tradimenti
La Fragranza del Reato - 1

16.04.2025 |
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"Lunghi fiotti di sborra mi sporcarono le mutande e colarono lungo la mia coscia destra fin quasi a farmi cadere in ginocchio dalla tanta intensità dell’orgasmo..."
Mi sentii ferito come se quell’enorme pene scuro stesse penetrando me. Ero rientrato per prendere una cosa che avevo dimenticato. Di solito non faccio di queste improvvisate ma nella frenesia del lavoro, a volte, ci si dimentica di certe accortezze. Abitavamo in una villetta singola, con un bel giardino attorno che mi costava tanta fatica ma era tanta la soddisfazione che il veder crescere rigogliose le piante e i fiori che piantavo mi dava; la casa era luminosa perché grandi finestre si aprivano sul nostro bel prato verde. Mia moglie non lavorava, era ancora una di quelle donne dedite alla casa e alla famiglia che non aveva mai avuto per la testa i grilli della carriera; io non le avevo mai impedito nulla ma per sua scelta aveva dedicato le sue giornate alla nostra cura. Eravamo una famiglia modello e, a detta di mia moglie, molto più sociale di me, una famiglia invidiata.
Avevo un magazzino sul retro e non c’era bisogno che entrassi in casa; avevo fretta e non avevo intenzione di farmi fermare da mia moglie, anche solo per due chiacchiere, ma avevo voglia di vedere le rose che avevo piantumato il sabato precedente, se avessero spuntato nuove foglioline, ma quello che vidi mi lasciò ben più stupito della fioritura dei ciliegi in Giappone. Dalla grande vetrata che dal soggiorno guardava sul giardino mi si presentò lo spettacolo di mia moglie che si stava facendo inculare da un ragazzo arabo. Lei, a pecorina sul divano bianco, nemmeno coperto da qualche telo, spalancava il suo buco del culo, quel buchetto segreto che odiava persino farsi sfiorare da me, al grosso attrezzo del mediorientale. Potevo vedere la tensione delle natiche dell’uomo che si contraevano ad ogni spinta per poi rilassarsi mentre lo sfilava e tornava a stantuffare.
Il primo istinto fu quello di correre verso l’interno, spalancare la porta a vetri e fare irruzione per separare quell’amplesso fedifrago, ma un qualcosa mi trattenne. Mentre li vedevo chiavare così forsennatamente tanto da poter udire anche i gemiti di mia moglie nonostante la finestra serrata, una strana eccitazione si faceva largo dentro di me e mi riempiva di un sentimento che non avrei mai pensato di poter provare. Era lussuria, ovviamente, perché la visione di un amplesso genera sempre libidine, ma un’altra sensazione dilagava in me, una qualcosa che non riuscivo bene a definire, una sorta di orgoglio nel sapere che la propria moglie, quella donna che si è scelti e da cui si è stati scelti, risulta essere un’attrattiva sessuale anche per altri uomini. Mentre il loro coito proseguiva, con l’arabo che rifilava anche due belle sculacciate alle chiappe di mia moglie, nelle mie mutande il membro prese vita fino a raggiungere una durezza che da anni ormai non provavo. Lo sentivo sfregare contro il tessuto di cotone dello slip, bussare violentemente e insistentemente alla patta dei jeans da lavoro. Pensai di abbassarmi i pantaloni e segarmi senza ritegno, ma la strada era a portata di sguardo e volevo rischiare una denuncia. Avrei potuto avvicinarmi alla casa e celarmi alla vista degli estranei, ma temevo che un mio movimento avrebbe fatto scoprire ai due amanti la mia presenza. Desideravo ardentemente che concludessero in bellezza quella loro tresca amorosa. Così, mentre l’uomo estraeva il suo lungo e grosso serpente per coprire di sperma la schiena di mia moglie che ululava di piacere, io sentii l’orgasmo prorompere dal mio uccello costretto nei calzoni. Lunghi fiotti di sborra mi sporcarono le mutande e colarono lungo la mia coscia destra fin quasi a farmi cadere in ginocchio dalla tanta intensità dell’orgasmo.
Dentro casa mia moglie crollò di faccia sul divano e l’arabo si lasciò cadere, nudo come mamma l’aveva fatto, sui cuscini bianchi del mio sofà. Da quella posizione di riposo mi vide, incorniciato dallo stipite della finestra come fossi il protagonista solitario di un film triste e muto. Mi vide e spalancò gli occhi, forse terrorizzato dalla mia possibile reazione, toccò mia moglie, che si stava riavendo dalla frenesia del coito, e poi iniziò a cercare i vestiti. Anche sul viso di mia moglie passò lo stupore e la paura di ciò che avrei potuto fare, entrambi non potevano sapere che dentro di me non c’era rabbia, non covava odio o desiderio di vendetta ma soltanto un sentimento di grande consapevolezza per quella, finalmente, presa di coscienza da parte di tutti.
Tra le lenzuola, mia moglie, con me, s’era sempre comportata in maniera piuttosto casta, un bel sesso, ma nulla di più e non aveva mai nemmeno manifestato curiosità o desideri particolari. Io l’avevo ormai considerata una mezza suora. Evidentemente la visione di quel giorno smentiva la mia impressione.
Lei mi venne incontro cercando di addurre scuse e giustificazioni. Io mi avvicinai a lei calmo per farle capire che andava tutto bene. Se preferiva uno sconosciuto a me, eravamo abbastanza grandi e vaccinati per comprendere i bisogni dell’altro. Non avrei fatto nessuna cagnara e non avrei sollevato nessun polverone. Le dissi che mi sarebbe piaciuto partecipare ai suoi giochi e che sarei stato il suo fedele scudiero. Non sarei stato io a limitare le sue fantasie e, contestualmente, lei mi avrebbe aiutato a realizzare le mie, di fantasie che da un po’ mi giravano per la mente.
Sul tappeto, che mia moglie teneva come una reliquia e a cui tutti faceva togliere le scarpe prima di salire, il grosso cazzo dell’arabo stillava le ultime gocce del suo seme nordafricano.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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