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Lui & Lei

San Nicola porta i doni e scaccia i diavoli?


di cpromagnolamatura
30.09.2018    |    5.652    |    6 8.5
"Stavo per ribattere ma sentii il pene dell’uomo toccarmi la guancia e mi venne naturale aprire la bocca..."
Diversi anni fa finalmente eravamo riusciti a ritagliarci, mio marito ed io, un fine settimana da soli e per l’occasione avevamo scelto Tarvisio per il ponte dell’8 dicembre: la neve aveva imbiancato i campi da fondo attorno ai laghi di Fusine ed anche sul versante yugoslavo (oggi Sloveno) le piste erano già praticabili. Arrivo al venerdì sera e ripartenza per casa il lunedì. Dopo una prima giornata passata interamente sulla neve fino alle quattro del pomeriggio, ci siamo rifugiati in albergo per rilassarci e progettare per la serata. Ero appena uscita dalla doccia che Carlo se ne uscì proponendomi di passare il confine perché all’hotel gli avevano riferito che sul versante austriaco, poco dopo Arnoldstein c’era un locale molto caratteristico, soprattutto in questa occasione che capitava per la festa di San Nicola. In realtà cosa significasse la festa di San Nicola non ne avevamo idea, per cui la prendemmo come una annotazione riferita al folclore locale, solo in seguito sapemmo che la notte di San Nicola, in quella parte delle montagne tra Italia ed Austria è anche nota come la notte dei Krampus. Senza quindi particolare aspettative, se non quelle di passare una serata davanti ad un caminetto e con il conforto di un boccale di birra o meglio per me di un calice di vino, ci preparammo per la serata. Mi ricordo che dato il freddo avevo indossato dei caldi pantaloni di flanella, i dopo sci ed un piumino, un filo di trucco e via. Il locale che ci avevano indicato si trovava non lontano dal confine ed era un tipico edificio di montagna, già con le luminarie di natale accese ed un parcheggio esterno con diverse macchine parcheggiate. All’entrata fummo accolti dalla tipica atmosfera di montagna, ambienti caldi, rivestiti in legno e una bella sala con al centro una grande stube ed un camino sormontato da una cappa sotto cui stava un uomo indaffarato a girar salsicce su una grande graticola girevole. Fummo accompagnati al tavolo, in un angolo leggermente defilato rispetto al centro della stanza, da una ragazza con il tipico costume austriaco, un dindrl, verde con una generosa scollatura che ne evidenziava il seno prosperoso. In effetti notai come Carlo ci avesse lasciato gli occhi dentro ed anche sul fondoschiena della cameriera, mentre questa si allontanava dopo averci lasciato i menu. “Se sei bravo, quella cosa lì ce l’ho anch’io!” gli sussurrai guardando verso la cameriera. La sala intanto si stava rapidamente riempiendo di altre coppie come noi e le cameriere svolazzavano servendo i clienti e trasportando dei gran boccali di birra. Calmato l’appetito con una gulashsuppe e nell’attesa anche noi della nostra generosa porzione di salsicce e crauti ci guardavano attorno tenendoci complici la mano sul tavolo. In effetti fu proprio Carlo a notare come le cameriere fossero molto procaci ed allegre ed anche un po’ scollacciate, forse troppo, visto che di alcune si intravedevano i capezzoli turgidi sotto la sottile stoffa della camicetta bianca che sbucava dal dindrl d’ordinanza L’atmosfera era molto accogliente, resa anche allegra da una musica di sottofondo e dal tasso alcolico medio che indubbiamente stava salendo, visto il via vai di birre. Notammo anche come qualche coppia indugiasse in atteggiamenti amorosi e le generose scollature delle diverse fraulein , anzi ad un tavolo, un signore di una certa età, abbastanza in carne e rubizzo per il cibo e l’alcol era attorniato da due ragazze che se lo contendevano ridendo rumorosamente alle sue battute o facendo finta di volersi sottrarre ai suoi tentativi di accarezzarle il seno. Ad un certo punto, tuttavia sentimmo del rumore di persone che stavano entrando nel locale, con uno scampanio di sonagli e in sala scese immediatamente il silenzio. Anche noi rivolgemmo la nostra attenzione ad un gruppo di persone, vestite da demoni, visto l’abbigliamento, che fecero irruzione brandendo una sorta di bastoni e scuotendo vistosamente le gambe alle cui caviglie erano legati dei sonagli. Saranno stati i sei o sette, con il corpo rivestito di pelli di pecora o capra, delle maschere cornute che lasciavano intravedere gli occhi che si giravano a guardare ora da una parte ora dall’altra della sala e emettevano delle parole, chiaramente in tedesco, con tono di voce molto alto, quasi urlato e dando vistose manate sul dietro delle cameriere, anch’esse rimaste interdette e sospese, ancora con piatti e boccali in mano. Nel mentre che succedeva tutto questo fece irruzione un'altra figura di diavolo, più alto e grosso dei suoi amici, che dette subito l’impressione di essere quello che comandava. Carlo ed io eravamo interdetti, anche perché eravamo rimasti sorpresi e devo dire la verità anche intimoriti da questa messa in scena, tanto che mi strinsi a Carlo, come a voler cercare un po’ di protezione. Quello che doveva essere il capo si avvicinò ad un certo punto a quel signore grasso, che avevo notato seduto al tavolo con le due ragazze, decisamente più giovani di lui, e cominciò a parlargli, sempre in tedesco, lingua di cui né io né mio marito comprendiamo molto, mentre brandiva un bastone con cui toccava il seno di una delle due donne. Fu mentre faceva questo che notai, non me ne ero resa conto prima, che i figuri erano privi di calzoni o coperture ma avevano il sesso libero al di sotto dei lembi della pelliccia che indossavano. Intanto uno dei diavoli aveva afferrato una cameriera e con una manata gli aveva estratto un seno dalla scollatura del dindrl e faceva il gesto di volerlo come mungere. Non sappiamo cosa doveva aver detto il diavolo principale, ma la ragazza che era seduta al tavolo dell’uomo grasso si mise in ginocchio davanti all’uomo e presogli in mano il sesso lo accolse tra le sue labbra. La ragazza, una bionda come possono esserlo solo le austriache di montagna, in abito locale e quindi scollato e con i fianchi stretti da una cinta ad evidenziarle il seno, sembrava quasi a suo agio e comunque avemmo l’impressione che avesse ben in chiaro quello che l’uomo si aspettava da lei. I compari del diavolo capo, intanto, si guardavano attorno per individuare anche loro qualche preda ed infatti uno di essi si avvicinò ad una signora di una certa età che era seduta con il suo uomo ad un tavolo prossimo al nostro e diede una gran botta col bastone sul loro tavolo facendo volare qualche bicchiere e rovesciare una bottiglia. Il compagno della donna cercava di farsi piccolo piccolo, mentre la sua donna sembrava come impietrita dalla violenza di quel mostro, che prese a parlarle con uno strano tono di voce per poi prendersi il sesso semirigido in mano e fargli un gesto eloquente con la bocca ed il punto chiuso. Nel parlare intanto si guardava anche attorno e per un attimo sentii il suo sguardo su di me. La donna, una mora elegante sui 45-50 anni, si mise davanti all’uomo per poi inginocchiarsi e cominciare anche lei a succhiare il pene turgido dell’uomo fino a farselo sparire interamente in bocca, non affatto imbarazzata. Nella sala ogni diavolo aveva trovato la propria vittima e diversi uomini, che vedevano le proprie mogli e compagne intente a soddisfare le brame di questi, sembravano più eccitati che spaventati, tanto che alcuni, portatisi dietro alle loro donne occupate a dar piacere orale al diavolo di turno, le accarezzavano il seno e le baciavano sul collo.
Non nascondo tuttavia che ebbi una sorta di tuffo al cuore quando il capo della congrega si avvicinò al nostro tavolo mettendo il bastone puntato al petto di Carlo, ma guardando diritto nei miei cominciò ad apostrofarmi in tedesco. Vedendo che non capivo e sentendo che mi ero rivolta verso mio marito chiedendogli di fare qualcosa evidentemente capì che eravamo italiani e quindi, con forte accento, guardando prima verso di me e poi tutto attorno prese a dire:” Guarda una putana italiana! Bella signora! Io grande Tuefell, diavolo e con crande stuck! Facci vedere come sa fare bella signora italiana!” e nel dire queste parole si toccava il pene eretto e lucido. Guardai verso mio marito interdetta sentendo lo sguardo dell’uomo su di me, in parte paralizzata da una situazione che non capivo come non capivo neppure perché mai gli altri uomini, nella sala, non reagissero. Anzi mi sorpresi anche a pensare per un istante al fatto che le cameriere avevano ripreso a servire ai tavoli come se nulla fosse e perfino la musica, che si era interrotta, adesso aveva ripreso. Percepivo quindi un contrasto tra la situazione di pericolo e di normalità, anche se poi il diavolo, che a fianco al nostro tavolo mi sovrastava, mi appoggiò una mano sulla testa spingendomi verso di lui, come a sottolineare che anche da me voleva un tributo. In quel momento percepii anche la voce di Carlo che mi diceva di lasciarmi andare e di obbedire. Stavo per ribattere ma sentii il pene dell’uomo toccarmi la guancia e mi venne naturale aprire la bocca. “Bella signora brava putana!” ,mi apostrofava il diavolo, “si vede che ti piace cazzo!” e giù a sghignazzare. Dopo qualche secondo allentò la presa sulla mia testa e si staccò da me facendo un passo indietro e rivolto ai suoi compari disse alcune parole sempre in tedesco e poi alcuni di questi, ponendosi a fianco ad alcune signore presero ad aprire loro la camicetta per esporre i seni. Notai che anche alcuni dei compagni facevano lo stesso rispetto alle loro donne. Il capo vedendo che invece noi rimanevamo fermi si rivolse direttamente verso mio marito facendogli segno di scoprirmi il seno. Carlo mi si avvicinò e parlando piano mi disse di guardare nella sala che tutti stavano facendo così e che gli sembrava che fossero tutti d’accordo. Prese quindi a sbottonarmi la giacca di fustagno e aprendone i lati mise in evidenza il mio seno nel reggiseno di pizzo bianco. Nel farmi questo mi sentii eccitata, sia per via dello sguardo che i presenti stavano concentrando su di me sia per il tocco delle dita che inserite tra la stoffa e il seno presero ad abbassare le coppe, mostrando i capezzoli, che si indurivano contro la mia volontà. L’uomo che, vestito da diavolo, ci stava guardando disse qualcosa e sghignazzando verso di me e mio marito ci mostrò fugacemente la lingua come a voler sottolineare il suo piacere.
Il nostro vicino di tavolo, intanto, quello grasso con le due ragazze di contorno fece un cenno verso mio marito alzando il suo boccale di birra a mò di brindisi indicandomi con un gesto volgare, mentre una delle due ragazza era china sotto il tavolo, evidentemente intenta a fargli un pompino, mentre l’altra con un discreto seno esposto si faceva accarezzare laidamente. Quando poi, sempre rivolto verso mio marito, gli fece segno se voleva scambiarmi con una delle sue, diedi una gomitata a Carlo come per dirgli di non fare lo scemo. In effetti la situazione stava degenerando e passato lo spavento iniziale e l’imbarazzo adesso tutti sembravano allegramente intenti a darsi piacere. Il grassone, che evidentemente doveva sapere anche un po’ di italiano ci disse che quella era la notte dei krampus e che quello era un locale particolare per adulti. Carlo provò anche a farsi spiegare cosa fossero i krampus, ma fummo interrotti da un nuovo chiasso che proveniva dall'ingresso del locale. L’entrata di una figura vestita da cardinale con la mitra in testa e la barba bianca e con altre due persone vestite da angeli con sulle spalle una sorta di gerla sembrarono per un attimo rimpicciolire la stanza. Il cardinale, che poi capimmo impersonare San Nicola, brandiva il bastone pastorale verso i diavoli, che urlando si agitavano come se fossero spaventati dal nuovo arrivato. Gli angeli presero a girare tra i tavoli depositando dei pacchettini infiocchettati su ciascun tavolo. Guardandoli ebbi quasi la sensazione che si trattasse di ragazze travestite ed in fatti alla fine, finita la distribuzione, San Nicola e due angeli si posero al centro della sala, facendo scendere ai propri piedi la palandrana che li ricopriva, rimanendo privi di abito e rivelandosi come tre belle ragazze bionde. Anche i diavoli a questo punto si liberarono delle pelli e delle maschere e di portarono al centro della sala. Angeli e diavoli ricevettero un applauso dai presenti e fecero un inchino come gli attori alla fine di una rappresentazione. Carlo prese il pacchetto che ci avevano deposto sul tavolo e aprendolo mi porse una statuina in legno, una specie di diavolo con un pene eretto. Nella sala intento molte coppie si erano alzate e si erano spostate in un locale attiguo alla sala da pranzo, attrezzata con dei divani. Guardai mio marito e lui mi fece segno verso la mia scollatura…ero ancora a tette al vento. Mi ricomposi e poi gli sussurrai che forse avremmo potuto divertirci in albergo. Fuori intanto aveva preso a nevicare. Fummo contenti, una volta arrivati nella nostra stanza di poterci coccolare sotto un gigantesco piumone, guardando la neve scendere sospinta dal vento ed illuminata da un lampione.
A casa nostra, nel soggiorno, dentro una vetrinetta assieme alle tazze da caffè e i bicchieri, c’è ancora quella buffa statuina in legno.
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