Lui & Lei
Il figlio - 2. la scopata
di Ubbidiente_69
22.01.2024 |
1.780 |
10
"Quando vengono da me a degli atteggiamenti da puttana e li arrapa da morire e un po’ mi imbarazza..."
Il giorno dopo è una bella giornata calda, l’ideale per andare a casa di Alberta a prendere il sole. So che lei non ci sarà, ma suo figlio Stefano si. Prima di andare da loro, passo da un negozio a prendere un costumino due pezzi: un tanga con il triangolino minuscolo davanti e dietro un filo sottile e sopra un reggiseno che copre a stento i capezzoli. Me lo faccio impacchettare, fa parte del piano.Suono al cancello e arriva Stefano, il figlio di Alberta. Indossa uno dei costumi che usa per gli allenamenti di nuoto, quindi piuttosto minimale. Bene, penso, appena gli diventa duro si noterà…
“Ciao Stefano, Alberta c’è?”
“Ciao Patti, no, mamma è via. Non so quando torna”
“Cavolo… ieri mi aveva detto di venire che avremmo preso il sole insieme. E poi mi ha detto che avresti messo in giardino la piscinetta per rinfrescarci…”
“Mi spiace. Però se vuoi fermarti, tanto sei di casa. Solo che io tra una mezz’ora devo andare ad allenamento. Ma tu fermati quanto vuoi”
Entriamo e andiamo nel giardino dietro casa. Posto ideale, li ci sono solo dei campi e nessuno che possa guardare. Prendo un lettino e lo metto vicino a quello di Stefano, poi mi tolgo il vestito dando le spalle al ragazzo e mostrando il culo, praticamente nudo visto il perizoma che indosso. Mi giro e fisso il costume che è decisamente più gonfio di qualche minuto prima. Stefano si accorge della mia occhiata e, un po’ imbarazzato si gira a pancia in giù. Sorrido…mi piace il suo imbarazzo e lo incalzo: ”Vuoi che ti metta la crema?”
“Ma no, Patti, tanto tra poco devo andare. Ma grazie”
Prendo il pacchetto e lo apro. “Sai Ste, venendo qui mi sono fermata in un negozio e ho visto un bel costumino da regalare a tua mamma. Te lo faccio vedere, così mi dici che ne pensi”
Mi siedo sulla sua sdraio, tiro fuori le mutandine e le apro, mostrando per bene il filino dietro e quanto è piccolo davanti.
“Che ne dici, pensi che possa piacerle?”
“Mah non saprei…, è bello certo…ma forse queste cose le sai meglio tu…”
“Adesso vado a metterlo, così lo vedi indossato e mi dici. Aspettami qui e non muoverti!” nel dirgli questo mi abbasso e gli dò un bacio sulla guancia.
Alberta è più minuta di me e quindi il costume, della sua misura, per me è praticamente inesistente. Davanti allo specchio sistemo il reggiseno che copre si e no metà dell’areola mentre il triangolino dello slip contiene a fatica le labbra. Esco, cammino verso di lui a grandi passi, le mammelle dondolano oscenamente e sento il perizoma che entra dentro la figa. Arrivata davanti al ragazzo, sistemo il perizoma facendolo uscire dalle labbra e stuzzicandolo “Scusa, ma Alberta è più minuta di me. Allora che ne pensi?” Nel dire questo prendo la sua mano e lo costringo ad alzarsi. L’eccitazione è evidente e il costume stenta a trattenere l’erezione. Lo fisso negli occhi, sorrido e poi abbasso lo sguardo verso il pene
“Scusa Patti…”
“E di cosa? a noi donne piace quando un bel maschio ci apprezza… mi chiedo solo se la tua… reazione… è per quello che vedi o perchè stai immaginando tua mamma con questo addosso”
Non sa cosa dire e fare, quel gioco mi sta eccitando più di quanto potessi immaginare. Mi avvicino a lui, lo sfioro sul braccio con le tette e passo la mano sul petto. Gli prendo le mani e lo faccio girare, lo invito a stendersi di schiena sul lettino e senza che se ne renda conto mi siedo a gambe larghe sopra al suo cazzo. Mi muovo sopra di lui e intanto con le unghie stuzzico i suoi capezzoli duri.
“Allora Ste, questo bel cazzo duro è per me?”
Non risponde, è una situazione troppo nuova per lui. E’ arrivato il momento di usare la bocca, così mi alzo e proprio mentre lo faccio sento la sua preghiera “No Patti, ti prego, continua”
“Lasciami fare, stupido”
Mi accuccio tra le sue cosce e abbasso il costume, per bene, facendo scendere la stoffa sotto alle palle. Appoggio le labbra alla cappella e con la bocca lo scappello, le lingua stuzzica il filetto… sento il suo respiro farsi profondo, alzo lo sguardo e vedo che ha sollevato la testa per guardare… senza smettere di fissarlo, affondo in gola e lo tengo per una decina di secondi finchè sento gli occhi lacrimare e le bave farsi copiose… lo faccio uscire dalla bocca lentamente in modo che la saliva formi dei lunghi fili di bava dalla punta del suo cazzo alla mia bocca. Sorrido, con la mano raccolgo le bave dall’asta e le strofino sul viso, poi mi impalo di nuovo… ho appena inserito la sua cappella in bocca quando sento che pulsa, una, due volte e poi esplode in un primo schizzo, poi un secondo e un terzo. Tanta sborra calda e densa mi inonda… è una sborrata enorme. Ne bevo un po’ ma è davvero troppa e non riesco a tenerla tutta… cola sul mento…
“Patti è stato meraviglioso…” sussurra con un filo di voce.
Mi stendo, appoggio il viso sul suo ventre e gioco con il suo cazzo moscio. Con l’unghia stuzzico il buchino, lo lecco per pulirlo per bene, prendo in mano le palle e le stringo leggermente, sento che gli piace.
Con un certo mio stupore vedo che torna subito duro.
“Accidenti Ste, non ci credo! Stai già tornando duro!”
“Si scusa Patti, è che… si insomma…”
Gli sorrido nel modo più radioso ed eccitante che conosco. “Scusa? ahahahah ma sei pazzo ragazzo mio? vedi…” prendo la cappella in bocca, succhiata “a noi troie…” altra succhiata “il cazzo duro…” lo metto in gola “fa gola…”.
Lo faccio alzare, mi stendo sulla schiena, la testa reclinata all’indietro sul bordo della sdraio.
“Dai, divertiamoci!”
Mette la punta del cazzo turgido vicino alla bocca, ma lo fermo
“Aspetta, fammi delle foto” e gli porgo il cellulare.
Finalmente quella splendida timidezza svanisce, il suo palo di carne entra possente fino in fondo, sento i coglioni che premono contro il naso e gli occhi… è una furia… dopo le prime spinte per aprirsi la strada nella mia gola alterna ingoi profondissimi a lunghe e lente boccate fino a sfilarlo per farmi respirare… Come prima dura poco, sento che pulsa… una, due volte… affonda, ho i coglioni che mi schiacciano gli occhi. Ecco il primo spruzzo, diretto in gola… la sborra mi invade, sale dalla gola al naso… non faccio tempo a divincolarmi che un secondo fiotto di sborra mi soffoca… Mi divincolo e mi metto a 4 zampe a sputare sborra e bave e cercare di prendere fiato… tossisco, sono letteralmente piena di sperma, è uscita dal naso e mi è finita negli occhi che bruciano da morire…
Mi riprendo, a fatica…lui è sfinito, steso nudo sulla sdraio. Gattono a 4 zampe fino a sedermi sul prato e appoggiare la testa sulla sua coscia. Rimaniamo lì qualche secondo.
“Hey Ste, non mi hai ancora risposto…”
“A cosa?”
“Prima, quando mi hai vista con il costume, ti è diventato duro perchè pensavi a tua mamma con questi straccetti addosso o per me?”
Non risponde… “Dai non essere timido… Alberta è una gran bella donna… e sappi che anche lei adora i cazzi grossi e le sborrate abbondanti… ti divertiresti con lei…”
E’ in imbarazzo, lo sento… riprendo “Adesso fammi una promessa. Devo fare una telefonata, ma tu devi rimanere immobile e zitto. Capito?”
“ok”
Chiamo Alberta, metto il vivavoce…
“Ciao Alb sono io”
“Ciaooooo allora? Dove sei? ancora lì a casa?”
“Si si, Ste è andato dentro a lavarsi”
Il ragazzo realizza che sto chiamando la madre e ha un sussulto. Gli lancio un’occhiataccia e con la mano gli intimo di stare zitto.
“Allora?”
“Allora avevi visto giusto… cazzo XXL e dio mio quanta sborra!”
“mmm troia!”
Sorrido a Ste. Riprendo:
“troia… me lo avevi detto tu… è tantissima e davvero buona…certo che leccarla dal reggiseno come hai fatto tu non è la stessa cosa…”
Stefano capisce, diventa rosso…
“sei una stronza Patti… glielo hai detto?”
“Cosa? che mamma vorrebbe il suo cazzo nei suoi buchi?”
“Che cazzo Patti, si… cosa dovresti dirgli?”
“ahahah si si, ho fatto il mio dovere!” passo la mano sul cazzo del ragazzo “e ti dico che l’idea di fottere la gola di sua mamma lo ha fatto raddrizzare per bene!”
“Io quell’arnese lo voglio in gola, in figa e soprattutto nel culo. Mi manca prendere un carico nel culo”
“Senti sta tornando… devo lasciarti”
Chiudo la chiamata, ritiro il telefono nella borsetta e mi stendo di fianco al ragazzo.
“Hai sentito no? Sai mi ha raccontato che l’altro giorno, quando hai sborrato nel suo reggiseno lei lo ha preso e ha leccato il tuo seme. E’ una cosa davvero da porco sborrare nel reggiseno e lei ha voglia del tuo cazzo… come tu hai voglia di scopartela. E non dire di no…”
“No, hai ragione… però mi sento in imbarazzo, non so come fare…Anche adesso che l’ho sentita e so che ci sta, mi sento…bloccato”
Gli passo le unghie sul cazzo, lo accarezzo, è ancora moscio.
“Ti capisco Ste, fare il primo passo è sempre la cosa più difficile. Ma ti assicuro che ho visto fare cose a tua mamma che neanche le puttane da strada farebbero. Lo sai che tuo papà lo ha conosciuto ad un festino da me? Ti racconto. Facevamo un gioco, e lei doveva fare una penitenza…” il cazzo a quella parola inizia a agitarsi “io sceglievo la punizione” altro sussulto, meglio insistere sul tema…“e lei chi l’avrebbe impartita. Lei guarda Gianni e lo indica, io dico 10 frustate sulle tette” il cazzo si raddrizza “dopo le 10 frustate era fradicia in mezzo alle gambe, mi sono fatta dare la frusta e ne ho date altre 20” il cazzo è di marmo “vedo che ti piace l’idea di frustare tua mamma…”
“Davvero è così vacca?”
“e può essere tua… la tua troia, la tua schiava se preferisci… tua e dei tuoi amici”
“Marco se la mangia con gli occhi…”
“e quindi pensavi una cosa a due…oppure hai in mente altro?”
Mi accendo una sigaretta, tiro una boccata “sai che la sigaretta dopo la sborra ha tutto un altro gusto?”
“Hai voglia di succhiarlo ancora?”
“Prima dimmi come la vuoi fottere…”
“Ti confesso che mi piacerebbe vederla inculata dai miei amici. Quando vengono da me a degli atteggiamenti da puttana e li arrapa da morire e un po’ mi imbarazza. L’altra mattina sono arrivati e lei aveva dei leggins che le entravano nel solco del culo e anche dentro alla fica. E dovevi vedere quando ha preso le tazze dalla lavastoviglie, si è piegata a 90 e vedevo che godeva nel farci infoiare. Non la voglio fottere, cazzo… la farei violentare così impara a fare la zoccola”
“Scusa e tu? Non dirmi che non glielo metteresti in culo… oppure quei discorsi sulla frusta… ho visto come si è raddrizzato. E anche adesso, senti come è bello duro. Dai confessa cosa hai in mente”
“E va bene. Poi però mi dai la bocca! Non so bene come ma vorrei che Marco e Ale se la fottessero, uno in culo e l’altro in bocca, a ripetizione. E io le do cinghiate e le spengo le sigarette sui capezzoli. Cazzo quello sarebbe il mio sogno”.
“Vacci piano con le sigarette, quelle rischiano di lasciare cicatrici permanenti, con quella la rovini. Promettimi che non le usi”
“ok…ma la cinghia non lascia anche quella segni?”
“vedo che ti interessa l’argomento! la cinghia segna, certo! ma dopo un po’ scompaiono”
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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