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Lui & Lei

La stanza blu


di Maddalena69
08.12.2018    |    1.636    |    9 9.5
"Si creava una piacevole atmosfera di intimità mentre ci raccontavamo i piccoli fatti delle nostre vite parallele che si incrociavano in quei pomeriggi..."
Infilo la chiave con il bordino verde nel cancello di ingresso. Non mi ricordo mai se è giusta quella blu o quella verde. Vengo qui troppo di rado. La porta si apre dolcemente e senza fatica alcuna: ho indovinato al primo tentativo!

Mi dirigo verso la scala a destra e salgo il primo piano di scale. Apro la porta di ingresso ed entro a casa tua. L’appartamento è immerso in una penombra immobile e quasi sacra. I raggi del sole filtrano tra le imposte e tracciano linee luminose sul parquet. Attivo il quadro elettrico e mi avvio verso il salone.

Mi torna alla memoria il tuo abbraccio forte e lunghissimo quando ci siamo lasciati. “Tesoro ti chiedo una cortesia. Ti lascio le chiavi di casa. Mi farebbe piacere che venissi ogni tanto a fare un controllo. Starei più tranquillo.Lo dico anche per te. Potresti avere un angolo per te, per scrivere e studiare…” e mi hai dato un bacio sulla fronte come a suggellare questo scambio tra noi.

E così ho fatto. Eccomi qui, fedele al nostro patto, come hai voluto tu.

Apro le imposte per far entrare la luce del pomeriggio. Mi siedo comodamente sul divano attivando il pc per sbrigare alcune cose. Poi, come di consueto, mi farò un bel bagno caldo.

E’ diventano quasi un piccolo rituale. A casa mia, tra i bambini e le mille cose da fare non avrei tempo. Questa casa invece è una piccola enclave magica, sospesa nel tempo e nello spazio. Qui il tempo corre lento ed ha un altro sapore. Mi riporta a me e mi dona una nuova serenità.

Mi dirigo verso il bagno, la stanza che forse amo di più, con le sue piastrelle mosaico variamente sfumate di rosso ruggine. Sfacciate e provocanti, come te del resto.
E il lavabo color beige, lucido e levigato come un enorme semi-uovo, e la vasca ugualmente beige ed accogliente. Il getto di acqua bollente l’ha quasi riempita per due terzi. Butto i sali da bagno blu che mi sono regalata in un annoiato pomeriggio di shopping.

In un attimo mi sono spogliata. Via la giacca, via le scarpe, via la gonna. Sbottono la camicetta con malcelata fretta. Via la lingerie che scaglio di lato quasi con rabbia. Ho una dannata frenesia di immergermi al più presto in questa magica acqua blu e potermi liberare dalla sensazione di pesantezza che mi ha accompagnato per tutta la settimana. Voglio, anzi devo, rigenerarmi in questo fluido materno e benevolo.

Entro in vasca e mi adagio. Ora sono immersa fino al collo e l’acqua mi abbraccia in una piacevole morsa.

Che bellezza! Chiudo gli occhi e mi godo questa sensazione estatica. E’ come se questo azzurro si irradiasse lungo tutto il mio essere e mi raggiungesse nel mio nucleo più intimo a regalarmi la sua perfetta armonia blu.

Mi sto totalmente rilassando. Le cupole dei miei seni affiorano come due isolette e io mi diverto ad emergerle e sommergerle in un bradisismo continuo che mi massaggia sapientemente.

Ripenso ai nostri incontri in questa casa. Ormai nella mia mente è stato tracciato un percorso emozionale: quando cammino lungo la salita e raggiungo il tuo portone comincio ad avvertire in automatico il batticuore, pur sapendo perfettamente che sei via e non puoi
aspettarmi sulla soglia di casa come nei nostri pomeriggi.

Spesso vado con la memoria a quei pomeriggi. Me li ripasso uno ad uno come se sfogliassi il mio personale album di immagini. Io in piedi davanti al citofono mentre ti facevo uno squillo per farmi aprire il portone, tu che mi aspettavi sorridente dietro la porta socchiusa. Nei tuoi occhi leggevo la trepida attesa di me ed il pregustare dei nostri abbracci.

Il nostro rituale si ripeteva sempre identico. Mi baciavi e mi tastavi il sedere scherzando. Io mi schermivo e protestavo vivacemente. Poi mi portavi in cucina e preparavi il té per noi.

Sorbivamo il tè bollente a piccoli sorsi mentre mangiavamo biscotti. Si creava una piacevole atmosfera di intimità mentre ci raccontavamo i piccoli fatti delle nostre vite parallele che si incrociavano in quei pomeriggi.

Ogni tanto mi rimiravi con il tuo sguardo sornione a contemplarmi da capo a piedi come a dire…poi mi dedico a te come meriti.

E dopo le chiacchiere ed il tè ti avvicinavi. Mi baciavi e mi stringevi forte. Ponevi le mani sui miei fianchi per farmi sentire già il tuo possesso. Poi baci, baci, baci: sul collo, sul seno, sui fianchi. Poi la mia voce diceva flebile “dai andiamo di là, ho voglia di te”.

Ecco, ora sono uscita dall’acqua e mi sto asciugando. Friziono le punte dei capelli inumidite. Entro nella tua stanza tinteggiata di blu chiaro e mi adagio sul letto ad occhi chiusi con l'accappatoio indosso. Sento il tepore del bagno caldo ancora tutto dentro me. Ho voglia di sfiorarmi, di toccare la mia intimità di donna e far riemergere le sensazioni che provavo con te. Insinuo un dito lungo la fessura e sfioro il clito. Il languore che mi pervade risuona in me in lente vibrazioni avvolgenti.

Ripenso a come sono stata felice in questa stanza! Queste pareti hanno delimitato il perimetro del nostro amore, che si è svolto sempre e solo in questa stanza. Quello specchio laggiù veniva spostato ad arte per catturare i nostri corpi dedicati uno all’altro. I tuoi occhi rimiravano le nostre immagini riflesse con pervicace godimento.

“Guarda come siamo belli, come è bello il nostro amplesso” mi dicevi. Ma io non guardavo. Per me era una immagine troppo forte. Mi bastava che guardassi tu per noi due.

Adesso ho nostalgia di quei pomeriggi. La luce che cade dalle imposte colpisce il pulviscolo che si libra nell’aria come una polverina magica. Per me questo luogo era e resta magico. Anche se tu non ci sei.

Di te ricevo qualche telefonata e qualche messaggio ogni tanto. Sei lontano per lavoro e molto preso: lo so e non te ne voglio.

Intanto resto sotto l’assedio dei miei ricordi e sotto l’incanto di questa stanza blu. Quando posso vengo qui a recuperare brividi ed emozioni di un tempo oramai lontano. Che so essere nel passato.

Questo pensiero mi causa una fitta dolorosa dalla quale non mi voglio liberare.
Ti porto dentro sempre!

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