tradimenti
La svolta


02.03.2025 |
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"Ammette di essere un po’ presa da quell’uomo e che non può promettere di non andarci più a letto..."
Ho vent’anni e sono nel pieno del servizio militare. Ho una ragazza e, come molti, vivo l’ansia della separazione forzata, he se temporanea. Per un militare di leva nel 1977, il servizio è obbligatorio per un anno, e l’unico pensiero fisso è tornare a casa e gettarmi tra le braccia dell’amata.
All’inizio, lei mi riempie di lettere. Senza cellulari e con telefonate ai militari complicate, quelle lettere diventano il mio unico contatto con il mondo esterno. Ma c'è un costo: per ottenere le lettere dai "postini", devo fare un certo numero di "pince", termine gergale per flessioni. Per una lettera grande quasi come un A4, con un biglietto augurale, ne ho dovute fare una cinquantina, là davanti agli aguzzini che non avrebbero mollato l'osso senza vedere il mio sudore. Ridendo, pago volentieri il «debito» e mi immergo nella lettura, gustandomi ogni parola.
Ma, qualche mese dopo, Marta smette improvvisamente di scrivere. Da una media di tre lettere alla settimana, arrivate tutte assieme, ora non ne ricevo più. Gli approfittatori, vedendomi triste, tentano di consolarmi. Alla mia domanda: «Niente?», loro rispondono: «Niente… ci dispiace». Chissà se erano davvero amareggiati per solidarietà o per non poter incassare un po’ di «pince». Inizio a preoccuparmi.
Quando torno a casa a Vicenza in licenza, trovo Marta cambiata. È fredda, distaccata. Fa l’amore, gode, ma sento che c’è qualcosa che non va. Faccio domande, ma è evasiva, sembra distratta. Riparto confuso per la caserma a Belluno, terminato il weekend di libertà, senza smettere di pensare se ci possa essere un altro uomo nella sua vita.
Gli amici di camerata dicono che non c’è niente da fare: «Per noi, che siamo tra uomini, è facile rimanere fedeli, ma le donne, libere di andare dove vogliono…». Dicono che sia normale: «Molte coppie si dividono alla prova della distanza», concludono.
Il nostro rapporto si basa su valori tradizionali: niente trasgressioni. L’idea che mi stia tradendo mi fa stare male. Una sera, mentre riordino la branda, l’anello che mi ha regalato si impiglia nella rete senza accorgermene e, di colpo, salta via lontano, rotolando fino alla fine della camerata. «Cosa? Quando mai accade una cosa del genere?». Sembra un segno del destino: «Cosa vorrà mai dire?». Un misto di curiosità e impressione mi travolge.
Quella notte sogno Marta con il suo capo dell’agenzia di vendite, impegnata in tutte quelle cose che credevo fossero solo a me riservate. Sto malissimo. La guardo stesa sul divano verde scuro, a gambe aperte, prendersi dentro a pelle il gran cazzo di quell’uomo, dopo averlo succhiato con la stessa voluttà che ci mette per il mio. Condividendo quella bocca e quella lingua con lui, provo una terribile gelosia, ma anche un’inaspettata, sorprendente eccitazione.
Mi sveglio con un’erezione: «Che mi succede?». Penso ancora immerso in quel tradimento bello e buono, mentre la mano scivola lì a segare il cazzo eccitato. Immagino lei godere e tirare la testa all’indietro come fa all’orgasmo, e dire: «Sì, dai, spingi, sì, così… sì, vengo! Godo! Sborrami l’utero, che bello fare le corna a Eros, godo come una troia!». Invece di incazzarmi, stringo il mio cazzo durissimo e pulsante, che aspetta solo un altro paio di stantuffate per esplodere con uno schizzo potente sulla pancia.
Naturalmente, ai dialoghi immaginati, c’ho messo del mio, sicuramente esagerato, ma quando sono eccitato mi faccio prendere la mano… metaforicamente, non la stessa che stringe il cazzo sborrato. Anch’io mi sento vivo e… mi sento morire. La testa mi scoppia; sono sconvolto, non capisco più niente, soprattutto perché io abbia goduto in modo così devastante per una situazione che mi dovrebbe solo fare arrabbiare di brutto.
Con le ginocchia tengo sollevate le coperte a mo’ di tenda canadese; con dei fazzoletti mi pulisco, senza un fiato, per non farmi scoprire dai commilitoni. Ho un gran calore che ronza nei piani bassi. Mi chiedo che cazzo di storia allucinante sia questa. È mai possibile che io abbia goduto come un matto osservando la mia donna, la mia amata Marta, mentre si prende un cazzo «foresto» nella «mia» figa e gode come una vacca, facendomi delle corna imperiali?
Se fosse vero, dovrebbe finire qua, ma, invece, rimango stranito e avverto quello strano calore ronzare come uno sciame di zanzare dentro le palle, per diversi giorni. «Vederla» fare ciò che è proibito appare molto intrigante, al di là di ogni aspettativa e previsione. «Nel caso accadesse o fosse accaduto per davvero?», mi chiedo più volte al giorno. La risposta è rimandata ai fatti e non ai timori (o speranze?…).
Torno a casa per le vacanze di Natale, una licenza di 15 giorni, ma non dico nulla a Marta. Contatto invece la sua amica Lory, che ha sempre avuto un debole per me. Voglio indagare. A casa sua, scopro dalla bocca della verità che la mia Marta ha realmente una cotta per il suo capo, ma che, secondo lei, passerà presto. È solo un amico scopatico, conclude.
Decido di consolarmi tra le sue braccia e, nel contempo, di esserle grato; perciò facciamo l’amore, godendo della consapevolezza di tradire entrambi la stessa persona. Mentre sono dentro di lei, penso a Marta con il suo capo e la cosa mi eccita ancora di più; godiamo come porci. È molto piacevole scoprire un corpo nuovo, una persona diversa, due tette consistenti e una figa che reagiscono in modo differente agli stimoli, con odori e profumi diversi, che stuzzicano proprio per quella diversità, regalando il gusto della scoperta. Anche i baci hanno un sapore diverso. Immagino che le stesse sensazioni nuove le abbiano provate i due maiali sul divano verde.
Io, in più, ho anche il piacere perverso della vendetta, dal gusto metallico, micidiale! Chissà se, invece, la mia bella, ora la troia, avrà assaporato l’amaro dei sensi di colpa? «Spero di sì, puttana!». Lory ed io stiamo scopando, usandoci, alla faccia di Marta; io per rifarmi e lei per ripicca di non occupare il suo posto nel mio cuore.
Sarà la novità, sarà l’astinenza o l’età; sarà la perversa eccitazione delle corna in testa, mai avute prima. Fatto sta che io vengo tre volte e lei non so quante, fino a crollare e addormentarmi come un bambino tra le coccole di quella mia amica, divenuta anche la mia nuova troia e fata della consolazione. Cazzo e figa, appagati: «Very good!».
Dopo la scopata, la donna, tra le lenzuola e ancora nuda, mi informa che Marta, quella sera, uscirà con il capo a cena e poi in un night club, e che non tornerà a casa prima delle due di notte. Forse prima temeva che, a quella notizia, sarei scappato via senza darle l’infornata di cazzo (che merita!). Solo ora mi confessa di aver avuto anche licenza da Marta, qualora mi fossi fatto vivo nei luoghi di frequentazione comune, di fare sesso con me, visto che ci teneva tanto e io sarei potuto essere solo e triste.
Non so se fosse un gesto di generosità vero e proprio o se servisse a placare un eventuale senso di colpa, mettendomi su un piatto d’argento nelle mani dell’amica Lory, ma tenendomi comunque nella sua sfera d’azione, pronta a riprendermi qualora lo volesse. È un pensiero diabolico, il mio, e ancor più il suo, se è reale.
Ringrazio Lory, le confermo che è stato bellissimo fare l’amore con lei. Sorride, mi accarezza il culo e mi bacia con affetto, ed esco da casa sua. Cammino per la strada pensando che, in ogni caso, anche quest’apertura da parte di Marta, donna gelosissima che mi ha sempre minacciato di farmi gli occhi neri al solo girarmi per strada a guardare una bella figa, concedermi alle grazie dell’amica, mi dà da pensare.
Vuole indicarmi un percorso futuro oppure non le importa più nulla di me? Oppure vuole solo farsi perdonare? Il mio innamoramento è tale che preferisco anche solo pensare che voglia tenermi di riserva, e questo mi fa sentire in un certo senso ancora desiderato e forse un po’ amato, sebbene in modo perverso; per oggi mi basta. Un pensiero contorto. Una magra consolazione. Ma in questo momento, anche una debole fiamma aiuta a scaldare un po’.
Ben più grassa, però, è stata la consolazione di scopare Lory e torno con la mente alla sua bella figa carnosa, di cui mi sono riempito la bocca e alle piccole labbra spostarsi sotto i colpi della mia lingua, come petali di rosa al vento.
Ma torna il pensiero negativo: la gelosia mi assale. Ho deciso, mi dirigo verso casa di Marta, dove vive con i genitori; è l’una di notte e mi piazzo un paio di civici prima del suo, pronto a nascondermi se vedo arrivare una Mercedes. Aspetto più di un’ora.
Nel frattempo, un’auto con due uomini si avvicina e loro mi offrono di divertirmi con loro; ringrazio ma rifiuto. Uno insiste: «Non preoccuparti, facciamo tutto noi e tu non dovrai fare nulla». Rispondo seccato: «Chiamaci acqua…». Se ne vanno con la coda tra le gambe. Ci vorrà ancora molto tempo e diverse donne prima di cominciare ad apprezzare il sesso con i maschi; per ora non ci penso proprio.
All’improvviso, ecco l’auto tedesca colore oro svoltare l’angolo e venire verso di me. Retrocedo, immergendomi nel buio dell'androne. La Mercedes rallenta e si ferma più avanti. Li vedo baciarsi a lungo, ancora seduti nell’auto in sosta. Che fitta al cuore! Ma anche che soddisfazione. Questo cocktail di intrigo e paura che bevo devo ancora capire se è buono o no: «Sono soddisfatto perché le mie sensazioni hanno avuto conferma o perché mi è proprio piaciuto vederti così, stronzissima, con quella bocca che conosco fino in gola, immersa in quel bacio bagnato con quel porco? E chissà cosa hai appena fatto con la figa…».
Poi la puttana da strada scende dall’auto, saluta sorridente il «cliente di prostitute» ed entra in casa. Ho finalmente la prova delle corna che porto sulla testa da almeno un mese. Avendogliele fatte anch’io, bruciano meno, e ancora meno se penso che sto visualizzando in continuazione scene altamente erotiche ed eccitanti, con la puttana e il suo capo, ovvero due porci come protagonisti. Inizio a rendermi conto che, se tolgo il dolore, la situazione mi piace, e mi piace molto. Più lei mi appare puttana e più mi acchiappa.
Trascorso un paio di giorni di riflessioni, mi faccio vivo: la chiamo dal fisso di casa e ci troviamo al bar che frequentiamo, come se fossi appena tornato da Belluno. Dopo le reciproche bugie di rito, decido che è ora di calare la maschera, ma solo dopo alcune premesse: «Uno: puoi guardarmi a testa alta e due: non temere reazioni da pazzo geloso». Perciò la invito a confessare tutto, senza dirle cosa già so. Lei ancora prova a mentire spudoratamente. Viene dalla vecchia scuola. Si fa e si tace.
Allorché faccio io il primo passo e le confesso il sesso con Lory, dicendole che mi sta bene che lei faccia lo stesso con il capo. Quello che non mi sta bene è fare le cose di nascosto, se ha ancora voglia di stare con me, perché, anche se sul momento può avermi fatto male, ora sono convinto che una vita di sesso libero possa essere la strada giusta per entrambi. Aggiungo che sono terribilmente eccitato dal fatto che lei mi abbia fatto cornuto. Che voglio esserlo ancora e ancora.
«Se staremo ancora assieme voglio essere pieno di corna». Prima si incazza e mi dà del bastardo per aver scopato con la sua migliore amica, e spara qualche bella parolaccia anche per lei, a partire dalle basiche: «Troia e puttana», ma si rende ben presto conto che io sono avanti con i lavori anche progettuali e finalmente, dopo una lunga pausa di riflessione, vuota il sacco.
Dice che lo fa sul divano dell’ufficio, proprio come nel mio sogno. Che è iniziato perché il capo la voleva spesso in auto con sé, nei giri di vendita, suscitando l’invidia delle colleghe femmine. Mi dice che è pentita, che preferisce me in scarpe da ginnastica piuttosto che lui in Mercedes. Non le credo, ma fingo di sì. Dice che non vuole che finisca qui.
Ammette di essere un po’ presa da quell’uomo e che non può promettere di non andarci più a letto. E poi, sorridendo maliziosa, aggiunge: «Tu avresti sempre la mia ex amica Lory». «Perché ex?», ribatto. «Perché adesso mi va di dire ex e troia! Perché si è fottuta il mio Eros!». Chiosa. «È proprio vero che a volte è dura capire voi donne, eh?», dico; ma anch’io ho un abbozzo di sorriso. Lei ride e mi abbraccia e bacia con vera passione.
Ma non mi basta. Voglio sapere i particolari: «Mi bacia molto dappertutto, la bocca, il collo, le tette, la figa. È molto bravo. Mi massaggia e mi lecca anche il buco del culo e si sofferma molto sui piedi. Gli piacciono i miei piedi». «Li adoro anch’io», confermo. Mentre mi parla, infila la mano sotto il cappotto e mi massaggia la patta. Capisce che mi eccita quel dialogo e incalza, sussurrando all’orecchio: «E poi è anche ben messo, ha un bel cazzo e mi piace succhiarglielo e prenderlo nella bernarda». «Oh, sì… continua!», insisto. Eccitato più che mai, usciamo e ci infiliamo in auto, dove scopiamo come maiali, con l’ospite d’onore: il suo capo nei nostri dialoghi sempre più spinti.
«Hai goduto, eh? Troia! Puttana! MI hai fatto le corna, eh? Stronza!». «Sì, ho goduto tanto, tanto. È bellissimo fare le corna! Ci stavo male, dopo. Però adesso che mi dici che ti piace, le farò ancora più volentieri». «Sì, dai, puttana. Chissà quanti soldi faresti se battessi la strada!». «Cornuto! E tu stai zitto che ti sei scopato la mia migliore troia di amica stronza!». «E quanto mi è piaciuto entrare nella sua figa morbida!». «Vaffanculo, dimmi che la mia è meglio!». «No, la sua è meglio della tua!».
«Dimmi che non è vero!». «Hai ragione, la tua è la figa che amo e ci sto benissimo». «Ah, ti sei salvato in corner, hai rischiato che ti staccassi le palle a morsi!». «Gnanca oma!», le dico in gergo che vorrebbe dire: «Non sei una “uoma”». Tradotto: «Non hai le palle per farlo!».
Non faccio in tempo a finire la frase che comincia a picchiare di brutto. Ridendo, cerco di difendermi; lei cerca di mordere tutto ciò che di me le arriva a tiro. Infine, ci baciamo e di nuovo dentro di lei, godiamo insieme, ansimando fortissimo, come poche volte è successo prima.
Trascorre del tempo; perlopiù sono impegnato ad ascoltare le mie emozioni e le più intense indicano un percorso verso il candaulesimo e lo scambismo. Ecco la svolta fatidica: da una vita classica di coppia chiusa e tradizionale, a una nuova vita tutta da scoprire, dove ogni cosa è possibile. Sarà magia? Sarà un disastro? «Lo scopriremo solo vivendo», come dice la nota canzone di Lucio Battisti, che sigla la vita di milioni di italiani e italiane negli anni Settanta.
Quindi: «Ancora tu». La gelosia persiste, ma assume un nuovo significato: non è più una questione di possesso e fedeltà assoluta, ma diventa un atto di protezione per la coppia. Chiunque minacci la nostra felicità sarà avvisato, mentre accogliamo a braccia aperte chi contribuisce al nostro piacere.
Scoprire questo lato di me apre un universo di possibilità completamente nuove. «A volte ho paura, ora che quest’avventura sta diventando una storia vera. Spero tanto tu sia sincera… ». Il buon Lucio continua a sottolineare la mia vita.
L’amica Lory prenderà presto parte al nostro ménage familiare, dando vita a un triangolo denso di piacere, anche saffico tra le due puttanelle, che mi intrigano con quelle bocche che si baciano e si posano sulla mia cappella, facendomi vibrare e volare nell’estasi più totale, con tutto quello che ne consegue.
La relazione con il capo di Marta si concluderà in modo naturale qualche mese più tardi, anche se ci saranno state diverse altre scopate con lui fino alla fine del percorso lavorativo, che Marta sceglierà di modificare per questioni professionali. Tuttavia, molti altri incontri riempiranno le nostre vite di nuove avventure.
Con il tempo esplorerò nuovi percorsi con altre donne e anche con uomini, scoprendo così il duplice piacere del sesso espresso con le fighe ma anche con i cazzi. Questi ultimi saranno stati terreno esclusivo delle mie future compagne fino a quella sorprendente scoperta; poi si arriverà alla condivisione pure di quelle mazze.
E questa sarà la seconda svolta: da etero a fluido. Mi piace succhiare ed essere succhiato e, perché no, pure infilarlo nei culi maschili. Passerò attraverso alcune convivenze, per arrivare finalmente a Camilla, l’attuale amore, la donna che sposerò e con la quale vivrò parecchi anni assieme, mantenendo sempre e fieramente il mio bel paio di corna in fronte, che cresceranno di continuo. Già ho difficoltà a passare sotto alle porte; vedremo se servirà anche un sostegno per reggerle, magari con l’aiuto di qualche bella tettona che mi allevia il peso.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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