi.
M’infilava la lingua in bocca con frenesia e mi baciava, aumentava il ritmo della penetrazione.
Gemevo forte e lui affondava sempre più. Dentro e fuori, colpiva deciso e costante.
Mi faceva scendere con passione, mi girava di schiena, la inarcava, mi piegava a 90 gradi, mi faceva appoggiare le mani sul tavolo .
Le sue mani afferravano bruscamente i miei fianchi, mi portava a sè e con un colpo secco mi infilzava per la seconda volta con la sua verga.
Urlavo di piacere , vedevo il suo viso eccitato attraverso lo specchio.
Mi colpiva senza tregua , mi dilatava le pareti anali con il suo fallo.
Ed ero di nuovo suo! Ancora suo!
I suoi testicoli pelosi sbattevano sulle pareti dei miei glutei, ai suoi movimenti.
Mi abbandonavo a lui a mio padre e mi lasciavo andare .
I nostri sudori ormai si univano, scivolavamo sui nostri corpi accaldati.
Mi guardava dall’alto, con voce affannata si rivolge a me:
“Sei fradicio, figlio mio! Vedi come ti posseggo? Come puoi farne a meno?”
Gli rispondevo con voce ansimante:
“Non riesco, non posso farne a meno di te papà!”
Alle mie parole si inferociva di più , con una mano si agganciava ancora di più alla mia coscia e con l’altra mi afferrava il bacino.
Andava sempre più vorace , gemeva più forte, colpiva il mio bacino e spruzzava gocce di sudore addosso.
Grugniva intensamente , e con un urlo dirompente scaricava tutto il suo seme dentro il mio ano dilatato.
Ci accasciavamo sul pavimento, stremati dall’intensità del momento, le nostre anime mescolate in una fragile connessione. Lo accarezzai dolcemente sul viso, le dita che scorrevano attraverso la sua barba, mentre lui respirava affannosamente contro la mia pelle, ricambiando la mia presenza nel silenzio dei nostri sguardi. Un sorriso stanco si accennò tra di noi e poi io appoggiai la testa nell’incavo della sua spalla, la mia mano abbandonata sul suo petto, accarezzandolo con un gesto carico di affetto.
Rimanemmo in quella posizione per un tempo indefinito, mentre la mia mente si rifiutava di affrontare questioni di giusto o sbagliato. Tutto ciò che desideravo era assaporare quell’attimo, godendo di ciò che avevamo costruito insieme. Il suo odore di sudore maschile e di desiderio riempiva i miei sensi, avvolgendomi in un’armonica sensazione di intimità.
Dopo un po’, si alzò lentamente, i suoi occhi incontrarono i miei e un sorriso complice si fece largo sul suo volto. "Cosa vuoi fare? Torni a casa con me? O ti sposi?" La mia risposta scaturì dal cuore, decisa e sincera: "Sì, mi sposo! Tu sai cosa sei per me? Sei l’amore della mia vita. Hai idea di ciò che ho rinunciato per vivere questo amore? Ti ho chiesto di ricominciare in un’altra città, solo noi due, anche se siamo padre e figlio. Desidero che viviamo come una vera coppia, facendo tutto ciò che fa una coppia.
Proprio in quel momento, un bussare si fece sentire alla porta. Io e mio padre ci alzammo di scatto dal pavimento, rivestendoci in fretta, i nostri corpi ancora caldi e sudati, i volti segnati dalla stanchezza. In lui notai una profonda delusione, convinto che, dopo ciò che era appena accaduto, io sarei scappato con lui come nelle commedie romantiche. Ma questa non è un film; è la mia vita, un groviglio di emozioni e scelte complesse.
Apro la porta con un'esclamazione: "William!" Era lì, indossando il suo smoking bianco, che evidenziava il suo fisico atletico, mentre i suoi occhi brillavano di felicità e commozione. I suoi capelli erano sciolti, con un effetto leggermente mosso che gli donava un’aria affascinante. "Mio marito," pensai, e un brivido di chiarezza mi attraversò. Sapevo cosa avrei dovuto fare.
William, con una curiosità innocente, mi chiese perché non fossi ancora pronto, se stessi bene e che gli invitati mi stessero aspettando. Risposi che mio padre era venuto per l’evento e lo presentai. Mio padre lo fulminò con lo sguardo, ma non potevo rivelare la verità, non potevo dire ciò che era appena successo tra noi. In pochi istanti, mi preparai e mi trovai di fronte agli invitati, con gli occhi puntati su di me.
Camminando attraverso quel campo di lavanda, circondato dai sorrisi degli ospiti, mi sentivo perso nei miei pensieri, esasperato dai ricordi di quelle mani, di quelle labbra, del profumo di mascolinità che lingerava ancora su di me, e della passione travolgente che avevamo condiviso. Quando finalmente mi trovai davanti a William e a suo fratello, scelto per officiarci, la cerimonia ebbe inizio. Ma la mia mente era un vortice di emozioni e non riuscivo a concentrarmi.
Infine, arrivò il momento cruciale. "Andrea, vuoi prendere William qui come tuo marito?" chiese il fratello di William, con un sorriso incoraggiante.
Vorrei tanto rispondere e affermare il mio amore per William, ma le parole rimasero bloccate nella mia gola. I miei occhi cercarono quelli di mio padre tra la folla e, quando finalmente li incontrai, le lacrime iniziarono a scendere sul mio viso, schiacciandomi sotto il peso di un conflitto interiore inarrestabile.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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