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Lui & Lei

Da Santo Stefano a San Silvestro: il primo giorno


di cpromagnolamatura
28.12.2018    |    9.805    |    10 9.3
"L’uomo non parla italiano e neppure inglese, per cui ci facciamo capire più a gesti che altro e ci accompagna nella nostra stanza che si trova all’ultimo..."
Abbiamo pensato a qualche storia della buona notte per la settimana di natale....se piacerà.

Si dice e concordo che il momento più bello del periodo natalizio sia quello che va dal 26 al 31 dicembre, ovvero da Santo Stefano a San Silvestro. Da tempo avevamo in animo di organizzare qualcosa, ma o gli impegni famigliari o una maledetta influenza si erano sempre frapposti tra il dire ed il fare e poi finché i bambini erano piccoli come si sa quel periodo è dedicato a loro e quindi non avevamo mai avuto occasioni per noi. Adesso, passati i 50 anni, con i figli via con morosi e morose, si era improvvisamente aperta per noi l’occasione per trascorrere quel periodo dell’anno nell’intimità di coppia. Archiviato il pranzo di Natale e accompagnato il figlio all’aeroporto con la fidanzata diretti a Vienna ,mentre la figlia con il fidanzato ci aveva salutato per andare a casa di lui, giù a Napoli, eccoci qui seduti a fianco in auto di ritorno dal Marconi di Bologna. “Senti” dico a a mia moglie “che ne diresti se ci prendessimo anche noi una licenza e ce ne andassimo fuori di casa per qualche giorno? Che so mi piacerebbe trovare una baita nella neve e guardare i fiocchi che cadono al caldo di un bel caminetto scoppiettante, solo noi due!?” Termino la frase con un tono speranzoso, ma dentro di me non mi aspetto molto, perché so che Anna è arrivata a queste vacanze di Natale molto stanca e probabilmente ha solo voglia di tornarsene a casa, ma mi sorprende perché quasi subito aggiunge un “magari! Ma chissà se troviamo posto così all’ultimo momento, senza aver prenotato!”.
Guardo la strada e subito comincio a pensare come fare per dar seguito alla mia proposta poi, mentre metto la freccia al casello per uscire alla nostra uscita, le propongo di passare da casa, buttare qualche cosa in valigia e di partire senza meta all’avventura, chè tanto un albergo secondo me lo avremmo certamente trovato. A casa Anna mi sorprende ancora perché nel giro di neppure 1 ora ha già preparato una valigia. Mangiamo gli avanzi del pranzo di Natale e alle due del pomeriggio siamo già all’altezza di Padova, la giornata è piena di sole e fredda e l’aria tersa ci fa intravedere con estrema nitidezza i colli Euganei. Proseguiamo verso Venezia e Trieste , abbandonando la costa per Udine e i monti della Carinzia. Arriviamo quindi a Tarvisio, ma all’Ufficio turistico ci dicono che gli alberghi sono pieni. Proseguiamo verso la Slovenia e arriviamo a Kraniska Gora, ma anche qui sembra non ci sia posto, poi un signora all’ufficio turistico ci dice che se vogliamo possiamo proseguire per….non mi ricordo il nome ,ma c’erano molte consonanti e poche vocali, comunque ci dà l’indirizzo e proseguiamo mentre il bel tempo ha lasciato posto alla notte e sta nevicando forte. Proseguiamo per una strada stretta, illuminando l’asfalto imbiancato con la luce alogena dei fari e l’andirivieni veloce delle spazzole che puliscono il tergicristallo. Comincio ad avere qualche dubbio sulla strada, anche perché non passa anima viva e la strada ora è bianca, senza segni di altre macchine prima della nostra. Ecco finalmente vediamo un cartello che ci conferma che stiamo procedendo nella direzione giusta e che il navigatore non si sta sbagliando, ma quando ci dice che siamo giunti a destinazione non vediamo assolutamente nulla. Mi fermo e abbasso il finestrino per vedere meglio. Il silenzio rotto solo dal rumore del motore e dalle spazzole che puliscono il vetro e dalla neve che cade rendono l’atmosfera bella, ma inquietante. Anna mi fa segno verso sinistra e si vede una luce sotto una insegna imbiancata dalla neve…deve essere il posto che ci hanno detto al paese. Proseguo piano finchè arriviamo in quello che sembra il cortile di una casa. Usciamo nella neve infreddoliti e ci portiamo verso l’ingresso. Entrando mi si appannano gli occhiali , mentre Anna è dietro di me. Ci viene incontro un uomo, il proprietario penso, che ci offre un bicchierino di liquore , una slilowitz, una grappa di prugne. Sorridiamo accettando il dono . L’uomo non parla italiano e neppure inglese, per cui ci facciamo capire più a gesti che altro e ci accompagna nella nostra stanza che si trova all’ultimo piano, proprio nel sotto tetto della casa. Salendo le scale buttiamo l’occhio nella sala dove c’è un camino acceso e dei divani con delle pelli di pecora e dei tavoli, ma non vedo altri ospiti. Capisco che si può cenare dalle ore 20.00, per cui abbiamo ancora un po’ di tempo per sistemarci in stanza. La camera non è molto grande ma molto intima e dalla finestra, posta sotto il colmo del tetto, si vede la neve cadere fitta. Troviamo la sistemazione molto romantica con il letto posto al centro, il profumo di legno, la luce diffusa, decorazioni natalizie. Peccato che il cellulare non prenda, ma almeno sappiamo che anche i nostri figli sono arrivati, dopo averli sentiti mentre passavamo il confine. Scendiamo al piano terra per la cena. Nella stanza c’è solo un tavolo apparecchiato e ci chiediamo se siamo gli unici ospiti. Ci hanno messi vicino al caminetto e l’atmosfera è decisamente intima. Ci serve una ragazza portandoci una zuppa di gulasch e poi il piatto serbo. Noto con piacere che non c’è televisione in sala e, a ben pensarci, non ne ho vista una neppure in camera. Alla fine della cena siamo un po’ onnubilati dal cibo e dall’alcol, per cui ci sistemiamo sul divano, vicini al fuoco, a guardare le fiamme ipnotiche. Saliamo poi in stanza e osservo le gambe di mia moglie che mi precede lungo le scale e non manco di notare che ha indossato delle autoreggenti nere, perché ne intravedo il bordo in pizzo. Mi viene pure il dubbio che indossi biancheria intima, tanto che raggiunta la stanza la bacio ma poi la spingo sul letto ove affonda nel piumone. Sono su di lei e alzandole la gonna le vedo il pelo del sesso libero e lei che mi sorride senza opporre alcuna resistenza. Ne approfitto per posizionarmi tra le sue cosce e leccarle le labbra del sesso, con lei che mi lascia fare godendosi questo momento fino ad appoggiarmi le mani tra i capelli e spingermi contro di lei. Ho la bocca e il naso impregnato dei suoi umori quando risalgo per baciarla, standole sopra. La stanza è illuminata solo dal riflesso del lampione posto sopra la finestra e che svela le folate della tempesta di neve. Ci guardiamo negli occhi e le mi bisbiglia di prenderla, adesso, subito. Mi libero dei calzoni e dei boxer e mi sprofondo dentro di lei che mi accoglie ancora vestita, con la gonna tirata su e le calze autoreggenti e i dopo sci. E’ tanto che non facciamo l’amore con questa intensità e soprattutto che non la sentivo così desiderosa, tanto che mi chiede di spingere più forte, accompagnandomi con le mani sui fianchi, fino ad attaccarsi alle mie natiche, come se volesse essere penetrata più di quello che umanamente riesco a fare. Mi piace sentirla gemere brevemente ogni volta che affondo, ma mi rendo anche conto che non posso durare ancora per lungo tempo, quindi rallento per rifiatare, mentre Anna si solletica la clitoride con la punta delle dita finché la sento contrarsi in un orgasmo liberatorio. Calmata l’urgenza riprendo a muovermi dentro di lei perché voglio venire anch’io. Sento che l’età mi tradisce e la mia erezione sfuma rapidamente ; provo a concentrarmi, ma non c’è nulla da fare. Anna si rende conto della mia delusione e mi accarezza i fianchi e quando il mio pene, ormai irriconoscibile, scivola fuori dal suo sesso mi distendo al suo fianco. Adesso Anna mi sta vicino, accarezzando lentamente il mio pene e con la bocca vicino al mio orecchio cerca di rassicurarmi, che ci sarà tempo poi. Siamo stretti l’uno vicino all’altra , ipnotizzati dal volteggiare dei fiocchi di là dal vetro quando siamo distratta da suoni provenire dall’altra parte del muro. Siamo un po’ sorpresi perché pensavamo di essere gli unici ospiti dell’albergo, ma i tonfi ripetuti forse della spalliera che batte sulla parete ci dicono che abbiamo dei vicini molto attivi. Le voci non si distinguono o forse non riusciamo a decifrare mozziconi di parole perché chiaramente non sono italiani, ma i due ci devono dare dentro parecchio. Ci guardiamo negli occhi e sento il mio sesso che cresce nella mano di mia moglie. Anna sorridendo si complimenta; dice che evidentemente il fare l’amore dei nostri vicini mi ha rinvigorito perché adesso ho il cazzo duro e con la mano le ho scoperto il seno. I vicini intanto continuano con vigore, si vede che lui la sta martellando perché si sentono i gemiti e delle parole incomprensibili, ma dal significato che non lascia adito ad interpretazioni. La donna deve essere vicino al parossismo perché sta aumentando la frequenza e l’intensità dei gemiti. Adesso sovrasto Anna, che mi apre le gambe slargando le labbra del suo sesso tra il pollice e l’indice: sono dentro di lei e mi associo al ritmo dei nostri vicini di stanza, finché riesco a venirle dentro. Dall’altra parte del muro sembra invece che non ne abbiamo abbastanza perché continuiamo a sentire lui che la sta pistonando ancora per diverso tempo. Nel frattempo mi sono ridisteso a fianco di mia moglie che raccoglie le tracce del mio sperma accarezzandosi il sesso. “Mi ricorda Franco “ mi dice “ nonostante gli anni sembrava non finire mai!”. SI in effetti non ho mai capito dove trovasse tanta energia e soprattutto adesso che ho circa gli anni che aveva lui all’epoca e mi rendo conto di non avere tanta costanza né allora, che di anni ne avevo 35, né adesso che ne ho quasi 60! Finalmente sentimmo il gemito liberatorio della donna, che doveva aver goduto seguito da un improvviso silenzio. Guardo mia moglie ridendo, come a voler sottolineare la performance dei nostri vicini. Adesso sono curioso di vederli in faccia e non mancherà l’occasione a colazione.
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