tradimenti
Tradimento con il professore: a scuola
di Sheed
24.12.2020 |
14.666 |
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"Ma Velia quasi non le sentì quelle parole del marito..."
Passò un po' di tempo dopo quel loro primo incontro prima che Velia e il suo collega avessero modo di tornare a stretto contatto. Un pomeriggio dopo scuola tra riunioni con genitori e altri insegnanti i due avevano continuato a scambiarsi occhiate. Poi Velia aveva preso il coraggio in mano e, in un momento di pausa per entrambi, gli andò vicino dicendogli di seguirla. Lo trascinò letteralmente nel bagno delle donne della palestra scolastica e gli mise la lingua in bocca con una foga che non aveva mai avuto. Lui ricambiò volentieri il bacio e poi si accovacciò quando lei gli disse semplicemente: "leccamela, fammi venire".Velia tirò su la gonna e giù le calze, mentre il professore le prese con forza con le mani il culo massaggiandolo per poi far scendere ai piedi anche il piccolo perizoma verde, l'ultimo baluardo di difesa che separava Velia dal farsi leccare la fica da un uomo diverso da suo marito.
Il prof cominciò con un sublime gioco di lingua percorrendo tutte le grandi labbra e soffermandosi sul clitoride dando dei piccoli colpetti al punto più sensibile di Velia che ogni volta vedeva le stelle e mugugnava intensamente. Continuò così per un po' e poi aggiunse anche abilmente un lavoro con le dita, che si alternavano a penetrare la figa fradicia di Velia e a stuzzicare il clitoride con un movimento su e giù sempre più rapido e intenso. Non mancava molto all'orgasmo, lei gli spinse la bocca sempre più forte sulla figa, poi lui si stacco e con un doppio movimento con le dita iniziò a dirle: "pensa se fosse il mio cazzo a scoparti invece che le dita, non sarebbe meglio?" E Velia mugugnò, sospirò, si morse il labbro inferiore, lo voleva anche lei, voleva farsi impalare da quel cazzo giovane e vigoroso.
"Dai dimmelo che ti piacerebbe farti scopare dal mio cazzo e tradire quel cornuto di tuo marito!" Quelle parole pronunciate dal professore furono la goccia che fece traboccare il vaso di Velia, che venne scossa letteralmente dall'orgasmo mentre lui continuava con la lingua a torturarle il clitoride sempre più duro ma ormai fin troppo sensibile. Iniziò a tremare, strinse forte le gambe che le cedettero un po', senza più forze e con il fiatone si appoggiò al muro.
Quando si riprese si resero conto che era passato fin troppo tempo da quando erano spariti dalle riunioni, quindi si sistemarono, Velia mise una mano sopra i jeans del professore dai quali si sentiva il cazzo duro e pieno di voglia e gli disse solamente: "resisti, prima o poi faremo felice anche lui" e quindi tornarono nella scuola.
A letto con il marito dopo quella lunga giornata Velia non era ancora soddisfatta. Lo splendido orgasmo avuto l'aveva sì lasciata senza forze ma sentire la voglia del professore le aveva fatto anche tornare strani pensieri che ora le facevano bagnare le mutandine. Iniziò quindi a stuzzicare Fra con strisciamenti, toccatine, carezze, frasi sibilline come "pensa che bello se fossi venuto a scoparmi nei bagni della palestra oggi mentre facevo quelle noiose riunioni", tutte cose che in poco tempo fecero diventare il cazzo del marito duro con la cappella che faceva capolino dai boxer.
Fra non capiva cosa fosse successo alla moglie, la loro intesa sessuale era sempre stata buona ma adesso sempre più spesso lei aveva questi momenti di nuova passione, che a lui ovviamente non dispiacevano. Velia lo baciò, poi scese fino a tirare giù i boxer e prendere in bocca il suo cazzo duro iniziando un lento ma sublime pompino e iniziando anche a toccarsi la figa che ormai era un vero lago.
La sua voglia era troppa, si sentiva tutta un fuoco e quindi il pompino durò poco, perché salì sopra al marito, spostò solamente il perizoma senza neanche toglierlo e si impalò scendendo fino ad avere tutto il cazzo del marito dentro alla figa. I due emisero entrambi un lungo e intenso sospiro poi Velia disse: "dai scopami così, come una puttana!" E inizio ad andare su e giù con sempre maggiore foga e velocità. Era fin troppo eccitata, non riusciva a tenere il controllo, sarebbero venuti in poco tempo entrambi in quel modo, Fra se ne rese conto e le disse di cambiare posizione altrimenti sarebbe venuto subito.
Con fare sempre più languido lei allora si mise a pecorina e lo invitò a scoparla forte: "prendimi, scopami forte, fammi sentire una puttana, dimmi che sono una puttana!". Velia non sapeva se quel suo nuovo modo di fare sarebbe piaciuto al marito, in intimità non avevano mai usato parole così e la foga che aveva non era una loro caratteristica quando scopavano. Ma adesso lei pensava al cazzo del prof e voleva essere sbattuta forte, le parole le uscivano dalla bocca senza neanche pensarci. E a Fra tutto questo non sembrava dispiacere: il culo in alto della moglie con il perizoma spostato di lato e la figa aperta e vogliosa erano un richiamo fortissimo, poi le parole di lei l'avevano fatto eccitare ancora di più. Voleva sentirsi dare della puttana? Lui l'avrebbe accontentata! Mise il cazzo duro all'entrata della sua figa e con un colpo forte le fu di nuovo dentro lasciandola senza fiato. "Ti piace farti sbattere così vero? Come una puttana! Ti piacerebbe se venissi a scoparti a scuola con tutti i tuoi studenti e i tuoi colleghi professori li fuori vero?"
Velia a sentire quelle parole e ad immaginare sempre e solo il cazzo del suo collega non resistette oltre e venne letteralmente squassata da un orgasmo. Fra sentì la sua figa farsi sempre più stretta e avere le contrazioni, non ce la faceva più neanche lui e subito dopo l'orgasmo di Velia arrivò anche il suo, le tolse il cazzo dalla figa appena prima che tre potenti schizzi finirono sul culo e sulla schiena della moglie mentre lui le diceva: "ti vengo sul culo perché sei una puttana vogliosa".
Ma Velia quasi non le sentì quelle parole del marito. Tutto il suo cervello era sul cazzo del professore, pensava solo a quello, lo doveva avere, lo voleva sentire dentro di lei, doveva scoparlo, aveva deciso.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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