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La Fragranza del Reato - 3


di Drew75
16.04.2025    |    3    |    0 6.0
"Ero contento di questa situazione, ne ero felice senza sapere bene il perché..."
Organizzammo diversi altri incontri in cui io guardavo e mi masturbavo mentre mia moglie e il suo compagno davano sfogo alle loro perversioni. L’uomo dall’enorme fallo era il suo, ma anche il mio, preferito. Gli altri che incontrammo non si avvicinavano nemmeno lontanamente alla dimensione del primo e, per questo, anche io mi sentii più sollevato. Non ero così microdotato come m’ero immaginato in confronto allo stallone. Non chiesi mai a mia moglie se continuasse a vedere altri uomini al di fuori delle sessioni concordate. Immaginai che fosse la sua routine ma io non volli mai sapere, soprattutto non feci mai più un’improvvisata come quella del primo giorno.

Quasi tutte le sessioni furono estremamente eccitanti. Ognuno dei partecipanti aveva il suo modo di scopare, c’era chi amava i preliminari, chi invece andava subito al sodo, chi si presentava come macho-macho-man e poi si rivelava un quaquaraqua e quelli a cui non avresti dato un nichelino ma si dimostravano amanti di prima categoria. Tutti, immancabilmente finivano con lo sborrare sul corpo accaldato di mia moglie, che a volte la voleva sulla schiena, altre volte sul petto, sulla pancia oppure se ne abbeverava. Di solito, come ben si conviene nei porno, era l’uomo a darsi le ultime scrollate prima di schizzare su di lei, alcune volte invece mia moglie si prodigava di buona mano e di lingua fino a far esplodere l’orgasmo del proprio compagno. Provai a chiederle se lo facesse per me, per variare un po’ il film delle performance o se fosse una richiesta dell’amante. Per tutta risposta ricevetti un’alzata di spalle: “A seconda del momento, come mi va.” e nel letto si voltò per dormire.

Ero contento di questa situazione, ne ero felice senza sapere bene il perché. Ero sereno nella mia condizione di cornuto perché potevo godermi lo spettacolo di una prestazione sessuale a pochi metri da me, con tutti i rumori, i movimenti e le sensazioni che ne conseguono; ne godevo perché potevo godere senza dovermi impegnare, senza quell’ansia da prestazione che sempre mi ha accompagnato, non solo nell’attività sessuale. Ero lieto di vedere mia moglie soddisfatta in quella parte di sé che a me non aveva mai mostrato, forse perché non ero mai stato in grado di farmela mostrare, forse perché, come ogni uomo pensa che ci siano donne da fornelli e donne da letto, anche ogni donna crede che i propri mariti meritino solo una piccola parte della loro libidine mentre con gli amanti si sentono libere di sfogare ogni fantasia.

Proprio per il carattere insoddisfatto dell’essere umano, anche la situazione più eccitante si diluisce nell’abitudine, così man mano che gli incontri proseguivano, la mia eccitazione andava affievolendosi; non c’era più quella scintilla di stupore che aveva fatto scatenare in me il desiderio di guardare mia moglie farsi chiavare da altri uomini, non trovavo più così piccante quegli amplessi che divenivano di giorno in giorno più monotoni e meccanici. Inoltre non scoprivo più nello sguardo di mia moglie quella lussuria e quel godimento che avevo notato le prime volte. Stava diventando una sorta di lavoro che cercava di appagare l’una all’altro, rendendo però tutto sciapo e senza verve. Per me non c’era più il gusto dell’inaspettato mentre per lei era evaporato il gusto del proibito.

Espressi questi dubbi alla mia consorte e compagna d’avventura, lei di primo acchito negò, si disse ancora soddisfatta di quella situazione, contenta di poter accoppiarsi con i suoi amanti senza doverlo fare di nascosto, felice di poter godere mentre anche io godevo della sua libidine; nei giorni successivi, però, anch’ella ammise che le occasioni non erano più così stimolanti come all’inizio. Mi chiese di prenderci una pausa per poter comprendere meglio ciò che erano davvero i nostri desideri. Immaginai che seguitasse a farsi sbattere dai suoi amichetti fidati, ma non diedi importanza a questi pensieri.



Tornai a casa distrutto, era stata una giornata faticosa sia dal punto di vista fisico che mentale. Mi avevano consumato, stressato, prosciugato, e non nel modo che avrei desiderato. L’unica cosa che chiedevo era una doccia, il divano e una birra gelata; il vuoto cosmico attorno a me. Invece già mi immaginavo il vociare dei miei famigliari che avanzavano richieste, ponevano domande, chiedevano delucidazioni, come se fossi l’unico al mondo a poter porre rimedio ai guai di chicchessia. Immerso in questi pensieri sbattei la porta dell’auto imprecando contro me stesso e contro tutta quella vita moderna che impone sacrifici per risultati che, a volte, sono miseri.

Inspirai profondamente prima di abbassare la maniglia della porta d’ingresso, pronto a sopportare la scarica di parole che, di sicuro, mi avrebbe travolto.

Invece niente.

Il silenzio.

Un silenzio strano, profondo, carico di molte incognite; non era uno di quei silenzi vuoti che mettono paura, era un silenzio vivo. Un silenzio rotto, facendo attenzione, da una musica suadente che proveniva zona notte.

“Ciao cara.” dissi per cercare una via di fuga da quella sensazione sconosciuta. Non ottenni alcuna risposta. Percepivo una vibrazione particolare, quella sensazione che fa rizzare i peli e richiede attenzione; eppure non c’era paura, solo il desiderio di stupore.

Seguii la traccia musicale fino a giungere davanti alla porta della camera da letto. Era socchiusa, ne fuoriusciva il profumo che usavamo durante gli incontri e vibrava la calda musica che accompagnava le performance erotiche di mia moglie e dei suoi amanti. Immaginai che fosse impegnata in uno dei suoi giochi. Ci rimasi male perché non mi aveva avvertito. Poi mi resi conto che avrebbero dovuto esserci anche i nostri figli, quella non era l’ora per le sue scappatelle.

Titubante spinsi il battente e varcai la soglia. La stanza vuota era avvolta dalla sensualità che sapevamo costruire per i nostri happening. Mi domandai cosa stesse succedendo quando, improvvisamente, dalla porta del bagno en suite, sbucò mia moglie seguita da un’altra donna sconosciuta. Entrambe erano in négligé i cui ricami lasciavano trasparire i loro fianchi abbondanti e i loro seni prosperosi; mi attorniarono e iniziarono a baciarmi, facendo poi scorrere le mani su tutto il mio corpo. Con parole di benvenuto e ben tornato a casa cominciarono a spogliarmi spingendomi verso la stanza da bagno; su ogni ripiano ardevano candele profumate che rendevano soffuso l’intero ambiente. Senza permettermi di fare domande mi accompagnarono, nudo, verso la vasca che sobbolliva di schiuma invitante.

Tra parole di merito per essere il miglior marito del mondo, sussurri erotici che mi promettevano strepitosi servigi e piaceri innominabili, venni immerso nell’acqua calda. Mani voluttuose mi passavano spugne profumate su tutto il corpo, abili cercavano di stimolare le mie zone erogene; il mio pene reagiva a tutte queste lusinghe pulsando nell’acqua e mostrando la sua cappella gonfia tra le bolle di schiuma. Le due si prodigavano in carezze e massaggi proprio nel mio punto più sensibile.

Non volevano concludere così, quelle due avevano in serbo per me, marito cornuto ma felice di esserlo, un servizio di tutto riguardo; mi estrassero quasi di peso dalla vasca e mi cosparsero di olio profumato. Mi sentivo come uno di quegli eroi dell’antichità osannato e accudito dalle ancelle di palazzo.

Su letto si gettarono su di me, avide e voluttuose come due lupe affamate. Le bocche si alternavano attorno alla mia cappella mentre un turbine di mani correva sul mio corpo. La sconosciuta arrivò persino a massaggiarmi il petto con i piedi e a infilarmi l’alluce in bocca. Io succhiavo mentre mi godevo il lavoro sullo scroto eseguito da mia moglie. Avevo sempre amato i piedi femminili e, quando mia moglie mi si concedeva ancora, mi piaceva baciarglieli mentre la scopavo. Con la sconosciuta fu diverso, era lei a divertirsi sul mio corpo con i piedi, me li passava un po’ ovunque e me li porgeva perché li leccassi, sia sul collo che sotto la pianta. Avrei voluto che mi masturbasse, con quei piedi attraenti. Quindi si scambiarono. Mi moglie mi offrì il suo sesso depilato alla bocca e potei così tornare ad assaporare la sua fragranza sapida che da lungo tempo mi mancava. Lappavo con desiderio e mia moglie accompagnava il mio movimento con il bacino; la stringevo a me affondando le dita nella morbida carne delle sue natiche. Improvvisamente sentii le mani della sconosciuta afferrarmi le caviglie e sollevarle appoggiando le mie gambe sulle sue spalle. Compresi il suo gioco quando sentii la sua lingua leccare intorno al mio ano. Era una pratica che non avevo mai subìto e una scarica di eccitazione dilagò in me. Temetti di venire senza nemmeno toccarmi.

“Ti piace, maialone?” mi disse mia moglie. “Ti piace il mio regalo?”

Cercai di rispondere tra i dolci succhi della sua vulva e tra la goduria che mi avvolgeva completamente. Non potevo essere più felice di così. O forse sì, perché la sconosciuta abbandonò il mio culo per farsi impalare dal mio sesso teso da un tempo infinito. Mia moglie si girò su se stessa e, sempre mantenendo la figa incollata alla mia bocca, iniziò a baciare voluttuosamente la nostra compagna. C’erano troppe sensazioni perché riuscissi a seguire un filo logico tra le tante, mi abbandonai al piacere che le due donne mi offrivano e si gustavano tra loro e con me. Mentre scopavo la sconosciuta e leccavo la figa di mia moglie mi domandavo come mai quest’ultima avesse deciso di farmi un tale regalo. Possibile che fosse solo per la mia accondiscendenza ai suoi giochi erotici con tutti i suoi amanti? Era forse un passaggio di livello nella sua depravazione? Non sapevo spiegarmelo, decisi che glielo avrei chiesto in seguito; in quel momento mi sarei goduto tutto quello che le due donne avevano da darmi.

L’abbandono fu completo e l’orgasmo salì impellente, avvisai la mia amazzone del bisogno che avevo di sborrare, lei si tolse nell’istante esatto in cui il primo fiotto di sperma erompeva dalla mia cappella. Inondò la vulva depilata della mia cavaliera ricadendo poi sul mio ventre. Mia moglie mi segui nel piacere e si scaricò sul mio viso lasciandomi a boccheggiare in quel momento libidinoso.

Cercando di riavermi da quell’amplesso chiesi di poter andare in bagno per pulirmi. Le due dame mi negarono la possibilità; mia moglie si tuffò su quel che restava del mio orgasmo e la sconosciuta mi offrì il suo sesso condito dal mio sperma. Mi trovai a gustare i succhi di mia moglie appena venuta mischiati a quelli dell’altra donna deliziosamente salati dal mio seme. Era per me la prima volta che lo assaggiavo, in quella situazione in cui l’eccitazione non sembrava voler scemare, lo trovai gustosamente vizioso. Anche io mi trovavo ad accettare qualsiasi sorta di lussuriosa abiezione.

Le due donne, non paghe di ciò che avevamo appena vissuto mi fecero accomodare sulla sedia che sempre usavo durante le copule di mia moglie e si lanciarono in un lesbo-show da urlo. I due corpi femminili si fondevano e si separavano per tornare poi a formare un’unica entità libertina. Dai cassetti estrassero numerosi giocattoli con cui si diedero vicendevolmente piacere scambiandosi ripetutamente il ruolo di dominata e dominatrice. Io guardavo estasiato quel gioco saffico che andava ben oltre la semplice sessualità, tra le due donne sembrava esserci la più completa complicità, forse dovuta alla piena conoscenza del corpo e della mente femminile. Era qualcosa che il maschio non avrebbe mai potuto co prendere, convinto come è che il piacere derivi solo dal mero possesso e dalla potenza espressa, e non solo negli amplessi.

Sebbene provato dal coito precedente e da quell’orgasmo così imperioso e spossante, mi ritrovai di nuovo con il cazzo dritto e desideroso di essere di nuovo al centro dell’attenzione. Un’attenzione che, all’inizio, era solo la mia. Mentre le due donne giocavano insieme, io presi ad accarezzarmi la verga nuovamente dura. Mi massaggiavo le palle e lubrificavo la cappella. Non esageravo nei movimenti perché volevo far durare quel piacere all’infinito. La prima ad accorgersi della mia nuova erezione fu la sconosciuta che rivolgendosi a mia moglie le disse che non le aveva parlato di un bel cazzo così prestante. Abbandonò il letto per gettarsi a quattro zampe sul mio sesso sovreccitato. Sentii la sua bocca chiudersi attorno al mio glande e farlo divampare di calore sessuale, poi scendere e risalire avvolgendo ogni millimetro di ciò che ero diventato io in quell’istante: un grosso uccello duro.

Mia moglie non fu da meno e mi abbracciò del suo seno prorompente, appoggiandolo al mio petto e offrendomelo da succhiare. Mi smarrii in quella voluttà estrema. Dimentico di ogni cosa mi lasciai condurre in quel gioco a tre che mai avrei immaginato possibile. Come tutti gli uomini l’avevo sempre sognato ma fino a quel giorno era rimasto solo un desiderio inespresso e irrealizzato.

“Non vorrai farti mancare una passata da questo bell’attrezzo?!?!” disse la sconosciuta a mia moglie “A me m’ha fatto impazzire.” Cercai di ringraziare ma avevo la bocca piena della lingua di mia moglie o di un suo capezzolo, mi sentii tirare verso il letto e trovai mia moglie a gambe spalancate che attendeva solo me e il mio fallo. La sconosciuta condusse la cappella al centro dell’obbiettivo e io, senza fatica alcuna per l’eccitazione che pervadeva anche i muri della stanza, scivolai dentro di lei. Forse fu la situazione, forse non pensava a me ma solo al fatto di essere chiavata, le vidi sul viso l’espressione distorta del piacere assoluto che avevo notato durante le sessioni con i suoi amanti. Si teneva le gambe strette al petto e io la penetravo fin dove giungevo, avrei voluto tuffarmici anch’io dentro quella vagina aperta e deliziosa. La sconosciuta, intanto, mi baciava, mi leccava, mi accarezzava e mi spronava con parole volgari che accendevano ancora di più la mia mente e i miei sensi e, immaginavo, anche quelli di mia moglie.

Sentii una mano della donna stringermi una natica. La guardai con gli occhi sgranati dal godimento. Ero molto sensibile sulle terga. Lei lo capì al volo e si dette da fare con grande maestria, coccolandone una per seguire con l’altra, scese sotto l’attaccatura delle cosce e tornò a salire infilando un dito nella fessura per raggiungere il mio bocciolo nascosto.

“Non lo fare.” Le dissi “Altrimenti vengo in un batter d’occhio.” Lei si aprì in un sorriso mefistofelico: aveva trovato il mio punto debole. Uno dei tanti. Tolse la mano e io sperai che mi lasciasse proseguire con il mio ritmo e con i miei tempi, invece si portò un dito alle labbra e lo succhiò lascivamente inumidendolo per bene, quindi lo appoggiò alle mie di labbra e mi disse di succhiarlo come fosse un piccolo cazzetto duro. Obbedii perché la mia volontà era ormai preda dell’orgia di sensazioni che stavo vivendo. Ci scambiammo il suo dito diverse volte, cosa che mi aiutò a proseguire nella cavalcata di mia moglie, poi la donna torno tra le mie chiappe e quel dito che avevo appena succhiato finì direttamente nel mio buco di culo. Sentii una scarica di adrenalina avvolgermi completamente. Fissai gli occhi aperti in quelli della donna che rideva di gusto.

“Sto per venire.” Annunciai.

“Sfilati!” Mi ordinò.

Scivolai fuori dalla figa di mia moglie e l’altra afferrò il mio pene. Con un dito nel culo e una mano sul cazzo eruttai tutto il mio piacere le sul corpo di mia moglie. Sborrai come non avevo mai fatto, le raggiunsi i seni e le coprii il ventre. Per poco non crollai a terra, esausto di quel coito. Mi lasciai scivolare al fianco di mia moglie che, lentamente, riprendeva a respirare normalmente. Allungai una mano e le spalmai il mio sperma sulle tette.
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