tradimenti
La Fragranza del Reato - 5

16.04.2025 |
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"“Non puoi capire quanto siano stati intensi questi due giorni..."
A casa crollai sul divano di fianco a mia moglie. “Non puoi capire quanto siano stati intensi questi due giorni.” le dissi “Un lavoro come questo non l’avevo mai avuto. Sono distrutto.” effettivamente non le stavo mentendo. Non avevo mai faticato così tanto come in quei giorni insieme alla nostra compagna di letto. “Anche qui non ci siamo tirati indietro.” immaginai che nemmeno lei mi stesse dicendo una bugia. Nella mia testa potevo vederla farsi cavalcare da un paio di stalloni, magari neri o mediorientali, che la facevano godere come una vera libertina. “I nostri figli hanno più impegni che i reali d’Inghilterra. Mentre ritiri uno, devi portare l’altra e poi infilare qualche altro impegno.” Pensai che le uniche cose che si fosse infilate fossero state nella sua vulva vogliosa, ma tralasciai questa idea.
Guardai mia moglie, seduta con una insulsa rivista in mano, indossava una tuta sformata e delle ciabatte che avevano visto tempi molto migliori. Mi chiesi perché, nella quotidianità, non si curasse come faceva per gli incontri con gli sconosciuti. Aveva sempre completini nuovi, si truccava, usava delle fragranze ricercate; nelle monotone ore abituali, invece, era sciatta, si trascinava da una stanza all’altra sfregando la suola consunta delle ciabatte sul pavimento; la sua giovanile passione per la cucina era andata scemando in un continuo di pasta ai sughi preconfezionati e risotti sciapi, buste di affettato e formaggi che avevano lasciato il loro sapore al caseificio. Un moto di tristezza mi attanagliò la gola.
Mi slacciai i pantaloni e calai le mutande. Inizia a menarmi l’uccello molle proprio lì, davanti alla donna che avevo sposato; lei impiegò qualche secondo di troppo per accorgersi del mio gesto. “Ma cosa stai facendo?” sussultò.
“Mi faccio una sega.” risposi laconico.
“Ma qui?”
“Perché no?”
Continuai a masturbarmi fino a che il cazzo non mi si risvegliò, almeno per metà. Il ricordo delle ore passate con la sconosciuta nella mansarda in riva al mare mi aiutarono a ritrovare un po’ di eccitazione. Mi insalivai la cappella e proseguii con gli occhi di mia moglie che passavano sempre più insistentemente dalle pagine patinate al mio bacino.
“E se entra qualcuno?”
“Chi dovrebbe arrivare?” risi al mio pensiero fulmineo “Al massimo sono io a venire.”
Ci mise un po’ a capire ma poi la mia becera battuta le arrivò. “Sei un coglione.” ma avevo colto nel segno. Percepii che anche lei si stava eccitando, la vidi aprirsi un po’ quella felpa che aveva perso il colore, il giornale appoggiato sulle ginocchia e la mano che andava a sfiorare il bordo superiore dei pantaloni, indecisa se affrontare quel gioco perverso oppure ritrarsi nella sua tana di indifferenza.
Io, intanto, avevo trovato la mia baldanza sessuale e mi segavo con passione un uccello che si era fatto duro. Mi tolsi anche camicia e maglia per restare a petto nudo. Decisi di affondare il coltello: “Se ti va, lasciati andare. Non ti devi frenare. Siamo sposati. Siamo complici. Amiamo le stesse cose.” Mia moglie titubò; capivo che non era più attratta da me completamente avvolta com’era dal suo desiderio di cazzi sempre giovani e sempre nuovi, però leggevo nei suoi occhi quella luce di bramosia che le si accendeva ogni qualvolta vedeva un pene turgido Forse avrei potuto alzarmi e condurla nell’amplesso aiutandola a spogliarsi ma preferii giocare con l’indifferenza e lasciare che fosse lei sola a decidere cosa fare. Decise di seguirmi. Si abbassò i pantaloni della tuta sfatta e mise in mostra le sue grazie. Mentre si accarezzava la figa vidi che era già bagnata. L’istinto fu di raggiungerla e penetrarla senza indugi ma la ragione, una strana ragione che mi manteneva lucido anche in quel momento libidinoso, mi fece rimanere al mio posto.
“Mi piace guardarti mentre ti tocchi.” le dissi evidenziando il turgore della mia cappella tirando la pelle fino alle palle. Appoggiò la punta della lingua tra le labbra mentre una goccia di saliva la cadeva sui seni che aveva liberato dalla veste da camera.
“Fin dove vuoi arrivare?” mi chiese.
“Fino alla fine del mondo.” le risposi lasciando a mia volta cadere della bava sulla punta del mio cazzo. Lo sentii pronto ad esplodere. “Vieni con me?” Lei s’era infilata tre dita in figa e combinava il movimento della mano con quello del bacino mentre al petto si stringeva un capezzolo. Non avevo mai notato quanto fossero ampie le sue areole scure.
“Sìììì....” gemette sul punto della scarica. “Vieni per me, con me.”
L’orgasmo ormai colmava l’aria fra noi, lo sentii partire dalla parte più interna di me, scuotermi coglioni e correre lungo l’asta per erompere irruento dal glande fino a colpirmi il ventre con la sua calda viscosità. Mia moglie s’irrigidì nello stesso istante e gridò il suo piacere per poi crollare esausta sulla seduta.
Nonostante le menzogne, i tradimenti, gl’incontri libertini e il nostro viaggio perverso, riuscivamo ad essere ancora complici nella semplicità della nostra unione.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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