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La ragazza con l'orecchino di perla - Capitolo 13


di Bellastronza69
25.03.2022    |    2.897    |    2 9.0
"Sophia si spogliò e ne scelse uno intero, estremamente sgambato e che non copriva nulla sul seno, io optai per un bikini con mutande alla brasiliana..."
La mattina dopo mi svegliai con la bocca impastata e appiccicosa. Avevo accanto a me Mallory, che ancora dormiva profondamente e, alla sua sinistra Henrietta, che dormiva con un sorriso che le solcava la faccia.
Mi sedetti sul bordo del letto. Non potetti fare a meno di notare che il mio culo era veramente dolorante.

Mi diedi un’occhiata veloce allo specchio della camera di Martha. Il seno finto era ancora lì, fermo e perfetto, ma tutto il resto era un disastro.
Il mascara mi era colato lungo tutto il viso, il rossetto ormai era sparso su tutta la faccia, complici le molteplici parti intime che avevo baciato la sera prima. Addosso mi rimanevano solo una calza che, miracolosamente, era rimasta ferma attorno alla coscia e il perizoma che mi ero messa per tenere bloccato quel dildo mostruoso.
Mi spogliai completamente e mi diressi verso il bagno.

Mi struccai completamente e sistemai la parrucca. Poi, usando il set da trucco di Martha, mi resi di nuovo presentabile. 
Misi una linea di matita nera sugli occhi, un po’ di blusa per colorare le guance ed infine ridipinsi le mie labbra con un bel rossetto rosso.

Tornai in camera. Avevo bisogno di vestiti, per quanto girare nuda mi affascinasse.
Mi ritornarono in mente i racconti di Mallory sul guardaroba di sua madre e così curiosai un attivino nei suoi cassetti.
Aprii il primo e trovai una quantità spropositata di reggicalze e calze di ogni tipologia. Erano così tanti da far impallidire un negozio qualunque di Victoria’s Secret. Presi un reggicalze in pizzo bianco e lo indossai.
I miei occhi poi puntarono delle calze color carne. Le toccai, facendo passare il tessuto tra le mie dita. Seta. Martha aveva delle calze di seta. Sicuramente spendeva bene i soldi che guadagnava vendendosi al miglior offerente.
Le indossai e le agganciai al reggicalze.
Aprii l’altro cassetto sperando di trovarci delle mutande comode da poter tenere per la colazione ma trovai solo reggiseni. Quasi delusa, mi trovai sul punto di richiudere il cassetto, quando il mio occhio cadde su un reggiseno molto particolare. La coppa era praticamente tagliata a metà, avrebbe retto il seno lasciandolo quasi del tutto scoperto.

Io e Martha pressoché portavamo la stessa taglia, quindi lo provai. Stringeva un po’ sul torace ma pensai: “Al diavolo. Tanto il tempo di fare colazione e lo toglierò”.
Aprii il terzo cassetto dove trovai delle vestaglie. Ne presi una bianca, ma il colore serviva a poco, visto che era completamente trasparente.

Sempre alla ricerca delle mutande pulite da mettere, aprii il quarto cassetto.
I miei occhi all’improvviso si illuminarono.
Il quarto cassetto era la Disneyland dei sex toys. Manette, vibratori, succhiaclitoridi, plug anali, frustini. Ce n’era uno per ogni genere. Nell’angolo destro, immobili, in fila come soldatini, cinque confezioni di lubrificante a base acquosa. Certo che Sophie sapeva come divertirsi.
Decisi di sorprendere le mie suocere, presi un tubetto di lubrificante ed iniziai a cercare un plug bello grosso.
I miei occhi caddero su uno in acciaio con un diamante incastonato nella parte che rimane fuori dall’ano. Lo ricoprii bene di lubrificante e me lo infilai in culo.
Povero il mio buco, solo una settimana prima era piccolo e vergine, ora ero persino titubante a vederlo allo specchio.

Infilai i miei tacchi, annodai la vestaglia ed andai in cucina.
Trovai Martha ancora completamente nuda, mentre Sophia aveva solo addosso una brasiliana e una maglietta dei Radiohead mentre armeggiava ai fornelli.

“Buongiorno principessa del pisello!” Esordì Martha.
“Buongiorno Martha” risposi educatamente dandole un bacio sulle labbra.
Poi andai da Sophia, baciai anche lei sulle labbra e le dissi: “Buongiorno Sophia.”
“Buongiorno Paola, dormito bene?”
“Divinamente. Dio mio, sono davvero esausta.” Dissi, girando su me stessa facendo molta attenzione a far notare il mio outfit.
“Ehi! Ma hai svaligiato i miei cassetti? Quella è la mia vestaglia. E…quelle sono le mie calze! E il mio reggiseno! Chi ti ha dato il permesso di rubarmi gli outfit migliori!” Disse sorridendo.
“E non hai visto cos’altro ti ho rubato, mamma” dissi.
Mi piegai e le mostrai il diamante incastonato nel mio ano.
“EHI! Come hai fatto? Al primo colpo?” Mi rispose.
“Devo ricordarvi cosa mi hanno infilato lì le vostre figlie stanotte? Ormai il mio culo è più aperto di un porto.”

Martha non perse tempo e mi sculacciò con forza. Poi mi tirò a se e mi diede un bel bacio. Il mio cazzo diventò subito di marmo e lei se ne accorse.
Portò la mano sopra e, con le dita, delicatamente solleticò le palle.

“Basta voi due!” Urlò Sophia fingendosi incazzata. “Certo che siete veramente insaziabili!”
Risi e mi sedetti.
Sentii il plug che mi riempiva il culo, un brivido mi percorse la schiena violentemente e faticai davvero a rimanere dritta con la schiena.
Feci colazione e aspettai Mallory ed Henrietta per un po’.

“Se le conosco un minimo, credimi che non faranno colazione oggi.” Mi disse Martha. “Penso siano già sveglie” aggiunse.
La guardai curiosa, poi capii.
Corsi in camera, e trovai Henrietta con il cazzo di Mallory in bocca.

“Ciao tesoro” disse Mallory.
Henrietta mugugnò lo stesso senza tirare fuori il membro dal cavo orale.
“OHI! Mi fai male” disse, tirandole uno schiaffo sul viso. La scena mi eccitava sempre di più, ma non volevo darlo a vedere.

“Avete fatto colazione?” Dissi, cercando disperatamente di non scatenare l’ennesima erezione delle ventiquattro ore.
“No, avevamo voglia di altro” rispose Mallory.
“Va bene, vi porto qualcosa io qui.” Dissi.

Tornai in cucina, aprì le dispense. Trovai del burro d’arachidi, della frutta, precisamente banane, papaya, mango, e del pane bianco.
Misi tutto su un vassoio e portai tutto in camera da letto.

“La colazione!” Gridai entrando in camera.
Stavolta trovai Mallory che succhiava avidamente Henrietta.
Ne approfittai. Presi del burro d’arachidi, lo spalmai sul pane e ne passai una fetta ad Henrietta. Poi tagliai papaya e mango a cubetti e li feci scivolare sul ventre di Henrietta. Mallory se ne accorse e iniziò a mangiarne qualcuno.
Infine, il tocco di classe.
Ormai ero sempre più eccitata, presi il vasetto di burro d’arachidi e ci infilai dentro la mia cappella rossa pulsante. Poi arrivai ad immergere tutto il cazzo.
Mi distesi sul letto e divaricai le gambe.
Tolsi il plug emanando un piccolo urlo e lo lasciai accanto al cuscino.
Con indice e medio della mano destra, presi un quantitativo abbondante di burro d’arachidi e me lo spalmai, prima sullo scroto, poi tutto intorno l’ano. Infine, ne presi un altro po’ e ricoprii il mio culo dall’interno.

“Ragazze, quando finite, ricordatevi che il pasto più importante…sono io”

Non se lo fecero ripetere due volte. Mallory si fiondò sulla mia cappella ed iniziò a togliere il burro d’arachidi succhiando come se fosse un lecca lecca, Henrietta, invece, con la lingua più potente che avessi mai incontrato nella mia breve vita da donna, iniziò a pulire perfettamente l’interno del mio ano.

Con le mani lo teneva divaricato, mentre la lingua entrava ed usciva a ripetizione, ogni volta con del burro d’arachidi che le ricopriva la punta.
Andai in estasi, ma fu Mallory a darmi il colpo di grazia.

“Stai per venire?” Mi sussurrò nell’orecchio.
“Non credo di reggere a lungo” le risposi gemendo.

Lei si allontanò, prese una fetta di pane e aspettò che venissi.
Sborrai copiosamente sul pane.
Lei mi guardò, lo portò alla bocca e poi portò l’altra estremità, quella che lei non reggeva, alla mia.
Si ricreò una scena alla Lilly e il vagabondo ma molto più degenerata.

All’improvviso sentii qualcosa di grosso nel mio ano. Henrietta aveva cominciato a scoparmi con violenza.
Rimasi inerme, ormai ero completamente schiava del cazzo.
Mallory iniziò a rivestirsi, nel frattempo ci raggiunsero anche Sophia e Martha.
Anche Martha aprì l’armadio per mettersi qualcosa di pulito, poi, all’improvviso, parlò: “Ragazze, io e Mallory andiamo via. Torneremo solo a pomeriggio. Abbiamo in mente qualcosa di molto sporco per stasera. Voi divertitevi, ma cercate di non consumarvi.”

Io ero troppo presa per rispondere, mentre Henrietta si limitò a dire: “Ciao mamma!”.
Sophia nel frattempo aveva cominciato a baciarmi l’inguine, mentre con le chiappe era seduta sulla mia faccia.
Io ripresi a leccarla, esattamente come poche ore prima, mentre Henrietta iniziò a masturbarmi il culo.
Infilò tre dita e, mentre mi succhiava il cazzo togliendo ciò che rimaneva del burro d’arachidi con la lingua, mi mandava in estasi, rallargandomi il buco proprio come la sera prima.

Passammo così circa un paio d’ore nelle quali ognuna di noi tre venne almeno quattro volte.
Il livello di stanchezza si poteva facilmente intuire dai capelli di Sophia, completamente scompigliati.
Sul volto, tuttavia, aveva un sorriso che lasciava trasparire quanto fosse appagata e felice.

Henrietta si alzò e disse: “Avete provato la vasca?”
“Vasca? Quale vasca?” Risposi curiosa.
“Uh…” mi disse lei “Me la vedo io adesso” e mi guardò con un sorriso malizioso che solo ad Henrietta avevo visto sfoggiare.

Si alzò ed uscì dalla stanza, dirigendosi verso la sua vecchia camera. La vidi passare dopo qualche minuto davanti alla porta con addosso dell’intimo rosso, una vestaglia trasparente e delle zeppe di sughero.

Sophia si avvicinò a me ed iniziò ad accarezzarmi i capelli.

“È una parrucca mamma, non sento nulla, purtroppo”
“Oh” rispose lei. “Vorrà dire che devo cambiare tecnica”
Delicatamente mi fece poggiare la testa sulle sue gambe ed iniziò ad accarezzarmi il collo con le punte di indice e medio.
Un brivido attraversò la mia schiena.
Tenendo la testa vicino il suo ventre, sentii tutti gli odori.
Il suo umore, misto a quello di Martha e lo sperma delle sue tre figlie, faceva si che avesse un odore forte, pungente, ma con delle note dolciastre.
Mi venne nuovamente voglia di baciarla, ma decisi di non muovermi e godermi ancora quelle carezze.

“Sophia…prima sorridevi. Sei felice?” Chiesi.
“Io e Mallory siamo state separate per anni. Non l’ho mai capita, non l’ho mai compresa.
Io e suo padre ci amavamo tantissimo, poi lui è morto. Avrei dovuto starle vicino ma non ho fatto altro che metterle pressione e costringerla a non essere se stessa.”
“Non essere così dura con te stessa” dissi.
“No, no. Me lo merito. Ho sbagliato davvero. Era mio figlio e non ho saputo capire cosa stesse affrontando.” Rispose.
“Era tuo figlio?”
“Beh, non ti pare ovvio? Adesso non è più mio figlio. Mi sembra il minimo considerarla come ciò che è. Una bellissima donna.”
“Se le dicessi queste cose la renderesti davvero felice, lo sai?”

“Oh, certo. Ma non c’è stato tempo. Ti ricordo che sono state due ore piuttosto intense” disse ridendo, portò la mano al mio cazzo e ci giocò brevemente per poi riportarla al mio collo.

“Posso chiederti una cosa?” Dissi.
“Certo tesoro, dimmi.”
“Come? È comunque sangue del tuo sangue e stanotte sappiamo entrambe cosa abbiamo fatto. Cosa ti è successo?” Le chiesi.

“Sono cambiata. Anche quando mio marito era in vita, non sono mai stata sessualmente attiva. Avevo rapporti solo con lui, solo perché era il mio dovere coniugale. Certo, l’amavo, ma non ero soddisfatta da quel punto di vista.
Poi ci ha lasciate.”

“Ehi, stai iniziando a parlare di Mallory al femminile” dissi

Lei sorrise e continuò.
“Penso che ti abbia raccontato già cosa successe tra noi e per quale motivo non ci siamo parlate per tutto questo tempo, vero?”
“Me l’ha accennato” mentii.

“Ciò che lei non sa però è cosa è successo dopo. Dopo che Mallory lasciò casa io provai un misto di emozioni contrastanti. La odiavo per ciò che mi aveva fatto, avrei voluto stesse sempre con me. Non capivo come un’altra persona si fosse sostituita a me. Allo stesso tempo volevo riavere mio figlio. Ho provato più volte a presentarmi a casa di Martha, ma, puntualmente, davanti alla porta la paura mi prendeva e me ne tornavo a casa con la coda tra le gambe.”

“Paura di cosa?” Dissi.

“Di vederla felice. Non entrai nella sua stanza per mesi. Poi un giorno presi coraggio e lo feci. Nascosto nel cassetto trovai dell’intimo da donna che lei aveva comprato e addirittura dell’intimo che io ero convinta di aver perso. Trovai addirittura un dildo nascosto in una scatola di cavi elettrici. Rimasi disgustata. Poi però ci pensò una mia amica a farmi cambiare testa. Si chiama Michelle. Non mi presentai a lavoro per due settimane, tanto che ero distrutta. Lei, preoccupata, si presentò a casa mia senza preavviso e bussò alla mia porta per ore. Mi trovò in pigiama, con i capelli completamente sporchi, il volto scavato, due occhiaie che mi arrivavano al naso. Avevo perso otto chili. Non ebbi nemmeno coraggio di parlare. Lei semplicemente mi abbracciò e rimanemmo così per ore. La cosa continuò per giorni. Lei si prese cura di me, mi aiutò a mangiare di nuovo, a lavarmi, a fare tutte le piccole cose, senza mai chiedermi nulla. Finché poi le raccontai ciò che avevo passato e ciò che avevo visto. Le raccontai di Mallory, di Henrietta, di Martha. Lei mi ascoltò per ore e ore, senza mai giudicarmi o dire che avevo sbagliato.
Poi però mi fece capire che in realtà ero io ad aver giudicato la sessualità in maniera sbagliata. Mi raccontò di come la viveva lei con il suo compagno, di come, nonostante lo amasse con tutto il suo cuore e non avrebbe mai scelto una persona diversa con cui passare la sua vita, entrambi avessero rapporti con altre persone, anche insieme, nella stessa stanza. 
Per me era follia pura. Iniziai a darle della puttana, della sgualdrina, la cacciai. Lei sorrise e se ne andò, per poi tornare da me il giorno dopo. Non mollò con me, nonostante tutte le cose dette il giorno prima.

Iniziò a farmi scoprire il suo mondo piano piano, prima raccontandomi qualcosa di leggero, poi mi fece vedere qualcosa. Iniziai a capirei che forse ero io ad essermi trattenuta troppo in tutti questi anni. Pensa, non mi ero nemmeno mai masturbata.

Non avevo intimo femminile, la mia vita era tutta un trattenersi, a causa di qualcuno che ormai non c’era più. 
Mi portò a fare shopping, mi fece rifare il guardaroba, mi aiutò ad uscire nuovamente di casa.
Mi portò spesso in un bar, ammetto che le prime sere andarono malissimo, nessuno ci guardava. Poi una sera, dal nulla, mi baciò. Io scappai, lei mi rincorse.
Arrivò fuori casa mia, io ero già dentro. Lei si scusò, rimanendo sull’uscio, io aprii la porta, la feci entrare e la baciai. Puoi immaginare come sia andata a finire.
Quando le parlai del dildo di Mallory lei andò in estasi e lo usò su di me per parecchio tempo.

Mi presentò a suo marito e fu la mia prima threesome. Diventammo sempre più legati ed io diventai sempre più disinibita e spinta.”

“In che senso?” Dissi

“Oh tesoro, credimi. Sono stata in serate con molta più gente di ieri sera. Se vuoi dopo posso raccontarti qualcosa.”

“Mi piacerebbe sentirlo”

“Poi, qualche mese fa, sulla metro trovai Martha. Non la vedevo da anni, da quando avevo smesso di presentarmi sotto casa sua cercando di avere il coraggio di bussare alla sua porta. La riconobbi e lei riconobbe me. Non ci salutammo e cercai di seguirla. Il resto penso tu l’abbia saputo ieri.”

All’improvviso sentimmo bussare. Vidi Henrietta appoggiata con la spalla sul battente della porta.
Mi accorsi che l’intimo rosso che le avevo visto prima indosso non era intimo ma era un costume da bagno.

“Ragazze, che ne dite di seguirmi? La vasca è pronta!” Disse.
“Seguirti? Seguirti dove?” Dicemmo in coro io e Sophia.
“Ma in giardino, è ovvio!” Rispose lei sorridente.
“Ma sei pazza? Fuori si gela!” Disse Sophia.
“Vorrà dire che avrai i capezzoli più turgidi del normale.” Disse sorridendo con il suo collaudato sorriso malizioso. “Dai, spogliatevi, arrivo subito” continuò.
Rientrò dopo pochi secondi con un cartone che rovesciò sul letto.
Era pieno di costumi da bagno. Sophia si spogliò e ne scelse uno intero, estremamente sgambato e che non copriva nulla sul seno, io optai per un bikini con mutande alla brasiliana. La particolarità era però il buco sulla parte frontale. Mi fu chiaro da subito a cosa servisse, così feci uscire il pisello da lì.
Ci portò delle zeppe simili alle sue, le allacciammo.
Neanche il tempo di rialzare lo sguardo e la vedemmo sorridere mentre ci reggeva due pellicce.

“L’acqua è calda, ma fuori è freddo. Fareste bene a coprirvi.”

Le indossammo e tutte e tre andammo nel giardino.
Al centro del giardino troneggiava una vasca in legno dalla quale fuoriusciva del vapore.
Sentivamo il rumore delle bolle che scoppiavano sull’acqua e del motore dell’idromassaggio.
Henrietta accanto aveva posizionato uno sgabello con sopra un secchio con del ghiaccio, una bottiglia di prosecco e tre calici.
Contemporaneamente, ci liberammo dalle pellicce e entrammo nella vasca con l’acqua bollente.

Henrietta prese i calici, li riempì e uno alla volta ce li porse.

“Alla famiglia” disse alzando il suo.
“Alla famiglia” rispondemmo in coro io e Sophia sorridendo.

Il pomeriggio si prospettava interessante.
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