tradimenti
Pullman


13.02.2025 |
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"Ovviamente, da perfetta smudandera, non porta le mutandine..."
Dell’amante di Camilla se ne parla nell’intervista pubblicata qui su Annunci69, dal titolo «Una chiacchierata con Eros e Camilla, aka Smudanderos». Si narra che la accompagnai da lui e me ne andai all’Ikea. In un’altra occasione, sempre per aiutarla nell’incontrare lui, ho persino preparato la camera da letto mentre Camilla era ancora al lavoro, curando ogni dettaglio con attenzione e pregustando ciò che sarebbe successo di lì a poco.Quando lui è arrivato per scopare mia moglie, io ero già uscito per lasciarli soli. Lui non è da triangoli. Camilla aveva provato a chiederglielo, ma è uno che fa le corna alla moglie assieme a chi le mette al marito e sta zitto: vecchio stampo. A Camilla piace lui e il suo cazzo, perciò lo asseconda e non gli parla più di me, se non per dirgli quando è disponibile, che io sono fuori città per lavoro.
Amo un episodio particolare di Camilla e il suo «segreto» amante, di cui la moglie non sa nulla e io, il cornuto, ne so: uh, se ne so. Ora ve lo racconto.
Per prepararsi all’incontro, le ho suggerito come vestirsi. La scelta è dritta su abiti estremamente succinti, tipo quelli che vedete indossati nei nostri video. Per evitare problemi in pubblico, si copre con un corto soprabito, perché le tette sono troppo in vista. Ovviamente, da perfetta smudandera, non porta le mutandine. Questa condizione è molto più trasgressiva e al tempo stesso pratica per andare in giro a scopare.
Lui è conducente di pullman e talvolta passa dalle nostre parti. Così, si sono accordati di incontrarsi al ritorno da uno dei suoi viaggi e sarebbe passato proprio per la nostra città, con il mezzo vuoto, i turisti lasciati chissà dove, e appuntamento nel parcheggio di un centro commerciale, all’altezza del pub.
Era sera quando l’ho lasciata scendere dall’auto. «Fai la brava», le dico. «Come sempre», risponde maliziosa e le stampo un bacio sulla guancia per non rovinarle il lucido da labbra e mi sposto, rimanendo discretamente nei paraggi. La scena è quasi surreale: vedo Camilla come una prostituta in attesa di clienti, in piedi sul marciapiede, sotto ad un lampione; le gambe totalmente scoperte e la giacca aperta, la mano poggiata sul fianco nella classica provocante posizione. Il rossetto rosso e le unghie laccate della stessa tonalità completano l’immagine di una vera dispensatrice di piacere, che ha tutta l’intenzione di darsi da fare.
Il grosso mezzo arriva puntuale e lui scende, l’abbraccia e la bacia affettuosamente come vecchi amici. La prende sottobraccio, lei si ricompone e insieme si dirigono al locale, sparendo dalla mia vista.
I minuti sembrano allungarsi all’infinito mentre io aspetto, ansioso e impaziente. Finalmente, dopo un’eternità, escono e si avviano verso l’inevitabile. Una fitta mi prende allo stomaco: è fatta, sento già le corna pesare il doppio sulla testa. L’unico modo per impedire a quell’uomo di possedere mia moglie sarebbe scendere e inscenare una rissa. Non ci penso proprio.
Finché stavano dentro al pub, mi ero avvicinato al veicolo, perché era troppo lontano e volevo una visuale laterale, invece della più scarsa che avevo frontalmente. Prima di partire da casa, trasformai la parte posteriore della Volvo nera, dotata di vetri oscurati, in un letto. Abbassando gli schienali dei sedili posteriori, ho steso sul pianale un materasso da campeggio e delle lenzuola, creando così un comodo letto da una piazza e mezza: un nido accogliente e discreto. Da quel nascondiglio, potevo osservare l’esterno in tranquillità senza essere notato.
Li vedo salire sul pullman; le luci si accendono sul corridoio. Ben illuminati, i due si baciano a lungo. Mi godo il preliminare. I baci di Camilla sono strepitosi, come ben sapete: ne ho fatto anche un video specifico.
Improvvisamente, mio malgrado, le luci si spengono e solo un debole chiarore proveniente da un lampione filtra attraverso i vetri, permettendomi di intravedere le loro sagome stringersi e avvinghiarsi con vera passione. Non quella fasulla delle prostitute, ma sentita, di una donna che ama con mente, cuore e corpo. Si baciano a lungo e poi, malauguratamente, si dirigono verso la zona posteriore, che non è per nulla illuminata, nemmeno da un misero riflesso. Accidenti, è distante dal lato guida, dove prima qualcosa si vedeva, e ora ci sono solo sedili vuoti che mi guardano delusi quanto me.
Con mio dispiacere, vengo lasciato solo e abbandonato ai miei inutili sforzi di cercare un minimo di attività pornografica nel buio: il profilo di una tetta, qualche movimento su e giù, ma privo di vista laser, mi rimane solo il piano B: bestemmiare. Mi tocca immaginare senza vedere un cazzo… che tortura! La tensione cresce dentro di me e mi sforzo ancora un po’ di percepire un solo fremito, ma nulla. «Ecco, sembra che... Ah, no, è solo uno scherzo degli occhi fissi su un punto, che creano l’illusione ottica che qualcosa si muova».
«Sto male? Sto bene?». Mi chiedo. Non saprei. Certo che, come dice il proverbio: «Mal che si vuole non duole». Perciò mi animo e cerco di trovare il lato positivo dell’essere lì, a un cazzo di metri da mia moglie, che sta con un uomo che la sta scopando. «Merda!».
«Sono pazzo?». Il problema è come trascorrere il tempo prima che lei torni nuovamente mia. So che questo accadrà e che lei sarà usata, calda, sudata, sfinita e sborrata. Più la immagino sporca e contaminata e più comincio ad eccitarmi. Effettivamente non sto male, anzi. «Eccolo qua, l’effetto che cercavo»: l’adrenalina e l’eccitazione che altre situazioni meno folli non offrono nemmeno lontanamente.
Non mi resta che lasciar volare la fantasia e segarmi. Suppongo che ora lui stia leccando la figa o lei succhiando il cazzo, oppure è già dentro alla vagina, a pelle, come fanno solitamente quei due maiali schifosi! La troia gli starà dicendo che lo ama e che vuole essere scopata da lui... per sempre. Tutto possibile e molto probabile.
«Puttana che non sei altro!», mi sfogo, ma a voce bassa: «Camilla, sei una vacca da monta e una lurida troia!». La insulto a più non posso, con il cazzo in mano. Sono certo che quello che immagino stia realmente accadendo. Del resto, cosa fanno due amanti porci quando si trovano? Di tutto e di più! Anche invertendo l’ordine dei fattori immaginati, il risultato non cambia.
E io, povero marito suo, l’uomo a cui la troia ha detto sì per sempre, dove mi trovo? Qui, consapevole di cosa accade lì, oltre i finestrini. Sono il cornuto a cui la puttana ha raccontato tutto di sé. Sto qui vicino e so cosa sta facendo, la troia. Mentre lui, il bastardo, che se la scopa, non sa nulla. Crede di farmi cornuto inconsapevole. «Invece, io so che sei lì a fotterti la mia donna, porco! La stai facendo momentaneamente tua, eh? Stronzo!».
Gongolo a questo pensiero, come se fosse lui ad essere tradito e tenuto all’oscuro delle corna, che mi stanno facendo crescere. E con il mio consenso, tra l’altro, siglato da una mega sega in atto. Bella consolazione!
Un atto di fiducia anche da parte di Camilla, che sa per certo che io non farò mai scenate e non farei nulla per impedirle di godere come più le pare e piace. Anche lei, in fondo, è consapevole e si starà deliziando il doppio, forse per il solo fatto di farmi le corna in mia presenza, ma in assenza, allo stesso tempo. Dev’essere eccitante per lei avere la fica piena del cazzo che adora e sapere che il suo cornutone è lì fuori a segarsi, pronto ad accoglierla e ad amarla ancora più di prima, così com’è: troia e sporca di uomo e del suo seme, che lei poi regalerà con orgoglio, come premio per averle permesso di godere come una vacca. Credo che tutto ciò le dia sicurezza, molta autostima e una medaglia sulle tette: «Puttana d’oro!».
Bella questa cosa di essere presente e assente, mi piace: un ossimoro che sta proprio accadendo qui e ora. Chissà com’è felice il maiale di godere di Camilla, delle sue tette, della sua pelle calda e, soprattutto, dei suoi baci favolosi e della sua fica bagnatissima. Chissà se la sborrerà una volta sola o due. E lei quante volte godrà? Tre, cinque, dieci? Forse le dirà: «Ti amo» e lei risponderà: «Ti amo anch’io». Devo avere pazienza e attendere il resoconto dettagliato.
«Mamma mia, mi scoppia la cappella. Devo fermarmi, altrimenti sborro subito». Io sto impazzendo in questa incredibile situazione. Un conto è vederla scopata lì davanti, oppure sapere che esce a scopare e poi torna a casa, mentre io ho altro da fare: magari esco anch’io con un’altra. Tutt’altra cosa è essere qui al buio, come un prigioniero che non può nemmeno scendere a fare quattro passi per prendere aria, mentre lei è lì bella bellina, comoda su spaziosi sedili, a prendersi il cazzo che adora, senza che io riesca a vedere nulla.
Sto assaporando un misto di forte eccitazione, di impazienza terribile e di frustrazione per essere di vedetta... senza vedere. Però sono vivo, tanto vivo da non credere: ogni istante lo sento tutto. «Non vorrei essere in alcun altro posto che questo», concludo fra me e me, mettendo finalmente ordine ai miei pazzi pensieri. Magari essere dentro al pullman: questo sì.
Sono davvero felice di avere una moglie così troia. Quale altra donna potrebbe regalarmi emozioni simili? «Solo un’altra puttana», penso, ma dovrei esserne pazzamente innamorato, perché vedere scopare una puttana che non è tua moglie è sì bello, ma non altrettanto coinvolgente e… sconvolgente. Una donna che non tradisce e non permette di tradire deve essere di un noioso mortale. Certo che qui stiamo raggiungendo livelli estremi. Follia pura… ovvero sborrata sicura!
«Forse adesso lui le lecca il buco del culo»… Mmmh, che bello che è leccarle l’orello, l’ano, l’orifizio meraviglioso e sano che ha la puttana. Forse glielo ha infilato anche lì. Forse fa come me, che ad un certo punto devo fermarmi, altrimenti sborro di già. «Madonna che eccitazione. Si sente?». Temo che tutta questa mia smania possa arrivare a loro e che lui rimanga basito. «Ma no dai! È tutta qua, cazzo! Eros, hai il cuore, mente e cazzo, tutti sconvolti», mi rassicuro.
Dopo quello che sembra un tempo interminabile, le luci si riaccendono, rivelando una scena che si imprime nella mia memoria. L’unica immagine porca che mi hanno regalato: lei vicina all’uscita, con la gonna sollevata sulla pancia. Vedo i suoi movimenti sensuali mentre muove le anche nude da un lato all’altro, abbassando, con macinata esperienza, il poco tessuto, che lentamente torna a coprire quel tesoro carnale che ha in mezzo alle gambe. Che troia, che razza di civetta! Si capisce che quella movenza sinuosa è un feedback a cinque stelle: «Grazie, è stato bellissimo» ed è anche una promessa per il futuro.
Quel breve video clip erotico ed elegante si cristallizza nella mia mente, in un ricordo che si ripropone non appena ripenso a quella sera, come l’unico scatto di quel tradimento appena consumato. So già che mi ammazzerò di seghe con questa foto mentale, che ritrae una bella donna raffinata e, al tempo stesso, porca come una puttana d’alto bordo.
Il maiale e la fedifraga si abbracciano e si baciano ancora più a lungo di prima; riesco a vedere perfino le lingue intrecciarsi. La mia mano stringe più forte il cazzo e aumenta la velocità. Sento il piacere su tutta l’asta, la pancia, le viscere, mi stringe di goduria il buco del culo e mi sale per il midollo fino al cervello, dove esplode tra i neuroni formicolanti e impazziti.
La testa di mia moglie si abbassa assieme al resto della sua figura e sparisce. È scesa dai gradini. Un minuto ancora e il pullman si mette in movimento e il mio amore appare in tutta la sua bellezza, sulla strada, dove l’avevo lasciata prima, come abbandonata di nuovo al suo destino, pronta per un altro cliente, che poi sarei io. È avvolta da un’aura di soddisfazione, e si capisce da dove viene o, meglio, quanto è venuta.
Il mezzo cambia marcia sotto un altro lampione e un riflesso sul parabrezza mi colpisce, come se strizzasse l’occhio e dicesse: «L’ho trattata bene, l’ho fatta godere e ora te la restituisco; tranquillo, lui non s’è accorto di nulla; ora perquisiscila, sta portando con sé un piccolo, mezzo, bagnato segreto».
Eccola che, camminando come una pantera, si avvicina all’auto, apre a colpo sicuro la portiera dietro e sale. Mi allunga un bacio bagnato, che sa di troia; sorridendo, mi informa che è andato tutto bene e che ha qualcosa per me. Ha il viso sconvolto, arrossato, e una mano fa coppetta sulla figa.
Non manca di rimproverarmi per essermi avvicinato troppo; temeva che lui potesse scoprirmi. «Ma che significa troppo?», le chiedo. «Ero a quindici metri di distanza e completamente invisibile! Tu scopi e le parole le prendo io? È proprio vero che questo è un mondo alla rovescia».
A parte un frangente in cui, dopo essere rimasto troppo a lungo in auto e avendo il bisogno di pisciare, con movimento lentissimo per non fare rumore, ho aperto un poco la portiera verso il muro dall’altro lato e ho allungato il cazzo più in fuori che potevo, per farla lì, per terra. «A parte questo – le dico – non ho visto alcun altro rischio di essere scoperto» e, a dire il vero, loro due erano talmente assorti nel loro amplesso che, secondo me, mai si sarebbero accorti di cosa stesse succedendo fuori. Per cui mi aveva rimbrottato proprio gratis! Però penso che anche lei abbia un bel po’ di carica elettrostatica addosso, forse dal troppo sfregarsi di corpi. Ci sta un po’ di nervosismo!
Ma, bando alle polemiche, inizio subito a «scartare» il mio regalo. Sollevo la corta gonnella e la rovescio all’insù, sotto le tette, esattamente come l’ho vista prima. Come un cane da tartufi, annuso in mezzo alle gambe e lecco quel liquido che le fuoriesce copioso. Mi riempio la bocca e mando giù tutto. Sento l’effetto che lega in gola, tipico di quella specie di attacca tutto. La troia si fa leccare la mano, anch’essa sozza di figa, di cazzo e di sborra. Che porca!
Sdraiata sotto di me, le infilo il cazzo tutto dentro in un solo colpo, da quanto è bagnata. Baciandola, le sussurro: «Senti qua che sapore hai in figa» e lei: «Mmmhhh… sborra calda, appena munta da un cazzo favoloso, che mi ha fatto godere moltissimo, come tu non riesci lontanamente a fare…».
Una frecciata che mi fa trasalire. Anche se credo esageri, al solo pensiero che lui l’abbia davvero fatta godere più di me, fosse anche solo per la porcata in sé, che sicuramente è eccitante da morire, il mio cazzo esplode: «Sborro!». Sborro dentro in figa. Sborro sulla sborra rimasta nell’utero. Sborro gridando che è «una troia, una lurida puttana, una vacca da monta». Le inondo la figa appena riempita da un altro cazzo. Le dico che è «uno sborratoio pubblico: via uno sotto un altro, come una vera puttana da strada».
La troia aggiunge un carico da novanta: «Se mi trovo ingravidata, non sapremo mai di chi è…» e sorride. Quelle parole regalano altri potentissimi spasmi all’uccello e al cervello. Rimango lì, dentro di lei, esausto, più per le tensioni che per la scopata. Tutto a poco a poco si placa. Rimaniamo così e ci rilassiamo.
Le chiedo se adesso ha goduto, risponde di no. Aveva già avuto troppi orgasmi per provarne un altro ancora, ma che è «felice di avere adempiuto al suo dovere coniugale» e non capisco se si riferisce all’avermi fatto cornuto o all’averla scopata senza che ne avesse più voglia. Glielo chiedo, non risponde, sorride. Non ha importanza: è andata comunque bene. Anche qui, invertendo l’ordine dei fattori, il risultato non cambia.
Il mio cazzo sta nuotando in un lago di sborra mista senza distinguerne l’appartenenza. Non importa: affogare tra la sborra mia e di un altro uomo dentro la fica di mia moglie, lurida cagna randagia, è la morte migliore per la mia cappella.
Tutto è stato magnifico e tremendo, dal primo istante. Ancora oggi, a distanza di anni, il ricordo mi accende e mi sego con piacere e godo ora come allora.
Ritornare con la mente anche agli episodi più lontani nel tempo mi attizza sempre; ravvivo il ricordo e amo la troia più che mai. Sapere che mia moglie riporta sempre a casa la figa e me la dà, piena o vuota che sia, mi rende davvero felice e, ovviamente, sempre più cornuto: cervo a primavera, estate, autunno e anche in inverno. Bellissimo.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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