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Il lavoro - la punizione di Paola


di Ubbidiente_69
08.09.2024    |    4.026    |    3 8.0
"Silenzio… Sento dei passi, è lui che torna..."
Finalmente il Direttore rientra, il lunedì successivo. La giornata scorre anonima, per fortuna visto che un fine settimana non era stato sufficiente per riprendermi del tutto dallo stupro subito e il culo era ancora dolorante.
La sera vengo convocata. Entro nell’ufficio, c’è anche Paola. Sulla sua faccia un’espressione vuota, di chi vede davanti a sé un baratro…
“Buonasera Signor Direttore, Signora Paola”
“Vi ho convocate perchè al nostro comune amico, il tuo Padrone mammelle, è giunta notizia dello stupro della scorsa settimana. E non è stato affatto contento della cosa… soprattutto ha espresso dubbi sulla mia capacità di gestire le mie risorse, in particolare te Paola, ed è una cosa cui porre rimedio immediatamente. Paola ha agito di sua spontanea volontà, tradendo la mia fiducia.”
Lei interviene “No Jacopo, sai che non è vero! Te lo avevo detto!”
Lui si alza, le va di fronte e le sferra un pugno nel ventre che la fa piegare in due. Poi la afferra per i capelli per farla rialzare e tira forte. Lei si solleva a fatica e tenta di proteggersi, ma lui le afferra i polsi e la costringe a mettere le mani dietro la schiena. Un altro pugno… lei cade a terra
“Riguardo a te, mammelle, sei l’unica che può avere fatto la spia; ed anche questo è un comportamento intollerabile!”
Vorrei dire che io non ho fatto parola, che so stare al mio posto…ma ero bloccata, impaurita; mai lo avevo visto colpire con tanta violenza… riprende
“per cui da stasera e per tutta la settimana, scatta un programma di rieducazione. Spogliatevi nude e aspettate qui”. Esce
In silenzio ci spogliamo, poi prendo il coraggio. “Le giuro Signora Paola che non ho fatto parola con nessuno di quanto successo”
“Stai zitta troia cretina, mi hai messo in una situazione di merda, cazzo!!”
“Glielo giuro…”
“Taci! cazzo, taci!”
Rimaniamo in silenzio, è nervosa, lo percepisco, direi quasi disperata… Il Direttore torna, ci mette dei collari e ci conduce al guinzaglio fino ad una porta sul piazzale, dove ad attenderci c’è il piccolo furgone che viene usato per il trasporto dei 2 cani del Direttore, con una gabbia in acciaio per contenerli. Apre le porte del furgoncino, ci assale una puzza nauseante.
“Avanti mammelle, prima tu”.
La gabbia è piccola, non capisco come potremmo starci. Entro a quattro zampe e vengo fatta sedere sui talloni con la schiena appoggiata alle sbarre sul fondo. Polsi e collare vengono assicurati alle sbarre dietro me. Poi è il turno di Paola che deve sedersi a cavallo delle mie cosce rivolta verso di me. Essendo alta deve reclinare la testa sulla mia spalla. Poi la gabbia viene chiusa e lei viene spinta con forza contro il mio corpo. Le sue mani sono legate dietro la schiena
Mi giro e le sussurro “Mi spiace Signora Paola”
“Anche a me lurida puttana, ma ti assicuro che pagherai tutto”
La porta del furgone si chiude. Poco dopo dei passi, il Direttore saluta due voci e dà qualche istruzione “Avete capito tutto quindi? Domattina voglio ritrovare il furgone esattamente qui con la merce trattata a dovere”. “Certo capo, chiaro”. Il Direttore saluta e va via. I due aprono la porta “vediamo chi sono le troie di questo giro, il signor Jacopo di solito non da delle gran fighe, ma sono sempre delle super troie e vengono dei video della madonna”. Il secondo, senza dire una parola apre la gabbia e lega le braccia di Paola all'altezza dei gomiti dietro la schiena, poi sento scattare delle manette alle caviglie. Una mano afferra il collare e la tira fuori dalla gabbia sbattendola a terra. Ha in mano un cappuccio di latex nero con aperture su occhi e bocca, Si accucciano e iniziano a calzare lo stretto cappuccio, riempiendola di sputi in faccia per far scivolare meglio la gomma. Finito il lavoro la fanno alzare e si dedicano a me.
“Cazzo questa me la fotterei nel culo tutta notte” e poi rivolgendosi a me “Quando abbiamo finito il giro, quello che resta del tuo buco del culo è mio… ahahahah”. Il cappuccio è stretto e la loro saliva che mi cola sul viso è viscida e puzzolente, da fumatore incallito di pessime sigarette. Il primo, evidentemente quello che comanda tra i due, mi stringe le guance costringendomi ad aprire la bocca. Raccoglie del catarro e mi sputa in bocca, con la mano poi me la chiude. Ho dei conati, ma se vomito è un casino, mi concentro per rilassarmi e respirare col naso. Dopo parecchi secondi riesco a riprendermi
“Fai vedere che brava puttana che sei, apri la bocca”.
Ingoio e spalanco la bocca tirando fuori la lingua. Lui guarda e chiama il secondo.
“Cazzo questa la teniamo per noi, nel giro facciamo usare l’altra”
“Ma sei pazzo? abbiamo 5 fermate. Vuoi che non siano almeno in 4-5 ogni volta?”
“E a te cazzo te ne frega? Non è mica il tuo culo o quello della tua ragazza no? E poi sai che video che facciamo? Questi li mandiamo ai nostri amici in Ungheria che ci danno dei bei soldi! Dai, partiamo”
Sferra un gran pugno nel ventre a Paola che si piega in due, la afferrano e la sollevano ributtandola sopra di me nella gabbia. Poi chiudono e partiamo.
Ogni buca, ogni curva è uno strazio, Soprattutto per Paola che a mani legate non può sorreggersi e viene sbattuta contro le sbarre ogni volta. Dopo un po’ la sento singhiozzare. “Si faccia forza, passerà”
“Che cazzo ne sai tu?” sibila “non hai idea di cosa mi aspetta…” fa una puasa… “in Croazia, ci sono già passata… quando uscirò dalla clinica ti giuro che pagherai per dieci ogni stupro e tortura che mi faranno”
Abbandoniamo la strada e prendiamo uno sterrato. Per Paola è un grugnito continuo…ad ogni buca la sento sobbalzare e sbattere la testa. La macchina si ferma, i due scendono. Dopo alcuni minuti la porta si apre. I due parlano con degli altri tipi radunati attorno alla macchina
“Ecco qua. La magra la potete usare come vi pare, la grassa non si tocca, ok?”
“ok, se lo dici tu. Regge?”
“Cazzo te ne frega? Ti dà fastidio se urla?”
“Goldone o a pelle?”
“Fate il cazzo che vi pare, cosa c’è di non chiaro? Minchia hai le orecchie foderate? Se mi rompi ancora il cazzo vado oltre”
“Nervoso stasera. Dai… fai tu le riprese?”
“No, ecco che arriva la ragazza con le cose. Dai, non perdiamo tempo”
Come prima trascinano Paola fuori dalla gabbia per il collare la sbattono a terra e poi la trascinano. La sento tossire e rantolare, implorare pietà…
Il secondo rimane lì. Indossa dei guanti di lattice neri, prende dalla cabina una cassetta di acciaio che posa sulle mie gambe e sparisce. Silenzio…
Sento dei passi, è lui che torna. Accende la luce sopra la gabbia e mi fa dondolare davanti al viso 3 preservativi usati e pieni di sborra. Sposto il viso schifata.
Uno a uno mi mette i preservativi in bocca e me li fa pulire, erano in terra da parecchio. Poi li annoda facendo con ognuno un palloncino pieno di sborra putrida.
“Bene puttana, adesso li prendi in bocca, li mastichi per bene, ingoi la sburra e poi sputi la plastica”
Dalla scatola di metallo esce un lungo spillone che passa sul capezzolo. Come un automa rispondo
“Certo Signore”
Mi infila il primo goldone in bocca tenendolo da una parte. Inizio a masticare, dopo due morsi me lo tira fuori.
“Quanto minchia ci impieghi? cazzo! non ho tutta la sera!”
Mastico con più forza, non è facile rompere un preservativo, ma alla fine riesco, un liquido amaro e ributtante mi invade la bocca. Deglutisco.
Soddisfatto, mi mette in bocca altri due… non posso non pensare a quali malattie potrei prendere, ho le lacrime agli occhi ma faccio il mio dovere. Mentre li sto mangiando ecco che arriva l’altro.
“ahahahah lo sapevo, quando veniamo qui fai sempre ‘sta scena dei goldoni usati!”
“Si cazzo, ma questa non vomita! questa è una troia con i controcazzi”
Ingoio, mi toglie il preservativo rotto dalla bocca e mi lasciano. Sulle mie cosce ci sono i resti dei preservativi, la bava e i conati che non sono riuscita a trattenere. In più l’immobilità sta diventando insopportabile, cerco di muovere le gambe, ma i legami e lo spazio stretto mi limitano tantissimo.
Alzo lo sguardo e vedo arrivare la ragazza con la webcam in mano, Dietro di lei due uomini che trascinano Paola lungo il sentiero sterrato prendendola per la caviglie e alzandola in modo che solo seno e spalle toccano terra.
La mettono in piedi davanti al furgone, si regge, ma si vede che è provata. Come prima un forte pugno nello stomaco la fa piegare in due, la afferrano la buttano sopra di me nella gabbia. La sua testa sbatte sulla mia e poi finisce contro la sbarra, lei si sistema come può con la testa appoggiata alla mia spalla. Si riparte, come prima ad ogni sobbalzo veniamo sbattute contro la gabbia. in uno scossone Paola ha un sussulto che la sposta e si ritrova a cavallo della mia coscia destra.
La sento singhiozzare e provo a farle coraggio. “Si faccia forza, loro la vogliono così, ma non ceda”
Con voce roca, rovinata evidentemente dalle urla, risponde.
“Ma che cazzo ne sai tu…eri là quando quei 5 mi hanno inculata? eri là quando mi hanno cucito la bocca perchè urlavo troppo? Taci! cazzo taci!”
L’auto si ferma, colpo di clacson, cancello che si apre. Seconda fermata penso…
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