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Lui & Lei

Adoro il cazzo


di Drew75
26.02.2025    |    122    |    2 9.2
"Ridacchio tra me e me ripensando alla boria con cui il bel tomo si è presentato e mi ha fatto le sue avances, limitate e di scarsa enfasi..."
Il cazzo. Per molte persone è solo un organo atto alle funzioni corporali, uno strumento di piacere – troppo spesso soltanto preso –, un mezzo più o meno inconscio per dimostrare il proprio potere, un attrezzo brandito per misurare la propria mascolinità.
Per me, invece, è un oggetto di culto. Dovrei fondare la Sacra Congrega del Cazzo, ritrovarmi con adepti e confratelli legati da questa venerazione per celebrare orgiastici riti di adorazione del Fallo.
Quando mi trovo tra le mani, a pochi centimetri dal naso una bella cappella vermiglia, un’asta venosa, dei bei coglioni tesi, non posso trattenermi dal gettarmici sopra con tutta la voluttà di cui sono capace e pensare solo a quel frutto caldo e salato che quell’idolo di carne e sangue colmo di desiderio pulsante potrà regalarmi a coronazione del mio impeccabile lavoro.
E ne ho visti di cazzi, io. Baldanzosi, belli dritti, pieni; qualcuno poco curato e qualcuno che è stato scartato appena scartato dalla confezione. Come per i cani, ci sono cazzi che assomigliano al loro padrone, appena li guardi in faccia capisci quel che possono nascondere lassotto, ma non sempre bisogna farsi ingannare dalle apparenze. Ho incontrato tipi segaligni a cui non avresti dato due lire sfoderare temibili nerchie, mentre, come questo che ho tra le labbra ora, corpi immensi che sbadierano piccoli piselli, quasi tutti cappella. E sembra che non gl’importi nulla di ciò, anzi, che si vantino delle loro dimensioni senza davvero rendersi conto di ciò che hanno tra le gambe.
Però, piccolo o grosso che sia, a me il cazzo piace, piace da impazzire. Appena noto qualcuno che ha intenzione di abbordarmi, non mi tiro indietro e sfoggio le mie grazie per appartarmi con lui.
Succhiando questo coso in miniatura, mi vengono in mente quelle statuine preistoriche che spesso si vedono sui libri di scuola, tozze e quasi soltanto abbozzate nella roccia in cui sono state scolpite. Un sorriso, non di certo di soddisfazione, si dipinge sulle mie labbra incollate a quel nerbo. Ridacchio tra me e me ripensando alla boria con cui il bel tomo si è presentato e mi ha fatto le sue avances, limitate e di scarsa enfasi. Ma l’idea di quello che avrei trovato nelle sue mutande non mi ha fatto tirare indietro. Ho accettato e ci siamo appartati poco distante. Non l’ho nemmeno baciato, non mi andava che si facesse delle seghe mentali, sarebbero bastate quelle che gli avrei fatto io, reali. La mano diretta sulla patta che slaccia i bottoni e la cintura, le mutande che scivolano alle caviglie. Ha la pancia pelosa, ma non mi infastidisce. L’avrei preferito glabro, ma non si può essere troppo sofisticati quando si parla di cazzo. Cazzo subito!
Sento una sua mano appoggiarmisi sulla testa, e poi spingere verso di lui. Ecco, questa è una cosa che m’infastidisce molto. Se vuoi accarezzarmi i capelli, mi va bene, se vuoi tenermi la bocca incollata al tuo bacino, siamo su due onde veramente distanti.
Mi scollo dal suo piccolo pene e scrollo il capo. – La prossima volta che mi spingi la testa con la mano, mordo. – e gli mostro un sorriso degno del lupo artico affamato. Sembra capire perché mantiene il braccio adeso al suo fianco mentre io torno al mio piccolo idolo di carne.
So che quella dimensione non riuscirebbe mai a soddisfare il mio bacino; quindi, decido che lo accontenterò solo di bocca e di mano.
Aumento il ritmo delle labbra e gli stringo i testicoli per poi accarezzargli quella parte che va dal buco del culo alle palle. Non mi spingo più oltre perché non mi sembra il tipo da apprezzare un lavoro anale, ebbro com’è della sua virilità. Sento che da sopra i gemiti crescono d’intensità e di andatura; non sa dove mettere le mani, è terrorizzato dalla mia minaccia; continua a gemere e a muovere le braccia nel vuoto. È cotto a puntino. Strizzo le palle un pochino più forte e allontano la bocca nel preciso istante in cui lui inizia a sborrare. Sento i fiotti caldi del suo sperma colpirmi il viso e cadermi sul petto, il suo cazzetto tremare e sussultare mentre eiacula copiosamente emettendo gridolini strozzati.
Appena terminato il culmine dell’orgasmo, l’uomo ritira il suo sesso dalle mie mani, soddisfatto si pulisce con una mano e se lo infila nei calzoni. Poi volta le spalle e sparisce nel buio.
Io resto lì, ancora in ginocchio e sento un fremito dentro di me. Ripenso a quel piccolo membro che ho appena succhiato, alle gocce del suo sperma che ancora colano sul mio viso e tra i miei seni, ne vorrei uno ben più grosso tra le mie gambe, mentre mi passo la lingua sulle labbra allungo una mano verso la minigonna che indosso e mi masturbo freneticamente fino a godere di me stessa e della mia adorazione del cazzo.
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