Lui & Lei
Irene - Rivelare i segreti
di Bellastronza69
12.07.2024 |
1.704 |
2
"Bene, possiamo dire di per certo che non è così..."
Apro la porta di ingresso al mio condominio e la macchina di Salvatore e proprio di fronte alla piccola rampa di scale che separa il mio ingresso dalla strada.Le scendo ed entro in macchina.
Ci salutiamo chiamandoci con i nostri nomignoli come sempre e ci diamo un bacio.
"Dove vuoi andare?" mi chiede.
"Salvo, per favore parcheggia.Devo parlarti." gli rispondo.
Lui esegue la mia richiesta, io respiro profondamente e finalmente trovo il coraggio di parlargli.
"Salvo, io ti amo, ma penso che la nostra storia debba finire" gli dico. Vedo che lui sta per aprire bocca ma lo interrompo. "Ascolta, davvero. Io ti ho amato tanto, ma non posso più andare avanti così. Sono mesi che non mi tocchi, che non esprimi affetto. Non mi basta il titolo di fidanzata, io voglio anche provare piacere! Andiamo avanti ad uscite, silenzi, momenti in macchina in cui scrolliamo al cellulare. Ci ho provato in questi tre anni a migliorare la situazione ma mi sembra di parlare con un muro!"
"Ire ma cosa dici." risponde lui.
"Ire il cazzo! Pensaci un attimo! Quando è stata l'ultima volta che abbiamo scopato?" rispondo.
"Due settimane fa?" mi dice lui davvero perplesso.
"Ottantotto giorni fa." gli dico io stizzita.
"No dai, non è possibile." dice lui ridendo.
"Questa cosa ti fa ridere?" rispondo io ancora più nervosa. "Perché a me fa piangere. L'altra sera tu non hai idea di quanto sia stato bello. Ho passato tutta la notte a toccarmi e dio mio quanto mi mancava avere un orgasmo!"
"Ire, possiamo risolverla, ti prometto...". Lo interrompo. "Non promettermi niente Salvo. Ti amo, ma non può funzionare così."
Prendo il suo viso tra le mani, lo bacio ed esco dalla macchina, dirigendomi verso la porta di casa.
Mentre inserisco la chiave nella serratura, sento un grido provenire dalla macchina: "Chi cazzo ti credi di essere, eh? Avanti, dimmelo, puttana!". Mi lascio scivolare l'insulto e sento le lacrime che iniziano a scorrermi lungo il viso.
Passano i giorni, poi i giorni danno spazio ai mesi. Tra me e Salvo non c'è più un vero rapporto. Lui ci ha provato a riconquistarmi, ma è solo riuscito a farmi risultare più fredda. Per carità, ho apprezzato alcuni gesti ma davvero, non volevo tornare con lui. Alcune sere ne sentivo la mancanza, certo, ma poi mi ricordavo che con lui o senza lui comunque la mia vita era fredda sul piano sentimentale.
So quello che pensi, lettore. Adesso Irene ha avuto un exploit e dalla ragazza non amante del sesso è diventata una ninfomane che ha sempre un cazzo tra le mani. Bene, possiamo dire di per certo che non è così.
Durante questi mesi non ho avuto uomini, anzi. Ho provato a ricostruire la mia vita, pezzo dopo pezzo. Ho iniziato a studiare di nuovo, ho cercato altri lavori, ho coltivato molte amicizie, vecchie e nuove. Mi sento di nuovo rinvigorita, anche se ammetto che ora inizia proprio a salirmi la voglia di scopare.
Siamo ormai ad aprile, sono passati ben quattro mesi da quel brutto giorno di Dicembre.
Mi arriva un messaggio sul cellulare. È un mio amico, Marco. Beh, in realtà è amico sia mio che di Salvo. Lui era uno di quelli che avrebbe scommesso tutto quello che aveva sul nostro matrimonio ma, ahimè, la nostra rottura ha cambiato tutti i suoi piani.
Si è dimostrato un buon amico per entrambi, da ciò che so è rimasto vicino a tutti e due in questi mesi e se Salvo ha iniziato a fare dei gesti per cercare nuovamente il mio affetto, sono abbastanza sicuro sia anche merito suo.
È davvero un ragazzo gentile e sensibile, tuttavia le ragazze l'hanno sempre rimbalzato. O meglio, non sono sicura di questo. Penso sia moderatamente attraente, ha un bel viso e delle spalle e una schiena molto ben definite, ma ha passato la vita a cercare di conquistare una nostra amica, finché poi non si è fidanzato con un'altra ragazza di cui nessuno di noi aveva idea.
Poi anche lui ha chiuso la sua relazione e si è trasferito a Parigi, dove ha trovato lavoro come manager presso una nota azienda di consulenza dove vive da sei mesi. È talmente un ragazzo d'oro che sente ancora la sua ragazza tutti i giorni, la supporta ed è felice per i suoi traguardi. Vuol bene a tutti i suoi amici e cerca davvero di essere presente per tutti loro.
Io e Salvatore oggi avremmo fatto tredici anni di fidanzamento. Leggo il suo messaggio: "Auguri per il primo non-anniversario Ire!"
Scoppio in una mezza risata: "Dai! Sei uno stronzo! ahahahahha" gli rispondo. Poi proseguo "Come va a Parigi? Stai facendo la bella vita?"
"Certo, come no! Tutte le sere champagne e coca!" risponde lui.
Poi mi manda una foto. È la foto di un loft, luminosissimo ma non troppo grande. Sulla destra c'è una bella cucina moderna completata da un tavolo da pranzo messo in direzione dei fornelli. Dietro la cucina si intravede un divano con un tavolino molto basso e delle lampade. Accanto al divano, sul lato opposto, una libreria che raggiunge quasi il soffitto, già piena di libri. Marco è sempre stato un grande e avido lettore, non mi sorprende l'abbia già riempita. Sotto il divano un grande tappeto, sul quale è anche adagiata una bean bag di circa sessanta centimetri. Di fronte al suo punto di vista, una finestra occupa l'intero muro. Dì li si accede ad un balcone che non so quanto grande sia ma che ospita un tavolino con due sedie di color verdeacqua. Infine, accanto alla vetrata c'è un rack per i vestiti di quelli che vendono anche all'Ikea e infine il letto basso a due piazze.
"Cazzo!" rispondo. "L'hai arredata! Minchia se è bella! Quindi mi ospiti?" rispondo.
Lui legge, le spunte diventano blu ma nessuna risposta arriva. Ci sta, ha i suoi impegni, poi non è una persona che presta molta attenzione al cellulare, lascio correre.
Passano le ore. Io vado in ufficio, dove continuo a fare il mio vecchio lavoro part-time da segretaria nel mentre che cerco di completare la magistrale in comunicazione. Mi arriva un messaggio da Marco. "Certo no problem! Io ho un calendario un po' strano, quindi al massimo avvisami prima di comprare i biglietti, così nel caso ti dico se ci sono io o devi recuperare le chiavi dal portiere!"
Marco é veramente gentile. Apro l'app di Skyscanner per capire se ci sono dei voli a basso prezzo. Vedo che per questo giovedì c'è un volo a 19€ da Catania, il ritorno invece è lunedì mattina alle 11. Guardo Gianni, il commercialista proprietario dello studio nel quale lavoro. È un signore distinto, sulla cinquantina. Sempre molto ben vestito e ordinato e mai un giorno in ritardo. Oltretutto mi tratta come se fossi sua figlia ed è gentile e comprensivo, davvero un maestro eccellente.
"Gianni hai un minuto?" gli dico.
"Certo ragazza mia, dimmi" risponde.
"Ascolta, ci sono problemi se mi metto in ferie da giovedì fino a lunedì mattina? Torno a lavoro lunedì pomeriggio." gli dico un po' titubante. Non è una richiesta che sono abituata a fare. Di solito noi chiudiamo per le feste e poi due settimane ad agosto, questa decisamente è una vacanza non pianificata.
"Dove te ne vai di bello?" dice lui.
"No sai, ho delle commissioni da fare..." abbozzo.
Gianni non è stupido. Mi scruta intensamente. Arriccia leggermente i baffi alla Tom Selleck e poi parla.
"Ragazza mia, dimmi la verità, dai! Lo sai che non mi piace essere preso in giro! Te la meriti na vacanza, con tutte queste cose che ti sono successe, con l'ansia, l'Università! Che problema c'è! Io qui me la cavo anche da solo per un paio di giorni!"
Io rido sollevata. "Parigi. Ho un amico lì, il figlio di Lina della salumeria. Mi lascia usare casa sua e vorrei approfittare dei prezzi bassi."
"AHAHAHAHAH Brava!" ride lui di gusto. "Ma ad una condizione! Se martedì quando rientri a lavoro io non trovo dei cornetti presi direttamente da Parigi, sei licenziata.".
Rido. Torno su Skyscanner e compro i biglietti.
Mando poi uno screen a Marco. "Prepara il divano" gli scrivo, ovviamente senza risposta.
Torno a casa, ed inizio a scegliere le robe da portarmi in vacanza. Sono super contenta, Parigi mi manca tantissimo. Ci sono stata due settimane durante il terzo superiore e ci sono tornata con Salvo qualche anno dopo, ma non vedo l’ora di spendere un paio di giorni tra le vie di Montmartre.
Metto giusto l’essenziale, un paio di vestiti midi leggermente pesanti, una giacca di denim, una minigonna in pelle, un paio di jeans, nulla di troppo sexy, come molta parte del mio vestiario. L’unica parte eccitante di quello che sta finendo in valigia è rappresentata dall’intimo. Non che io abbia chissà quale set di lingerie, il perizoma in pizzo dell’altro giorno rappresenta forse l’apice dell’intimo da femme fatale che possiedo, ma il fatto di avere dei fianchi larghi e un sedere pieno mi ha portato ad indossare quasi esclusivamente perizoma e tanga sotto ogni mio outfit, preferendo il prurito dato dal filo alla scomodità delle mutande che quasi mai riescono a contenere bene il mio sedere. Come scarpe, decido di partire con i miei fidati stivali da cavallerizza, che stanno bene sotto ogni capo di quelli presi e buttati in valigia.
Non appena chiudo la valigia, squilla il telefono, è Marco.
“Bonjour!” Sento dall’altro capo del telefono. “Bonsoir, semmai! Sono le 8!” Rispondo.
“Ahahahah cazzo, hai ragione. Quindi vieni davvero?” Risponde Marco.
“Si si, tu sei a casa vero?” Rispondo. “Mi mandi l’indirizzo?”
“Certo, è in Rue du Chevailer de la Barre, ma te lo scrivo per messaggio. Ascolta, io però sarò fuori fino a venerdì sera, sto facendo avanti e dietro da Berlino per alcuni problemi con il cliente, tu fa come se fossi a casa tua. Ti lascio le chiavi sotto il tappeto, fa come fossi a casa tua.”
“Ok, perfetto. Ti frego il letto allora.” Rispondo ridendo. “Fa pure! Ohi, mi raccomando, se ti scopi qualcuno ricordati di lavare le lenzuola!” Incalza lui.
“Cretino! Con chi devo scopare!” Rispondo io stizzita.
“Parigi è molto varia! Magari trovi un bel ragazzo di colore, ti diverti un po’!” Continua lui.
“Finiscila, merda!” Rispondo ridacchiando.
Chiudo la chiamata e vado a farmi la doccia, per poi mettermi un pigiama e lanciarmi sul letto, dopo aver avvolto i miei capelli lisci in un turbante.
Passano un paio di giorni e mi dirigo in aeroporto. Per fortuna Ryanair è stata clemente con me e a caso mi ha assegnato il posto 1C, prima fila, corridoio. Non sono molto alta, sono poco più bassa di un metro e settanta, ma l’idea di avere molto spazio per le gambe mi rende davvero felice. Metto le cuffie e ascolto un po’ di musica per tutta la durata del volo, tre ore che stranamente passano con una facilità disarmante. Arrivo in aeroporto e prendo lo shuttle per il centro. Trovo casa di Marco quasi immediatamente. Apro Whatsapp dove un paio di giorni fa mi ha scritto il codice per aprire il cancello principale, lo inserisco ed entro nell’androne di casa. Non c’è nessuno dentro, per fortuna, non ho la minima voglia di avere una conversazione in francese mentre ho ancora la valigia in mano.
Salgo le tre rampe di scale e mi trovo davanti al 6F, l’appartamento di Marco. Alzo lo zerbino e trovo una chiave, la inserisco nella serratura ed entro.
L’appartamento profuma di pesche e rose. La luce lo inonda e lo rende molto più bello di quanto fosse in foto. Sul tavolo della cucina trovo una teca di quelle per dolci, con dei macarons color arcobaleno e un biglietto. Lo apro: “Le lenzuola pulite sono nel terzo cassetto del mobile in camera da letto, il quarto è ancora libero se ti dovesse servire.
Sorrido.
Entro in camera da letto e poggio la valigia sulla sedia. Marco mi ha lasciato un accappatoio ancora nella sua scatola, assieme ad un paio di pantofole, davvero gentile da parte sua. Vado in bagno e mi faccio una doccia, indosso l’accappatoio e mi stendo sul letto ancora nuda.
Apro la valigia e mi inizio a vestire, poi all’improvviso un pensiero mi assale. Mi rendo conto che non ho portato con me nulla da mettermi per dormire. Che palle, mi toccherà comprarne un altro.
Indosso mutande e calze, decido di non mettere il reggiseno, visto che il mio seno mi permette di farlo. Svuoto il resto dell’intimo nel cassetto, metto anche la gonna, la camicia e i jeans. I vestiti li appendo nell’armadio, visto che ci sono delle grucce libere. Vedo tutti i vestiti di Marco. Come al solito ha solo magliette di band rock e anime, anche se noto vari completi che non gli avevo mai visto indosso. Chissà se la Francia l’ha cambiato. Indosso uno dei vestiti che ho portato con me, rimetto gli stivali ed esco. Il tempo è clemente quindi il vestito è sufficiente per rimanere al caldo.
Passeggio per tre ore per Montmartre, mi perdo nelle vie, mi siedo ad ammirare la città seduta sui gradini del Sacre Cœur. Mi fermo ad un bar a cenare, prendo una entrecôte arrosto con patate e poi torno a casa. Mi rendo conto che tutti i negozi sono chiusi e quindi non ho il pigiama per stasera. “Pazienza” penso, “Stasera dormirò nuda.”.
Torno a casa, mi spoglio rimanendo in mutande e vado in bagno per struccarmi.
Mi passo lo struccante e sciacquo via tutto per bene, per poi sedermi sul divano a vedere un po’ di TV. Faccio un po’ di zapping tra i canali francesi, ma nulla sembra catturare il mio interesse, complice anche il fatto di non essere incredibilmente fluente nella lingua. Non so perché, ma oggi proprio non riesco a dormire. Mi alzo e mi dirigo verso i fornelli, sperando di trovare qualche tisana da poter bere per rilassarmi. Trovo una scatola con delle bustine da tè e riempio un bollitore con dell’acqua. Lascio la bustina in infusione, mentre continuo ad osservare l’arredamento della casa di Marco. La mia attenzione cade su un mobiletto accanto al letto a cui prima, nella fretta, non ho prestato attenzione. È un mobiletto dallo stile industrial, con una serratura apribile con un codice, tipo quella delle valigie. Provo a muovere il pomello dello sportello, ma niente, è chiuso. Chissà cosa contiene. Sento il bollitore fare rumore, l’acqua deve essere pronta. Metto la bustina in una tazza e la sommergo d’acqua. L’acqua inizia subito a colorarsi di scuro, quasi non sembra tè. L’odore che sprigiona è intenso, sembra quasi cioccolata. La prendo tra le mani e la porto con me in camera. Poggio la tazza sul mobiletto di prima, quando mi viene un lampo di genio. Conosco Marco da dieci anni. È sempre stato un gran romantico, una persona dolce, sensibile.
“Vuoi vedere che è il compleanno della sua ex?” Penso ad alta voce.
La sua ex, Adriana, era nata il 31 marzo. Muovo le rotelle. Tre. Uno. Tre. Provo a sbloccare la serratura. Niente, non si apre. Forse ho fatto male i conti.
Bevo la tisana, che nel frattempo è diventata completamente scura. Il sapore è quello del cioccolato, intensissimo e sento anche leggermente una punta di peperoncino.
“Ma cosa si beve esattamente Marco di solito?” Penso, dato che il sapore mi turba un po’. Sulle prime è forte, ma poi diventa piacevole e sembra quasi mi catturi e non ne possa fare a meno. In men che non si dica, l’ho bevuta tutta.
Mi stendo sul letto.
All’improvviso, mi viene un’illuminazione. Marco è stato innamorato per anni di una nostra amica in comune, Matilde. Lei l’ha sempre rifiutato, ma lui non ha mai desistito. Provo con la sua data di nascita. Dodici aprile. Ieri.
“Stai a vedere che…” dico mentre le mie dita fanno scorrere gli ingranaggi. Uno. Due. Quattro. Muovo il selettore che sblocca la serratura. Un rumore sordo segue il mio gesto e il mobiletto si apre.
Dentro trovo solo delle buste delle lettere, ancora chiuse ed un’agenda dal quale sembrano uscire decine di fotografie.
Prendo proprio quest’ultimo e lo apro. Sono un uomo e una donna, abbracciati. I volti irriconoscibili, tagliati dalla foto. “Ma questi due chi sono…” penso tra me e me. Sono delle polaroid, quindi la qualità non è eccelsa, ma osservo bene la foto. Riconosco la cucina, è proprio quella in cui ero qualche minuto fa. Vado avanti, vedo una foto della stessa donna che guarda fuori dalla finestra mentre è stesa sul fianco, coperta da un lenzuolo. Il volto non si vede, è di schiena nella foto, ma si vede bene un tatuaggio di una donna stilizzata sul tricipite destro e il taglio di capelli è inconfondibile.
“Matilde? Ma che cosa sono queste foto?” Penso tra me e me.
Continuo a sfogliare l’album e non riesco a credere ai miei occhi. La foto che mi si palesa davanti è quella di Matilde che stringe con una mano la base di un cazzo di notevoli dimensioni, mentre poggia il resto della faccia sull’asta e sulla cappella. I suoi occhi azzurri spiccano anche in una foto di così bassa qualità.
Giro la pagina e ci metto un po’ a capire quello che vedo. Sono immediatamente riconoscibili una fica ed un buco del culo, ma la foto mostra altro. Si intravedono anche delle cosce e quello che sembra essere un petto maschile, ma non è chiarissimo.
Inizio a sentire un certo calore pervadermi il corpo. Mi sto eccitando? Dio mio, che persona pessima. Sono amica di Matilde, eppure vederla così non so perché mi da sensazioni contrastanti. Continuo a sfogliare l’album. Ho il pensiero che l’uomo con cui scopa sia Marco, ma non so dirlo di per certo.
Foto successiva, questa volta è Matilde stesa sulla schiena, gambe all’aria con la mano sulla fica e due dita che gliela divaricano.
Sento il bisogno di toccarmi. Il petto mi si gonfia, il cuore batte forte, la mia pelle è caldissima. Mi stendo sul letto, parzialmente su un fianco. La mano destra sulla fica, la sinistra sfoglia le pagine. Inizio piano piano, mi tocco prima tenendo la mano fuori e sfregando le dita sul tessuto del perizoma. Giro la pagina dell’album. Vedo Matilde bene a pecora, che si infila un dito nel culo. Io mi abbasso il perizoma a mezza coscia e metto invece un dito nella fica. Giro pagina ancora, e ancora. Vedo la mia amica in ogni posizione immaginabile. La vedo legata, la vedo mentre cavalca un uomo a favor di camera, vedo la sua schiena mentre si siede su un cazzo di gomma ben piantato in terra, mentre la sua testa copre una figura maschile.
Non penso sia Marco. Lui è sempre stato un bel ragazzo, ma quello in foto è decisamente troppo definito per essere lui.
Poi arrivo alla fine dell’album e trovo l’ultima foto. Paradossalmente è quella che può causare meno scalpore, visto che non si vedono le parti intime di Matilde, ma è quella che mi eccita più di tutte.
Un uomo, dalle spalle larghe e la schiena muscolosa, con un piccolo tatuaggio di una stella alla base della nuca. Sovrasta completamente Matilde, della quale riesco a vedere solo il viso e le braccia che avvolgono quella schiena imponente. La faccia di Matilde è inequivocabile. Sta godendo immensamente, ha gli occhi rigirati, la bocca aperta e le mani scavano nella carne di quel ragazzo.
Tolgo la foto dall’album, mi stendo sulla schiena e continuandola a guardare mi masturbo ancora più forte, mettendo due dita nella fica.
Porto le gambe quasi al petto. Non riesco ad articolare le parole, posso solo ansimare e gemere. Continuo così, stringendo quella foto in mano, mentre con l’altra mi godo tutto il mio piacere che mai ho avuto intelligenza di esplorare durante dieci anni di relazione.
L’orgasmo mi travolge completamente.
Lascio andare le gambe lunghe sul letto. Questa volta, rispetto all’ultima, ho bagnato tantissimo il copriletto. Dio, l’eccitazione era tantissima.
Ripenso all’uomo con il tatuaggio della stella sul collo. Faccio mente locale. Marco non aveva tatuaggi, li detestava. Ma allora, se non era lui, per quale motivo quella foto era lì?
Rimetto a posto la foto e metto nuovamente l’album nel mobiletto.
Poi prendo una delle lettere. Mi aspettavo di vedere la grafia di Matilde, invece non è così. La grafia è tondeggiante, pulita, ma decisamente non è quella di una donna. Leggo il contenuto. “Cara Matilde. Sono anni che non ci sentiamo. Vorrei dire che senza di te le cose vanno come avrei voluto, ma l’aria mi sembra sempre più pesante…” la lettera andava avanti per un po’. Era una lettera di Marco, ma sembra non abbia avuto il coraggio di spedirla. Chissà a quando risale.
Ne prendo un’altra, anche questa è di Marco. “Cara Matilde…”. Iniziavano tutte così.
Finché non noto una su carta diversa. Questa era recente. Aveva un francobollo italiano che portava la scritta “Consiglio Nazionale delle Ricerche”, il numero cento e al centro del numero le date 1923 e 2023. Doveva essere una lettera recente, visto il francobollo e sulla busta c’era ben scritto l’indirizzo di Marco. La aprii.
“Caro Marco”. Questa volta riconobbi immediatamente la grafia di Matilde.
“Spero tu stia bene dove sei adesso. Scusa se ho invaso la tua privacy, ma volevo davvero mandarti questa lettera e non volevo semplicemente scriverti un messaggio. Mi ha dato il tuo indirizzo tua madre, come scusa le ho detto che avevo trovato delle foto che ti volevo inviare.
Ho deciso di scriverti per un motivo molto semplice. Ti devo delle scuse. Io so bene quali sono i tuoi sentimenti per me. O per lo meno quali fossero prima di Adriana. Spero che tu la ami e che sia amato a tua volta. Forse mi odi, forse pensi che io ti abbia preso in giro tutti questi anni. Non posso dire che mi fossi indifferente, Marco. La verità però è ben diversa. Il problema per il quale ti ho sempre respinto è che ho mantenuto una vita segreta che non ho mai potuto rivelare a nessuno. La dolce e tenera Matilde, la ragazza dagli occhi color cielo, come mi chiamavi tu, in realtà è una persona orribile. Nei cinque anni prima che tu ti fidanzassi con Adriana, sono stata l’amante di un uomo, un uomo che tu conosci molto bene. Io sono diventata l’amante di Michele. Ecco perché mi sono chiusa sempre di più con te, sono diventata più schiva, più scontrosa. Temevo che tu lo scoprissi e che cambiassi idea su di me. Certo, mi rendo conto che la mie sono solo parole al vento, che ormai è troppo tardi e che avrei dovuto parlarti anni fa, ma la verità è che sono stata una codarda. Ho sperato che lui mi amasse e non mi sono mai resa conto che in realtà, la persona che avrei dovuto amare sei sempre stato tu. Quando l’ho capito, quando è finita con Michele o meglio, quando lui ha trovato un’altra per svuotarsi le palle, ho capito che la persona che davvero avevo perso non era lui, ma tu. Non ti parlo di occasioni sprecate, ma proprio inteso come amico. Ma la vergogna era troppa e io temevo di farti cambiare idea su di me, ma credo che tu l’abbia già fatto molto, molto tempo fa.
Spero che le cose con Adriana adesso vadano bene, spero che la tua vita scorra felice, io prometto che ne starò fuori. Ti auguro il meglio, davvero. Matilde.”
Ero in stato di shock. Matilde è stata l’amante di un ragazzo della sua classe per cinque anni? Certo, lei non era la mia migliore amica, ma pensavo fossimo molto legate, quasi come sorelle sotto certi versi. Come ha fatto a tenersi tutto dentro per tutto questo tempo? Mi accorsi all’improvviso che una lacrima mi cadeva sulla guancia. Me l’asciugai, richiusi la lettera e la rimisi nel mobiletto assieme alle altre cose.
Che Marco spiasse Matilde? Quelle foto da dove arrivano? Mi sento sia preoccupata, perché non credevo che Marco fosse un maniaco, sia in colpa, perché mi sono appena masturbata sulle foto di una delle mie più care amiche e di uno sconosciuto e chissà se lei sa che Marco ha tutte queste foto. Mi tiro su il perizoma, che era rimasto a mezza coscia e mi infilo sotto le coperte. Provo a dormire ma ero talmente turbata da quello che avevo letto che dormire nuda mi metteva a disagio. Apro l’armadio e rubo una delle magliette di Marco, sperando di non indossare la maglietta di un maniaco. Mi rimetto a letto e, dopo un’interminabile attesa, chiudo finalmente gli occhi.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore.
Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.