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La Fragranza del Reato - 2


di Drew75
16.04.2025    |    3    |    0 6.0
"Io ne vedevo le natiche sollevate e, tra le cosce, i testicoli e la lunga asta..."
Nelle settimane successive scoprii che la mia dolce metà aveva una sorta di seconda vita nella quale, dopo aver portato i figli a scuola e ai vari impegni, si abbandonava a scorpacciate di libidinosa lussuria. Aveva qualche amico fisso ma si dilettava anche con poveri sprovveduti conosciuti per caso nel parcheggio del supermercato o tra le bancarelle ambulanti. Solo raramente mi sentii sopraffatto dalla sensazione di tradimento, ciò che provavo aveva più a che fare con la delusione. Mi chiedevo, e l’avevo chiesto anche a lei, perché non mi avesse detto nulla di questa sua passione libertina. Rispose di temere che non avrei capito, che l’avrei abbandonata e ripudiata - magari l’avrei anche fatta lapidare come si usava nei bei tempi addietro, ma non diciamo fesserie!, - che tutto era cominciato così per caso, con uno dei suoi amichetti fissi che aveva calcato un po’ la mano mentre bevevano il caffè di metà mattina al bar della piazza, un’avance, uno scambio di messaggi, io che ero lontano per lavoro, non c’era stata una vera e propria intenzione, era semplicemente capitato. E poi le era piaciuto.

Non le chiesi da quanto andasse avanti questa situazione. Non lo volevo sapere. Volevo solo che entrassi a far parte dei giochi. Quella visione di lei fottuta dall’arabo m’aveva aperto gli occhi e incendiato la mente. Avrei voluto riprovare quella sensazione immediatamente, un orgasmo senza mani e senza fine.



Impiegammo un po’ per organizzare, l’amico fidato di mia moglie si fidava poco. Temeva che lo invitassimo per giocargli qualche brutto tiro o per fargli fare una brutta fine. Mia moglie dovette sfoderare tutte le sue doti ammaliatrici, che con me aveva sempre tenuto nascoste, per rassicurare il suo amante che la situazione sarebbe stata completamente sicura per tutti.

Mi presi una giornata di ferie da me stesso e ci incontrammo. Il tizio, che conoscevo di vista, era qualche anno più giovane di me, piuttosto anonimo, - esteticamente mia moglie avrebbe potuto scegliere di meglio, - sperai che almeno nei pantaloni mi riservasse una bella sorpresa. Allungò una mano per presentarsi ma lo scansai: non volevo sapere nulla di lui, nulla di più di quello che aveva da offrire a mia moglie.

“Fate come se non esistessi.” dissi loro “Io resto a guardarvi, al massimo mi sego. Non abbiate timore.” cercai di rassicurarli.

L’inizio non fu dei migliori, tutti quanti, io compreso, eravamo in imbarazzo per quella situazione così nuova. Dalla mia poltrona li vidi, goffi, iniziare a flirtare sempre lanciando un’occhiata verso di me, come a voler esser sicuri che non avessi in serbo per loro qualche brutto scherzo. Io volevo solo godermi lo spettacolo.

Fu mia moglie la prima a sbloccarsi, grazie all’atmosfera che avevamo creato, luci soffuse, profumatore d’ambiente, musica sensuale, abbandonò la freddezza che aveva sofferto in quei primi momenti e si tuffò appieno in quell’avventura erotica. Il suo amante la seguì e, sotto i colpi di lingua e di mano della mia donna, il suo guerriero si svegliò dal torpore di quell’inizio sotto tono. Forse esteticamente mia moglie avrebbe potuto scegliere di meglio, ma quello che nascondeva nelle mutande era davvero notevole, quasi straordinario. Un grosso serpente venoso nasceva da due grosse palle pendule e terminava in una scura cappella vermiglia che spariva ritmicamente tra le labbra di mia moglie. Inginocchiata davanti a lui praticava un lungo e profondo pompino, succhiando e ingoiando quella enorme verga tesa. L’uomo le accarezzava la testa e la schiena, forse avrebbe voluto spingerle il capo per affondare più in profondità ma mi parve trattenersi dal farlo perché ero presente. L'intensità dell’amplesso cresceva di minuto in minuto e anche il mio uccello prese a gonfiarsi e iniziai a sfregarlo contro il tessuto degli slip.

Mia moglie si staccò dal suo scettro d’amore e si sdraiò sul letto a gambe divaricate chiedendo al suo ganzo di leccarla per restituirle un po’ del piacere che lei gli aveva dato. Non penso avesse bisogno di venire lubrificata, potevo immaginare lo scroscio di pioggia estiva che l’aveva investita mentre si lavorava quel bel mattarello. Vidi la sua vulva aperta e umida spalancarsi come un fiore carnoso in attesa della nuova stagione. L’uomo si gettò voluttuosamente sulla figa bagnata e affondò completamente la testa lappando come un cane assetato. Sentivo i rantoli di mia moglie riempire la stanza. Gli teneva la testa con entrambe le mani e conficcava le dita tra i capelli dell’uomo. Io ne vedevo le natiche sollevate e, tra le cosce, i testicoli e la lunga asta. Ero eccitato come non mai e non sapevo se per l’atto sessuale che si stava compiendo davanti a me o se per il lungo pene dell’uomo che mi ipnotizzava.

Pene che il proprietario prese a due mani e puntò diretto alla vagina spalancata di mia moglie. Per un attimo temetti che la sfasciasse da tanto era grosso e lungo. Ma non avevo fatto i conti con l'elasticità del corpo umano, e forse anche con l’abitudine a certi attrezzi che mia moglie aveva sviluppato negli anni. Il grosso membro sparì completamente in un paio di colpi lasciando mia moglie prima senza fiato e poi con le labbra aperte per esprimere tutto il suo piacere.

Vedevo i corpi contorti nell’amplesso, la carne vibrare al ritmo del coito; sentivo la tensione sessuale crescere a dismisura man mano che l’orgia proseguiva. Mi ero ripromesso di non spogliarmi, avrei voluto sborrare ancora nelle mutande e nei pantaloni, senza aiuto delle mani ma la tensione era troppa e il cazzo che tenevo chiuso negli indumenti mi stava facendo davvero male. Mi sollevai dalla sedia e il momento si frantumò nel terrore dei due che volessi prender parte al loro gioco o qualcosa di peggio; li rassicurai che volevo solo togliere i pantaloni. Tranquillizzati dai miei gesti tornarono alle loro faccende e io, finalmente libero nel mio sesso, potei godere sia della vista che delle mie mani.

Mia moglie si sfilò da sotto e, facendolo appoggiare ai cuscini, si mise a cavalcarlo guardandomi in faccia. Io ero estasiato ed eccitato, la fissavo a bocca aperta. Il bacino che saliva e scendeva, la vulva aperta che accoglieva l’uccello duro, i seni che le rimbalzavano sul petto e le mani dell’uomo che la tenevano per i fianchi accompagnandola nel movimento, a bocca spalancata che gemeva di puro piacere. Feci i complimenti allo stallone perché aveva una resistenza che io mi sognavo; smisi anche di toccarmi per evitare di venire prima della fine dello spettacolo.

Mia moglie crollò in avanti trascinando con sé l’uomo, che iniziò a scoparla a pecorina. Lei si mise le mani sulle chiappe e le divaricò, il suo compagno capì, sfilò la sua enorme verga dalla figa slabbrata di mia moglie e appoggiò la grossa cappella al piccolo buco di culo. Quando spinse per entrare mi mancò un respiro e un battito di cuore, davvero l’avrebbe sfondata; ma anche in questo caso, l’abitudine di lei a questa pratica ebbe la meglio e la nerchia venne inghiottita dalle sue viscere. Io mi sentivo di morire, non per la vergogna ma per l’eccitazione che mi stava soffocando. Avevo l’uccello talmente duro da farmi male, se solo lo avessi sfiorato avrei schizzato dappertutto. Non volevo perdermi nemmeno una frazione di quell’amplesso. Vedevo i seni di mia moglie dondolare sotto di lei mentre l’uomo la chiavava da dietro e le stringeva le natiche come a non voler farla fuggire. Lei aveva il viso trasfigurato dal piacere, la bocca spalancata, la lingua di fuori. Guardava verso di me ma non ero sicuro che mi vedesse. Nei suoi occhi traspariva un altro universo, quello infinito della libidine.

“Sto per venire.” annunciò, - finalmente, pensai io, - lo stallone. Mia moglie s’affrettò a sfilarsi da quel palo che la stava trafiggendo e s’inginocchiò di nuovo davanti al pene eretto che, dopo due colpi di mano, spruzzò tutto il suo piacere sul viso e sul seno della mia donna. L’orgasmo, come un fluido magico che attraversa spazio e tempo per arrivare in ogni angolo delle stanze in cui avviene, mi raggiunse e anch’io solo accarezzandomi dietro alla cappella, eiaculai la mia soddisfazione per quello spettacolo appena concluso. Sentii il mio stesso sperma gocciolare sulle gambe, amplificando il piacere che avevo appena vissuto.

Esausto me ne andai in bagno per lavare via quella strana sensazione che avevo provato. Sotto la doccia le immagini di ciò che era appena successo scorrevano dentro i miei occhi. Rivedevo mia moglie godere, l’uomo stantuffare, ma soprattutto rivedevo quella grossa verga dritta e dura. Era questa che m’aveva oltremodo stregato, mi domandavo quale sarebbe stata la sensazione di stringerla tra le mani. Con questo pensiero allungai un occhio verso il mio pisello, lo presi in mano e lo soppesai. Forse mia moglie aveva ragione a desiderare qualcosa di più.
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