trans
Sex shop galeotto
di Robybo
09.08.2023 |
417 |
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"La sua voce è calda, già sottomessa, prona al volere del suo signore, suadente, incline ad una sudditanza che non ammette la minima obbiezione ma semmai..."
Avevo una storia di sesso con una collega di ufficio che, trascurata colpevolmente dal marito, si era rivolta alla fauna aziendale in cerca di quella soddisfazione della carne che le mancava ormai da troppo tempo. Ero stato io il fortunato e per questo ero invidiato dalla rappresentanza maschile in loco, anche perché Laura era davvero un bel tipo: occhi tigreschi, sorriso accattivante, abbigliamento sempre attento ad evidenziare le curve sinuose del corpo, gambe infinite e nervose, sedere, con clamoroso carico sporgente. Era proprio questo ad avermi attirato di lei e alla mia domanda, posta all’inizio della relazione, se non avesse limiti di alcun tipo, mi aveva confessato di essere ancora inviolata in quello stretto anfratto posteriore e di desiderare una risolutiva intrusione appena trovato l’idoneo grimaldello. Ne avevamo parlato e lei era pronta ad acconsentire al mio gesto di disponibilità se solo mi fossi procurato un lubrificante idoneo alla bisogna. Mi ero così deciso a recarmi in un sex shop vicino a casa, di quelli automatici, con la merce erogata in modalità distributore di sigarette. Quel negozio, dalla vetrina oscurata, aveva anche il pregio di essere in fondo alla via, molto discreto e con scarse possibilità di incontri indesiderati. Era uno di quei giorni umidicci se non piovosi e con le tenebre che hanno fretta di calare il sipario. La porta del sex shop sembrava l’ingresso di un mondo dei desideri dove trovare quelle delizie che possono confortare e soddisfare i bisogni primitivi più impellenti. Sono con un piede già dentro il locale e mi avvolge immediatamente un profumo di gelsomino penetrante e, prima che realizzi se si tratti di un aroma a corredo dell’ambiente, i miei occhi si fissano barrati su un corpo femminile dalle forme irresistibilmente provocanti. Solo il viso, nonostante sia sapientemente truccato mostra lineamenti in origine maschili, quanto mai addolciti e aggraziati. E’ lei che mi augura la buonasera come se fosse un caldo benvenuto da parte di chi non vedeva l‘ora di un arrivo speciale, sconosciuto ma stuzzicante. Contraccambio il saluto con la voce bassa di chi è stato colto impreparato ad una visione così attraente e fantastica già di riprendere la scena in mano per proseguire quell’istante idilliaco il più a lungo possibile. Mi faccio coraggio con facilità perché la voglia di approfondire la conoscenza trasmette impulsi inequivocabili alla zona pelvica. “Cerco un lubrificante, lei ha qualche indicazione trattandosi del mio primo acquisto”? La risposta è immediata e circostanziata: “E’ per uso personale? Perché esistono prodotti più indicati ad utilizzo anale rispetto ad altri vaginali. Io, ad esempio, per un uso anale compro quel prodotto che vede in alto nel box, è lenitivo al massimo e predispone in modo ottimale il ricevimento di qualunque misura si tratti”. Comprendo che è venuto il momento di tirare i dadi sperando nella puntata vincente. “Anale, mi serve anale e non per me ma vede, mi scusi se sono un po' imbarazzato, è una modalità in cui voglio cimentarmi ma che non ho ancora praticato”. Lei non è per nulla a disagio, coglie la mia sempre più affannosa disponibilità e realizza i cento punti che garantiscono una facile vittoria: “se ha tempo, mi può accompagnare a casa, mi farebbe piacere istruirla sul modo più gradevole e soddisfacente di usare il gel.” Abita anche lei nelle vicinanze e il tempo che ci separa da quella promessa e bramata lezione ci serve per i convenevoli che riconducono ai nomi di Lisa e Roby. L’appartamento è piccolo, ma intimo, curato nei particolari e intriso del sempre presente profumo di gelsomino. Mi siedo su un divano che più che comodo sembra appropriato per modulare un corpo che voglia offrirsi alle delizie libidinose di un amante focoso e affamato. Mi chiede se voglio bere qualcosa e intanto inizia ad alleggerire il proprio abbigliamento. Sotto al cappotto ha una microgonna che copre appena la zona inguinale, mostrando la guepière da cui partono le calze fuliggine e finiscono dentro a due decolletè nere con tacco ovviamente esagerato. Sopra alla gonna, la sensazione di provocante desiderio che emana non è da meno: un bustier a balconcino con due meloncini da cogliere nella loro piena maturità. Siamo ovviamente passati al tu e, dopo un veloce sorso di frutto tropicale, mi predispongo a ricevere l’insegnamento più gradito che mi sia mai capitato, spogliandomi di ogni indumento. Quando lei si toglie lo slip, ultimo baluardo della sua nudità, noto la gabbietta che porta davanti con disinvoltura e, di fronte ad un mio pur minimo moto di sorpresa, mi sussurra amabilmente: “sai lo tengo ingabbiato, senza nessuna possibilità che mostri una propria accondiscendenza a partecipare, in modo tale che ogni mio rivolo di piacere confluisca nell’unico punto che desidero soddisfare”. Aggiunge poi: “quando mi metto a pecorina su questo divano che pare costruito per amanti viziosi, gradisco che il maschio non abbia esitazioni, posso lamentarmi certo ma è lui che comanda e quanto più lo sento determinato, tanto più il dolore che provo si scioglierà in un mare di libidine e orgasmi mentali. Ti dirò cosa fare solo all’inizio, poi tu sarai il padrone di una schiava che soggiace al tuo piacere e solo questo dovrà importarti.” Comincio a capire che l’orgasmo che proverò con lei sarà sublime, mi metto subito nei panni del cacciatore che vuole catturare la sua preda perché diventi l’animale da addomesticare tutti i giorni per un godimento senza eguali. Mentre è seduta e io in piedi, me lo prende in bocca e sento la sua lingua calda e sapiente che rotola attorno al membro che diventa sempre più duro e temo possa scoppiare. Sono momenti in cui la saliva della sua bocca che impasta un cazzo sempre più voglioso e palpitante si coniuga perfettamente con i suoi occhi vogliosi che mi fissano e mi incitano ad abbandonare qualunque freno si frapponga alla follia di sensi fuori controllo. Dopo qualche minuto si stacca e ringrazio il cielo di avere resistito ad un orgasmo che reclamava ogni secondo di più la propria esplosione. Si gira, pone le ginocchia su cuscini che non affondano e mi mostra un culo che è pura opera d’arte, disegnato con tratto impeccabile, opera di un artista che vuole superare un modello di bellezza ideale e non raggiungibile. La sua voce è calda, già sottomessa, prona al volere del suo signore, suadente, incline ad una sudditanza che non ammette la minima obbiezione ma semmai vuole mostrare una umiltà di consenso totale e incondizionata: “metti il gel sull’orifizio, poi con il dito spalmalo in quei due centimetri come se dovessi proteggere con l’abbronzante la pelle della tua regina. Poi cospargi interamente la tua mano e passala lungo tutta la superficie dell’asta, perché dovrà entrare tutto, fino alle palle”. Lei si rigira le mani sul culo e afferrando le natiche le tira lateralmente mostrando in tutto il suo fulgore quel bocciolo di rosa che si apre in mezzo al solco del culo. Ha ragione lei, ora sono un toro inferocito che nulla può fermare, ogni altro pensiero passa in retrovia, davanti a me c’è il panorama che mozza il fiato, il tunnel che sbuca nel paradiso. Appoggio la punta sul buchetto e poiché spingo con veemenza lei si lamenta; ritorno in me il tempo necessario a comprendere che la lentezza mi farà gustare ancora più intensamente l’ingresso. Comincio allora a sentire la cappella che allarga con dolcezza quel tondino di carne che sembra volere resistere ancora alla brutalità di un assalto che dovrà essere completato in ogni sua sfumatura. Ora i suoi gemiti sono musica da sogno, segnali inequivocabili di una sintonia piena e consapevole tra vittima e carnefice. Il pene travalica la porta che ha ormai ceduto ed entra in tutta la sua lunghezza e lei sa come rendere quel movimento ancora più irresistibile ondeggiando il proprio bacino verso il mio inguine. I miei colpi diventano sempre più arrembanti e il bisogno di esplodere si fa prorompente. Sento che lei è spossata, la sento soddisfatta da quella brutale dolcezza che ho praticato come lei mi aveva insegnato e allora con un fiotto caldo la riempio e poi ancora due, tre, quattro, fino a che anche la mente stacca la tensione, l’esplosività, lo scollegamento di ogni realtà e torno in me. Già ma ora che succederà? Proverò la stessa emozione con l’altra? Ma ci sarà questa prova?
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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